Foto Giuseppe Di Gennaro.
La mia relazione a Teverola in occasione della conferenza “Unità d’Italia a quale costo per il Sud?”
Teverola 22 dicembre 2016
Innanzitutto vorrei fare una piccola ma a mio avviso importante precisazione e cioA? che sarebbe bene cominciare a usare, per chi ha a cuore questo tema e la storia di queste nostre contrade, di non chiamare più briganti questi nostri antenati, la cui unica colpa è stata quella di aver voluto difendere strenuamente il loro territorio, la loro storia, la famiglia, il loro re e in fin dei conti, il loro e nostro mondo.
La resistenza nasce nel momento in cui molti dei nostri soldati, furono dispensati dalle loro azioni difensive; e cosi nacque un esercito di disperati e sbandati ( sbandati nel senso che avrebbero di sicuro voluto continuare la lotta ma siccome vennero meno i loro punti di riferimento, lottarono senza regole organizzazione e finalità precise e senza direttive generali) questi soldati comunque avevano giurato fedeltà a una patria fino alla fine mantennero la loro promessa . Questa patria è stata difesa fino al 1870 con le armi che con il cuore.
Questa gente ha contribuito a far si che la nostra lotta sia giunta fino ai giorni nostri , infatti non per nulla siamo ancora qui a distanza di 156 anni a parlare di ciA? che questi nostri cari piccoli eroi hanno fatto in nome della nostra antica patria.
Su tutti vale la pena ricordare figure come quella di:Cosimo Giordano, Filomena Pennacchio, Sergente Romano, Caporal Teodoro, avvocato Tardio, Michelina De Cesare, Giovanni D’Avanzo e tanti altri ancora.
Eroi che in altri luoghi e in altri contesti non avrebbero vissuto l’oblio che la storiografia italiana gli ha imposto ma per loro si canterebbero canzoni e si reciterebbero poesie come capita in tutti gli altri posti nel mondo quando l’identità si riconosce nei propri padri, miti, eroi.
la repressione è stata durissima perchè la resistenza stessa lo è stata, al di la delle frasi sconce e squallide come l’esercito di franceschiello o come il falso codice della marina napoletana. La repressione è stata cosi dura che ancora oggi nelle carceri e le fortezze di allora, se li si va a visitare, trasuda lo sgomento e il terrore che i nostri cari hanno dovuto subire. Su tutte quella di Fenestrelle, che resta un dolore lungo 156 anni, che non si riesce a lenire, basta andarci una sola volta per comprendere fin dove l’uomo può spengersi senza vergogna. “Richiesto replicate più volte dai nemici a servire sotto quella bandiera, rigettai sempre costantemente gli astuti raggiri e gli empi consigli di costoro, esternando a chiare lettere la mia fedeltà al re Francesco fino alla effusione del mio sangue. Fui odiato ed assoggettato a gravi sofferenze, anche per avere sempre più rinvigorito quei prigionieri miei subalterni. Quelle sofferenze per me furono un incredibile consolazione” In molti preferirono immolarsi pur di non tradire la Patria, esempio di ciò questo passo della lettera del sergente De Federicis prigioniero nelle carceri di Fenestrelle spedita ai suoi parenti..
In molti si comportarono con valore ed abnegazione, onore ai nostri Soldati napolitani! Dove sorge il peggiore dei siti, nel luogo in cui furono imprigionati i fedelissimi soldati borbonici e vale a dire nella fortezza piemontese di Fenestrelle i nostri soldati hanno dato voce e onore alla patria duosiciliana. La storia dei vincitori omette ogni gesto di valore dei vinti,obliandone nomi e azioni. In quel luogo abbiamo nel 2008 affisso una targa commemorativa un momento alto e misto di commozione e orgoglio per il popolo duosiciliano, che ha cercato di dare di nuovo voce ai nostri cari amati soldati borbonici.
Perchè raccontiamo ancora di queste storie? Perchè è nostro dovere mettere nel binario giusto, imprese, gesti e uomini che ci rappresentano e che ci hanno onorato del loro impegno e passione, cosi come del sacrificio della loro vita.
Viva le Due Sicilie
Fiore Marro.
1 Comment
La memoria ci rende forti,ma purtroppo la storia la scriveranno sempre i vincitori.
Buon 2017.