Fiore Marro Intervista a Vincenzo Tortorella
Di Fiore Marro
Caserta 8 novembre 2018
“Per quanto un albero possa diventare alto, le sue foglie, cadendo, ritorneranno sempre alle radici.”
Vincenzo Tortorella , uno dei tanti avamposti duosiciliani nel cuore della Padania, originario di Sicignano degli Alburni per lungo tempo residente a Battipaglia, vive attualmente a Isola della Scala (VR). Socio fondatore dei CDS, ha rivestito per lungo tempo la presidenza della Commissione Comunicazioni del movimento Comitati Due Sicilie, oggi è Referente CDS Veneto e per anni è stato il Responsabile area nord del Movimento stesso. Ha pubblicato 4 libri storici, che hanno come tema comune la storia dei luoghi dove ha vissuto e da dove nascono le sue origini: Memorie perdute – 2014 – Saggio – con prefazione Carlangelo Scillamà Chiarandà e Radici di roccia del 2015 con prefazione di Fiore Marro che contengono appunti di ricerca su fatti ed eventi del Principato Citra e più specificamente su Battipaglia e Sicignano degli Alburni ; AD871 – 2015 – Romanzo storico basato sull’epico assedio di Salerno nel IX secolo da parte dei saraceni provenienti dal Nord Africa con l’intenzione di islamizzare il Principato longobardo di Salerno e ruolo delle genti tuscianensi prima e durante il corso dell’evento.
Ultima fatica che ci farà da apripista per la nostra chiacchierata è: Le chiavi – 2018 – Romanzo storico. Racconto degli eventi che dalla fine del XII secolo portarono alla consegna delle chiavi del castello di Battipaglia nelle mani del giudice Di Matteo.
D) Quindi un cantore della storia salernitana e cilentana, anche in questo ultimo lavoro ti sei dedicato a questo tema?
R) Cantore è una parola grossa, diciamo che ho curiosato un pochino tra i “pizzini” che la storia ci tramanda affinché possiamo comprenderla. Molti lo definirebbero lavoro da storico ma io amo definirmi un curiosone giacché non ho titoli o meriti per definirmi storico, sono solo uno che si pone delle domande e cerca di trovare le risposte giuste e non voci di popolo.
D) Esperienze al nord, non solo lavorative ma pure culturali, parlaci un poco del tuo rapporto amicale con i rappresentanti di Pasque Veronesi?
R) Premetto col dire che ogni mondo è paese, cioè ho conosciuto i vari aspetti dell’animo veneto e devo dire che tanti luoghi comuni sono pura e semplice leggenda, ho trovato si qualcuno che chiuso nella retorica dell’opposizione nord-sud ma ho visto anche tanta voglia di comprendere e conoscerci meglio, devo però rilevare che tanti preconcetti sono causati spesso dal comportamento di alcuni “connazionali” meridionali che hanno cercato di imporre il loro punto di vista mentre sarebbe stato più facile far accettare la nostra visione di vita condividendo anche la loro. Ho avuto anche l’onore di essermi “infiltrato” tra i membri dei Comitati Antirisorgimentali comunemente conosciuti come Comitato delle Pasque Veronesi ritrovando in questo gruppo lo stesso spirito di rigetto delle nozioni storiche inculcate dalle scuole italiane. In pratica ho compreso anche che le cosiddette guerre risorgimentali contro l’Impero degli Asburgo non erano altro che combattimenti tra veneti e piemontesi, veneti che difendevano la propria terra dall’attacco della “democrazia” dei Savoia.
D) Il ruolo da te rivestito come referente nazionale dei CDS al nord, ti ha visto spesso a Fenestrelle, la tua esperienza in merito, le tue sensazioni?
R) Solo chi non ha visto il complesso di Fenestrelle non può comprendere il dramma che si è consumato tra quelle mura, Fenestrelle è un complesso di fortificazioni che si estende lungo il pendio di una montagna che ormai già dal termine dell’epopea napoleonica aveva perso la sua funzione di baluardo contro i francesi e piuttosto che demolirlo o abbandonarlo venne sfruttato come colonia penale dai Savoia. Gli edifici che dapprima venivano usati come alloggiamenti per le truppe vennero trasformati in celle per i nemici dei piemontesi, gli ospiti furono i nostri soldati, quelli austriaci e tutti i più feroci nemici dei piemontesi. Di proposito non venivano equipaggiati per i rigori invernali mostrando così la crudeltà delle alte gerarchie savoiarde verso chi si opponeva alla loro idea di libertà. Come dissi tempo fa “1,10, 1000 o 10000, nessuno meritava di essere imprigionato tra quelle mura infauste”.
D) I tuoi libri, hanno una traccia che sovente spazia lontano talvolta dal periodo borbonico, una scelta o una coincidenza?
R) Vedi, già da piccolo ero curioso e il castello sopra Battipaglia per me è un luogo di fascino ma nessuno mi disse che età aveva, ero venuto a conoscenza solo che era stato restaurato negli anni venti e che la città era così giovane tanto che era nata con l’unità d’Italia. Ma a quei tempi non si costruivano castelli semmai ville quindi mi ingegnai a cercare la vera età di quel signore austero sulla collina. Da cosa nasce cosa e ho ricostruito in sommi capi l’ultimo millennio di Battipaglia ma la storia riserva sorprese inimmaginabili per un territorio abitato da oltre settemila anni e poi degli ultimi 200 anni si sa praticamente tutto e non ci sono più segreti da svelare.
D) le Due Sicilie, viste da lontano, da un osservatorio privilegiato cui tu vivi?
R) Le Due Sicilie sono ormai un’idea, una regione di quel vasto dominio che è il mondo e ogni regione di questa palla roteante ha le sue peculiarità, esistono forti potenzialità umane e culturali affinché si possa crescere all’ordine delle due cifre percentuali annue, nelle Due Sicilie sono concentrate grandi risorse storiche che passano dai ruderi dei popoli italioti a città dell’epoca classica, castelli, ville, edifici e complessi religiosi unici nel mondo per non parlare poi degli aspetti naturalistici quali coste, isole, montagne e pianure meravigliose il tutto condito con prodotti della terra sublimi che la tradizione trasforma in deliziosi e inimitabili preparati gastronomici. Insomma c’è una potenzialità latente tale da trainare l’intero “Sistema Paese” ma manca la volontà per agire, una volontà degradata dalla “Sindrome post-borbonica”.
D) Cosa ci riservi per la prossima uscita letteraria?
R) È solo un abbozzo, un’idea che mi frulla per la testa da un po di tempo, l’unica cosa che posso dire per ora è un viaggio che parte dal profondo nord e, per favore, non farmi scoperchiare le caccavelle!.