Caporal Cosimo e il Comune di Cerreto Sannita: Storia di uomini d’onore e di dignità ripresa.
di Fiore Marro
Caserta 1 marzo 2016
Quando ho riscoperto l’identità e la storia delle Due Sicilie, nel lontano 1997, mi sono imbattuto in tanti nomi, persone e storie drammatiche e pure molto affascinanti. Il Sergente Romano, lo spagnolo Josè Borges, Giovanni D’Avanzo cui ho dedicato il mio secondo romanzo, Filomena Pennacchio irpina come il sottoscritto, il suo Giuseppe Schiavone, Cosimo Giordano, il Caporal Cosimo, il personaggio che più di tutti ha fatto presa sulla mia coscienza e immaginazione. Un soldato, un uomo cui il destino ha voluto fin da ragazzo mettere alla prova, in fatto di onore, dignità, coraggio e abnegazione.
Tutto questo e altro ancora mi ha spinto poi col tempo a riaprire un discorso su Pontelandolfo, la nostra prima manifestazione, tutta duosiciliana, allestita nel comune sannita, per ricordare e dare voce e decoro a quella nostra sventurata gente; avvenne il 14 agosto del 2008, un anno prima, l’editore Giuseppe Vozza pubblicava il mio primo romanzo storico ( Un’anima divisa in due) in cui si scorgono pagine e pagine dedicate al Carabiniere a Cavallo del re Borbone Cosimo Giordano, e il giovane regista di Moiano Enzo Morzillo metteva in scena a Napoli (al teatro Tasso) nel marzo del 2008 la mia commedia dal titolo “Gli uomini non ne sapranno niente”, dedicata ai briganti e soprattutto a lui, al Caporal Cosimo, protagonista del testo, riportato poi in giro per le Due Sicilie, a Melfi, a Cusano Mutri con la regia di Antonietta Civitillo e a Casoria con la splendida interpretazione di Antonio Fiorillo. Tutto ciò non per gloria personale ma solo e soltanto per ridare appunto un tributo a chi, anche se dalla parte dei perdenti come l’alfiere Pino Lancia e il capitano Franco Errico, usciti dalla magica penna di Carlo Alianello, non per fama personale ma nel nome di un amore sviscerato verso quei nostri, piccoli grandi eroi della resistenza borbonica, che se pur sconfitti non hanno mai capitolato.
C’è stato tra l’altro un episodio che mi lasciò abbastanza esterrefatto, quando qualche anno fa, in cerca di notizie su Cosimo Giordano, mi inoltrai in una sorta di coltre silenziosa che ancora celava i ricordi e venni a sapere che dei parenti di un mio cugino che viveva a San Lorenzello, erano lontani congiunti del mio eroico Caporale borbonico; quando mi accinsi a chiedere notizie a una vecchietta, la reazione di costei al solo sentirmi nominare il nome di Giordano, fu devastante e sorprendente, sussurrava facendosi ripetutamente il segno della croce: “Nu me lo nominate, nu me lo nominate!” Non nascondo che ci rimasi male, molto male, capii benissimo in quei gesti di disappunto, in quel modo così scostante e in quel silenzio angusto che la disinformazione di Stato, la cattiva indicazione che la storia aveva fatto di quei momenti e la paura di essere dalla parte del “cattivo” aveva trasmesso a questa nostra gente, era riuscita a fare il corso sperato, un buco che aveva aperto un solco terribile, elargendo momenti di realtà e di coercizione, di fuga vigliacca e di paura. Le fucilazioni sommarie, le deportazioni coatte, il sopruso e l’abuso della legge era riuscito a fare il suo decorso, colpendo scientemente nell’anima e nello spirito, al punto di farci discostare dai propri antenati, dal proprio avo. Giordano era morto non una volta ma molte di più, stuprato come lo era ancora il ricordo di Vallata, di Sante Marie, di Pontelandolfo appunto, dove un sindaco chiamò i carabinieri per evitare di farci sventolare le bandiere gigliate, antenati uccisi, violentati, squartati e obliati ancora e ancora e ancora.
Poi arriva la notizia che quel paese, che ha per oltre un secolo e più, screditato il ricordo, dimenticato il gesto eroico, il coraggio, d’un tratto, in un momento di rinsavimento, si ricorda che non è di un brigante che si trattava ma di un insorgente, un resistente, e che per dare conto di questo ravvedimento l’amministrazione Comunale di Cerreto Sannita, luogo dove è nato Cosimo Giordano, attraverso una iniziativa toponomastica rimette nel giusto binario alcuni tratti della storia locale, dedicando una piazza all’ex soldato del Re, al coraggioso carabiniere borbonico.
Notizie come queste non sono solo una bella pagina di storia locale ma anche la consapevolezza che finalmente ovunque e dovunque la nostra gente sta riprendendo coscienza di ciò che accadde e di chi sono davvero gli Eroi e chi gli usurpatori.
Personalmente non posso fare altro che ringraziare e rivolgere un grande Bravo a chi ha ridato valore a questo nostro grande uomo.
Un grazie personale ad Antonio Caporaso per avere riportato la notizia sul Sannio Quotidiano, da dove ho appreso la lieta comunicazione.
Forza e onore
Fiore Marro
Presidente Nazionale dei Comitati Due Sicilie.