Il topazio di Ferdinando II a Taranto
Di Gennaro Peluso
Polignano (ba) 13 dicembre 2020
Dal gruppo FB “Piccoli scandagli di storia locale di qualche secolo fa”
E’ il più grande gioiello artistico del mondo e si trova a Taranto.
La Puglia accoglie un gioiello strepitoso che lascia a bocca aperta gli studiosi d’arte orafa. Ci riferiamo al topazio di Ferdinando II, conservato nel locale Museo Diocesano.
Mercanti al servizio di Carlo di Borbone o forse un suddito fedele a Francesco I, non si sa esattamente chi portò a Napoli la gemma, si sa solo che era una pietra durissima, dal colore arancio pallido e dal peso di quattro chili. Inizialmente doveva essere destinata a due lavorazioni distinte, una per la porta della Cappella Palatina del Palazzo Reale di Caserta e l’altra per il portone della Chiesa di San Francesco di Paola a Napoli.
Le cose però andarono diversamente. Era troppo dura e nessun trattamento dava i frutti sperati. Numerosi furono i problemi che incontrarono gli orafi di corte. Ogni strumentazione sembrava inadeguata, gli scalpelli si rovinavano, la pietra neppure veniva scalfita.
Per tale ragione il progetto destinato a Caserta si arenò. Destino diverso invece ebbe quello per la chiesa di San Francesco di Paola. Ferdinando II, tra sfida e rassegnazione, si affidò infatti ad Andrea Cariello, affermato artista di Padula, scultore ed incisore della Zecca Reale, decoratore della Reggia di Caserta.Questi si servì di strumenti modernissimi, alcuni sperimentali. Adoperò scalpelli con punta di diamante, impegno e fatica e dieci anni dopo finalmente l’opera era pronta.
Una gemma di circa un chilo e mezzo, alta diciotto centimetri e lunga quattordici e mezzo, spessa sette. Un’opera unica che raffigura in bassorilievo Gesù nell’atto di spezzare il pane.
Un autentico capolavoro della lavorazione glittica che avrebbe certamente meritato risonanza internazionale, nel frattempo però a Napoli le cose erano decisamente cambiate: Ferdinando II era morto ed il Regno delle Due Sicilie non esisteva più, annesso alle conquiste piemontesi. L’opera restò al suo autore, privato pure del legittimo compenso, ed i suoi discendenti, anni dopo, la donarono all’Arcidiocesi di Taranto. Si conserva oggi nel Museo Diocesano cittadino tra il silenzio e l’inconsapevolezza di molti. E pensare che il topazio fu definito da una commissione di esperti francesi “il più grande gioiello artistico del mondo”!