Io quando leggo le cose di Angelo Manna mi rigenero. Chi di noi non lo ricorda quando, non ancora Onorevole, tuonava dalla sua rubrica televisiva ” Il Tormentone ” su Canale 21 ???? Adesso mi e’ capitato di leggere una sua interpellanza parlamentare a cui risponde, a nome del governo in carica, figuratevi chi ? Clemente Mastella….si si proprio lui. Ve la propongo in allegato
W Angelo Manna e viva il Sud Ambro
Interpellanza parlamentare dell’On. Angelo Manna
SEDUTA DI LUNEDI’ 4 MARZO 1991 Presieduta dal Vicepresidente della Camera On. Adolfo SARTI
PRESIDENTE. Lai??i??ordine del giorno reca: Interpellanza e interrogazioni. Cominciamo dalla seguente interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della Difesa, per sapere ai??i?? constatato che vige tuttora il piA? ostinato e pavido top secret di fatto su quasi tutti i documenti comprovanti gli intenzionali bestiali crimini perpetrati dalla soldataglia piemontese ai danni delle popolazioni, per lo piA? inermi, delle “usurpate province meridionali” dal tempo della camorristica conquista di Napoli a quello della cosiddetta “breccia di Porta Pia” (praticata dai papalini dal di dentro delle mura leonine?..): top secret voluto, evidentemente, dai grandi custodi di quellai??i??epoca di scelleratezze e di razzie che prese il nome di “Risorgimento italiano” e della quale il sud paga sempre piA? a caro prezzo le conseguenze; considerato altresAi?? che nellai??i??assoggettato ex reame libero e indipendente va assumendo, finalmente, sempre piA? vaste proporzioni quel processo di revisione e di demistificazione della storia scritta dai vincitori (tuttora ufficiale!) che dovrAi?? fornire le motivazioni di fondo e lo stimolo alle future immancabili rivendicazioni politiche delle colonizzate regioni -: quando vorrAi?? degnarsi di consentire il libero accesso agli archivi dello stato maggiore dellai??i??esercito italiano che nascondono tuttora, in almeno duemila grossi volumi, documenti fondamentali di natura non giAi?? soltanto militare (ordini, dispacci, rapporti relativi a movimenti di truppa e ad esiti di combattimenti, di imboscate e di raid repressivi e briganteschi), ma anche e soprattutto di natura squisitamente politica: istruzioni riservate e anche cifrate del governo subalpino a profittatori, luogotenenti, prefetti, ufficiali superiori, sindaci, comandanti di guardie nazionali; verbali di interrogatori eseguiti nelle carceri, nelle caserme, presso le sedi municipali dagli aguzzini in uniforme che si coprono di disonore nellai??i??infame periodo delle leggi marziali e delle sbrigative esecuzioni capitali; soffiate di spie e informazioni di agenti segreti ai militari, distinte di requisizioni e di espropri illegittimi con lai??i??indicazione delle vittime; elenchi dettagliati dei preziosi, dei contanti e degli oggetti dai??i??arte o sacri razziati nelle case, nei banchi pubblici, nei palazzi reali e nelle chiese; concessioni, infine, di premi, cattedre universitarie o liceali, sussidi una tantum o vitalizi a rinnegati, prostitute, delinquenti comuni (camorristi) e profittatori dai nomi altisonanti trasformati in “eroi puri” e beatificati o divinizzati nei sacri testi della agiografia risorgimentale. (2-1134) “Manna”. (25 settembre 1990).
Lai??i??onorevole Manna ha facoltAi?? di illustrare la sua interpellanza n. 2-01134.
Angelo MANNA. Rinunzio ad illustrarla, signor Presidente, e mi riservo di intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. Lai??i??onorevole sottosegretario di Stato per la difesa ha facoltAi?? di rispondere.
Clemente MASTELLA. Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, onorevole Manna, la mia risposta ai??i?? me ne dispiace molto ai??i?? A? brevissima, per la veritAi??. Lai??i??accesso ai documenti sul brigantaggio custoditi presso lo stato maggiore dellai??i??esercito, contenuti in circa 140 contenitori e non duemila, come si legge nellai??i??interrogazione, A? libero. Unica formalitAi?? di rito A? una richiesta scritta preventiva, necessaria per regolare lai??i??afflusso dei visitatori. I documenti sono giAi?? stati utilizzati per realizzare opere edite.
