IL SOLDATO DI MARSALA Testo e musica di Gustave Nadaud [1861]
(LE SOLDAT DE MARSALA Paroles et musique par Gustave Nadaud)
La canzone parla della “Spedizione dei Mille” vista da chi lai??i??ha vissuta in prima linea, un volontario francese che, partito credendo nei discorsi di Garibaldi, poi comprende che in qualsiasi guerra, gli ideali propinatigli non hanno un posto, esistono altrove.
Il testo Ai?? composto di tre strofe di dodici novenari, formata da una tripla quartina in rima alternata. Infatti la rima ha lo schema ABAB, CDCD, EFEF, per cui ogni quartina A? indipendente dalle altre nellai??i??ambito della strofa doppio-senaria o sirventese. Il ritornello Ai?? formata da una quartina di due novenari e due settenari in rima alternata. Gustave Nadaud era un trovatore, del livello di Armando Gill o Fabrizio De AndrA?, la metrica A? condizionata dalla musica e dal testo creati contemporaneamente.
Godiamoci questa canzone o poesia, tanto diversa dal testo di Giulio Cesare Abba!
Le Soldat de Marsala | Il soldato di Marsala |
Nous Ai??tions au nombre de mille, Venus d’Italie et d’ailleurs, Garibaldi, dans la Sicile, Nous conduisait en tirailleurs ; J’Ai??tais un jour seul dans la plaine Quand je trouve en face de moi Un soldat de vingt ans Ai?? peine Qui portait les couleurs du roi. Je vois son fusil se rabattre : C’Ai??tait son droit ; j’arme le mien, II fait quatre pas, j’en fais quatre, II vise mal, je vise bien. Ah ! que maudite soit la guerre Qui fait faire de ces coups-lAi?? ; Qu’on verse dans mon verre Le vin de Marsala ! II fit demi-tour sur lui-mA?me. Ah ! que maudite soit la guerre Ah ! que maudite soit la guerre |
Eravamo in mille venuti d’Italia e da altrove; Garibaldi, in Sicilia ci portava come fucilieri; un giorno ero solo nella piana quando mi ritrovo davanti un soldato d’appena vent’anni che portava i colori del Re. Gli vedo spianare il fucile: era suo diritto; io armo il mio, lui fa quattro passi, io ne fo quattro, lui mira male, io miro bene. Ah! Maledetta sia la guerra Fece mezzo giro su se stesso. Ah! Maledetta sia la guerra |
(Testo dal sito ai???Canzoni contro la guerraai???)
Gustave Nadaud (1820-1893)
Giuseppe Garibaldi e i Mille sbarcano a Milazzo. in un ritratto di L.Bonnat.
Commento
Lai??i??autore, nato nel 1820 a Roubaix, lavorA? a Parigi come collaboratore di Redazione dei giornali L’Illustrator e Le Figaro. Dai resoconti di guerra ebbe lai??i??ispirazione per la canzone (Alexander Dumas andA? a Marsala, chiamato da Garibaldi che usava, nelle sue guerre, portarsi dietro un codazzo di scrittori per la ai???diffusioneai??? (romanzata?) delle sue gesta).
La canzone fu composta nel 1861, dopo aver sentito di persona i volontari rimpatriati. Commentiamo il testo della canzone, tradotto non letteralmente ma a senso, dallai??i??originale francese, per poter comprendere cosa realmente ci ha voluto comunicare il Nadaud. Iniziamo dal ritornello, che dopo la terza varia negli ultimi due versi.
Eai??i?? un grido di sdegno lai??i??esclamazione di un giovane che, immerso nella crudeltAi?? della guerra, la maledice, perchA? costringe a sparare addosso a gente che non conosce e che non gli ha fatto niente di male Ah ! que maudite soit la guerre qui fait faire de ces coups-lAi??; quindi, visto che non puA? far diversamente, meglio berci sopra Qu’on verse dans mon verre le vin de Marsala ! Versate nel mio bicchiere, e che sia ben pieno, il vino di Marsala!
Il ritornello ricorda lai??i??usanza di imbottire i soldati di vin brulAi??, ed altro, prima di mandarli alla carica fuori dalle trincee o dai fortini, contro nemici di cui non si doveva vedere il volto.
Nellai??i??ultimo ritornello, mutano gli ultimi versi, Qu’on emporte mon verre! letteralmente in italiano ai???che mai??i??importa del mio bicchiereai???, ma il vero significato A?: ai???Portate via il mio bicchiere!
