Capua 16 Battaglione Cacciatori.
Un retroscena della battaglia del Volturno: i marinai inglesi aiutarono Garibaldi?
Di Lorenzo Terzi
Napoli 2 ottobre 2022
L’Archivio Borbone, conservato presso l’Archivio di Stato di Napoli, comprende una nutrita serie di “cronache e manoscritti”: migliaia e migliaia di pagine scritte con grafia minuta, intervallate da ritagli di giornale e da copie di stampati e documenti, che raccontano giorno per giorno le vicende della fine del Regno delle Due Sicilie e i primi anni del Regno d’Italia, visti da Sud.
Si tratta di una fonte di primario interesse, finora relativamente poco studiata. Ovviamente il cronista scrive per Francesco II, e quindi ha interesse a esaltare la dinastia borbonica, a rintuzzare le accuse degli scrittori a essa avversi e a mostrare le malefatte, vere o presunte, compiute dai “piemontesi” nell’Italia meridionale. È chiaramente, dunque, materiale “di parte”: ciò non giustifica, però, il sostanziale disinteresse mostrato dagli storici, almeno fino a oggi, nei confronti di queste scritture.
In occasione dell’anniversario della battaglia del Volturno, riportiamo un estratto da: Archivio di Stato di Napoli, Archivio Borbone, Carte del re Francesco II, Cronache e manoscritti, busta 1695, “Memorie e documenti per la storia del Reame delle Due Sicilie, a. 1859-1860, con i preliminari dal 1856 e con note coordinate per gli avvenimenti posteriori sino al 1865”, Capitolo X, 7 settembre – 7 novembre 1860, carte 175r-176v (antica numerazione: pp. 1025-1028), con l’inserto finale di un trafiletto a stampa non numerato, compreso fra le pagine 958 e 959 (nella nuova numerazione esso è stato contato e contrassegnato con i numeri di carta 46r-50v).
In queste pagine viene svelato un episodio sospetto che avrebbe coinvolto l’equipaggio del vascello inglese Renown, alla fonda nel porto di Napoli. I marinai in servizio su quella nave avrebbero infatti preso parte al conflitto sul Volturno aiutando l’artiglieria dei garibaldini. La protesta del conte Guglielmo Ludolf, ambasciatore delle Due Sicilie a Londra, dà vita a un carteggio fra le autorità inglesi, le quali, alla fine, respingono le accuse di connivenza minimizzando l’accaduto.
Ecco quanto narra il cronista borbonico:
La partecipazione poi de’ marinai inglesi della nave il Renown (ancorata nel porto di Napoli con la flotta comandata dall’ammiraglio Mundy) al combattimento del 1.° ottobre sotto Capua, in servizio di Garibaldi, dà occasione ad una corrispondenza officiale, i cui documenti desumiamo da’ titoli governativi (libro azzurro) prodotti dal gabinetto della Gran Bretagna al parlamento, e precisamente dalla parte VIII, con l’epigrafe: Further correspondance relating to the affairs of Italy, presented to the House of Commons by command of her Majesty 1861, dal quale volgarizziamo i seguenti dispacci, e note diplomatiche, ivi riportati in inglese.
– (pag. 9 ivi) Si notano, come pervenuti nello stesso dì 22 ottobre 1860 i seguenti due dispacci:
1.° “Il conte Ludolf a lord Giovanni Russell. Londra 20 ottobre 1860.
Milord. Vostra Eccellenza non ignora certamente la parte attiva che, secondo le rivelazioni di tutti i giornali, e di tutte le corrispondenze, avrebbero presa alla battaglia del Volturno i marinai del Renown, vascello di Sua Maestà Brittannica, servendo i pezzi di artiglieria dell’armata di Garibaldi contro le truppe del Re mio augusto signore.