PRESIDENTE. Lai??i??onorevole Manna ha facoltAi?? di dichiarare se sia soddisfatto per la sua interpellanza n. 2-01134.
Angelo MANNA. Signor Presidente, non credo di potermi dichiarare soddisfatto per la risposta fornitami dallai??i??onorevole sottosegretario, che avrei preferito non vedere stasera in questai??i??aula per il fatto che sono suo conterraneo e so benissimo quanto A? costato ai suoi antenati vivere a Ceppaloni, a un tiro di schioppo da Casalduni e Pontelandolfo, terre ancora oggi maledette, terre di briganti, come furono definite, con tanto di carta protocollo e timbri dal regno unitario, nel 1861. Della risposta che a nome del governo si A? degnata di dare alla mia interpellanza, ella A? stato soltanto ai??i?? mi scusi ai??i?? la voce: e neppure la voce dellai??i??attore, ma ai??i?? mi consenta ai??i?? quella del pappagallo (non ce lai??i??ho con lei personalmente), perchAi?? quale rappresentante del Governo ella si A? informata sommariamente e si A? accontentata della solita risposta evasiva, degna soltanto della massima commiserazione, vista che a fornirgliela sono stati alti ufficiali di un esercito che A? proprio quello che io mi sono sforzato di descrivere per 35 anni, degno erede di quello sardo-piemontese. Quello che A? peggio, signor sottosegretario, A? che, lungi dallai??i??aver risposto in maniera neppure evasiva, ella ha prestato la sua voce di pappagallo ad uno stantio e puzzolente copione che, scritto male e stampato peggio, A? quello che la solita combriccola dello stato maggiore dellai??i??esercito italiano rabbercia e stiracchia a piacimento da piA? di un secolo, e da piA? di un secolo riesce ad imporre finanche ai rappresentanti del Governo dello Stato unitario, perchAi?? ad esso possono prestare soltanto la voce, e neppure quella dellai??i??attore: quella del pappagallo. Per caritAi?? di greppia? No! Per caritAi?? di patria. SAi??! Certo: lai??i??ufficio storico dello stato maggiore dellai??i??esercito italiano A? lai??i??armadio nel quale la setta tricolore conserva e protegge i suoi risorgimentali scheletri infami; conserva e protegge le prove delle sue gloriositAi?? sempre abiette; conserva e protegge le prove che nel 1860 lai??i??esercito italiano calA? a tradimento sul Regno di Napoli e si comportA?, secondo il naturale dei suoi bersaglieri e carabinieri, da orda barbarica; conserva e protegge le prove che Vittorio Emanuele II di Savoia, ladro, usurpatore ed assassino ai??i?? e perciA? galantuomo ai??i?? nonchAi?? il suo protobeccaio Benso Camillo, porco di Stato ai??i?? e perciA? statista sommo ai??i?? ordinarono ai propri sadici macellai di mettere a ferro e a fuoco lai??i??invaso reame libero, indipendente e sovrano e di annetterlo al Piemonte grazie ad un plebiscito che fu una truffa schifosa, combinata da garibaldesi, soldataglia allobrogica e camorra napoletana. Lai??i??ufficio dello stato maggiore dellai??i??esercito italiano A? lai??i??armadio nel quale lai??i??unificazione tiene sotto chiave il proprio fetore storico: quello dei massacri bestiali, delle profanazioni e dei furti sacrileghi, degli incendi dolosi, delle torture, delle confische abusive, delle collusioni con Tore e Crescienzo (allai??i??anagrafe Salvatore De Crescenzo) e con la sua camorra, degli stupri di fanciulle, delle giustizie sommarie di cafoni miserabili ed inermi, delle prebende e dei privilegi dispensati a traditori, assassini e prostitute, come la famigerata Sangiovannara, De Crescenzo, anchai??i??essa, per lai??i??anagrafeai??i?? Quali studiosi hanno potuto aprire questi armadi infami, signor sottosegretario? I crociati postumi, gli scribacchini diventati cattedratici per aver saputo rinnegare la propria origine e per aver saputo rinunciare alla ricerca della veritAi?? storica, per aver dimostrato di saper essere i sacerdoti del sacro fuoco del mendacio.
