A Piero Fassino Il sottoscritto Gabriele Falco, residente a Pordenone, con la presente prega pressantemente la S. V. di voler girare il contenuto sotto riportato al Signor Water Veltroni, del quale, purtroppo, non A? riuscito a reperire alcun indirizzo di posta elettronica.C iA? perchAi?? lo scrivente ha ricevuto una missiva da parte del prossimo possibile Presidente del Consiglio alla quale non puA? esimersi di dare risposta. RingraziandoLa anticipatamente per quanto eventualmente potrAi?? fare, il sottoscritto invia Cordiali Saluti.Gabriele Falco
Egregio Signor Veltroni,rispondo nella maniera piA? concisa possibile alla lettera nella quale Ella mi invita a votare per il PD. Premesso che, nonostante la ragione, il cuore e la prudenza mi inviterebbero ad accogliere il Suo appello senza riflettere neppure per un momento (secondo la logica, forse discutibile, del voto a chi rappresenta senz’altro il male minore per l’Italia); premesso ciA?, devo perA? dire che sono stanco. Stanco di constatare gli immancabili voltafaccia del periodo postelettorale; stanco di vedere sempre le stesse oligarchie tra i candidati e gli occupanti delle poltrone (quando cambia qualche personaggio al suo posto sono pronti la prole, il parentado, i “collaboratori”); stanco di assistere all’indegna spoliazione dell’Italia e degli italiani; stanco di sentir ripetere accuse reciproche tra maggioranza e opposizione, le quali quando avrebbero potuto fare nulla hanno mai fatto, se non gli interessi partitocratici, oligarchici, corporativistici e via dicendo; stanco di pagare per le inadempienze o, peggio ancora, per le malandrinate di tutti (sia in termini economici che morali); stanco di subire una politica tale solo di nome, ma non di fatto; stanco di svolgere un compito delicato come quello dell’insegnante e di vedersi retribuito con un umiliante e vergognoso obolo, piA? che uno stipendio; stanco di vedere avanzare i furbi e i raccomandati anche nel suo ambito (e Lei viene a parlarmi di autonomia scolastica? Quale autonomia, quella i cui dirigenti, capi e capetti premiano il lecchino di turno?); stanco di veder andare malinconicamente a fondo, giorno dopo giorno, una Scuola che fino al 1968 era il fiore all’occhiello di noialtri poveri italiani; stanco di vederla ostaggio di interessi e mire che nulla hanno che fare con il compito precipuo di una Scuola veramente seria ed efficiente: quello di formare i futuri e consapevoli cittadini, non quello che pretendono di farle fare le imprese e la Confindustria; stanco di dover sottostare a un umiliante e dequalificante “lavoro” impostato su ormai sorpassati modelli fordisti (nonostante si viva ormai in una societAi?? postfordista!); stanco di assistere alla cosiddetta “scuola della progettualitAi??” che risparmia soldi sulla pelle di insegnanti, studenti e loro famiglie e ne getta a piene mani dalla finestra per rimpinguare enti e istituzioni “di formazione” spesse volte nati con il solo intento di curare orti e orticelli vari; stanco di sentir parlare e, peggio, occuparsi di Scuola personaggi che di Scuola nulla sanno (e se sanno, ne hanno una ben vaga idea!); stanco di “riforme” scolastiche una piA? perniciosa dell’altra; stanco, inoltre, di sentirsi straniero in patria e sfruttato ignobilmente per consentire a tanti fannulloni (di ogni ordine e categoria) di condurre una vita dorata a spese di chi sgobba e suda onestamente solo per pagare tasse, balzelli e mutui, dovendo spesso rinunciare anche a sottoporsi ad accertamenti clinici di routine, per far quadrare un ben magro bilancio familiare. Per queste e altre ragioni, dunque, mi vedo costretto a rispondere negativamente al Suo appello; poichAi?? a votare vanno (e devono andare!) i Cittadini, coloro i quali sono trattati come tali e, infine, tutti i “collaboratori” di questa o quell’altra forza politica che, in caso di affermazione elettorale, saprAi?? come premiarli. Ma io, straniero in patria, quale speranza potrei avere, recandomi alle urne? Mi dispiace, ma in questi ultimi anni in me si A? andata consolidando l’idea che la politica, in Italia, A? roba per ricchi e privilegiati; e che la democrazia A? quell’espediente per il quale una minoranza ben organizzata riesce a imporre la propria volontAi?? alla maggioranza disorganizzata. Con viva simpatia. Gabriele Falco