La tassa sul macinato nel Regno d’Italia
di Mauro Terracciano
Napoli 25 luglio 2016
<<Il mugnaio doveva pagare al fisco la tassa in ragione dei giri; ma a seconda della diversitAi?? tra mulino e mulino, anzi da macina a macina, il prodotto di un ugual numero di giri variava… si aggiunga che il mugnaio, tenuto a pagare la tassa in ragione dei giri, nel farsi rimborsare dal cliente… doveva e non poteva fare altrimenti che conteggiargli la tassa secondo il peso. E giri e peso non andavano maiAi??d’accordo ; e fisco, mugnai, clienti, ognuno si riteneva danneggiato e derubato e ingannato>>
(da ”Il mulino del Po” di Riccardo Bacchelli vol 3, pag 85)
Con queste parole Riccardo Bacchelli nella sua opera presentava la famigerata tassa sul macinato, imposta dalla Destra con regio decreto del 7 luglio 1868 per pareggiare il bilancio. La tariffa fissata fu piuttosto onerosa : il grano veniva a costare 2 lire al quintale, il granturco e la segala 1 lira, l’avena 1 lira e 20 centesimi. Il legislatore arrivA? a tassare addirittura i legumi secchi e le castagne ma a prezzo modico. L’imposta entrA? in vigore dall’ 1 Gennaio 1869 e i primi giorni del mese furono funestati da rivolte popolari che avevano come obiettivo l’eliminazione del balzello. Le sollevazioni avevano avuto inizio giAi?? negli ultimi giorni del 1868Ai??a Gattatico, Nogarole di Villafranca, Collecchio e Castelnuovo di Sotto, ma fu con l’inizio del nuovo anno che il movimento di protesta si fece generale. Le insurrezioni avvennero soprattutto al Nord e in alcuni casi la repressione fu sanguinosa. Al Sud le sollevazioni furono in minor numero. Direbbe Matteo Salvini che lAi?? i contadini non avevano gli attributiAi??per ribellarsi, ma la veritAi?? A? un’altra e va ricercata nel fatto che negli anni immediatamente precedenti il Meridione fu teatro del brigantaggio. Nel 1869 , come negli anni del brigantaggio, alla testa delle rivolte ci furono i contadini; al suono delle campane si riunivano e tutti insieme davano sfogo alla propria rabbia. Ci furono morti, feriti, prigionieri, furono incendiati gli archivi comunali, fu calpestata la bandiera nazionale, furono prese d’assalto le case dei ricchi…
Le folle inneggiavano al Papa, alla religione, al governo austriaco e chiedevano l’abolizione della tassa. Le rivolte durarono fino a metAi?? gennaio, quando le truppe nazionali ebbero la meglio. I contadini avevano perso, ma almeno stava sorgendo in loro una coscienza di classe. I grandi assentiAi??in queste rivolte furono i repubblicani; se escludiamo la banda dei Manini infatti i seguaci di Mazzini non parteciparono attivamente ai moti : Don Peppino infatti aveva preso le distanze da quelle rivendicazioni, quando forse poteva essere il momento opportuno per attuare la sospirata rivoluzione in senso repubblicano agendo di concerto con i contadini. Ma torniamo alla tassa : i deputati italiani non avevano alcun interesse nei confronti delle istanzeAi??dei contadiniAi??e la battaglia in ParlamentoAi?? fu solo un motivo per la Destra e la Sinistra per scannarsi a vicenda. La tassa negli anni seguenti al 1869 fu addirittura inasprita due volte, prima nel 1870, poi tra il ’73 e il ’76, fatto che causA? la crisi e la cadutaAi??del governo della Destra . L’imposta fu abolita solo nel 1884 dal governo Depretis.
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