Codesta presenza, nelle file garibaldine, de’ marinai della flotta reale inglese, che combattono contro le truppe di un Sovrano, col quale Sua Maestà la Regina d’Inghilterra si trova in pace ed in relazione di buona amicizia; codesta presenza, alla quale io stento tuttora a prestare fede, costituirebbe una infrazione talmente grave di quel principio di non-intervento, ritenuto così altamente da Vostra Eccellenza come regola immutabile di condotta del governo inglese ne’ suoi rapporti con la quistione italiana, che ho voluto aspettare il ritorno di Vostra Eccellenza per avere chiarimenti su l’obietto, ed ottenere dal gabinetto brittannico quelle spiegazioni, che io spero Vostra Eccellenza sarà in istato di darmi su di un fatto che ha mossa vivamente la pubblica opinione. Perocché, al postutto, sarebbe difficile di ammettere che que’ marinai si trovassero colà per loro piacere, profittando di un poco di ozio, o di un ipotetico congedo che avrebbero ottenuto da’ loro capi, come se ciò potesse bastare a giustificare una condotta inesplicabile. Alla disciplina naturale e severa di ogni bastimento di guerra, han dovuto sicuramente aggiungersi pe’ vascelli di Sua Maestà Brittannica stazionati a Napoli in questi momenti di lotta e di rivoluzione (come ne han dato esempio quelli di tutte le altre Potenze), istruzioni talmente precise di astenersi da ogni intervento, anche apparente, che non si saprebbe credere in qual modo individui appartenenti ad uno di que’ vascelli inglesi abbiano potuto dipartirsene in modo così positivo, unendosi apertamente e senza timore a’ nemici del Sovrano legittimo del paese.
Io dunque ricorro con confidenza alla vostra gentilezza, o Milord, per avere su questo miserevole fatto tali spiegazioni da dissipare i penosi sentimenti, che l’annunzio di esso ha dovuto naturalmente in me destare a preferenza di ogni altro.
In quest’aspettativa, io ho l’onore &c (firmato) Ludolf”.
2.° (ivi pag. 10). “Signor Elliot a lord G. Russell.
Napoli 16 ottobre 1860. Milord! Circolano esagerate notizie in riguardo alla parte presa da alcuni nostri marinai nella guerra innanzi Capua, 1.° corrente mese; essendo pervenute le notizie stesse a Gaeta, il re se ne è molto irritato (have produced upon the King a considerable degree of irritation). Combattendosi in tanta vicinanza di Napoli, era ben da attendersi, che qualche marinaio, spinto dalla curiosità, si recasse sul campo per curiosare. E fu in una di queste escursioni, che essendosi smontato, o essendo stato abbandonato un cannone, concorse uno, o due de’ detti marinai a prestare la loro opera pel trasporto.
È vero altresì, che parecchi uomini sono disertati dal naviglio di Sua Maestà per raggiungere Garibaldi; ed è probabile, che costoro vi abbiano presa una parte più attiva”.
– (pag. 10 ivi). “Lord Russell al conte Ludolf.
Foreign Office, 25 ottobre 1860. Signor Conte. Le trasmetto copia di un Memorandum, diretto a questa reale Segreteria di Stato dallo ambasciatore di Sua Maestà a Parigi, relativo all’affare, di cui è parola nella sua lettera de’ 20 corrente.
Il Ministro di Sua Maestà a Napoli ha fatta pure consimile esposizione. Io sono &c. = firmato = Russell”.
Siegue l’acchiuso dispaccio (pag. 8 ivi). “Il Conte Cowley a Lord G. Russell.
Parigi, 12 ottobre 1860. Milord! Oggi nelle ore pomeridiane il Signor Thouvenel mi ha interpellato se io conoscessi qualche cosa intorno ad una storia che corre ne’ pubblici fogli, cioè, che Garibaldi nell’ultima battaglia con le truppe napoletane fosse stato assistito da alcuni marinai della nave inglese Renown. Gli è perciò, che il signor Grey si è testé incontrato col comandante Forbes (indicato appunto come comandante del legno in quistione), e costui ha fatto al Grey un racconto dell’accaduto, in conformità di ciò che leggesi nello acchiuso scritto di esso Grey, per informazione di Vostra Signoria. Risposi al signor Touvenel di essere io inteso dell’affare. Ho l’onore &c. Cowley”.
