Preciso che tutto ciA? che affermo A? frutto del mio punto di vista, ovviamente.
di Fiore Marro
Caserta 13 dicembre 2013
Sono giunto alla soglia dei 50 anni, Ho vissuto gli anni della Milano da bere, dellai??i??orologio da mettere sul polsino della camicia, nessuna contestazione giovanile, ma ricordo pure che cai??i??era un obiettivo, crescere come uomini e come lavoratori. Mi hanno insegnato a rispettare alcuni canoni che per secoli sono stati dei dogma taciti da parte di chi mi ha preceduto. Oltre ad avere avuto una educazione religiosa, che ritengo ancora oggi punto fondamentale per una societAi?? sana, cai??i??era tra i valori anche il rispetto del pensiero altrui ed anche soprattutto la famiglia, le battaglie erano contro i parassiti di regime, il sopruso sociale,ma cai??i??era un progetto su tutti : la salvaguardia di una societAi?? progredita.
Ho scoperto il mio passato, da grande, da adulto. Ho lottato in questi anni, per ridare dignitAi?? alla storia dei miei avi e della nostra gente, abbiamo ottenuto piccoli risultati e tanteAi?? sconfitte.
Da qualche tempo perA?, per chissAi?? quale assurda alchimia, la battaglia identitariaAi?? A? stata sostenutaAi?? anche daAi?? chi, tutto A? tranne che identitario.
Non solo A? in discussione questo Stato canaglia, che ci ha affossato e reso ai???occupatiai???, ma ora , le stesse anime che si firmano meridionaliste,indipendentiste, duosiciliane, briganti e affini, mettono in discussione anche i valori per cui ci stiamo da anni battendo e che hanno contraddistinto i nostri territori per secoli.
Non per i Borbone, non per la Bandiera, non certo per il Vaticano, non di sicuro per quello che era una volta il nucleo familiare storico della nostra comunitAi??, non per la Terra.
Allora per cosa, per chi? Per fare ammuina!
In tutto questo tempoAi?? mi sono posto una interrogativo, al quale stento a dare risposta : se i meridionali sonoAi?? i tre – quarti del Paese, e noi poveri piA? dei ricchi, come mai non siamo mai diventati vera maggioranza ? Come mai non siamo ancora riusciti a tornare Padroni a casa nostra?
PerchAi?? forse abbiamo paura di perdere leAi?? briciole che ci permettono la sopravvivenza,Ai?? la lotta la facciamo tanto per fare qualcosa che ci conserva quel poco di amor proprio perAi?? cui si vive.
La lotta vera, la deleghiamo agli altri, a Grillo se ci piace urlare o a Renzi se siamo dei benpensanti in fondo o a Berlusconi se ci piace ai???pazziareai???.
Penso che se debba ricapitalizzare e riportare in auge le motivazioni per cui esistiamo, come comunitas, tornare a lottare per quelle nozioni che pare siano concetti superati, obsoleti, come lai??i??appartenenza al territorio, lai??i??autonomia territoriale, la qualitAi?? della vita , la devozione verso i nostri antenati, il rispetto delle regole fissate dai nostri avi, non liberismo ma benessere sociale.
Eai??i?? mia impressione che , potrei commettere uno sbaglio, la protesta, la ribellione, non diventeranno mai rivoluzione finchA? sarAi?? affidata alla pancia eAi?? non alla ragione, allai??i??ideale.
Tutto ciA? se anche noi duosiciliani, ci lasciamo trascinare da questa deriva, porterAi?? non certo alla liberazione del territorio ma alla strada delAi?? disfattismo nel quale sguazziamo dove tutti sono disonesti, ai???io esclusoai???, ci porta al tanto peggio tanto meglio, al diffidare del vicino, del compagno di strada ed alla speranza di risolvere i problemi individuali e non della massa.
Non possiamo seguire la corrente della ai???panciaai???,Ai?? la rivolta si spegne e non diventerAi?? mai una rivoluzione perchAi?? la rivoluzione A? lai??i??appartenenza , lai??i??identitAi??, lai??i?? ideeAi?? non di pancia.
SarA?Ai?? vecchio, superato, nostalgico e preciso che tutto ciA? che affermo A? frutto del mio punto di vista, ovviamente.
Ai miei figli, non solo a quelli biologici rivolgo questo ultimo pensiero : Ho sempre cercato diAi?? comportarmi secondo il mio credo,Ai?? A? sono da sempre rimastoAi?? fedele alle mie convinzioni.
Vi auguro di essere in grado di poter lottare per le cose in cui credete.
Due Sicilie libere
Forza e onore.
Fiore Marro
2 Comments
E’ una domanda che mi sono posto anch’io, caro Fiore, sin dal primo convegno a cui partecipai, in qualità di neoborbonico, nel Comune di Cava de’ Tirreni, organizzato dal compianto Lucio Barone, che molto fece in vita.
E sai perché capii che la nostra era una battaglia tutta in salita?
Quando esponendo una mia semplice idea, qualcuno degli astanti disse: senza denare, nun se cantano messe.
– Vero, risposi, verissimo. Però se io e te abbiamo bisogno di diecimila euro dovremo sborsarne cinquemila ciascuno.
Ma se fossimo in diecimila, ecco che il nostro impegno si limita ad un solo euro.
Quante volte io e te abbiamo discusso di questo…lo ricordi?
Le animate discussioni che abbiamo fatto e che qualche volta sono sfociate in incomprensioni?
La manifestazione fatta a Napoli con Marina a Largo di Palazzo, che arringava la gente indifferente, il convegno ad Acerra a cercare un’unità tra le associazioni mai avvenuta…e quante ancora potrei citarne.
E’ da un pò che non vengo a Napoli ma quando venivo, anche piuttosto spesso e per un qualunque convegno, viaggiavo in treno, in autobus, in metrò e, mi spiace dirlo, non ho mai e sottolineo mai, visto un solo viaggiatore con un libro in mano, tuttalpiù intravedevo il Corriere dello sport.
Cosa voglio dire con questo? Voglio dire che al sud molti ormai conoscono i fatti salienti della nostra storia, grazie anche al diffondersi di molte piccole associazioni, ma sono davvero pochi quelli che si impegnano in un lavoro fattivo di aggregazione e che dopo averci provato smettono
essendo delusi dei risultati.
Non possiamo nemmeno parlare di colpe.
Oggi se l’Italia conta poco o niente, nel mondo europeo, ti lascio immaginare quanto possano contare le Regioni e le ragioni del sud.
Anche il Veneto, con la Serenissima e la Liguria hanno avuto un illustre e illuminante passato: cosa è rimasto di tutto ciò?
Nel Veneto la Liga Veneta e a Genova il MIL che si battono con gli stessi risultati che si ottengono al sud.
Le nostre battaglie, amico mio, e mi vanto della tua amicizia, continueranno anche dopo di noi.
Saranno sempre in salita.
Una volta toccò, a Calatafimi, far salire i garibaldini fino in vetta dove c’erano i nostri, traditi dal generale Landi, oggi, domani e chissà fino a quando tocca a noi la salita, sperando di trovare in cima un altro traditore che ci faciliti il compito.
Avanti dunque con coraggio, impegno e speranza.
Con la stima di sempre.
Giuseppe de Gennaro
Fiore tutto ciò che hai fatto, tu lo sai che ti stimiamo moltissimo, rimarrà per sempre. Se oggi portiamo avanti questo discorso identitario è grazie a te, sennò sarebbe rimasto solo un chiacchiericcio nei bar.