Nel Mezzogiorno il 27% degli occupati totali ma quasi il 60% delle perdite
La crisi al Nord iniziata ben prima del 2008
Giannola: ai???Partire dal Sud per frenare il declino nazionale, lai??i??Europa cresce tre volte piA? di noiai???
A? il Sud a pagare ancora una volta il prezzo piA? pesante della crisi, in termini di occupazione e
di rischio desertificazione industriale. Secondo elaborazioni SVIMEZ su dati Istat in quattro anni, dal 2008 al 2012, al Sud sono andati in fumo 301.270 posti di lavoro; il 59,5% delle perdite, in unai??i??area che concentra il 27% degli occupati nazionali. Dei posti di lavoro persi, 141mila solo nellai??i??industria. Mentre secondo altre elaborazioni SVIMEZ su dati EUROSTAT anche le regioni del Nord in termini di produzione della ricchezza perdono posizioni in Europa, e da ben prima del 2008, anno di inizio della recessione globale. A? quanto emerge dalla relazione del Presidente della SVIMEZ Adriano Giannola oggi a Napoli al convegno ai???Il rilancio dellai??i??economia meridionaleai???.
Dal 2008 al 2012 persi in Italia 505.961 posti di lavoro – Secondo elaborazioni SVIMEZ su dati Istat in quattro anni, dal 2008 al 2012, in Italia sono andati in fumo 505.961 posti di lavoro, di cui 204.691 al Centro-Nord e 301.270 al Sud. Qui in fatti si concentrano le perdite; a fronte del 27% degli occupati nazionali, i posti di lavoro persi sono il 59,5% del totale nazionale.
La crisi dellai??i??industria, i giovani e le donne – La metAi?? circa A? andata persa nellai??i??industria: dal 2007 al 2012 il Sud ha perso oltre 141mila occupati industriali, passando dai 951mila occupati del 2007 a 809mila del 2012, con una riduzione del 15%. Il doppio del Centro-Nord, che in valori assoluti ha perso 315mila occupati industriali, -7,7% in cinque anni. A farne le spese soprattutto giovani e donne.
Lai??i??anno scorso, infatti, solo poco piA? di un giovane su tre under 34 ha lavorato al Sud (37,9%), e poco piA? di una giovane donna su cinque (23,6%).
La crisi della ricchezza: un declino che unisce Nord e Sud ai??i?? Se il Sud resta unai??i??emergenza nazionale, la situazione critica del Centro-Nord risale a ben prima del fatidico 2008, anno di inizio della recessione globale. Basta fare un passo indietro al 2000 ai??i?? 2007 e confrontare i dati italiani con le dinamiche europee. Secondo elaborazioni SVIMEZ si dati EUROSTAT, la variazione cumulata del reddito pro capite in sette anni, dal 2000 al 2007, nel Sud A? del 17,6%, a fronte del 15% del Centro- Nord, ma circa la metAi?? della dinamica della Ue a 27 (31,6%). Il deterioramento della posizione italiana non risparmia quasi nessuna regione: nella classifica delle regioni NUTS2 dei 27 paesi europei la Lombardia scivola dal 17Ai?? posto del 2000 al 29Ai?? del 2007, lai??i??Emilia Romagna dal 19Ai?? al 38Ai??, per diventare 44Ai?? nel 2010, il Veneto dal 28Ai?? del 2000 al 46Ai?? del 2007, che diventa 55Ai?? tre anni dopo; il Piemonte sprofonda dal 40Ai?? al 62Ai?? e arriva nel 2010 allai??i??84Ai??. In discesa anche le regioni meridionali. Lai??i??Abruzzo passa dal 127Ai?? posto del 2000 al 167Ai?? sette anni dopo, per poi risalire, si fa per dire, nel 2010 a 164Ai??; il Molise passa in dieci anni dal 157Ai?? al 185Ai??, la Basilicata dal 183Ai?? al 201Ai??, la Puglia dal 188Ai?? al 214Ai??, la Sicilia dal 196Ai?? al 217Ai??, la Sardegna dal 174Ai?? al 189Ai??, la Calabria dal 201Ai?? al 222Ai??. In coda la Campania, dal 200Ai?? al 224Ai??.
