http://blog.panorama.it/opinioni/2008/04/22/vespa-superare-la-questione-settentrionale/
Vespa: Superare la questione settentrionale
Nel 1899 Gaetano Salvemini scriveva in un saggio sulla questione meridionale: Ai??Lai??i??alta Italia possiede il 48 per cento della ricchezza totale e paga meno del 40 per cento del carico tributario; lai??i??Italia media possiede il 25 per cento e paga il 28 per cento; lai??i??Italia meridionale possiede il 27 per cento e paga il 32 per cento. Nel dare, il Meridione A? allai??i??avanguardia, nel ricevere A? alla retroguardiaAi??. Poco sopra osservava: Ai??Il Napoletano e la Sicilia non avevano debiti, quando entrarono a far parte dellai??i??Italia una; e la unitAi?? del bilancio nazionale ebbe lai??i??effetto di obbligare i meridionali a pagare glai??i??interessi dei debiti fatti dai settentrionali prima dellai??i??unitAi?? e fatti quasi tutti per iscopi che collai??i??unitAi?? nulla avevano da fareAi??.
Il Meridione pagA? i suoi ritardi nello sviluppo con una drammatica emigrazione, ma nel secondo dopoguerra ha avuto per decenni enormi risorse che non ha saputo sfruttare. Se il trionfo della Lega alle elezioni del 13 aprile dimostra quanto sia forte la questione settentrionale, A? pur vero che per ragioni diverse, e con responsabilitAi?? da spartire, la questione meridionale non A? mai stata risolta.
Dopo una vittoria largamente superiore alle attese (tranne che alle sue), Silvio Berlusconi gioca la carta decisiva della propria vita personale e politica: il suo terzo governo ha senso solo se sarAi?? in grado di lasciare il segno e di rimettere in piedi davvero lai??i??Italia nellai??i??arco della legislatura. Altrimenti A? meglio passare la mano. Ma una responsabilitAi?? gigantesca in questa fase storica lai??i??ha pure Umberto Bossi.
Descritto dai media internazionali e percepito dallai??i??opinione pubblica progressista italiana come il leader di un movimento di estrema destra, Bossi A? in realtAi?? a capo di un partito radicalmente antifascista e con una solida base operaia. Il rapporto di 10 a 1 che la Lega ha avuto con la Sinistra lai??i??Arcobaleno in tante roccheforti del lavoro della Lombardia e del Veneto, le incursioni del voto leghista fino nella rossa Emilia-Romagna, i risultati plebiscitari conquistati nelle ricche e civilissime cittAi?? di Verona, Vicenza e Padova dimostrano la vocazione popolare e interclassista del movimento. Dietro le parole spropositate e spesso inaccettabili dei Gentilini e dei Tosi si nasconde lai??i??attivismo efficiente e pragmatico di bravi sindaci rispettati e perfino amati da Treviso a Verona, a tanti comuni minori del tessuto produttivo strategico del Nord. Ma il Nord ha anche e soprattutto bisogno di una politica nazionale che lo tolga dalla gabbia di comparto produttivo costretto a provvedere da solo (e spesso lo fa in modo geniale) alle enormi insufficienze nazionali, dalla burocrazia alle infrastrutture.
Qui si arriva al nodo. Bossi A? un politico troppo navigato per non sapere che il Nord da solo puA? restare una delle aree piA? ricche dai??i??Europa senza decollare come potrebbe. Se non riparte anche il Sud, non riparte lai??i??Italia. Il federalismo fiscale A? in questo senso unai??i??arma delicatissima. Lo slogan Ai??i soldi restino al NordAi?? A? deviante e pericoloso, se non si calca contestualmente la mano sul solidarismo con le regioni piA? deboli previsto dal progetto. Lai??i??alleanza con Raffaele Lombardo, che ha stravinto in Sicilia rivendicando anche lui gli antichi sogni dellai??i??autonomia, ha in questo senso una valenza simbolica. Anche Bossi, come Berlusconi, A? dunque chiamato alla sua scommessa con la storia. La Lega, formidabile partito territoriale, deve assumersi le responsabilitAi?? di grande partito nazionale. Anche il Nord ha tutto da guadagnarci.