RAPPORTO TRA CHIESA E REGNO DELLE DUE SICILIE
di Massimo Cuofano
Nocera Ai??18 febbraio 2014
Il rapporto tra Stato e Chiesa A? stato sempre motivo di discussione e di dissensi.
Nella dottrina tradizionale dellaAi?? Chiesa CattolicaAi?? le due realtAi??Ai?? si distinguonoAi?? lai??i??una dallai??i??altro, in quanto lo Stato si riferisce alla temporalitAi??, mentre la Chiesa allai??i??eternitAi??.Ai?? Proprio per questo cai??i??A? una situazione di subordinazione, la Chiesa infatti, come realtAi?? eterna,Ai?? A?Ai?? superiore allo Stato ai???tanto quanto il Cielo sovrasta la terraai???(S. Giovanni Crisostomo).
Nel Regno delle Due Sicilie da subito si A? cercato di stabilire un rapporto sereno e costruttivo tra Chiesa e Stato, giAi?? grazie a Carlo di Borbone che da subito stabilAi?? un concordato con la Santa Sede per regolare la reciproca convivenza. Il figlio Ferdinando IV, cattolico convinto e Re illuminato, pur difendendo lai??i??autonomia del suo governo riguardo la temporalitAi??, pure attraverso maniere forti e decisivi nei riguardi della Chiesa stessa,Ai?? non mancA? comunque di mostrare rispetto e subordinazione verso lai??i??autoritAi?? del Papa. Fu proprio lui che corse in aiuto del Romano Pontefice quando i giacobini francesi occuparono Roma. Inoltre questo Re non mancA? mai, anche nel governo del Regno, di rifarsi a quei principi cristiani ed evangelici. Prova ne A? lai??i??illuminato regolamento di San Leucio, che si regolava proprio sui principi cattolici di fede, di uguaglianza, di solidarietAi??, di caritAi??.
Il popolo delle Due Sicilie A? stato sempre un popolo religiosissimo e legato alla Chiesa Cattolica. Forte la devozione mariana, e non mancava mai la recita del Santo Rosario, anche nella stessa corte. Inoltre la tradizione della gente era profondamente cattolica. Lo stesso Re CarloAi?? non mancA? di promuovere quelle devozioni proprie del cattolicesimo, in particolare il presepe.
Non possiamo dimenticare che la corte borbonica si rifaceva sempre agli insegnamenti della Chiesa. In essa ecclesiastici sommi perAi?? santitAi?? trovarono sempre grande considerazione come Santai??i??Alfonso M. De Liguori, il venerabile donAi?? Placido Baccher, San Gaetano Errico, il venerabile Cardinale Sisto Riario Sforza, e tanti altri uomini eccezionali per cultura e fede.
Quindi nello Stato meridionale della penisola italica il cattolicesimo era lai??i??unica religione dello Stato. Nella Costituzione del 1848, nellai??i??articolo 3 si affermava che ai???lai??i??unica religione dello Stato era quella Cristiana Cattolica Romana, senza che possa essere mai permesso lai??i??esercizio di alcunai??i??altra Religioneai??? .Ai??Ai?? TraAi?? Ferdinando II e Pio IX questi rapporti divennero sempre piA? forti, specialmente per lai??i??accoglienza ricevuta da l Papa dopo la sua fuga da Roma.Ai??Ai?? Il Regno delle Due Sicilie contribuAi?? alla costruzione delAi?? monumento in onore dellai??i??Immacolata Concezione, il cui dogma era stato affermato dal pontefice proprio dopo la sua permanenza a Gaeta nel regno, a piazza di Spagna di Roma; ancora oggi il Papa si reca in quel luogo, ogni 8 dicembre, ad omaggiare la Madonna Immacolata, da sempre principale Patrona del Regno delle Due Sicilie
Nel 1857 ci furono vari decreti regi nei quali si concesse la sepoltura nelle chiese e nelle cappelle agli ecclesiastici, si prevedevano anche perAi?? essiAi?? che i processi avvenissero a porte chiuse e per i vescovi la possibilitAi?? di scontare la pena in un convento; agevolazioni fiscali, la facoltAi?? della revisione sulla stampa dei libri nazionali ed esteri, lai??i??affidamento ai vescovi del Consiglio dellai??i??Istruzione pubblica e dellai??i??incarico di Ispettori per tutti i tipi di scuole, nonchAi?? altre disposizioni su matrimoni religiosi e nomine ecclesiastiche. Tutti questi provvedimenti fecero si che lo Stato delle Due Sicilie venisse bollato dagli intellettuali come ai???confessionaleai??? e non laico.
Inoltre il Re si serviva proprio delle istituzioni ecclesiastiche nel territorio delle Due Sicilie, per permettere lai??i??istruzione a largo raggio. Infatti ogni parrocchia o convento del Regno, anche nei paesi piA? sperduti, dovevano organizzare e promuovere, con lai??i??ausilio del Re,Ai?? lai??i??istruzione primaria dei fanciulli.