(Memorandum del signor Grey). “Parigi, 12 ottobre 1860.
Vidi il comandante Forbes ieri l’altro, ed in risposta alla mia inchiesta se fosse vero, che una gran parte delle artiglierie de’ garibaldini fosse stata servita da’ marinai del Renown, e’ mi rispose non esser vero. Il fatto semplice è questo. Alle 2 pomeridiane del 1.° ottobre, una partita di marinai appartenenti al sudetto legno, sbarcati con permesso, vennero con la strada ferrata a Santa Maria, per curiosare. Mentre essi erano fermati a guardare, sopraggiunse un distaccamento di garibaldini trasportando 2 cannoni smontati, che erano stati tolti a’ napoletani. Ciò accadeva a 200 passi da Santa Maria: eravi un inglese tra i garibaldini, che invitò i marinai a dare una mano pel trasporto; e da vero così fu fatto: i cannoni vennero trasportati a Santa Maria; ma al di là di questo, gli uomini del Renown, come mi assicura il capitano Forbes[1], non presero altra parte nel combattimento. Firmato – W. G. Grey”.
[A questo punto, il cronista inserisce la seguente nota]
Ingenuo discarico è questo che adduce il ministro Russell per provare la incolpabilità de’ marinai del Renown: servendosi delle testimonianze del costui comandante signor Forbes! Rammentiamo questo nome (fratello e congiunto del comandante del Renown) in un ordine del ministero della Guerra del Dittatore, Giornale officiale di Napoli, 30 ottobre 1860, n.° 46, pag. 196 che mette sotto gli ordini di un colonnello Forbes tutti i volontari garibaldini in Napoli. Si coordini ciò che abbiamo notato di sopra nelle note pagine 929, e 968. Lord Normanby, nella citata opera in difesa del Duca di Modena pag. 31, con stringate argomentazioni si versa su questo incidente, ed esamina le ulteriori scuse de’ comandanti della flotta inglese nelle acque di Napoli, i quali asseriscono: “essersi fatta una passeggiata militare da’ loro marinai verso la direzione del monte Sant’Angelo sopra Capua, dove erano collocati gli avamposti delle truppe reali napoletane”. Ed il Normenby osserva: “Questa misura fu salutata da tutta la stampa rivoluzionaria come un diretto intervento a favore degl’invasori. Ora si dice, che questo sbarco si effettuò semplicemente allo scopo di fare un esercizio; strana necessità invero, poiché la flotta era rimasta allora nella stazione di Malta, possessione britannica, dove potevansi esercitare gli uomini, a piacere, senza dare nell’occhio ad alcuno. Codesta tarda spiegazione non può sradicare la generale impressione prodottasi, che questa dimostrazione senza esempio fu di un carattere importantissimo, e di un aspetto assai ostile, per ciò che risguarda i napoletani. Né può una sì tarda spiegazione neutralizzare le millanterie degli organi rivoluzionari, che vollero trovare essi un indizio dell’azione simultanea delle forze brittanniche con que’ capi sterminatori, di cui il ministero inglese si è proclamato partigiano in parlamento; né può essa imporre silenzio agli sdegnosi commenti di quelle Potenze, cui abbiamo preteso di predicare il non-intervento. L’Europa comprenderà eziandio, che quando i ministri inglesi officialmente dichiarano essersi astenuti da ogni ingerenza in tutti questi affari, dimostrano non essere perduta per essi la lezione imparata già dal loro alleato italiano, giacché tradussero praticamente nel vernacolo inglese il nuovo assioma adottato dal governo di Torino: “Con la verità non si governa!”.
[Continua il carteggio delle autorità inglesi]
– (pag. 11 ivi). “Il retroammiraglio Mundy al viceammiraglio Martin.
Napoli, dal bordo dell’Annibal, 29 ottobre 1860.
