CHI SONO I DUOSICILIANI?
di ing. Giulio Larosa
Da un po’ di tempo si leggono continuamente discussioni su atleti, criminali e personaggi della cronaca, in cui si dibatte se tizio o tizia sono o non sono “italiani” o fino a che punto lo sono.
La domanda non è banale come sembra e la risposta anche.
Partiamo dall’ Italia, perché per comprendere chi si può considerare duosiciliano dobbiamo prima evidenziare le distanze e il disprezzo per chi, oggi, può essere tranquillamente considerato italiano.
La discussione e’ stata particolarmente accesa riguardo una stronza che gioca a palla per mestiere e non sa fare altro, sentendosi una specie di diva dello spettacolo trash e un assassino semi deficiente, anche lui ansioso di diventare un cantante da strapazzo o un babbeo del grande fratello.
Sono italiani questi due? Si. Senza dubbio.
Questi due catorci, una fortunata e l’ altro sfigato, sono perfettamente integrati e integrabili tra i beoni puzzolenti di alcool degli spritz serali, impestati di tatuaggi idioti, conciati da spacciatori e troie delle favelas, che anelano a fare i cantanti o i cuochi e, nel caso si sentano più intellettuali, di andare a fare l’ “orgasmus” in qualche merdosa città del nord Europa che sentono, da inferiori, come il sommo della modernità, non per i pochi meriti effettivi di quei posti ma per tutti i demeriti legati al loro moderno degrado.
Ora facciamo la domanda a noi. Per noi, chi e’ duosiciliano? E come e quando si diventa duosiciliani?
Noi dobbiamo distinguere duosiciliani da meridionali. I duosiciliani sono quelli che hanno preso coscienza, che hanno rotto i ponti con tutto ciò che li legava alle vicende della pseudo nazione italiana e che hanno dato come priorità l’ appartenenza a un progetto di riscossa e rifondazione nazionale, superando le vecchie barriere ideologiche, religiose e regionaliste.
Meridionali sono quelli che vivono e vogliono vivere nel “sud”, cioè in una espressione geografica fatta di folclore, di caffè che qui solo lo sanno fa’, squadre di calcio e attori comici.
Quindi, se la stronza pallonara e l’ assassino cantante possono tranquillamente essere definiti italiani, certamente possono anche essere definiti meridionali, basta che dicano qualche parolaccia in meridionalese, dichiarino la loro preferenza per pizze e birracce finte locali e l’adesione o il giocare per qualche squadra o compagine sportiva del mezzogiorno.
Chiaramente non possono essere definiti duosiciliani perche’, per essere duosiciliani, come detto, per prima cosa e’ fondamentale l’ adesione al progetto. Chi aderisce al progetto di ricostruzione e rinascita duosiciliana ha già guadagnato bei punti per potersi dire “duosiciliano” ma non basta.
L’esempio più penetrante per definire chi è duosiciliano viene dal famoso film di Kevin Kostner.
C’è una scena in cui lui dice al capo indiano che uno yankee che sta con gli indiani, è un pericolo per loro. Il capo con una certa meraviglia per questa affermazione, risponde che lui non vede nessuno yankee ma un Sioux che si chiama Balla coi Lupi.
Ecco questo e’ il secondo punto: non basta aderire a un progetto o, come inducono a pensare gli italioti a una costituzione o a generici “valori” ma occorre che chi vuole partecipare al progetto sia così coinvolto, da percepirsi ed essere percepito come uno di noi.
Percepito e percepirsi non e’ riferito alla razza o ai tratti somatici. Lo yankee e’ uno biondino bianco, non e’ un pellerossa ma e’ Balla Coi Lupi a tutti gli effetti.
Questo vale anche per le questioni religiose e politiche. Non importa essere di destra o sinistra, mussulmani o cristiani: conta sentirsi e comportarsi in modo da farsi sentire Balla Coi Lupi. Per certi versi un esempio e’ pure il discutibile Maradona: se fosse rimasto a Napoli, come Gigi Riva e’ rimasto a Cagliari, indubbiamente anche lui poteva diventare un duosiciliano, pur avendo la faccia da indio.
La questione non si esaurisce qui, noi duosiciliani o almeno che tali riteniamo di essere, abbiamo un dovere ulteriore e cioè quello di trasformare quanti più meridionali o “stranieri residenti” in duosiciliani.
Mettersi sul piedistallo e giudicare chi è e chi non è, è contrario al progetto di riscossa nazionale che per avere delle possibilità di essere realizzato, ha la necessità di coinvolgere un numero il più possibile elevato di nostri concittadini, quale che sia la loro provenienza.
Il modo migliore e’ dare il buon esempio e tendere la mano a chi ha bisogno di aiuto e chi merita, riconoscendo i diritti di giustizia sociale a chi si ritrova sfruttato e maltrattato come i braccianti africani o indiani che ormai cominciano ad essere la maggioranza dei braccianti nelle nostre terre o ai vari rumeni, moldavi, polacchi, albanesi che fanno gli elettricisti, gli operai, i muratori o le badanti e a tutti i lavoratori che già in quanto tali non possono essere considerati di serie B rispetto agli altri lavoratori come loro.
L’ altra cosa da fare e’ rispettare religione, usi e costumi altrui, cercando di capire le differenze e soprattutto valorizzando ciò che unisce, perché se non lo faremo li perderemo, infatti si chiuderanno, sigillati nella loro identità più immaginaria che vera e diventeranno il cavallo di troia di chi ci vuole cancellati come popolo e come nazione.