Terra dura, l’Abruzzo.
Non ingannino il 133 chilometri di costa sull’Adriatico, l’Abruzzo non è terra di mare, è terra di quiete montana, del silenzio che imprigiona il cuore, di lontane prossime distanze, di un tempo lento che mimetizza la storia fondendola col suo sentire.
Il mare, dai chiari toni azzurri, non è altro che un confine, presenza discreta, accolta tal volta al buon cuore di qualche passante, non domina, non è padrone come a Napoli.
L’Abruzzo, frontiera ultima della storia che da essa passò, ospita la fortezza di Civitella del Tronto, estremo baluardo di difesa di quel mondo incarnato nell’antico Regno delle Due Sicilie, con la sua cultura, i suoi valori, le sue tradizioni.
Difesa testarda, eroicamente ostinata, portata avanti oltre l’evidenza dei fatti, e per questo capace di cambiarli.
Il 26 ottobre 1860, prima al comando del maggiore Luigi Ascione – destituito per un comportamento ambiguo nelle intenzioni -, poi del capitano napoletano Giuseppe Giovene, ufficiale di gendarmeria ed ex artigliere, iniziò la resistenza di questa terra.
Molti civili presero volontariamente le armi, data la radicata lealtà delle genti d’Abruzzo alla corona dei Borbone. Anche i cosiddetti “briganti” cooperarono con esercito, attraverso azioni di schermaglia e rifornimenti di cibo.
Queste terre subirono la ferocia dell’aggressore sabaudo che si manifestò con crimini efferati contro la popolazione del luogo. Stupri, saccheggi, fucilazioni vennero commessi per annientare la forte resistenza degli oppositori dei piemontesi.
Cittadine come Pizzoli, San Vittorino, Campli vennero passate per le armi.
Civitella resistette eroicamente alle truppe sabaude, ottenendo anche piccole vittorie. Tuttavia, la caduta di Gaeta e Messina, e l’abbandono della fortezza da parte di Giovene, sia pure per una causa giusta, ossia per evitare che i soldati venissero considerati briganti, furono causa del precipitare in peggio della situazione per i borbonici. Anche senza il loro comandante i soldati continuarono a combattere, respingendo la proposta di resa, fino al 20 marzo 1861: Civitella aveva resistito sei mesi, continuando persino dopo il 17 marzo, quando Vittorio Emanuele II fu proclamato Re d’Italia. Si dichiarò ufficialmente nato il Regno d’Italia, malgrado l’antico Regno delle due Sicilie resistesse ancora grazie a Civitella.
In memoria dell’eroica fedeltà di questi nostri patrioti, su proposta dei nostri referenti CDS Abruzzo, abbiamo definito di spostare per questa sessione, il raduno nazionale dei Comitati Due Sicilie per il 2025 da Caserta a Civitella del Tronto, che rimane, subito dopo Gaeta, un luogo sacro per gli animi duosiciliani.
A questo proposito il presidente fondatore dei CDS, Fiore Marro, richiama tutti noi con queste parole: ”La mia richiesta verso tutti voi, per questa occasione è quella di vedervi presenti all’adunata, che rimane il punto più importante, per quel che concerne la “salute” e l’esistenza in vita del nostro movimento, la vostra presenza è necessaria, importante, fondamentale, questi incontri sono la linfa vitale della nostra lotta identitaria, per tanto la mia speranza è che, nei giorni 5 e 6 aprile, la piazza di Civitella possa essere inondata dalla passione e dalle nostre bandiere. Vi aspettiamo.”
Programma e recapiti per le prenotazioni li troverete nella foto della locandina.
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