In questi giorni A? scoppiata una polemica(come quelle tipiche delle campagne elettorali) per una frase inopportuna di Bossi secondo cui i “padani dovrebbero imbracciare i fucili se le schede elettorali non dovessero essere ristampate”
A questa notizia fa eco la dichiarazione di Raffaele Lombardo, secondo cui “anche i siciliani dovrebbero imbracciare i fucili, che sono perA? a salve, ma la vera arma A? lo statuto autonomo”
Non avremmo dato molto peso a queste dichiarazioni se non fosse stato per un pessimo e parziale articolo dell’ascaro Alfio Caruso,giornalista del quotidiano piemontese “LA STAMPA”, il quale ha dimostrato di conoscere (chiaramente a sua convienienza) solo a metAi?? la storia, infatti il signore in questione si A? dimenticato che i primi ad imbracciare i fucili, contro i meridionali furono proprio i bersaglieri piemontesi, capeggiati da Giuseppe Garibaldi.
E’ ormai noto a tutti che i garibaldini, sulla carta solo mille(la maggiorparte provenienti da Bergamo) in realtAi?? erano piA? di 20.000 in quanto il Conte di Cavour con lo stratagemma della finta diserzione, fece sbarcare sulle coste siciliane i suoi bersaglieri e carabinieri reali, che cosAi?? apparivano come volontari.
Gli effetti di tale invasione, peraltro infame in quanto effettuata senza alcuna dichiarazione di guerra al regno borbonico, si notarono fin da subito: tra gennaio ed ottobre del 1861 vi furono nelle provincie del Sud 9.860 fucilati, 10.604 feriti, 918 case bruciate, 6 paesi distrutti, 12 chiese depredate, 40 donne e 60 ragazzi uccisi, 13.629 imprigionati, 1428 comuni insorti ed esemplarmente puniti.
Si rinfreschi la memoria caro Caruso, le dice nulla l’eccidio di Bronte(CT) eseguito dal macellaio Nino Bixio o la distruzione di Pontelandolfo e Casalduni (BN) operata dal criminale di guerra Enrico Cialdini?
PerchA? Concetto Gallo ed Antonio Canepa, morti per liberare la loro terra, non dovrebbero avere una via dedicata, mentre agli assassini piemontesi sopracitati hanno intitolato piazze e strade in tutta Italia?
Ma il cecchinaggio piemontese non si ferma al solo Risorgimento, dopo l’UnitAi?? d’Italia si contano, nella sola Sicilia, ben 5 stati d’assedio:
1862 – Stato D’assedio (la cui brutalitAi?? fu denunciata persino da Crispi)
1863 – Stato D’assedio (Generale Govone)
1866 – Stato D’assedio (per la rivolta del 7 e mezzo)
1875 – Stato D’assedio (ventitre battaglioni di fanteria e bersaglieri; due squadroni di cavalleria; quattro plotoni di bersaglieri montati; 3.130
carabinieri e numerose altre forze sussidiarie, fra le quali principalmente guardie di pubblica sicurezza e guardie a cavallo)
1893 – Stato D’assedio (fasci siciliani)
Fino ad arrivare alle note vicende, citate dall’ascaro giornalista de LA STAMPA, del dopo-guerra e dell’Esercito Volontario per l’Indipenza della Sicilia.
Consigliamo al Sig. Caruso, una volta tanto di dimenticare di essere a libro paga del noto giornale padano per lo piA? di sinistra “LA STAMPA” e provare a vedere se gli rimane ancora qualche briciola di identitAi?? meridionale che non abbia svenduto ai suoi padroni torinesi.
Comitato delle Due Sicilie-Sicilia