L’intervento di Chiara Foti presso la chiesa di San Lorenzo Maggiore di Napoli.
Omaggio al Soldato Borbonico – “O Surdato e Gaeta”
Napoli 19 dicembre 2016
Saluti di Chiara Fori segretario nazione Comitati Due Sicilie in occasione dell’evento
” Surdato e Gaeta”
Presso chiesa di San Lorenzo Maggiore
Grazie ad Angelantonio Aversana per aver ridato voce a Michele Migliaccio, il soldato di Gaeta, grazie al quale abbiamo ancora oggi la possibilità di vedere uno spaccato sia delle sofferenze a cui siamo stati sottoposti come vinti, sia uno spaccato per capire chi eravamo e che valori aveva la nostra gente, la dedizione ai propri compiti, la fedeltà al re, il senso del decoro e della dignità di chi le sue medaglie le tiene sul core e non sugli abiti laceri.
Ferdinando Russo era giornalista del Mattino e ci racconta che spesso dovette difendersi nei tribunali per accusa di vilipendio delle istituzioni, perchè i suoi personaggi criticavano il nuovo stato italiano. Era un uomo coraggioso, contro corrente, un po’ come noi che siamo qui oggi.
E’ giusto dar voce in ogni occasione possibile al Soldato di Gaeta, per ricordarci chi siamo e come eravamo, così come è giusto che le bandiere gigliate sventolino a imperitura memoria sui luoghi della nostra resistenza, a Gaeta, a Civitella, a Capua, a Messina, a Fenestrelle, E’ nostro compito ridare voce a Don Ugo Catalano, al Alfiere Pino Lancia, al soldato Marturano che vaga ancora tra i ruderi della Cittadella di Messina, al sergente De Federicis prigioniero nelle carceri di Fenestrelle, al colonnello Campanelli che resiste ancora a Capua e ai tanti, molti, dimenticati piccoli grandi eroi della resistenza borbonica.
Mi sono chiesta spesso, riguardo al soldato di Gaeta, Michele Migliaccio, che cosa sarebbe stato di lui se non fosse rimasto offeso a un braccio? Quasi sicuramente avrebbe continuato la resistenza come molti nelle nostre terre hanno fatto. Sarebbe diventato uno di quelli che il risorgimento ha bollato col marchio del briganti. Proprio per questo vi invito a fare una considerazione sull’importanza delle parole che scegliamo quando parliamo dei nostri eroi. Brigante è una parola che ci viene appioppata in senso dispregiativo per descrivere la nostra causa come illegale, sbagliata, violenta, pericolosa. Secondo voi soldati come il Sergente Romano o Cosimo Giordano, sentendosi chiamare da noi briganti, cosa devono pensare? Secondo voi i movimenti indipendentisti irlandesi vengono chiamati terroristi dai loro simpatizzanti? Sarebbe un controsenso. Per questo vorrei invitare tutti, in nome del ricordo di chi eravamo e in nome del ricordo di chi ha lottato per difendere il nostro mondo, no smettere di usare nomi impostici dai savoiardi o dal governo italiano per queste persone che sono stati eroi e patrioti, ma sicuramente non criminali.
1 Comment
…”In questo caso, però, il termine Brigante è sinonimo di eroe, di patriota, non di bandito (come, ancora oggi, per ignoranza o per malafede si cerca di contrabbandarlo) e per questo motivo, deliberatamente, ho voluto sempre trascriverlo con la maiuscola.”
(L. R. Zimmermann – Memorie di un ex Capo-Brigante – pag. 10)