Signor Presidente, per favore, si giri: guardi il pannello alle sue spalle. Eai??i?? falso, A? un falso storico! Lai??i??ho detto e ridetto sette anni fa: alle urne, nel Regno di Napoli invaso, si presentA? solo lai??i??1,9 per cento! Come si ebbe, allora, un milione di voti?
Mauro MELLINI. Si fece con la tecnica dellai??i??8 per mille !
Angelo
MANNA. Sapessi a quante tecniche si fece ricorso !
PRESIDENTE. Onorevole Manna, mi consenta di interromperla.
Le prometto che detrarrA? dal computo del tempo a sua disposizione quello utilizzato per il mio intervento. Vorrei che lei sapessi che lai??i??ascolto: anchai??i??io mi considero un modesto cultore delle memorie storiche. Naturalmente, mi sono fatto unai??i??opinione precisa, anche perchAi?? ho unai??i??etAi?? purtroppo piA? avanzata della sua.
Angelo MANNA. Non A? colpa sua, nAi?? merito mioai??i??
PRESIDENTE. Mi consenta di farle una piccola raccomandazione sul linguaggio. Non mi permetterei mai di entrare in un dibattito storiografico di tanto interesse. La invito soltanto a quella moderazione di linguaggio per la narrazione di eventi drammatici, che pure appartengono in qualche modo alla storia dai??i??Italia. Ne guadagnerAi?? anche lai??i??obiettivitAi??, la serenitAi?? e lai??i??austeritAi?? di questai??i??aula.
Angelo MANNA. La ringrazio, signor Presidente. Accetto comunque la sua raccomandazione anche perchAi?? so che lei, da buon piemontese serio, ha letto i testi scritti sullai??i??altra sponda e quelli del suo generale piemontese (una persona perbene) il Bertoletti, che ha scritto Il Risorgimento visto dallai??i??altra sponda: un testo che io stesso curai quando lai??i??editore napoletano Arturo Berisio volle ripubblicarlo, una trentina di anni fa.
PRESIDENTE. Conosco perfettamente questo genere letterario e le voglio ricordare che una casa editrice piemontese, che anche posso nominareai??i??
Angelo MANNA. Io le dirA? che A? stato ristampato a Napoli.
PRESIDENTE. ai??i??nellai??i??immediato secondo dopoguerra presentA? una raffigurazione della storia dai??i??Italia piA? problematica di quella esposta nei testi ufficiali. Mi riferisco ad un testo aureo che credo lei abbia ben presente, e che A? Lai??i??Alfiere di Alianello.
Angelo MANNA. La ringrazio per la citazione. Alianello A? uno dei miei sacri evangelisti. Clemente MASTELLA, sottosegretario di Stato per la Difesa. Visto lai??i??andamento della discussione, il Governo non cai??i??entra! Eai??i?? un dialogo fra di voi. Angelo MANNA. I piemontesi “buoni”, voglio dire onesti, ci sono sempre stati, ed anche a quel tempo. Uno per tutti il generale Covone, fior di galantuomo, che perA? ebbe il torto di mettersi troppe volte sugli attenti di fronte ad una canaglia come Cialdini e a emeriti cialtroni come Fanti, Della Rocca, Pinelli. Li vogliamo nominare tutti i cattivi? Non la finiremmo piA?! Certo, signor Presidente, anche qualche generale italiano A? stato preso di recente dalla fregola della ricerca storica. E quello che A? riuscito a capire, a scrivere e a dare alle stampe, A? stato ed A? ai??i?? mi consenta, signor Presidente ai??i?? roba da storico voltastomaco.Il generale Oreste Bovio, che dal 1980 al 1982 ha retto lai??i??ufficio storico dellai??i??esercito italiano, ha osato pubblicare nel 1987, naturalmente a spese dello Stato, quanto segue:”Non puA? ragionevolmente essere fatto alcun addebito allai??i??ufficio storico dellai??i??esercito per non aver sentito la necessitAi?? di analizzare un comportamento delle unitAi?? impiegate nella lotta al brigantaggio. Quale importanza potevano avere allora piccoli scontri con briganti e predoni?”