Questo articolo doveva essere pubblicato nella collana che stava curando Carlo Capuezzuto, dedicata alle storie d’amore del sud.
In omaggio a lui, lo pubblichiamo sul sito dei comitati Due Sicilie
Alfonso e Lucrezia – Quando l’amore si fa storia
Una storia d’amore che ebbe fine solo con la morte del sovrano
Di Fiore Marro
Caserta 7 settembre 2021
Uomo di grande equilibrio e giudizio, re Alfonso nella sua maturità si innamorò perdutamente di una bellissima ragazza, molto più giovane di lui: Lucrezia d’ Alagno.
Le storie d’amore del passato trascinano con sé sempre un alone di magia, se poi come sfondo c’è Napoli, città teatro di innumerevoli storie d’amore più o meno famose, l’incantesimo è tradizione.
Uno degli amori più celebri è senza dubbio quello fra Lucrezia d’Alagno ed il “Magnanimo” Alfonso V d’Aragona, primo re aragonese di Napoli.
L’incontro tra la fanciulla ed il sovrano avvenne per caso, a Napoli, il 23 giugno 1448, vigilia della festa di San Giovanni Battista, durante la quale, per tradizione, le fanciulle nubili usavano offrire ai propri amati, in pegno d’amore, una pianticella d’orzo o di grano, raccogliendo in cambio offerte, per accrescere la solennità e la fastosità della processione. Il Re, passeggiava per il centro della città, quando venne avvicinato da un’incantevole fanciulla che gli offrì una piantina: era Lucrezia d’Alagno. Re Alfonso, non rimasto insensibile alla sua bellezza, le donò una borsa colma di monete d’oro, dette “alfonsini”, per l’immagine del re impressa sulla testa. Ma Lucrezia, con un sorriso gentile, all’intera borsa preferì una sola moneta, perché, come da lei sussurrato al sovrano, di “alfonsini” gliene bastava uno. Il Re volle conoscere il nome della giovane, che accompagnò alla funzione nella chiesa di San Giovanni a Mare.
Iniziò così la profonda storia d’amore tra la diciottenne Lucrezia e il cinquantatreenne sovrano, nonostante re Alfonso fosse già sposato con Maria di Castiglia, ma di fatto, da circa trent’anni, separato da lei a causa della sterilità della regina, che si era ritirata in Spagna. Lucrezia e Alfonso divennero inseparabili. La bella ed intelligente nobile napoletana divenne in assoluto la vera ispiratrice della politica aragonese e fu considerata al tempo la vera regina di Napoli. Alfonso, per starle sempre vicino , si fece costruire una stanza nell’orto; la notte si ritirava nel castello, oggi palazzo municipale, da lui fatto restaurare. La Fontana – fatta costruire dal re – era luogo di frequenti passeggiate degli innamorati che vi si recavano dal castello. Nella stanza dell’orto e nel castello furono ricevute molte ambascerie, alcune importanti, e promulgate parecchie prammatiche dette “Torre Ottava”.
Una storia d’amore che ebbe fine solo con la morte del sovrano, che avvenne dieci anni dopo, nel 1458.
La lontananza dalla moglie Maria di Castiglia, rimasta in Spagna a governare la Catalogna e da cui non aveva avuto alcun figlio, era stata molto lunga: trent’anni. Alfonso non mancò di avere le sue storie amorose con altre donne. Due amanti accertate sono la nobile aragonese Margherita Fernandez de Hijar e Gueraldona Carlino che gli diede tre figli illegittimi: Ferdinando, successore al trono; Maria, che sposerà Lionello d’Este; ed Eleonora, che sposerà nel 1444 Marino Marzano, principe di Rossano, duca di Sessa e conte di Carinola.
Lucrezia d’Alagno era la più giovane delle quattro figlie femmine di Nicola d’Alagno, signore di Torre annunziata, e di Covella Toraldo, a sua volta figlia di Angelo, signore di Toraldo, presso Sessa Aurunca.
La giovane Lucrezia sicuramente era affascinata dal maturo re , cresciuta nella nobiltà del suo tempo, aveva anche ben chiaro il concetto che una donna, per diventare ricca e potente e avere peso nelle decisioni, doveva mettersi sotto la protezione di un uomo potente, sposandolo o diventandone la concubina.
Ben Lucrezia venne considerata dal popolo la vera regina del Regno di Napoli. Alfonso desiderava ardentemente sposarla e regolarizzare la loro unione davanti a Dio, ma il suo matrimonio con Maria di Castiglia era un grosso impedimento. Maria, sebbene molto malata, non moriva, impedendo così ad Alfonso di risposarsi di nuovo. Allora Lucrezia mise in atto una sua strategia: nell’autunno del 1457 si recò personalmente a Roma dal papa Callisto III, che era anche un suo cugino acquisito e intimo amico di Alfonso, per chiedergli l’annullamento del matrimonio di Alfonso con Maria di Castiglia. Il papa trattò Lucrezia da vera regina, ma non volle concedere l’annullamento e non volle firmare nessuna bolla.
Fu un colpo molto duro per Lucrezia perché sapeva che se Alfonso fosse morto prima di lei, la sua fortuna sarebbe finita. E fu infatti quello che successe. Alfonso aveva fatto di lei una donna molto ricca e potente, ma quando egli mori di malaria sei mesi dopo, la sua fortuna cominciò a scemare. Senza la protezione del re, molti amici e nobili cominciarono a voltarle le spalle e lo stesso Ferrante, che con lei era sempre stato gentilissimo, consigliato dalla gelosa moglie Isabella di Chiaromonte, pretese la restituzione di tutti i feudi assegnatile da Alfonso in cambio di un vitalizio. Inoltre Ferrante le tolse la Contea di Caiazzo.
Lucrezia, ormai caduta in disgrazia presso la corte reale di Napoli e per non perdere ulteriori feudi, pensò di unirsi ai baroni ribelli che osteggiavano Ferrante.
La vittoria di Ferrante sui baroni la costrinse a fuggire, l’inimicizia divenne pericolosa e Lucrezia, prima si rifugiò presso la Repubblica di Venezia, poi in Puglia sotto la protezione di Giovanni d’Angiò e del principe di Taranto, in guerra con Ferrante. Questa fuga fu pur essa oggetto di malignità e s’insinuo che Lucrezia fosse amante del capitano di ventura Jacopo Piccinino. Dalla Puglia fu costretta a trasferirsi in Dalmazia; di qui passò a Ravenna e poi a Roma, dove si diede da fare per tornare a Napoli, e dove mori il 23 settembre 1479 ancora giovane e bella, quasi povera e dimenticata. Pare che sia stata seppellita nella Chiesa di S. Maria sopra Minerva.