Mi A? passata la voglia di bere! Non cai??i??A? piA? un solo motivo per brindare!ai??? o simili ed il perchAi?? A? nel C’Ai??tait Ai?? Marsala seguente, ai??? Questo A? avvenuto realmente a Marsalaai???, la vicenda dei Mille A? tutta racchiusa in questa canzone.
Si brinda, ovviamente, al ritorno da unai??i??operazione vittoriosa, ma il brindisi non ha piA? un senso quando il soldato che invade la ai???Patria del nemicoai??? ha ai???capitoai??? la guerra. La prima parte descrive il motivo per cui era a Marsala: Eravamo in Mille Nous Ai??tions au nombre de mille, il numero sarAi?? sempre lo stesso da Quarto al Garigliano, venus d’Italie et d’ailleurs, provenienti dallai??i??Italia (nel 1860 il nome indicava la Penisola e non uno Stato) e da altri luoghi, arruolati come fucilieri (fanteria leggera) da Garibaldi per andare in Sicilia, a liberare un popolo dai tiranni stranieri.
Quindi i Mille non erano tutti italiani, cai??i??erano dei regolari dellai??i??esercito sardo (con ufficiali ex borbonici) oltre ai volontari reclutati ovunque, sfruttando le stesse idee di libertAi?? ecc. delle Repubbliche del 1797/99 o di Napoleone.
Ma, oltre a ai???i Milleai???, Garibaldi aveva Ai?? arruolato Ai?? anche lai??i??Ammiraglio Guglielmo Acton ed il cap. Caracciolo (Regia Marina Borbonica), gli inglesi delle navi Argus e Intrepid, presenti a Marsala per proteggergli
lo sbarco, la maggior parte degli alti ufficiali Borbonici siciliani (Generale Lanza e C.), inoltre aveva inviato un proclama in cui prometteva, in pratica, ai???la terra ai contadiniai???, rivelatasi la vera causa di successo della spedizione.
Inizia la narrazione dellai??i??episodio, per il cui commento useremo il testo italiano, in francese saranno citati solo i versi che necessitano della traduzione allai??i??impronta o senso. ai???Un giorno ero solo nella piana, quando mi ritrovo davanti un soldato, d’appena vent’anni,che portava i colori del Reai???.
Il giovane francese era comandato di pattuglia ed era rimasto isolato, allai??i??improvviso spunta un suo coetaneo, comandato per gli stessi motivi, ma con una altra uniforme, quella bianca e celeste dellai??i??esercito Borbonico. Entrambi sono giovani, di poca esperienza, mandati allo sbaraglio per volontAi?? dei potenti, lontani geograficamente e culturalmente, che decidono sulla vita di sconosciuti, persone senza volto, ai???puri semplici numeriai??? da ai???riportareai??? nei bollettini di guerra e nei libri di storia.
La loro reazione A? spontanea, ai???Gli vedo spianare il fucile:era suo diritto; io armo il mioai???, A? tutto naturale, in guerra non si parla al nemico (nel finale dirA? il perchAi??). La frase Je vois son fusil se rabattre indica che il francese vede solo il fucile puntato su di lui, non il soldatino borbonico, A? il fucile spianato che lo induce, spontaneamente, ad armare il suo ed iniziare il duello che avrAi?? un finale assurdo.
Sembra la scena di ai???Mezzogiorno di fuocoai???, ma senza il cattivo e lo sceriffo, solo due giovani spaventati, ai???lui fa quattro passi, anche io ne faccio quattro, lui mira male, io miro beneai???. Il c’Ai??tait son droit ricorda lai??i??istinto di sopravvivenza sul nemico, un diritto naturale sfruttato dalle logica della guerra. La frase A? senza rancore, A? una amara constatazione.
La seconda parte descrive la fine del duello. Non un accenno agli spari, ai colpi, solo il soldato che si abbatte a lato (fa mezzo giro su se stesso) ed un flash nella mente del francese ai???Diavolo, perchAi?? mi ha mancato?ai???, un pensiero che lo tormenterAi?? per tutta la vita. La reazione A? in linea con lai??i??animo buono del ragazzo francese, che getta il fucile e corre verso il ferito, ai???Povero ragazzo! Era pallido, verso di lui sono accorsoai???.
Non gioisce per il buon (per lui) esito del duello, ai???Non cantavo vittoria, ma gli ho chiesto perdonoai???, A? un ritorno alla vita normale, alle idee di fratellanza universale che la guerra fa dimenticare e che sono le sole in grado di ai???sconfiggere la guerraai???.