. Povera storia, signor Presidente! Poveri cafoni meridionali, povera questione ardente, agraria, sociale! Povero Pasquale Villari, povero Antonio Gramsci, povero Guido Dorso, povero Gaetano Salvemini, povero Franco Molfese! Povera questione meridionale!. Voglio supporre che questo Oreste Bovio sia stato gratificato abbastanza, magari con diplomi medaglie e mance competenti, dalla setta allobrogo-ligustre-longobarda alla quale ha mostrato di sapere tanto bene reggere il sacco. E voglio sperare che le avrie leghe nordiste, tanto care al liberalcapitalismo (gratificato a dovere dal “negrieismo” a basso costo sacramentato dalla legge Martelli) vorranno tenere presente, nelle loro antistoriche confutazioni della storia, questo pagliaccio di generale che, loro involontario profeta, con pochi tratti di penna pagatigli dallo Stato, ha annullato gli orrori dei massacri contadini meridionali da parte dellai??i??orda assetata di sangue e di bottino, ed ha creduto che il clA?u della questione meridionale ai??i?? la sua bestiale conseguenza e cioA? lai??i??emigrazione in massa, come “cacciata dei cafoni” dalle proprie terre ai??i?? fosse una fola inventata da revanscisti borboniani, o capricci di meridionali dediti al girovaghiamo per essere nati con la spiccata tendenza al turismo. Certo, negli armadi dello stato maggiore vi saranno anche le prove del fatto ai??i?? ormai provato abbastanza ai??i?? che, se a partire dal 1860, alla sua prima uscita, il regno unificato scrisse pagine vergognose ed abiette, non si rifece affatto nella prima guerra mondiale e toccA? il fondo nella seconda, quando tradAi?? nel 1914 la Triplice e quando, trentai??i??anni dopo, tradAi?? Germania e Giappone ed accorse in aiuto del vincitore anglo-franco-americano e si fece finanche stuprare, eroicamente, si capisce, dai marocchini. Ma noi del Sud ai??i?? che non intende subire ulteriormente il danno della colonizzazione tendente allai??i??assoggettamento totale e la beffa della distorsione premeditata dei fatti storici, che la sua colonizzazione determinA? ai??i?? non interessano le bubbole che i vestali del sacro fuoco del mendacio tricolore fanno propalare anche ad un sottosegretario di stato, nella certezza che, per caritAi?? di patria, anche egli, come i suoi predecessori, non disdegni di farsi complice loro nel servire la mistificazione e i suoi profeti abietti. Lai??i??ufficio storico dellai??i??esercito italiano custodisce e protegge le prove storiche che quella sacra epopea, che fu detta Risorgimento, altro non fu se non una schifosa pagina di rapine e di massacri scritta da unai??i??orda barbarica che, oltre la vita ed i beni, rubA? al Sud e portA? nellai??i??infranciosato Piemonte finanche il sacro nome dai??i??Italia. Gli armadi con gli scheletri infami, che riguardano la repressione del cosiddetto brigantaggio ai??i?? che fu epopea storica di decine di migliaia di cafoni disperati ai??i?? recano la catalogazione G11 e G3, e sono circa 150 mila i fogli che, contenuti in 140 dossiers, costituiscono la prova documentale delle efferatezze subito dal Reame degradato a feudo sabaudo, da disbattezzare, spremere, colonizzare e sottomettere. Signor sottosegretario, signor Presidente, colleghi, io non mi chiedo affatto se lai??i??aspetto piA? vergognoso sia rappresentato dal non giAi?? ottuso ma settario rifiuto da parte degli eredi della soldataglia piemontese, ligure e lombarda di aprire gli armadi infami, o se sia piuttosto rappresentato dallai??i??acquiescenza, che A? omertAi?? passiva, di un Governo che consente a dei soldati (che possono solo gloriarsi di avere fatto carriera sul campo dellai??i??eterna battaglia delle lottizzazioni ingaggiata dai partiti democratici egemoni) di gestire a piacimento una massa di documenti storici di eccezionale valore e di concederli in visione a piacimento soltanto a scrittorelli di indubbia fede antistorica, che non sprezzerebbero mai il sacro giuramento ateo liberal-capitalistico di servire vita natural durante il mendacio tricolore sul quale A? fondata lai??i??ancora imperversante agiografia del