L’Austria sentenzia “il Risorgimento è stata una guerra di aggressione.”
Di Fiore Marro
Caserta 26 settembre 2018
Il Risorgimento? Una guerra di aggressione. Almeno è questa la tesi sostenuta nei libri di Storia che vengono usati nelle scuole austriache. C’è poco da dire su questa tesi, noi duosiciliani l’abbiamo dovuta subire nostro malgrado, così come l’ha subita l’Austria e tutti gli stati profondamente religiosi e tradizionalisti della vecchia e sana Europa di una volta, sana appunto fino a che il sistema liberista Franco – Anglofono non decise altrimenti, annientando in un battibaleno, tradizione, religione, ordine, nazionalismo. Dopo di noi duosiciliani, anche gli altri Stati che nell’800 subirono l’onta dell’aggressione, ritornano a reclamare a voce alta, l’attentato subito dalla propria Patria, è il turno dell’Austria che , indica nomi, cognomi, mandanti e esecutori.
La nota pubblicata sul libro storico Netzwerk Geschichte( Rete Storia per le scuole medie, edizioni Lemberger), sottolinea che non c’è traccia dei 30 anni dei moti di indipendenza ma solo le fasi finali con la proclamazione dell’Unità d’Italia nel 1861, la breccia di Porta Pia del 1870 e la morte di Garibaldi del 1882. Poi incalza ancora più diretto: “Austria, Francia e Gran Bretagna possono vantare una lunga storia.
Da quando esiste lo Stato italiano?”, si chiedono gli autori. Una sorta di “lezione” di supremazia storica.
In Geschichte live (editore Veritas, scuole medie) dopo abbondanti descrizioni delle virtù del Kaiser Francesco Giuseppe, si ammette che «dopo il 1848 l’imperatore e il suo governatore generale maresciallo Radetzky, erano gli uomini più odiati in Italia del nord, ma solo perché “agli occhi degli Italiani erano loro due ad aver fatto fallire le aspirazioni dell’Italia all‘unità e alla libertà”, come si legge sempre sul libro di Storia austriaco.
Dunque il dominio dell’Austria viene trattato come una condizione mentale percepita solo dagli italiani. ll Risorgimento italiano viene spiegato così: “Nel XIX secolo, ambiziosi uomini di Stato capirono che l’idea nazionale si adattava in modo eccellente al raggiungimento dei loro personali obiettivi politici.
Volevano espandere i loro Stati a costo degli altri, e allo scopo utilizzarono come giustificazione l’idea nazionale. In molte parti del mondo ancora oggi si fa politica in modo simile”. Insomma i moti italiani vengono legati soltanto ad ambizioni personali politiche da parte dei padri del Risorgimento. Nei testi austriaci si riscontrano note che indicano di una guerra dovuta all’alleanza tra il Regno di Piemonte con Francia, Gran Bretagna e Prussia.
Bausteine, per esempio che è un testo per le scuole medie definisce il Risorgimento “Nazionalismo” e viene così spiegato: “Gradatamente in Europa si fece strada l’idea che in uno Stato potessero convivere solo persone con il medesimo passato storico, la medesima lingua e la stessa cultura.
Coloro che non rientravano in questo disegno non avrebbero goduto di pari dignità”. Parole pesanti: gli austriaci di fatto diventano in un solo colpo una minoranza etnica vessata dagli italiani. Insomma Vienna prova a rivisitare il Risorgimento italiano. Dai noi poi arrivò Cesare Lombroso e spiegò che al di sotto del Tronto c’erano cittadini che puzzavano e che per via di una fossetta occipitale erano portati a delinquere … L’Austria di Kurz quindi riscrive il Risorgimento e lancia il j’accuse: “Cavour e Mazzini oppressori nazionalisti”.
Finalmente quindi qualcuno lontano dagli schemi massonici tricolorati che racconta cosa è stato per davvero, quello che storici prezzolati esaltano come “Il Risorgimento” e cioè una guerra di aggressione. Finalmente la verità su Cavour che non voleva unire l’Italia, ma bensì dividere l’Austria e raggranellare il danaro delle Due Sicilie per pagare i debiti piemontesi contratti da lui e dai Savoia , altro che Padri Nobili, qui trattasi degli antesignani della Banda Bassotti, Cavour, Garibaldi e Mazzini vengono quindi smascherati per quel che in realtà sono sempre stati e cioè un piccolo club di ambiziosi, e l’unificazione d’Italia una guerra di aggressione.
Il Piemonte nella seconda metà del XIX secolo si guadagnò l’alleanza di Francia, Gran Bretagna e Prussia. L’Austria invece era isolata così come le Due Sicilie da lì all’aggressione e all’annientamento il passo fu breve.