Il 20% del Pil dal manifatturiero: chi ha centrato e chi no lai??i??obiettivo di Confindustria – In dieci anni, sempre dal 2000 al 2010, la quota nazionale del manifatturiero sul valore aggiunto totale A? scesa dal 19 al 16,6%, mentre nel Centro-Nord A? passata da 21,5% al 18,8%. A livello regionale alcune regioni giAi?? superano lai??i??obiettivo del peso del 20% del manifatturiero sul valore aggiunto totale indicato da Confindustria alle forze politiche in campagna elettorale nel Documento programmatico: il Veneto nel 2010 era al 24,5%, le Marche al 24,2%, lai??i??Emilia Romagna al 23,2%, la Lombardia al 22,6%, il Piemonte poco sopra la soglia indicata, 20,5%, la Toscana al 16,1%, la Liguria al 10% e il Lazio al 6,4%.
Decisamente piA? basse le cifre al Sud. Se lai??i??Abruzzo A? in linea con lai??i??obiettivo indicato, con il 20,2%,
il Molise si ferma al 15%, la Basilicata al 13%, la Puglia al 10,6%, la Campania allai??i??8,8%, la Sardegna al 7,5%, per finire con la Calabria, fanalino di coda, ferma al 5,5%, il dato piA? basso a livello nazionale, distante quattro volte dallai??i??obiettivo del 20%.
Una strategia ai??i?? Paese centrata sul Sud – ai???I dati sulla crisi dellai??i??occupazione industriale al Sud e sulla quota di ricchezza prodotta dal manifatturiero a livello regionale segnalano come il Sud sia terra dellai??i??emergenza ma anche delle maggiori opportunitAi?? e margini di crescita, ha dichiarato il Presidente della SVIMEZ Adriano Giannola. In questo senso occorre un piano di primo intervento che sappia fronteggiare lai??i??emergenza sociale sotto gli occhi di tutti ma anche avviare una strategia di medio e lungo termine centrata su alcuni fattori basilari per attivare lo sviluppo, in primis politica industriale ed energetica, logistica e filiere territoriali, fiscalitAi?? di vantaggio, intervento
sullai??i??Irapai???.
La veritAi?? A? che ogni territorio deve avere una rappresentanza politica che difenda, strenuamente se serve, i suoi interessi.
Il Sud chi ha?
Al momento nessunoai??i??
Questo A? il vero problema.
Serve una rappresentanza politica, seria, competente, onesta, dedita ESCLUSIVAMENTE, agli interessi del Sud.
A quando saremo capaci di esprimerla?
Luca Longo
1 Comment
Caro Luca,
al di là delle cifre che, con tanta puntigliosa precisione snoccioli, e non serve la sfera di cristallo per crederci, conosci bene quanto me quali sono i problemi del sud. Non voglio sembrare portatore di sventure, ma non credo che qualcuno al sud, politico o no, potrà mai dare una spinta e il motivo non è nella politica, almeno fino a quando la politica non smetterà di prostrarsi ai poteri forti che sono, lo sai bene, le lobby finanziarie.
Il cammino intrapreso da queste lobby, con la costituzione dell’Europa, tende ad impoverire tutta l’area europea per poter fare man bassa sui beni di quegli Stati. Quale politico potrà fermare questa calamità?
Roosvelt diceva, dopo aver studiato economia, che tutto ciò che aveva imparato era totalmente falso.
Davvero prego che le minacce della Lega, riguardo alla secessione, si avverino quanto prima sperando che al sud si ricominci daccapo con gente onesta che impedisca quello che accade oggi.
Questo che viviamo oggi è cento volte peggio del Far West dell’assalto alle diligenze, siamo ai corvi che si nutrono dei cadaveri della gente che si suicida, senza regole e senza deontologia e senza coscienza, nè pietà.
Se a Italia conquistata il sud è stato fermato nella sua rinascita, con leggi ad hoc, ti lascio immaginare cosa sarà l’Europa conquistata dalle banche. Privati a cui un popolo deve chiedere un pò di carta moneta, stampata a costo zero, anche per poter acquistare della carta igienica. Politici e magistratura sono collusi in questo sistema senza regole.
Oggi, mi risulta che l’One People’s Public Trust, abbia pignorato tutti i beni delle Corporation iscritte all’UCC e alla SEC di Waschington D.C. a cui anche l’Italia è iscritta come Corporation privata in favore degli esseri umani tutti. Solo un’azione di questo genere potrà cambiare qualcosa, ma dovremo farla valere singolarmente.
Questo è il link. Và studiato molto bene: http://www.opptitalia.org/
Un cordialissimo saluto a tutti i duosiciliani.
giuseppe de gennaro
rho (Milano)