Signore. Essendo stato invitato da’ lord commessari dello Ammiragliato con lettera de’ 12 corrente di dare informazione su la notizia pubblicata da’ giornali, che i marinai del Renown abbiano presa parte nella guerra contro le truppe napoletane, io ho l’onore di risponderle, che quando il ministro di Sua Maestà fece conoscermi di aver letto ne’ pubblici giornali la notizia, che gli uomini di quel legno eransi impegnati nella battaglia sul fiume Volturno, ne chiesi subito conto al capitano Forbes, comandante il legno stesso. Costui mi assicurò, non esservi ombra di verità in tutto ciò; ma che solamente due, o tre suoi marinai in permesso, erano andati per mezzo della ferrovia a Caserta, e che nel giorno appresso avevano assistito al trasporto di 2 cannoni inservibili lasciati sul campo. Io ho rimproverato il Forbes, come essendosi da me proibito di darsi permesso di sbarcare, eccetto che a’ soli sotto-ufficiali, egli non avrebbe dovuto permettere a’ suoi uomini di scendere al lido, comunque a Castellammare; ma essendosi essi pochi, disarmati, e spettatori, misti ad altri curiosi ed amatori, quando in linea di battaglia trovavansi in azione 40mila uomini di truppe, ho considerato non esser necessario, che io mettessi a risponsabilità del Forbes ogni nuova discesa de’ suoi uomini. Ho l’onore intanto di acchiuderle il discarico del Forbes, il quale è in sostanza la ripetizione di ciò che ho detto di sopra. Riguardo al grado di neutralità osservato dalla squadra inglese sotto il mio comando, posso assicurarvi di essermi uniformato alla determinazione del governo di Sua Maestà sul proposito &c. Firmato = G. Rodney-Mundy” (siegue il discarico del capitano del Renown, signor Arturo Forbes, negli identici termini di sopra esposti dal Mundy).
Certo è, a detta di un corrispondente dei Débats da Napoli, che in questo combattimento le cose volsero tanto male pei Garibaldini, che se i Regii il giorno appresso fossero tornati all’assalto ed avessero incalzato vigorosamente il nemico, l’avrebbero intieramente distrutto. Certo è ancora che nel vivo della mischia, quando la prevalenza dei Regii era ormai certa, sopraggiunsero truppe piemontesi, mandate dal Marchese di Villamarina, che ne sostennero l’urto poderoso e rinfrancarono alquanto i Garibaldini col tiro gagliardo delle artiglierie. Certo è per ultimo che mancando a questi copia sufficiente di artiglieri, il comandante della nave da guerra inglese il Renown fu sollecito di fornirne largamente con suoi marinari i pericolanti amici: di che il Garibaldi gli rendette poi sentite e pubbliche grazie. Così i Piemontesi, senza dichiarazione veruna di guerra, entravano in battaglia contro il Re di Napoli, mentre questi teneva a Torino presso Vittorio Emmanuele, suo cugino, un suo Ministro e rappresentante.
Tutti gli anzidetti documenti sono spediti dal ministro lord Russell con dispaccio de’ 9 novembre 1860 al conte Ludolf regio rappresentante delle Due Sicilie presso la corte di Londra, il quale con altro dispaccio del domani (10 novembre) riscontra laconicamente al ministro Russell, e gli dice: “Ho ricevuta la vostra lettera in data di ieri, con la quale Vostra Eccellenza ha voluto trasmettermi tutta la corrispondenza relativa alla presenza de’ marinai inglesi del Renown alla battaglia del Volturno. Ringraziandovi, Milord, di questo invio, colgo la occasione &c &c Ludolf” (pag. 14 della citata parte VIII del libro azzurro).
Ad onta di tutte queste negative, si ha che il governo rivoluzionario istallatosi in Napoli mostrasi riconoscente al generoso concorso prestato dalla generosa nazione inglese, e con studiato articolo inserito nel suo diario officiale 27 dicembre 1860, n.° 97 annunzia l’operato del suo eminente funzionario Sopraintendente generale della Pubblica Salute in servizio degl’identici marinai del Renown colpiti dal vajuolo arabo maligno, che con le più grandi distinzioni e cure sono ricevuti e curati nell’ospedale di Napoli.