Quindi cerca di soccorrerlo come puA? ai???Aveva sete, gli diedi da bere, e d’un colpo mi vuotA? la borracciaai???. La ferita fa perdere sangue ed attiva una sete infernale,il corpo ha bisogno di liquidi, la cui perdita di circa due litri porta alla morte. I fabbricanti dai??i??armi lo sanno bene ed inventano armi di offesa atte a provocare la perdita di oltre i due litri di sangue. Ma lai??i??acqua non bastava, ai???Poi lo appoggiai a un albero e asciugai la sua fronte gelata: la sua fronte giAi?? sapeva di marmoai???.
Sta assistendo alla morte del giovane, la descrive con puntiglio, come se ne vivesse lai??i??agonia, per cui esprime una speranza ai???Speriamo che sia soltanto ferito!ai???, traduzione a senso di S’il pouvait n’A?tre que blessAi?? !
Il verso puA? anche dire ai???Spero che il mio aiuto sia stato utile per non lo farlo morireai???,se A? solo ferito e soccorso bene, almeno potrAi?? sopravvivere.
La terza parte A? lai??i??epilogo del dramma. Il francese cerca di medicare la ferita, gli sbottona la giubba ai???Ho voluto medicare la sua ferita, ho aperto la sua uniforme biancaai??? e vede che la palla lo ha trapassato, sfiorando il cuore, quindi creando un danno irreparabile. ai???La palla, senza ripercussione era passata a lato del cuoreai???. Non cai??i??A? piA? niente da fare, il destino del giovane borbonico A? ormai segnato. Il francese cerca ancora di aiutarlo, lo spoglia e, frugando nella giubba, trova un qualcosa che gli farAi?? ricordare la madre che, in qualche parte della Francia, aspetta che ritorni vivo, non importa come.
Quanta ansia per mancanza di notizie, allai??i??epoca lente ad arrivareai??i??.. ai???se arrivavanoai???. ai???Tra la casacca e la camicia, ho visto un ritratto a colori di una signora matura e floridache sorrideva dolcementeai???. Il giovane Borbonico portava addosso il ritratto di una Signorabella, in etAi?? medio-alta, che poteva essere la madre, o forse la nonna, dal sorriso dolce, indice di gioia e di serenitAi??, evidentemente fatto in epoca in cui Garibaldi, Cavour & soci erano in ai???altre faccende affaccendatiai???.
Il testo originale dice Je vis le portrait en couleurs d’une femme vieille et bien mise, qui souriait avec douceur. In francese portrait indica un ai???ritrattoai??? che puA? essere una fotografia o un quadretto ad acquerello. Opto per una fotografia perchAi?? nel 1851 erano stati inventati tre sistemi per stampare le fotografie, colatipia, ambrotipia, ferrotipia, nomi derivati dal materiale impiegato o dalla tecnica di fissaggio sulla carta. Ferdinando II era aperto a tutte le ai???novitAi??ai??? e sicuramente aveva introdotto nel Regno di Napoli anche le nuove tecniche fotografiche. La conferma A? data dal Nadaud con il Soldat de Marsala.
Lai??i??opera di Nadaud A? utile alla storiografia, A? una miniera di notizie per chi la consulta attentamente. Se il soldatino aveva nel 1860 il ritratto a colori, in ambrotipia, di certo esistevano botteghe di fotografi ai???moderniai??? nella sua cittAi??, del Regno di Ferdinando II (Napoli e Sicilia o Delle due Sicilieai???).
PuA? essere il ai???ritratto della nonnaai??? perchAi?? allai??i??epoca, per malattie, guerre o altro, vi erano numerosi orfani, spesso affidati ai nonni. Gli orfani di famiglie agiate erano avviati agli studi per un diploma, in un collegio, o alla carriera ecclesiastica oppure militare (Annunziatella o altri) mentre i meno abbienti erano arruolati nellai??i??esercito o nella Reale Marina.
Tenendo in mano il ritratto, il volontario francese ha come un Flash: ai???Poi, ho vissuto, solo Dio sa come, quel tanto che la cosa deve durare, io avrei visto morire un giovane ragazzo e la bella signora piangere per luiai???.
