Napoli 21 marzo 2016
lo sapevi che: perchAi?? si chiama A? Lavenaro? e i chiavettieri chi erano?
Le articolate le vicende del quartiere Mercato.
Sul lato a settentrione permangono le insulae del tessuto urbano greco-romano delimitato da via Forcella, la strada di collegamento, in antico, con i territori vesuviani oltre le mura; lungo il tragitto, la porta greca prima, seguita da quella angioina, e, infine, il bastione aragonese: Porta Nolana.
Con lai??i??espansione di epoca angioina e del Quattrocento, gli edifici seguono lai??i??andamento delle mura medievali contigue alla strada del Lavinaio ai??i?? il fossato angioino dove si incanalavano i torrenti dai??i??acqua piovana (in dialetto lave) destinati alla spiaggia allai??i??altezza del Carmine.
Quando (1484) lai??i??intera area viene annessa alle mura aragonesi, le acque piovane vengono deviate allai??i??Arenaccia, per fare posto nel limite meridionale al castello del Carmine, quarta fortezza cittadina, commissionato da Carlo III di Durazzo (1386) e demolito (sopravvivono tracce di mura e due torri) nel 1906.
tracce di mura e due torri
I sovrani angioini trasferiscono in questa nuova dimensione urbana il mercato generale, precedentemente in piazza San Gaetano, e le attivitAi?? delle Concerie, delimitate dai complessi conventuali di Santai??i??Eligio Maggiore e del Carmine.
Piazza Mercato assumerAi?? fisionomia precisa solo nel 1781, con la sistemazione di Francesco Sicuro, ma dalla nascita costituisce il fulcro dellai??i??area contigua al largo del Carmine (dedicato alla basilica di Santa Maria del Carmine), teatro di vicende cruciali per la storia del Sud, dalla decapitazione di Corradino di Svevia (1268)Ai?? alla rivolta di Masaniello (1647), alle impiccagioni dei rivoluzionari della Repubblica Partenopea (1799)Ai?? e dei moti risorgimentali antiborbonici.
Il largo A? descritto da viaggiatori, dalle guide e dagli artisti delle diverse stagioni come crocevia di scambi commerciali caotici e animati, saturo di baracche, banchi, tendoni, bancarelle improvvisate (caratteristiche attenuate solo di recente dalla delocalizzazione lungimirante, al CIS di Nola, delle attivitAi?? principali ai??i??).
Le strade tutto intorno alla piazza mantengono i toponimi delle attivitAi?? artigianali originarie: Conciari (conciatori di pelli, trasferiti in zona da Carlo I dai??i??AngiA? per bonificare il centro cittadino), Campagnari (fonditori di campane), Zabattari (ai???antica e sudicia e puzzolente stradicciola chai??i??era, nei vecchi tempi, il quartier generale deai??i?? fabbricatori di ciabatte, ossia deai??i?? calzolai, democratici dellai??i??epocaai??? ricorda Salvatore Di Giacomo),Chiavettieri (artigiani del ferro, provetti nel fabbricare chiavi, toppe e serrature), Scoppettieri (fabbricanti di schioppi e altre armi da fuoco, in dialetto, genericamente, scoppette); lungo il mare, via del Piliero (ora via Cristoforo Colombo), tracciata da Domenico Fontana nel 1596 su commissione del vicerAi?? conte de Olivares, deve il nome alla piccola chiesa, costruita dai marinai nel 1602, dedicata a Santa Maria del Pilar, demolita nellai??i??Ottocento.
Nel 1839, la Napoli – Portici, prima linea ferroviaria italiana e vanto della politica industriale allai??i??avanguardia delle officine di Pietrarsa di Ferdinando II , innesta la ai???Stazione Nolanaai??i?? ai??i?? con tanto di uffici, magazzini, rimesse, officina di riparazioni e sala dai??i??aspetto per i passeggeri ai??i?? lungo la ai???via dei fossiai??i?? (ultima parte di corso Garibaldi): sul luogo, sopravvivono pochi ruderi puntellati e lai??i??ultima finestra, ancora riconoscibile, nei pressi della Circumvesuviana (le glorie borboniche sono esposte nel Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa, a Portici).
