A proposito del ponte sospeso in ferro sul Garigliano
Di Fiore Marro
Caserta 4 luglio 2018
Luigi Giura, lucano di Maschito in provincia di Potenza, nato 14 ottobre 1795 e morto a Napoli, il 1º ottobre 1864, è stato un ingegnere e architetto nel periodo borbonico. Ispettore del Corpo Ponti e Strade del Regno delle Due Sicilie, è noto per la progettazione e realizzazione del ponte Real Ferdinando sul Garigliano, secondo ponte sospeso d’Europa, il primo ponte sospeso a catene di ferro in Italia, a tale proposito c ‘è al riguardo un interessante episodio che merita di essere raccontato, anche perché la dice lunga di quale tempra fossero i Borbone delle Due Sicilie. Dunque nel 1828 il re di Napoli, allora Francesco I, diede l’incarico all’ingegnere di stato Luigi Giura di costruire un ponte sospeso in ferro, sul fiume Garigliano, sul tipo dei rari esemplari allora esistenti in alcuni stati europei all’avanguardia nelle opere ingegneristiche, ponendo come unica condizione che le maestranze e il materiale da utilizzare fossero esclusivamente reperite nel Regno delle Due Sicilie.Gli inglesi, con la loro presuntuosa stampa, ironizzarono pesantemente sulle effettive capacità tecniche dei Napoletani di poter realizzare tale opera, che richiedeva inoltre una particolare flessibilità della lega ferrosa usata. Si arrivò perfino a compiangere i poveri sudditi quali future vittime di un ponte predestinato a sicuro crollo e tutto ciò solo per la voglia di primeggiare dei Borbone. Effettivamente, a quell’epoca, i ponti sospesi in ferro presentavano ancora grossi problemi di stabilità, tanto che , proprio durante la campagna denigratoria della stampa inglese, crollò il similare ponte sospeso di Parigi progettato dall’accademico Navier. Così per sicurezza vennero chiusi anche quelli di Londra e dell’Austria. A Napoli i ministri reali si espressero per l’immediata sospensione dei lavori sul Garigliano e consigliarono vivamente” al re di dare disposizioni al riguardo, ma egli freddò tutti dicendo “Lassate fa ‘o guaglione” (lascia fare al ragazzo) , facendo intendere che egli nutriva piena fiducia nelle capacità del giovane Giura e che pertanto i lavori del ponte sarebbero proseguiti. E Giura non lo deluse e risolse il punto debole dovuto alla resistenza del ferro, facendone produrre uno speciale (tipo nichel) proprio dalle fonderie calabresi di Mongiana. Intanto moriva Francesco I e saliva al trono di Napoli il ventenne suo figlio, Ferdinando I . Quando agli inizi del 1832 la costruzione del ponte terminò, i soliti giornali inglesi sentenziarono che non sarebbe mai stato collaudato, né tantomeno inaugurato, per timore di un suo più che probabile crollo. Ed ecco che il 10 maggio 1832 si presentò a cavallo, all’imboccatura , del ponte, il giovane re Ferdinando Il alla testa di due squadroni di cavalleria , di numerosa truppa e di 16 carri di artiglieria con relative munizioni e polvere da sparo. Sulle due sponde una folla trabocchevole di popolani assisteva un po’ timorosa all’evento. Ferdinando si piazzò al centro del ponte e, sguainando la sciabola, ordinò ripetute marce e contromarce alla truppa e al pesante carriaggio lungo la campata, mentre la cavalleria era passata prima al trotto, poi al galoppo e infine alla carica. La struttura resistette a tutte le pressioni, il collaudo quindi riuscì in pieno. A quel punto la folla esplose in un delirio collettivo di balli e canti a beffa degli iettatori inglesi.
Il fiume Garigliano rappresenta il confine naturale che divide la Regione Lazio dalla Regione Campania. Da sempre, pertanto, è un nodo cruciale a livello viario, in quanto proprio lì passava una delle più antiche strade romane : l´Appia. Nel corso dei secoli apparve dunque evidente l´esigenza di edificare un ponte che facilitasse la viabilità tra la “Campania Felix“ e la provincia di Terra e Lavoro. Le problematiche sorte per l‘edificazione di questo ponte furono innumerevoli, ma è interessante capire come si giunse ad un’opera così imponente e tecnologicamente unica nel suo genere, in un luogo economicamente e geograficamente (a causa del suolo paludoso, delle piene del fiume, ecc.) sfavorevole dell’Italia. Eppure, nonostante ciò, seppur non goda tutt’oggi di grande notorietà, esso costituisce il primo ponte pensile in ferro in Italia.
Dalla relazione tecnica dell´ A.N.A.S per il restauro del ponte sul Garigliano avvenuto recentemente si hanno delle informazioni strutturali riguardo la costruzione stessa: lo schema statico del ponte “Real Ferdinando“ è quello di un ponte sospeso su un´unica campata di luce di 80,40 metri misurata tra gli assi dei piloni con i punti di ritenuta distanti 24,00 metri dai piloni stessi, per una lunghezza complessiva di 128 metri di tutta l´opera intera. Il sistema di sospensione è costituito da due coppie di catene distanziate tra di loro 5,80 metri. Ciascuna catena è formata da due fasci di barre di acciaio ad alta resistenza a sezione rettangolare collegati fra loro da articolazioni con perno cilindrico. I tiranti verticali sono disposti a 1,39 metri di distanza. Nella parte inferiore i tiranti di sospensione sostengono due travi longitudinali dotate di rigidezza flessionale collegata da travi trasversali e del sistema di controventamento. Le catene di ritenuta sono fermamente ancorate in un massiccio blocco di muratura calcarea posto a circa 6,00 metri al di sotto del piano di campagna. Le catene di sospensione e di ritenuta si appoggiano e si collegano alla sommità dei piloni tramite uno speciale dispositivo in acciaio atto a trasmetter e le sole componenti verticali del carico. Completano l’impalcato i manufatti prefabbricati in cemento armato, grigliati e tavolati in legno i quali, appoggiando sulle travi longitudinali e trasversali, realizzano il livello di calpestio. Quel ponte rappresenta veramente l’orgoglio dei popoli delle Due Sicilie. Esso svolse egregiamente la sua funzione per oltre cento anni, fino alle tragiche giornate del’ 43, allorché, dopo essere stato attraversato dall’ armata germanica ritirata con i suoi pesanti carri Tigre, fu fatto saltare dai genieri tedeschi.