Il giovane ha vissuto un attimo umanamente inspiegabile ai???Solo Dio sa come A? successoai???, un lampo, un flash, Mais tant que cela doit durer ai???il tempo necessarioai??? per vedere, nel ritratto, ai???la bella signora piangereai??? mentre il giovane spirava, Je verrai mourir le jeune homme et la bonne dame pleurer. Quindi, tutto torna normale, la bella signora sorride nel ritratto, ma lai??i??attimo in cui sembrava piangere ha segnato profondamente il giovane francese, per cui, la canzone finisce con il verso C’Ai??tait Ai?? Marsala, ai???solo questo A? successo veramente a Marsala! ai???, non i suoi sogni di gloria e di ideali, ma solo: un giovane morto per un Re, che forse non aveva mai visto, una bella signora che non sorriderAi?? piA?, ed una domanda Pourquoi diable m’a-t-il ratAi?? ?
E tutto per la gloria di Garibaldi, il nizzardo che combatte per un Re che ha venduto la sua cittAi?? natale, ma ha avuto Capreraai??i??.
Quella gloria che sa di sangue e di lacrime, di giovani stroncati, della vittime di Bronte, dei ventai??i??anni di guerriglia, dei morti a Fenestrelle.
Considerazioni Gustave Nadaud, a 28 anni, iniziA? a comporre canzoni per gli amici, poi pubblicA? i suoi testi, generalmente, sui giornali L’Illustrator e Le Figaro, di cui era collaboratore fisso.
Nadaud, malgrado il grande successo, per le sue idee culturali, rifiutA? ogni compenso e volle che i testi fossero diffusi nel popolo, motivo per cui morAi?? povero nel 1893 a Parigi. I suoi testi furono vietati dai potenti del II Impero ed a Napoleone III, perchAi?? ai???satiriciai???, cosAi?? il censore definisce ai???realisticiai???, e perchAi?? ritenuti pacifisti ai???ante litteramai???.
Il Nadaud A? un Trovatore (Troveur, in langue dai??i??oil), i suoi testi, di matrice popolare, sono ironici e spesso di tema politico-sociale, e sono stati creati insieme alla melodia.
Oggi I trovatori sono considerati cantautori, ma A? improprio, perchAi?? tra i cantautori solo pochi sono veri poeti, e quindi Trovatori, la maggior parte sono ai???cantautoriai??? e basta. Non a caso in Italia gli odierni Trovatori sono di scuola Genovese (De AndrA?,ecc.) o della Napoletana fino agli anni ai??i??60 (Armando Gill,
ecc.), le cittAi?? in cui fiorAi?? la poesia trovatorica provenzale nel 12Ai?? secolo, inizio della produzione di cantari, ballate, rispetti e sirventesi, o, forse, fu ripresa di una tradizione giAi?? presente nel periodo pre-romano.
Ma veniamo alla canzone in particolare. In Francia la fama de “Le soldat de Marsala” non A? mai venuta meno, periodicamente A? riproposta in spettacoli e in incisioni (Raoul de Godewarsvelde o Serge UtgA?-Royo).
La fama di Giuseppe Garibaldi nasce dal fatto che ha saputo sfruttare la stampa e ai???addetti alle pubbliche relazioniai???, metodo usato da pochi generali o capitani di ventura (categoria in cui lo si puA? inquadrare). I veri Generali della ai???Storiaai??? hanno scritto di persona le relazioni delle loro gesta, complete di notizie storico-geografiche ed etnologiche, regalandoci una miniera di notizie utili per la Storiografia (Giulio Cesare, Senofonte, Catone, Gneo Nevio). I giornalisti al seguito di Garibaldi, tra i quali il Dumas (nemico dei Borboni) e G.C.Abba, hanno coniato slogan ancora oggi insegnati a scuola, ma hanno dimenticato i tradimenti del Lanza (Calatafimi e Palermo), la strage di Bronte, il superamento della fortezza di Messina (caduta a febbraio 1861 quando Garibaldi, novello Cincinnato, coltivava lai??i??orto a Caprera), il ruolo dellai??i??Amm. Acton o di Liborio Romano, il Ministro dellai??i??Interno che cambiA? padrone ma non poltrona.
Per questi motivi la Spedizione dei Mille (ma quante volte mille?) ebbe una vasta eco in tutta Europa, fino in Russia ove i contadini russi dicevano che un giorno sarebbe arrivato Garibaldov a liberarli, ed il loro tipo di camicia da lavoro (rossa) fu chiamata garibal’dejka.