Ai confini con il quartiere Vicaria, nel 1877, il sindaco duca di San Donato dispone la realizzazione, parallela alla fascia costiera, della Villa del Popolo, passeggio alberato ai???democraticoai??i?? in contrapposizione alla Villa Reale di Chiaja, ai???folto giardino con lunghi viali, fontane, osterie economiche, teatrino e lunga terrazza a mareai??? (Raffaele Dai??i??Ambra, 1889).
La buona intenzione svanisce progressivamente nel vortice di trasformazioni che cambia la fisionomia dellai??i??intero comprensorio e dei quartieri limitrofi negli ultimi venti anni dellai??i??Ottocento e nei primi decenni del Novecento: il testamento e la rinascita, sotto nuove spoglie, dei ai???quartieri bassiai??i??, insieme allai??i??ampliamento del porto e alla riformulazione di tutta la fascia costiera.
ai???RICAVO DA UN LAVORO ai??i?? DELLai??i??UFFICIO STATISTICO MUNICIPALE, CHE, A FRONTE DI 45.000 VANI, NAPOLI POSSIEDE 54.000 BASSI, DEI QUALI BEN 36.000 LUNGO LE VIE. E QUESTI NONDIMENO, QUANTUNQUE PRIVI DI LUCE, SPECIALMENTE NEI RIONI DELLA MARINA E SU PER I VICOLI DEI COLLI, UMIDI E MUFFITI, NON SONO IL PIAi?? ABIETTO RICETTACOLO DELLA PLEBE NAPOLETANA.
VI A? QUALCOSA DI MOLTO TRISTE, VI SONO I FONDACI: CORTILI VECCHI E LURIDI, VICOLETTI SENZA USCITA, CUI DI SOLITO SI ACCEDE PER UN ANDRONE, CHIUSI DA ALTE FABBRICHE E MEZZO NASCOSTI QUA E LAi?? IN TUTTE LE DODICI SEZIONI ai??i?? SE CIAi?? RELATIVAMENTE A? PER LA CITTAi?? IN GENERALE, SI IMMAGINI OGNUNO QUEL CHE POI DEBBA ESSERE QUELLA PARTE DELLA VECCHIA NAPOLI, CHE NE A? PROPRIO IL BASSO VENTRE ai??i??ai???
Ecco la fotografia amara della Napoli ai???diseredataai??i?? di Giustino Fortunato (1874). Da questi bassi e fondaci, nel 1884, si diffonde a tutta cittAi?? lai??i??epidemia di colera (che investe tutta Italia, ma nel Sud il morbo A? piA? aggressivo per le condizioni igieniche precarie).
Lo Stato e lai??i??amministrazione cittadina non possono piA? rinviare un intervento strutturale risolutivo. In occasione della visita del re Umberto I (8 settembre 1884), si delinea il primo abbozzo di un ai???risanamentoai??i?? drastico dei quartieri piA? colpiti , attraverso la creazione di una rete fognaria finalmente adeguata, di una distribuzione idrica allai??i??altezza dei tempi in tutta la cittAi??, con il nuovo acquedotto del Serino, e lai??i??azzeramento drastico di secoli di stratificazioni e sovrapposizioni urbane e antropologiche, intrise di storia, degrado e miseria.
Lai??i??ingegnere capo della Direzione tecnica municipale Adolfo Giambarba A? responsabile dellai??i??elaborazione del primo programma (legge per il Risanamento della cittAi?? di Napoli, 15 gennaio 1885), modificato e approvato, infine, nel 1886.
Lai??i??antefatto, tra il 1878 e il 1887, A? lai??i??ampliamento del Molo Grande per accogliere il Deposito Franco dei Magazzini Generali, e, a partire dal 1883, la costruzione dei moli Orientale, a Martello, Curvilineo, delle banchine di Villa del Popolo e Porta di Massa, e del collegamento ferroviario, nel 1888, con la Stazione Centrale.
GiAi?? con lai??i??impianto successivo della Stazione Marittima (rimodellata durante il ventennio fascista ), il rapporto antico tra cittAi?? e mare entra nellai??i??era senza ritorno della cittAi?? ai???modernaai??i??.
Mura a Due Torri e Fiera a Piazza Mercato.