Echi dei fatti di Pontelandolfo e Casalduni nella diplomazia europea
Di Lorenzo Terzi
Napoli 23 ottobre 2022
L’Archivio Borbone ci restituisce, fra gli altri preziosi carteggi, la corrispondenza di Francesco II con Gennaro Capece Galeota dei duchi della Regina, ministro plenipotenziario presso la corte dello Zar a Pietroburgo.
In una lettera del 7 settembre 1861, scritta esattamente un anno dopo l’ingresso di Garibaldi a Napoli, Capece Galeota informa il re in esilio sui rapporti diplomatici fra il neonato Regno d’Italia e le maggiori potenze continentali dell’epoca, restituendo molte interessantissime informazioni circa gli echi della repressione del brigantaggio nelle cancellerie dell’epoca.
Il documento conferma un dato ben noto agli storici, ovvero l’isolamento dell’ormai ex Regno delle Sicilie sul piano internazionale, nonché il sostanziale disinteresse – se non l’aperta ostilità – degli stati europei verso le ipotesi di restaurazione della monarchia borbonica.
Tuttavia è significativo constatare come la repressione attuata dall’esercito unitario nei territori meridionali non passò inosservata presso l’opinione pubblica dell’epoca.
Un’avvertenza. Quando Capece Galeota, a proposito di Pontelandolfo e Casalduni, parla di “una popolazione di 11.000 abitanti”, intende probabilmente fornire il numero complessivo degli residenti dei due centri, che però, nel 1861, risulterebbe dai censimenti essere di non poco inferiore rispetto a questa cifra.
Legazione di Stato
il Re del Regno delle Due Sicilie
in Pietroburgo
Riservatissimo
Sire!
Gli orrori commessi di recente dal Governo dell’usurpazione nel Regno di Napoli coll’incendiare i due villaggi di Pontelandolfo e Casalduni ambo contenenti una popolazione di 11.000 abitanti ed abattendo [sic] col cannone i campanili delle chiese che avevano resistito all’incendio – dettagli qui pervenuti in un rapporto del Signor Poggenpolh1 – hanno qui prodotto un sentimento della più viva avversione. Il Principe di Gortchakow2 nella sua indegnazione ha fatto subito spedire copia di quel rapporto alle Ambasciate Imperiali di Parigi e di Londra e nel darne lettura al Duca di Montebello3 ha soggiunto: “que la Croix du Savoie devait être rayée du drapeau du Piémont, puisqu’aucune Croix au monde ne s’était autant deshonorée que celle là” [“che la Croce di Savoia doveva essere cancellata dalla bandiera del Piemonte, poiché nessuna Croce al mondo si era tanto disonorata quanto quella”].
Le notizie giunte ieri da Parigi a questo Gabinetto Imperiale danno la risposta di M.r de Thouvenel4 alla comunicazione fattagli dal conte di Kisselew5 del riassunto dei rapporti del Signore Poggenpolh, siccome gli era stato prescritto da questo Ministro degli Affari Esteri. La risposta non è di natura come potevamo desiderarlo, poiché quel Ministro degli Affari Esteri mise da banda il riassunto assicurando l’Ambasciatore che ne aveva esatta conoscenza ed in controccambio gli presentò i dettagli che aveva ricevuti delle operazioni delle rubberie [sic] e degli assassinii dei realisti. Alle rimarche del Conte di Kisselew, che prendendo per testo la posizione del Regno mostrava l’aborrimento di quelle popolazioni del reggime [sic] Piemontese, il quale malgrado le forze che disponeva ed il terrore che usava non poteva venire a capo di comprimere la reazione realista, M.r de Thouvenel replicò che ora il Piemonte essendo libero da ogni apprensione d’un attacco per parte dell’Austria avrebbe potuto disporre di 200.000 uomini che spediti a Napoli ripristinerebbero decisamente la tranquillità in tutto il Regno.
Le risposte venute da Berlino sullo stesso soggetto indicano che il Barone di Schleintz6 nel prendere conoscenza del riassunto dei succitati dispacci del Signore di Poggenpohl ne ricevette la più grave impressione, ma assicurò che l’opinione pubblica in Allemagna essendo così pronunziata in favore dell’unità Italiana, il Gabinetto Prussiano si sentiva inabile a fare qualunque pratica per impedire gli orrori nel Regno di Napoli.
La risposta da Londra sullo stesso soggetto non è finora pervenuta a Pietroburgo.
Le istruzioni date al Signore Benedetti7, ora nominato rappresentante della Francia a Torino, sono assicurato, hanno per oggetto la caduta del Barone Ricasoli che si mostra poco pieghevole alla volontà dell’Imperatore Napoleone, e di rimpiazzarlo con Ratazzi [sic]. In oltre che egli abbia a persuadere il Gabinetto di Torino che la Francia non entrerà in alcuna discussione della quistione Romana se non quando il Piemonte sarà riuscito a pacificare il Regno di Napoli.
Da quanto qui precede Vostra Maestà avrà l’evidenza ancora una volta che nulla abbiamo da sperare da qualunque Potenza, che le disposizioni del Gabinetto delle Tuileries ci sono sempre ostili, che la Russia e la Prussia sono inabili e svogliate in presenza delle pressioni della opinione pubblica favorevole in ambo i paesi all’unità italiana, a venirci in aiuto, e che l’attitudine dell’Austria la quale permise l’invasione delle Marche che ebbe per conseguenza la caduta del Regno delle Due Sicilie, lascia ora il Piemonte libero di trasportare tutte le sue forze nel Sud della Penisola per schiacciare il movimento realista.
Quest’attitudine delle Grandi Potenze non potendo [sic, ma “può”] avere altra conseguenza che la distruzione delle bande realiste nel Regno e la prossima distruzione del potere temporale del Papa, poiché le dichiarazioni fatte da M.r Benedetti avendo per risultato la discussione della quistione Romana, l’esito di essa non puol [sic] essere che la fine del potere temporale.
Vostra Maestà prendendo in grave considerazione quanto ho l’onore di umiliarle vedrà nella Sua Alta Saggezza se il momento non è giunto di prevenire tali catastrofi, col tentare, sia personalmente, sia con Regio Mandatario nelle Provincie insorte del Regno un ultimo e supremo sforzo per abattere il Governo della usurpazione e ristabilire quello della leggittimità.
Un ultimo rapporto della fine di Agosto da me letto dal Signore di Poggenpolh indica che le bande realiste si sono riunite in cinque Provincie che nomina e che si crede essere ciò un movimento strategico. Cialdini si fa forte di non lasciarsi sopraffare dal partito ultra democratico che si è associato e che lo mette in aperta dissensione col Ministero di Torino.
Umiliato ai Suoi Reali Piedi ho l’onore di ripetermi
Di Vostra Reale Maestà
Umilissimo e fedelissimo Servitore
Gennaro Capece Galeota di Regina
Pietroburgo
7 Settembre 1861
1Segretario dell’ambasciata russa a Napoli.
2Aleksandr Michajlovič Gorčakov, ministro degli Esteri russo.
3Louis Napoléon Auguste Lannes, duca di Montebello, ambasciatore francese in Russia.
4Édouard Antoine Thouvenel, ministro degli Esteri francese.
5Pavel Dmitrevič Kiselev, ambasciatore russo a Parigi.
6Alexander von Schleinitz, ministro degli Esteri prussiano.
7Vincenzo Benedetti, ambasciatore di Francia a Torino.