Eai??i?? doveroso precisare che ai???la camicia rossaai???, leggenda e simbolo dei rivoluzionari di tutte le epoche, escluso i cosiddetti ai???di destraai???, non A? stata scelta per motivi ideologici o politici, ma per superare una necessitAi?? contingente (il Manifesto di Marx del 1848 A? posteriore). In Uruguay Garibaldi, avendo il problema di ai???vestireai??? i suoi volontari, trovA? disponibili una partita di camicie, ordinate e rifiutate dal macello di Montevideo, ovvio il colore rosso per il lavoro dei destinatari originari. CosAi?? i suoi volontari divennero ai???Le camicie rosseai???. Ma dopo Bronte e simili episodi, sembra che quelle camicie non abbiano cambiato i destinatari.
Lai??i??evento della canzone puA? essere realmente avvenuto, fu scritta nel 1861, al rientro in patria dei ai???Milleai???, e Nadaud ascoltA? i racconti dei ai???reduciai???, diversi dalle cronache inviate al “Figaro”, forse finanziatore del viaggio di Alexander Dumas padre. La canzone, decisamente contro la guerra, ebbe in Francia un grande successo anche sulla spinta dell’emozione del momento in cui nacque. Da quando ho scoperto questa canzone, mi domando se Garibaldi, che nel 1871 corse a ai???difendereai??? la Comune di Parigi, che di fatto rovesciA? ai???finalmenteai??? la monarchia in Francia, abbia ascoltato la canzone di Nadaud, ancora vivente, e che cosa abbia potuto pensare. Come A? strana la vita! Per Garibaldi sono state scritti canzoni, libri e tutto il resto, ma per Chi ha difeso la ai???Patria legittimaai??? esiste solo una ballata sirventese, scritta da un trovatore nella lontana Francia.
I nostrani ai???pennaioliai???, come Ferdinando II chiamava gli scrittori, hanno solo compiaciuto il nuovo governo riscrivendo la storia secondo le sue direttive. Conclusione Gustave Nadaud A? ancora vivo e presente, la sua opera A? spesso riscoperta, rielaborata e riproposta, non ha etAi??, A? sempre attuale, compreso questa canzone. La piana della canzone puA? essere benissimo la piana di Bagdad o Bassora o tanti altri posti dove la guerra sembra non finire mai.
I due giovani possono essere un inglese ed un iracheno, la scena sarAi?? sempre uguale: uno muore, lai??i??altro vivrAi?? col senso di colpa ed una mamma non sorriderAi?? piA?. Ho citato che in Francia “Le soldat de Marsala” A? stata riproposta periodicamente da alcuni artisti in spettacoli ed incisioni, vedi Raoul de Godewarsvelde, ma anche il resto delle sue opere ha avuto degli epigoni, tra cui Georges Brassens, nel 20Ai?? secolo.
Spero che questo lavoro spinga a rivedere la storia insegnata a scuola, a rivedere i fatti sotto una nuova luce, come sono accaduti, A? inutile coltivare gli ideali giAi?? realizzati. Nella prima parte ho accennato in guerra non si parla al nemico, ora vi dico il perchAi??. Chi deve difendere la sua terra, da un invasore, si comporta come se difendesse la sua casa dai ladri, li colpisce anche vedendoli in faccia o dopo aver loro parlato. Eai??i?? una cosa naturale, per ogni essere vivente, difendere il proprio territorio. Chi invece aggredisce, ha pochi ai???validi motiviai??? per combattere, per cui non deve vedere in faccia il nemico. Non puA? pensare, valutare la situazione, deve solo odiare il nemico, per cui A? imbottito di ideologia, vin brulAi??, proclami radiofonici, deve essere sotto pressione.
Per questo Brecht dice: ai???Generale, il tuo esercito ha stupito il mondo, ha invaso (omissis) ai??i??. Ma ha un difetto, A? composto di uomini e lai??i??uomo ha un difetto, puA? pensareai???. Quando il volontario di Garibaldi ha visto in faccia il nemico e lo ha conosciuto, ha pensato ed A? divenuto ai???Il soldato di Marsalaai???. In fondo, da Quarto al Garigliano, ai Mille (sempre 1000?) A? successo sempre la stessa cosa: hanno ucciso, preso prigionieri, sono stati uccisi a loro volta (4.000 solo al Volturno), alla fine molti sono finiti prigionieri dellai??i??esercito sardo, divenuto ai???italianoai???. Ma, in effetti ai???C’Ai??tait Ai?? Marsala ai??? ai???Solo questo A? successoai??? a Marsala e dovunque sono passati: giovani morti per un Re che non conoscevano, belle signore che non sanno piA? sorridere, altri giovani marchiati a vita, ad arrovellarsi sul perchAi?? sono tornati da Marsala.
Bafurno Salvatore