di Don Massimo Cuofano
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Nel suo prologo lai??i??evangelista Giovanni dice che chiunque accoglie la Luce ha il potere di diventare figlio di Dio. Accogliere la Luce significa avere fede in GesA? Cristo, la Luce che A? venuta ad illuminare le tenebre. Ed A? la fede in GesA? che ci rende figli di Dio, e come dice poi lai??i??apostolo Paolo, eredi del suoAi??Regno.
Proprio in questa dimensione io leggo lai??i??esperienza terrena di Francesco II di Borbone delle Due Sicilie, lai??i??ultimo Re di questo Regno che per secoli ha conosciuto lai??i??autonomia e il buon governo.
Francesco d’Assisi Maria Leopoldo di Borbone nasce a Napoli, il 16 gennaio 1836, dal grande Sovrano Ferdinando II e da Maria Cristina di Savoia-Borbone, ai???la Reginella Santaai???, che questo prossimo 25 gennaio sarAi?? beatificata. Di questa sua ai??? napoletanitAi??ai??? si sentiva fiero e felice, come sentiva profondo amore e affetto per la sua terra e il suo popolo.
Egli A? stato provato molto presto, quando appena pochi giorni dopo la sua nascita la sua mamma muore proprio per i postumi del parto. La memoria di questa donna stupenda e buona, della quale sempre su padre gli parlava, A? ben impressa nel suo cuore e nella mente, e la fama di essere il figlio della ai???Regina Santaai??? accompagnA? tutta la sua esistenza.
Dalla sua memoria imparA? lai??i??umiltAi?? e la mansuetudine, e da vero cristiano seppe sempre guardare aldilAi?? delle tenebre, fondando la sua vita sulla fede cristiana, nellai??i??onestAi?? dei costumi e di pensiero, consapevole di essere chiamato a servire il suo popolo.
Come sua madre, e lo stesso suo padre, anche lui A? stato devoto della Vergine Maria, e certamente tante volte fissA? in Lei il suo sguardo, chiedendole di farle da Madre e di accompagnarlo nel suo dovere di Re.
La sua formazione umana, culturale, spirituale A? stata affidata ai Gesuiti, che seppero ben imprimere in lui quelle virtA? cristiane che faranno di lui un grande Re. Ma non gli mancarono neppure la formazione militare e del buon governo, che imparA? direttamente da suoi padre. A? molto significativo un aneddoto della fanciullezza di Francesco, quando accompagnA? suo padre in visita ai soldati che stavano facendo esercitazioni militari. Sia Re Ferdinando che il piccolo Principe mangiarono alla mensa dei soldati semplici, cosa abituale per il Re, e a tavola fu servito il pane raffermo. Francesco, ancora molto piccolo, ebbe un gesto di disgusto e di rifiuto dinanzi a quel pane. Suo padre, uomo di grande intelligenza e umanitAi??, guardandolo con dolcezza e fermezza gli disse: ai???perchAi?? non vuoi mangiare questo pane?ai???. Egli rispose che era pane vecchio, e che non gli piaceva. Suo padre con dignitAi?? e autoritAi?? rispose: ai???se lo mangiano i soldati, che sono migliori di noi, perchAi?? non dovremmo mangiarlo noi?ai???. Il ragazzo comprese la lezione, che certamente ricordA? per sempre, e mangiA? quel pane con gusto, consapevole che la virtA? dellai??i??umiltAi?? e la semplicitAi??, valgono piA? di tutte le grandezze del mondo.
Proprio questa consapevolezza faranno di lui il Re che A? stato, preoccupandosi sin dai primi momenti del suo regno al benessere di tutta la sua gente. Si occupA? per lai??i??assistenza dei poveri, costruAi?? e ampliA? ospedali, fece bonifiche, organizzA? la scuola di diritto internazionale e si occupA? per lai??i??istruzione della sua gente, fece nuovi progetti per la diffusione delle ferrovie, e altri decreti per la valorizzazione delle industrie e dellai??i??economia.
Egli aveva dinanzi a sAi?? un modello esemplare di regalitAi??, quella che viene dal Vangelo, si sentiva, ed era effettivamente, ai???lo sposoai??? del suo popolo, che amA? fino alla fine della sua vita, ben oltre la perdita del trono e la fine del Regno.
Infatti egli regnA? per breve tempo, a causa di avvenimenti che non solo capovolsero le sorti del Regno delle Due Sicilie, ma lai??i??Europa intera e la Chiesa, che avrebbero conosciuto lai??i??amarezza di una rivoluzione, che avrebbe seminato nella societAi?? violenza, guerre, dispotismi, razzismo e morte.
Francesco II, con grande luciditAi??, seppe guardare lontano, e denunciA? con chiarezza quel delitto che si stava commettendo, consapevole che la pirateria che aveva portato subbuglio e disordine nel suo regno, non era altro che lai??i??anticipazione delle violenze e ingiustizie future.
Egli aveva visto bene che dietro tutto quel movimento rivoluzionario si nascondevano i disegni della massoneria che impadronendosi oggi dei suoi Stati, ben presto avrebbero minacciato lai??i??intera Europa.
Infatti quella violazione delle norme piA? elementari del diritto internazionale, che ora stava danneggiando il suo Regno, avrebbe spianando la strada a regimi basati sulla forza , la corruzione e sulla violenza, anzichAi?? sul consenso dei popoli.