cosiddetto Risorgimento. Sulla questione dellai??i??ufficio storico dellai??i??esercito italiano quattro anni fa Giorgio Bocca scrisse su Lai??i??Espresso:”Sarebbe davvero troppo chiedere ai militari di documentare e pubblicizzare le violazioni della morale comune che il potere politico gli ha chiesto e ordinato”. Il Bocca non andA? oltre, non so se per calcolo tricolorico o per improvviso inceppamento del cervello. Oltre ai??i?? me lo consenta, signor Presidente ai??i?? vado io. Affermando che il copione che i responsabili dellai??i??ufficio storico dellai??i??esercito italiano rabberciano e stiracchiano a piacimento e impongono persino ad un rappresentante del Governo italiano affinchAi?? si compiaccia di prestare alle sue battute soltanto la voce (neppure quella dellai??i??attore, ma quella del pappagallo), ha 131 anni e non puA? essere rimaneggiato, riveduto, corretto, adattato ai tempi, adeguato alle necessitAi?? della storia. Sarebbe troppo esigere dai militari lai??i??apertura degli armadi nei quali sono custoditi e protetti gli scheletri del cosiddetto Risorgimento. Ma non perchAi?? mai e poi mai, signor Presidente, un esercito ammetterebbe i crimini di cui si A? macchiato per ordine di una classe politica egemone. Tutti gli eserciti del mondo commettono crimini orrendi, saponificando, napalmizzando, lanciando bombe atomiche, chimiche, batteriologice, ed A? umano che nessun esercito sia disposto a mettere in piazza la propria disumanitAi?? e a produrne lai??i??inconfutabile prova documentale. Nel nostro caso, perA?, si tratterebbe di mettere in piazza che gli eroi del cosiddetto Risorgimento furono dei criminali sullai??i??orlo dellai??i??asburgizzazione, e che i loro sacri ideali fecero da paravento a uzzoli predatori e sanguinari. Al grido di:”fuori lo straniero” gli eroi ai??i?? cioA? i criminali ai??i?? imposero ai rinnegati e agli spergiuri del Regno di Napoli la cacciata
di un re che era napoletano da quattro generazioni e la distruzione di uno Stato libero, indipendente e sovrano. Ed al suo posto imposero un re che parlava francese e che era il re piA? spergiuro e fellone e debitoso dai??i??Europa, a prova di storia. Nel nostro caso si tratterebbe di mettere in piazza che lai??i??annessione del reame napoletano fu unai??i??operazione che senza lai??i??intervento della camorra non sarebbe riuscita. Furono i camorristi di Salvatore De Crescenzo, “Tore e Crescienzo”, a presidiare i seggi nel corso del truffaldino plebiscito e ad “uccidere di mazzate” i difensori timidi, pavidi, delle ragione della monarchia nazionale borbonica. E furono ancora i camorristi ad inchiodare con le bocche rivolte verso il mare i cannoni che i fedelissimi della guardia nazionale (che si fregiava della bandiera tricolore, signor Presidente) avevano puntato sulla stazione ferroviaria dove, proveniente da Salerno, sarebbe arrivato lui, il leone imbecille, Giuseppe Garibaldi. Nel nostro caso, signor Presidente, si tratterebbe di mettere in piazza che ai decennali massacri belluini perpetrati dallai??i??orda barbarica seguAi?? unai??i??emigrazione che fu unai??i??esplosione, a catena, che fu lai??i??effetto della raffica di calcioni tricolori sparata dal regno unitario nei fondelli sfondati di coloro i quali avevano avuto lai??i??infelice idea di scampare ai massacri. In tal modo si renderebbero pubbliche finalmente le cause vere della questione meridionale e si fornirebbero dunque ai politici e ai sindacati di oggi, signor Presidente, le basi sulle quali impiantare, finalmente, la fabbrica dei rimedi specifici.
Nel nostro caso, infine, si tratterebbe di mettere in piazza che lai??i??invasione, lai??i??annessione e i massacri subiti dallai??i??Emirato libero e sovrano del Kuwait pochi mesi fa li subAi?? il Reame di Napoli ad opera di Saddam Hussein che si chiamava Vittorio Emanuele II, nel 1860ai??i??
