di Chiara Foti, Napoli 18 settembre 2014
Non ci sono parole che possano descrivere lo stupore che si prova davanti alla preziosa mitra commissionata nel 1713 dalla Deputazione della cappella di San Gennaro per il nostro Santo Patrono. Solo dal vivo se ne avverte il peso in quanto a ricchezza, per non parlare del brillio dovuto all’abile taglio delle pietre, valorizzate ciascuna secondo la propria categoria.
Quando parlo di peso, intendo proprio una sensazione fisica, che si percepisce guardando tanta opulenza, infatti, la mitra pesa 18 chili. L’opera si deve alla perizia dell’orafo napoletano Matteo Treglia, sulla mitra sono incastonate oltre 3700 pietre preziose che si dividono in smeraldi, simboleggianti la perfetta unione con Dio, rubini, che rappresentano il sangue di San Gennaro ma anche la lava del Vesuvio da cui egli ci protegge, e infine diamanti, i quali sono il simbolo della vera fede, che come i diamanti, è per sempre. All’epoca il valore dell’opera fu di circa 20.000 ducati, raccolti attraverso sottoscrizioni e donativi che coinvolsero il clero, gli artigiani, il popolo, i nobili e lo stesso imperatore. La bellezza commuove, e lascia segni profondi dentro l’animo di chi la osserva. Ma più comunemente, potremmo dire, serve anche ad attirare turismo e a far vivere chi la possiede e la sa valorizzare. Il nostro tesoro di San Gennaro, e dico “nostro” perché appartiene proprio ai napoletani, non alla Chiesa, nè allo stato, appartiene al popolo, è stato stimato dagli esperti come il più prezioso al mondo. Pertanto vorrei condividere con voi, cari lettori, i dati riportati oggi alle mie stupefatte orecchie dagli addetti al museo.
Il tesoro di San Gennaro è stato esposto al Louvre di Parigi, dove si aveva una media giornaliera da 500 a 700 francesi che pagavano un biglietto di 15,00 euro per vederlo.
Dopo Parigi è stato esposto a Roma, la quale ne ha ricavato introiti talmente cospicui da farci gentile dono della teca protettiva antifurto che i musei di Roma avevano fatto fare appositamente per la mitra del Santo, per un valore di 90.000,00 euro. A Napoli quest’oggi c’erano una ventina di persone assieme a me ad ammirare questo capolavoro, non c’è mai una fila di visitatori per il tesoro (io almeno, non l’ho mai vista) e il biglietto costa 5,00 euro. Una bella differenza con Roma e Parigi.
Tengo a ripetere che questi dati sono stati riportati dagli addetti al museo che fanno anche le visite guidate gratuite al museo del tesoro, proprio loro hanno sottolineato che dovunque vada, il tesoro riceve una grande attenzione, mentre a Napoli non è molto visitato. C’è chi vuole scusare l’atteggiamento comune verso i nostri beni culturali: “a Napoli c’è semplicemente troppo, è normale essere dispersivi”. Io invece ritengo che alla bellezza e alla sua valorizzazione, soprattutto una città come Napoli dovrebbe essere educata ed allenata, e allora sì che potremmo vivere senza doverci preoccupare delle cambiali da pagare, o quasi.
Chiara Foti coordinatrice giovanile CDS