Fu profeta che aveva guardato ben lontano, rendendosi conto dei totalitarismi e massacri, che nel secolo successivo avrebbero trasformato lai??i??Europa e il Mondo in un immenso teatro di violenza e di guerre, e di quelle nuove idee che avrebbero portato tanto male alla stessa Chiesa Cattolica.
Nessuno in quel momento sembrava rendersene conto quanto lui. Forse solamente il Beatissimo Papa Pio IX si rese conto di questa grave ingiustizia, e cercA? di intervenire per aiutare il giovane Re, ma egli stesso rimase inascoltato. Ormai i grandi dellai??i??Europa erano per la maggiore soggiogati dalla massoneria, che ben presto avrebbe fatto sentire la sua mano pesante ad altri imperi e altri regni.
Alla fine visse questo evento, che aveva contrastato con tutte le sue forze per amore della veritAi?? e della giustizia, con serenitAi?? e pace. Uomo mite e semplice, non pensA? mai ai suoi interessi personali o alle ambizioni, ma solamente al bene della sua gente. Certe scelte fatte, da taluni criticate, non furono frutto di paure o scrupoli, ma solamente per non portare sofferenza al suo popolo. E quando quel popolo si oppose alla colonizzazione del proprio paese, egli non mancA? di sostenerlo e difenderlo. Ma dinanzi alle disparitAi?? della forza e alla sofferenza della sua gente, preferAi?? lai??i??esilio e la povertAi??, ma non abdicA? mai ai suoi doveri di Re e di Sposo del suo popolo.
Seppure era stato reso povero da quei malvagi che lai??i??avevano ingiustamente detronizzato, seppe vivere sempre con dignitAi?? nel suo esilio, e allai??i??occasione non mancava mai di soccorrere il suo popolo ridotto anchai??i??esso in povertAi??. ai???Tutte le lacrime dei miei sudditi ricadono sopra il mio cuoreai??i?? io sono Re, e come tale io debbo lai??i??ultima goccia del sangue mio e lai??i??ultimo scudo che mi resta ai popoli mieiai???. E questo programma lo realizzA? fino alla fine. Proprio in occasione del terremoto che si abbattAi?? nella cittAi?? di Torre, poco lontano da Napoli, egli attraverso il Cardinale di Napoli, il venerabile Sisto Riario Sforza, fece giungere alle popolazioni colpite una sua carezza di padre, e il suo aiuto economico.
E al popolo meridionale, ormai condannato da quella ai???falsa annessione al Regno dai??i??Italia dei Savoiaai??? ad essere o brigante o emigrante, non mancA? mai di rivolgere parole di speranza e di amore. Egli era accompagnato dalla consapevolezza che le usurpazioni non sono eterne, e che Dio avrebbe prima o poi fatto giustizia. E con la passione e lai??i??amore di un vero Re, che aveva sposato il suo popolo nella buona e nella cattiva sorte, anche da lontano continuA? a interessarsi della sua gente, particolarmente nei momenti di bisogno, e qualsiasi duo siciliano si presentava da lui veniva accolto con affetto, e non ripartiva mai a mani vuote.
Gli ultimi anni della sua vita li trascorse ad Arco di Trento, sempre sobrio ed umile, disponibile verso la sua gente e verso chiunque. Mai alcuna parola di biasimo o di rancore dalla sua bocca, ma sempre parole di pace e di incoraggiamento. Lontano da ogni vanitAi?? , mai si A? lasciato vincere dalle illusioni. Aveva conservato il titolo di Duca di Castro, ma tutti ad Arco lo conoscevano come ai???il signor Fabianiai???. E con serenitAi?? e umiltAi??, da vero gentiluomo, ogni mattina si recava alla Santa Messa e poi sedeva ad un bar per fare colazione e leggere i giornali. Ogni sera poi era sollecito a recarsi presso la Chiesa della Collegiata per la recita del Santo Rosario. Le sue giornate erano accompagnate dalla preghiera e dalla caritAi??.
Francesco II di Borbone delle Due Sicilie lascia alla storia un nome, che le iniquitAi?? e le calunnie non possono oscurare.
A? stato uomo di grande spessore, e ne A? prova il suo ricco epistolario, il suo diario, e la memoria di chi gli A? stato vicino fino alla fine. Ci troviamo realmente dinanzi alla figura di un vero Re e un vero cristiano, dal profilo morale, umano, spirituale, intellettuale , di altissimo rigore. E cosAi?? come A? vissuto, alla stessa maniera: ai???Con lai??i??anima serena dellai??i??uomo giusto, con gli occhi estaticamente rivolti alla visione di quel sereno cielo che lo vide nascere, A? morto il Re adorato, lai??i??ultimo vero Reai???.
Questa A? la forza dei grandi, essere veri cristiani e santi, saper andare incontro a Dio con animo retto e serenitAi??, dopo aver vissuto con dignitAi?? e onore, generositAi?? e amore, ricco di misericordia.
Questo A? stato Francesco II di Borbone delle Due Sicilie, un vero Re, un grande uomo, un vero napoletano, un grande Santo.
Per questo lo ricorderemo sempre nella preghiera, e ci rivolgeremo a Lui, che dal cielo ci guarda e ci sorride.