Senza memoria storica un popolo diventa una massa di manovra, se non carne da macello per cause non sue, come tante volte A? accaduto dal 1861 in poi. Ai?? Ai??G. Marzocco
Il fermento che scuote l’Europa e ne modifica i confini attraverso le guerre di successione sembra portare una tregua, quando nel 1734 il re di Spagna Filippo V invia il suo ultimo figlio, Don Carlos, a capo di un esercito che riportasse sotto la Spagna i domini del sud Italia. Ricordiamo infatti che dopo la rivendicazione al trono dell’imperatore Leopoldo I d’Asburgo, le Due Sicilie ebbero trent’anni di dominazione austriaca. Carlo sconfigge a Velletri le truppe degli Asburgo e si insedia a Napoli come sovrano di un regno indipendente, ora per la prima volta con Carlo, che diverrAi?? poi Carlo III di Borbone, finalmente Napoli da vicereame assurge al rango di nazione, accrescendo in prestigio ed importanza. Anche Carlo come gli altri suoi predecessori, avrAi?? uno stemma nel quale saranno rappresentati i suoi titoli e le sue ereditAi??, vediamo come: la parte centrale dello stemma A? come quella del suo predecessore Filippo II di Borbone Francia (vedi storia dello stemma delle Due Sicilie parte III), al lato sinistro si aggiungono i gigli blu in campo oro della famiglia Farnese, duchi di Parma, da cui Carlo discendeva da parte di madre, la parte dei gigli A? inquartata al rosso con banda argentata degli Asburgo vicino a cui campeggiano le bande blu e oro della Borgogna antica, su tutti, campeggia lo scudo del Portogallo Ai??a ricordo del matrimonio tra il Duca di Parma Alessandro con Maria del Portogallo (1565) e delle controversie apertesi per il diritto di successione a quel trono. Sul lato esterno destro invece troviamo uno stemma della Toscana, simile a quello dei Medici, questo perchA? Carlo nel 1731 aveva assunto il ducato di Parma ed era stato dichiarato da Giangastone, ultimo dei Medici, proprio successore con il titolo di Principe di Toscana. Lo stemma della Toscana A? composto da sei palle in campo oro, cinque di queste sono di colore rosso, mentre la prima in alto A? blu con al centro tre piccoli gigli d’oro, questo perchA? Pietro di Cosimo, padre di Lorenzo il Magnifico, volendo nobilitare ulteriormente lo stemma della propria casata, si rivolse a Luigi XI di Valois e chiese di poter apporre sul proprio stemma lo scudetto gigliato, che sarebbe in seguito divenuto di forma circolare per motivi estetici. Alla baste dello stemma, Carlo conserva il Toson d’oro, ma impreziosisce il tutto con il collare dell’ordine cavalleresco francese del Santo Spirito, del quale era insignito (a sinistra) e con il collare dell’ordine costantiniano di S. Giorgio (a destra), che faceva parte della sua ereditAi?? da parte della famiglia materna, i giAi?? citati Farnese di Parma. In seguito, nel 1738, aggiungerAi?? a questi anche il collare dell’ordine di San Gennaro (che si troverAi?? sopra il Toson d’oro) istituito in occasione del suo matrimonio con Maria Amalia di Sassonia.
Ai??Dopo quindici anni, Carlo A? richiamato in Spagna, suo padre Filippo muore lasciandogli la corona, Carlo deve quindi abdicare Ai??in favore del figlio terzogenito, Ferdinando e partire assieme al resto della famiglia alla volta della terra natAi??a. Con Ferdinando c’A? sullo stemma tramandatogli dal padre un ritorno delle vecchie insegne angioine e di Gerusalemme, mai del tutto dismesse nelle rappresentazioni.
Tuttavia sia con Carlo che con Ferdinando era stata mantenuta la secolare distinzione tra Regno di Napoli e Regno di Sicilia.Ai??Lo stemma di Napoli era quindi incastonato in una cornice barocca decorata con dei rami di palme, mentre per la Sicilia si mantenne l’anticaAi??aquila del periodo aragonese.
Dopo l’invasione giacobina del Regno di Napoli (1708 – 1715) e il ritorno al potere dei Borbone, con il congresso di Vienna, si deliberA? che Ferdinando avrebbe dovuto essere Primo del “Regno” delle Due Sicilie e non semplicemente, “delle Due Sicilie”. Il decreto del 21 dicembre 1816 provvide a formare lo stemma che noi oggi vediamo sventolare sulle nostre bandiere, composto da scudi angioini e Ai??aragonesi, Ai??dalle insegne dei re cattolici, quelli imperiali di casa d’Austria, lo scudo borbonico di Filippo V, infine quello di Carlo di Borbone che reca le insegne dei medici e dei Farnese. Il contributo che Ferdinando diede allo stemma che oggi conosciamo A? il collare dell’ordine della Concezione ( il primo a destra) istituito dal padre in Spagna nel 1771 con il motto virtuti et merito, alla virtA? e al merito. Nel 1800 ne aggiunse poi un altro di propria invenzione, l’ordine di San Ferdinando e del Merito (il penultimo a sinistra), col motto fidei et merito, alla fedeltAi?? e al merito, per premiare coloro che si fossero prodigati per servigi in favore della famiglia reale.
In conclusione come si puA? osservare lo stemma del Regno delle Due Sicile racchiude in sA? una storia che parla dell’Europa intera e delle sue evoluzioni nel corso dei secoli, ciA? a riprova e riconferma che A? proprio questo lembo di terra ad essere una culla di cultura e civiltAi?? al centro del Mediterraneo.
Chiara Foti coordinatrice giovanile CDS