Anche tra Francesco II e Pio IX questi rapporti furono forti e radicati. Tanto piA?Ai?? che Re Francesco, formatosi alla scuola dei Gesuiti, aveva grande devozione e affetto per il Romano Pontefice. Egli avevaAi?? vistoAi??Ai?? beneAi?? cheAi?? dietroAi??Ai?? tuttoAi??Ai?? quel movimento rivoluzionarioAi?? siAi?? nascondevanoAi?? i disegni della massoneria cheAi?? impadronendosiAi?? oggiAi?? deiAi?? suoiAi?? Stati,Ai??Ai?? benAi??Ai?? prestoAi?? avrebbero minacciato lai??i??intera Europa, e di riflesso la stessa autoritAi?? della Chiesa. DenunciA?Ai?? conAi?? chiarezza e luciditAi?? laAi?? grande minacciaAi??Ai?? che aleggiava sul mondo eAi?? contro la stessa Chiesa,Ai?? una veritAi?? che pochi,Ai?? in quel momentoAi?? volevano comprendere.Ai?? InfattiAi?? quella violazione delle normeAi?? piA?Ai?? elementariAi?? del diritto internazionale,Ai?? cheAi?? oraAi?? stavaAi?? danneggiandoAi?? ilAi?? suo Regno, avrebbe spianandoAi?? laAi?? strada aAi?? regimiAi?? basatiAi?? sulla forza , la corruzione e sulla violenza, anzichAi?? sul consenso dei popoli.
Il Beato Pio IX aveva compreso questo pericolo e aveva appoggiatoAi?? Francesco II attraverso i suoi interventi e anche favorendo la lotta partigiana deiAi?? meridionali, rifiutandosi sempreAi?? apertamente di accettare la novella nazione italiana. Aveva inoltre accolto favorevolmente in Roma i sovrani napoletani esiliati.
Massimo Cuofano
Coordinatore CDS Salerno e Provincia.
2 Comments
Ho letto con molto interesse l’articolo postato a cura di Massimo Cuofano e mi permetto di esprimere quanto sotto.
E’ inevitabile che col passar dei tempi si siano evoluti anche i concetti che sono alla base dei rapporti sociali.
Rilevo solo due punti sui quali varrebbe la pena fare delle considerazioni…anche se molta dottrina si è sviluppata al riguardo.
Anzitutto il concetto di “subordinazione” tra la Chiesa e lo Stato, che per i non credenti, ma non solo per loro, ovviamente si può anche rovesciare, per cui si addivennne in seguito all’affermazione “libera Chiesa in libero Stato”, che equivale al concetto che siamo andati acquisendo della fede come scelta, e naturalmente libera, come è libero l’uomo anche se nascesse in schiavitù, anche se chiuso in una prigione.
Rilevo poi l’espressione usata per il Re delle Due Sicilie che si serve della Chiesa per “permettere” l’istruzione… io direi piuttosto per “favorire” l’istruzione.
Il sapere dalla caduta dell’Impero Romano in poi divenne sempre più patrimonio quasi esclusivo della Chiesa, cui noi oggi possiamo dire di essere debitori della costodia, conservazione e trasmissione dei testi antichi, degli antichi sapienti testimoni della storia e cultori della filosofia delle arti e delle scienze, e poi dei Padri della Chiesa, ma siamo anche consapevoli e, gliene facciamo una colpa, che ha dato luogo a scomuniche, inquisizioni crudeli, indici e monopoli, favorendo in un certo senso il controllo e la sottomissione dei popoli.
Gli intrecci dei poteri, Chiesa e Stati, in ambiti sì differenti ma tutti e due fortissimi, sono sempre stati pericolosi!
Oggi per fortuna abbiamo computer e accesso a tutto quello che vogliamo sapere, meno i segreti di Stato, sia Chiesa o Regni o Repubbliche… quanto poi alla considerazione della scala dei valori della vita, c’è la più gran confusione per cui ben venga e si diffonda il magistero della Chiesa, per il meglio dell’uomo e dell’umanità.
Caterina Ossi
Caro Massimo,
ho trovato molto interessante ed apprezzabile la tua ricostruzione e descrizione storica dello stato dei rapporti tra stato e chiesa durante il regno della dinastia Borbone nelle Due Sicilie.
Il quadro che vien fuori è certamente quello veritiero di un buon rapporto equilibrato, armonico e soddisfacente non solo tra i due stati sociali del clero e della nobiltà, ma anche tra essi ed il terzo stato del popolo.
Sta di fatto che credo che bisogna comunque tenere dovuto conto della amarissima lezione storica dovuta al fatto che :…
– quel progredito, ricco e pacifico regno cattolico delle Due Sicilie , crollò di schianto nel 1861 di fronte all’assalto massonico dei “1’000” di Garibaldi,
– allo stesso analogo modo in cui crollò di schianto nel 1521 il ricco e potente impero pagano azteco di fronte all’assalto cattolico dei “300” di Ferdinando Cortes,
– ed allo stesso modo in cui crollò ancor più di schianto nel 1532 l’ancor più ricco ed ancor più potente impero pagano inca di fronte all’assalto cattolico dei “60” di Francesco Pizarro.
In tutti e tre i casi sopraccennati, a danno degli Stati aggrediti, fu essenziale la loro scarsa e comunque del tutto inadeguata conoscenza del nemico esterno, da cui derivò la loro sottovalutazione della sua vera natura, forza e pericolosità reale, e di conseguenza la loro grave impreparazione ideologica e strategica di fronte al conseguentemente fatale effetto sorpresa della complessiva azione d’assalto di detto nemico esterno.
Amichevoli saluti.
Duccio