Di Maio e Il “Reddito di Cittadinanza”, per le Due Sicilie non è una novità.
Quando c’era Ferdinando, non funzionavano solo i treni …
Di Fiore Marro
Caserta 6 giugno 2018
Passata la sbornia elettorale e poi quella da parto trigemellare per allestire il Governo, finalmente si torna a parlare di cose da fare e, come promesso in fase di campagna elettorale, i nuovi ministri ancora in fase di “bagnasciuga” ripropongono quanto promesso in campagna elettorale; il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, ha promesso di chiamare al suo dicastero coloro i quali lo affiancarono durante la prima era della lotta alla Terra dei Fuochi; il vicepremier leghista Matteo Salvini, neo ministro degli Interni, avvisa che la pacchia è finita per i clandestini e contro chi ci marcia sopra; il bravo Di Maio, nuovo ministro del Lavoro, appena insediatosi ha rispolverato il suo Cavallo di Battaglia del “Reddito di Cittadinanza” , volendo così dimostrare che le loro“parole” non erano solo le classiche promesse che, però, non sempre vengono mantenute una volta che le urne elettorali si sono espresse. Nel corso degli ultimi interventi , è stata paventata la possibilità, di attualizzare il cosiddetto “reddito di cittadinanza” a beneficio delle fasce meno abbienti della popolazione. Quella che fu una proposta che accese la speranza di molti elettori del panorama politico italiano, ora ripresentata, non più da candidato ma nel ruolo di vicepremier da parte di Luigi Di Maio, dimostra che almeno per questi nuovi, primi albori le promesse stanno rivelandosi concrete. Tutto ciò se dovesse essere messo in atto sarebbe una nuova frontiere, per quel che concerne questo nuovo corso amministrativo italiano, ma non certo per quel che riguarda la storia delle Due Sicilie, perché nel passato borbonico c’era già un decreto che garantiva un sussidio minimo per gli esponenti meno abbienti del proprio tessuto sociale .Stiamo parlando del periodo amministrato dal grande inimitabile Ferdinando II di Borbone delle Due Sicilie.
Grazie ad una ricerca effettuata presso la Collezione delle Leggi e dei Decreti del Regno delle Due Sicilie ci si è imbattuti nel decreto Reale n. 131 del 4 gennaio 1831 che prevedeva, infatti, il conferimento di un “assegno di disoccupazione per coloro i quali non possono assolutamente con il loro travaglio sostenere se medesimi e la di loro famiglia”. Queste agevolazioni erano temporanee o perpetue a seconda della gravità della condizione di salute dell’interessato che era fisicamente impossibilitato a guadagnarsi da vivere col proprio lavoro. Qualora l’assegno fosse stato temporaneo spettava solo ed unicamente alla Commissione decidere se questo doveva essere rimosso o prolungato, a patto che non diventasse un deterrente d’ozio. Nel momento in cui la decisione della Commissione non avesse soddisfatto il richiedente, questi avrebbe avuto anche la possibilità di presentare ricorso. Gli organi di potere dello Stato borbonico misero a disposizione della Commissione un fondo speciale dal quale fare prelievi per “soccorsi urgenti”. Giovani orfani, vedove con figli piccoli, persone anziane, ciechi e tanti altri ancora godevano di un trattamento preferenziale, il tutto nel massimo rispetto della privacy e della dignità dei beneficiari. Nel decreto si legge infatti: “considerando esservi degl’individui o famiglie di tali condizioni che aborriscono il far manifesta la propria indigenza, la Commissione assumerà a sé il pietoso ufficio di ricercarle e conoscerle in modi occulti e diligenti onde prestar loro il soccorso che meritano con l’obbligo di custodire segretamente quelle notizie”.
In una nazione che pare voglia cambiare passo, tutto ciò potrebbe, se ben studiato e portato avanti con passione e oculatezza, riportare in auge quella lontana idea di risolvere la sperequazione geografica che viaggia a due velocità e che ha creato un gap economico spropositato tra sud e nord, un disegno di legge per attuare un “Reddito di Cittadinanza” a nostro sommesso avviso potrebbe sinceramente apportare una efficace “cura” per questo Paese spaccato. Dovesse davvero attuarsi tale assistenza, ritingiamo debba comunque fungere solo un rimedio momentaneo, per iniziare a produrre una reale riduzione di quel divario italiano ma soprattutto essere la prima risoluzione del vero problema dello Stato. Non serve l’assistenzialismo eterno nelle nostre contrade, perché quello che serve alle genti del sud è il lavoro, è la sconfitta della disoccupazione, per fermare la selvaggia emigrazione che ha svuotato da tempo le piazze del mezzogiorno , privandoci degli elementi migliori, quelli che servono a una “comunitas” per la propria sopravvivenza sociale .
2 Comments
Buongiorno,
grazie per avermi informato sul decreto Reale n.131 del 4 gennaio 1831. Non ero a conoscenza , questo decreto dimostra quanto i Borbone erano vicino a chi viveva in condizioni disagiate.
Mi piace anche la tua conclusione che fa riflettere e individua le colpe di chi ha governato il bel Paese ante 4 marzo 2018 . Riflettiamo su chi ha causato la selvaggia emigrazione che ha svuotato da tempo le piazze del mezzogiorno……..
Trasporti, velocità delle merci e delle persone , sevizi, renderebbero l’economia più fluente , non bisogna essere di certo l’aureati per capire il deficit che il sud ha , non solo nei confronti del nord Italia ma in Europa e soprattutto a cospetto di paesi come la Cina e altri, che è enorme; e ancora certo al Sud non si è tutti sordomuti o invalidi per ambire al reddito di cittadinanza che dovrebbe fungere solo da cuscinetto solciale per i più disagiati non per tutto il popolo , che dovrebbe invece avere tutte le possibilità di vivere dignitosamente la propria esistenza; aspettare che qualcuno risolva i problemi di un popolo che a nessuno o solo a pochi ha interessato e credere ancora a babbo natale e compagnia . Incentivare e invitare al rimpatrio gli emigranti e sostenere gli investitori stranieri dovrebbe essere una regola ; il sud deve ritrovare e provare ad essere compatto ora più che mai , e gridare a denti stretti i propri diritti perché di servire doveri blasfemi ci si è rotti i coglioni!!