di Mauro Terracciano
Napoli 7 giugno 2016
La dinastia dei Borbone fu sempre molto attiva nel settore agricolo: nei precedenti articoli abbiamo apprezzato il caso di San Giovanni in Fiore, interessato dalla ”grazia specialissima” di Re Ferdinando II , che rendeva proprietAi?? assoluta e libera da prestazioni per il fisco le Terre Corse, che erano colonie perpetue giAi?? dai tempi di Re Ferdinando IV; abbiamo concentrato l’attenzione sulla situazione del comune pugliese Mattino, in cui furono distribuiti appezzamenti di terre a 18 enfiteuti, sull’istituto degli usi civici e infine il decreto del 1838 che vide in Sicilia l’abolizione del feudalesimo e dei diritti promiscui. Oggi parleremo delle colonie agricole sorte sotto il regno dei Borbone, che videro la collaborazione fra i re e personalitAi?? eminenti del loro Paese. Quando pensiamo a queste organizzazioni subito ci viene in mente per esempio la tenuta di Carditello, che sotto Re Carlo iII e Ferdinando IV divenne una prestigiosa azienda agricola dedita alla coltivazione e all’allevamento di pregiate razze animali. E come dimenticare i cinque reali siti e la colonia di San Leucio, quelli istituiti nel 1774 da Ferdinando IV per risolvere alcuni problemi sociali, questa fondata nel 1778 sempre da Re Ferdinando, adibita alla lavorazione della seta e dotate di regole di stampo socialista? L’esperimento dei cinque reali siti purtroppo fallAi?? miseramente, perchA? i coloni non riuscivano a pagare il canone legato all’usufrutto delle terre. San Leucio invece ebbe fortuna e divenne un centro importante : le commesse di seta provenivano da tutta Europa e ancor oggi le produzioni di questa colonia si possono ammirare in diversi angoli del mondo. Nel 1818 fu fondata in Calabria per iniziativa del Marchese Nunziante la colonia di San Ferdinando per risollevare l’area di Rosarno dal cataclisma del 1783; fu imbastito un progetto di bonifica e cosAi?? numerosi contadini furono messi in condizione di riprendersi. In seguito la colonia si avvalse anche dell’opera di detenuti e questo regime durA? a lungo. Fiore all’occhiello del regno di Ferdinando II A? lo stabilimento agricolo di San Ferdinando di Puglia. Il Re, sceso in Puglia nel 1831, aveva progettato una nuova colonia agricola, che mirava a risolvere problemi agrari e sociali che affliggevano la zona meridionale del Tavoliere delle Puglie. Il progetto della colonia, fondata poi nel 1847, fu presentato nel 1839 dall’Intendente di Capitanata Gaetano Lotti e prevedeva l’insediamento di 50 famiglie provenienti dalle saline di Barletta a cui dovevano essere ceduti in enfiteusi altrettanti fondi di 10 versure l’uno e altrettante case coloniche dotate di tutto l’occorrente per svolgere il lavoro. All’insediamento furono inoltre assegnati usi civici di pascolo e di semina. Veniamo infine alla colonia di Battipaglia, nata in seguito al terribile terremoto del 1857 che devastA? la Basilicata. Il capo dei lavori fu il barone Giacomo Savarese, il quale assicurA? ai contadini i mezzi necessari per coltivare i campi e eseguire la bonifica del luogo scelto per la colonia.120 famiglie avrebbero dovuto insediarsi a Battipaglia, ma i disordini dovuti all’unificazione italiana e le disposizioni dei piemontesi ne tagliarono fuori 90. A giudicare da questi esempi ivi riportati la monarchia borbonica appare all’avanguardia rispetto alle altre dinastie europee e interessata al benessere delle fasce piA? deboli della popolazione. Comunque nonostante i diversi sforzi dei Borbone le classi meno agiate rimasero in condizioni precarie e fu proprio ciA? che le spinsea credere in Garibaldi.
5 Comments
Credettero in Don Peppino perché questo figuro promise le terre ai contadini.
Utile e divulgativo questo a fondo: fa capire che moderna economia e illuminismo erano già di casa nel Regno delle 2 Sicilie.
Vi consiglio un altro argomento su cui far riflettere: le carceri e il sistema detentivo che molti ancora giudicano inumano e repressivo non facendo il confronto con ciò che succedeva nelle altre nazioni europee in cui l’edilizia carceraria, ad esempio, non era specificamente considerata come problema da risolvere secondo la filosofia di Michel Foucault (“Sorvegliare e Punire”, Einaudi, Torino, 1975). Infine: mi date il permesso se richiamo brani dello scritto di Terracciano citando la fonte?
Aldo, per me puoi farlo tranquillamente ☺
Ti ringrazio
Aldo Vella, per me la sua richiesta é un piacere e un onore.