Foto Salvatore cabibbo.
La strage di Bronte dell’Agosto 1860: un monumento per non dimenticare le vergogne di Garibaldi e Nino Bixio
Di Fiore Marro
Caserta 18 luglio 2018
Nel luogo dove avvenne l’eccidio dei poveri malcapitati cittadini brontesi, colpevoli di avere creduto ingenuamente che davvero si stava facendo l’Italia, nel posto dove è avvenuta la fucilazione, sorge orgogliosamente, il monumento voluto dall’amministrazione comunale, con delibera nell’anno 1985, che commissionò l’opera poi eseguita magistralmente, da uno scultore di Bronte, che riporta con la sua opera, l’increscioso evento causato dalla mattanza ordinata dall’ufficiale garibaldese Nino Bixio, forse per ingraziarsi le simpatie di Horatio Nelson tenutario della ducea di Bronte. Duca di Bronte era il titolo nobiliare del Regno di Napoli che venne creato da Ferdinando IV per l’ammiraglio Horatio Nelson per la sua mirabile condotta in difesa del regno.
In quel maledetto e torrido Agosto del 1860 i brontesi, illusi che per loro le cose sarebbero cambiate in meglio, presto si accorsero del contrario. A farli ravvedere dalle loro aspettative provvide alla bisogna il paranoico generale garibaldino – il già citato Bixio – che certo dei siciliani non aveva gran considerazione e stima, se è vero che, alla moglie Adelaide, durante l’impresa dei mille, così ebbe tra l’altro testualmente a scrivere a proposito della Sicilia e dei siciliani: “Un paese che bisognerebbe distruggere e gli abitanti mandarli in Africa a farsi civili”.
E’ con questo stato d’animo e questa predisposizione nei confronti dei siciliani che Bixio si presentò a Bronte prendendo, per tre giorni, alloggio al collegio Capizzi.
La mattina del 6 agosto, con due battaglioni di bersaglieri, Bixio decise di ristabilire l’ordine che era stato turbato nei giorni precedenti dai popolani e dai contadini-vassalli della ducea di Nelson che, illusi, si erano ribellati rivendicando il diritto all’assegnazione delle terre ed al riscatto sociale promesso loro dai truffaldini decreti garibaldesi.
Dal 29 Luglio al 6 Agosto, una sequenza impressionante di odio di classe e di violenza si abbatté su Bronte.
La popolazione, allo sbarco di Garibaldi si divideva in due fazioni: da un lato i Comunali (con a capo l’avv. Nicolò Lombardo, decisi a difendere gli interessi del Comune e dei popolani, desiderosi di dividersi i demani comunali ed avere finalmente accesso ad un pezzo di terra); dall’altro i “Civili” o Ducali, amici del Duca Nelson e difensori delle sue prerogative (all’epoca dei fatti la Ducea era nelle mani di Charlotte Nelson-Bridport, nipote di Horatio Nelson, sposata a Samuel Hood, secondo visconte di Bridport).
«I ducali, conservatori e sostenitori della proprietà privata delle classi benestanti, si appaiavano agli esponenti della Ducea ed erano composti ovviamente dai proprietari terrieri, dai notabili del paese e da gran parte del clero, mentre i comunisti, fautori della comunione delle terre usurpate e per anni fraudolentemente sottratte alla popolazione, erano composti ovviamente da villici, dalla parte umile del popolo, da qualche borghese e professionista più liberale, e anche da qualche esponente del clero, per così dire, innovatore, rispetto ai colleghi.»
Gli interessi opposti di classe, le ambizioni deluse, la sete di vendetta, gli inveterati odi covati nel seno dei contadini resero il conflitto inevitabile, fatale. Sembra incredibile che, ancora oggi, la Sicilia non si sia ancora liberata dal ricordo di questi due assassini. Ancora oggi le statue (soprattutto di Garibaldi) campeggiano in tante città della nostra Isola. E ancora oggi scuole e vie portano i nomi di questi due ignavi
Quel monumento grida finalmente che è giunta l’ ora di finirla, che i brontesi hanno preso coscienza e consapevolezza della nostra vera storia.
L’avvocato Nicolò Lombardo e le altre vittime di Bronte, per loro buona pace, si può dire che finalmente possono ritenersi lavate l’onta, grazie al riconoscimento della loro gente, alla fine, trionfa sempre la Giustizia divina.