Mauro MELLINI. In fatto di poligamia certamente un collegamento cai??i??A?! Angelo MANNA. ai??i??e che anche allora lai??i??invasione, lai??i??annessione ed i massacri costituirono una violazione del diritto internazionaleai??i?? Ma noi no avevamo il petrolio, caro Mellini. Avevamo soltanto lai??i??oro, la dignitAi??, lai??i??onoreai??i?? E, ciA? che contava, eravamo unai??i??enorme piazza di consumo: un mercato di nove milioni e mezzo di bocche!ai??i?? E la comunitAi?? mondiale se ne stette comodamente a guardare! E, quando fu raggiunta dagli urli di sdegno degli uomini, e dai lamenti dei torturati, e dalle grida delle fanciulle, stuprate ai??i?? signor Presidente, lei che A? un cultore di storia ai??i?? talvolta soltanto a colpi di baionetta, si affrettA? a chiudere finestre e balconi; infastidita, molestata dal rumore. Signor sottosegretario, ho avuto dei rapporti con Falco Accame, che A? stato Presidente della Commissione Difesa nella IX legislatura, e con i colleghi Edo Ronchi e Guido Pollice. Abbiamo spesso convenuto che bisognerebbe trasferire la massa documentale di cui lai??i??esercito A? tenutario e protettore dal 1856 (da quattro anni prima dellai??i??annessione del Regno di Napoli a quello piemontese:quindi da quando non era esercito italiano ma esercito sardo-piemontese) presso gli archivi di Stato. Ma ai??i?? quanto volte ho dovuto eccepirlo ai??i?? a ciA? non si opporrebbe lai??i??esercito, ma tutti quei ministri i quali, pur di continuare a far credere agli italiani la bella favola del cosiddetto Risorgimento, non esitano a venire in questai??i??aula (o a frequentare convegni, presiedere congressi) per prestare a copioni vetusti le proprie voci nemmeno di attori, di pappagalli. E a rimetterci quel poai??i?? di prestigio ministeriale, governativo e italiano, che ancora avevano. Signor sottosegretario, nellai??i??esprimere queste affermazioni ai??i?? e le chiedo perdono se da conterraneo, involontariamente, lai??i??ho offesa ai??i?? vorrei precisare che per dichiararmi soddisfatto della sua risposta dovrei aver fatto finta di non aver letto tutte le analoghe risposte fornite dai ministri Spadolini e Zanone prima ancora che da lei. Risposte tutte uguali: e tutte bugiarde! Onorevole sottosegretario, se lo gradirAi??, potrA? darle una copia degli atti del convegno sul brigantaggio meridionale svoltosi a Cerreto Sannita nel 1986. Tra i suoi documenti vi A? la scheda con la quale gli studiosi possono chiedere lai??i??accesso alla massa documentale riguardante il brigantaggio e il cosiddetto Risorgimento. Dallai??i??esame di questa scheda ella si potrAi?? rendere conto che, alla fine, questi documenti restano inaccessibili ai quivis de populoai??i?? Ricordo che il generale Poli lai??i??11 marzo 1987 scrisse al vicepresidente della Commissione difesa della Camera, lai??i??onorevole Baraccetti, le seguenti parole:” Il problema piA? generale del libero accesso allai??i??ufficio storico nella realtAi?? non esiste, in quanto nel pieno rispetto e nellai??i??osservanza del decreto del Presidente della Repubblica n. 1409 del 30 settembre 1963, il suo archivio A? aperto a tutti i ricercatori, italiani e stranieri, senza remora o restrizione alcuna. Ne fanno fede le larghe utenze fruite da grossi nomi del mondo accademico”. Sottolineo che tra questi “grossi nomi” non vi A? nessun meridionale, nessuno studente, nessuno studioso attendibile. A fruire dei “pazzi” sono stati e sono sempre i soliti scribacchini che fanno spendere centinaia di miliardi al contribuente italiano per consolidare le “puttanate” che gli storici prezzolati cominciarono a scrivere dal 1860 in poi, forti del solo merito di aver vinto!