Chiamiamo affettuosamente “bufalini” i lavoratori degli allevamenti di bufale, persone che fanno una vita dura, che lavorano al freddo in inverno, al caldo in estate, sempre in mezzo al fango, al letame, alle mosche. I bufalini nonostante tutto sono fieri del loro lavoro, sono orgogliosi della loro vita e quando li incontri ti accolgono sempre con il sorriso e tanta signorile cortesia. Con questo articolo, di Giulio Larosa, i Comitati Duesicilie invitano tutti ad un gesto di solidarietà nei loro confronti.
Ieri per lavoro sono stato in un allevamento di bufali dove serviva un’adeguamento dell’impianto elettrico. Arriviamo, io e il mio collega, in un posto fuori mano, non ci sono autobus che portanto fino all’ allevamento, intorno non ci sono bar, servizi, non c’e’ niente. Entriamo in posto fangoso, idoneo per i bufali certamente, ma tremendo per le persone e ci inzaccheriamo appena scesi dalla macchina. Un personaggio grande e grosso, dal viso giovane, molto giovane, forse venti anni o poco piu’, ci viene incontro sorridendo e tendendoci una manona forte. E’ contento del nostro arrivo, e ci offre subito un caffè, accendendo una caffettiera antica e incrostata, come fosse anch’essa ad uso dei bufali. Preso il caffè ci mostra gli inconvenienti dell’ impianto. Nel punto consegna energia un interruttore che protegge la linea e’ stato devastato da un nido di vespe che appena arriviamo si alzano in volo pronte per attaccare. Ci assicura che ci penserà lui a far fuori le vespe in modo da farci lavorare in pace ma intanto qualche puntura il ragazzone l’ ha beccata appena ha aperto lo sportelletto del quadro elettrico. Minimizza ridendo e dicendoci che per lui non e’ niente e che l’ estate e’ tutta una puntura per cui ormai non ci fa piu’ neanche caso. Poi ci porta nel reparto mungitura e in altri posti dove indica altre cose da riparare. Nel parlare dell’impianto da sistemare, locale per locale, stalla per stalla ci spiega anche che lavoro si svolge e ci descrive i bufali e le bufale. Dopo un po’ che ci parla con grande simpatia e affetto di questi animaloni dall’aspetto terribile, anche noi ci sentiamo tranquilli e cominciamo a viverli non con quel senso di timore che simili bestioni incutono agli estranei ma con quella dolce affabilità che normalmente si rivolge a cagnolini e gattini. Lungo il percorso incontriamo anche altri lavoratori che in segno di stima e affetto d’ora in poi chiameremo “bufalini”. Persone di tutte le età, ma sorprendentemente un solo anziano, età media relativamente bassa. C’e’ pure un duosiciliano afgano d’origine, anche lui come i bufali, all’ inizio pare un duro dai modi ingrugnati e, come i bufali, dopo un po’ mostra un aspetto bislacco e simpatico, parla con il nostro accento e usa qualche parola del nostro dialetto, insomma, e’ uno di noi. Prima di andarcene i bufalini ci vorrebbero pagare un anticipo. Un anticipo? Chi te lo offre mai un anticipo? Dobbiamo insistere a rifiutare. Quando ci hanno pagato non solo abbiamo avuto tutto senza problemi ma ci hanno pure regalato mezzo chilo di treccia a ciascuno. Grazie bufalini! Chinate il capo e ringraziateli pubblicamente, gente che vivete e lavorate in posti confortevoli, al pulito, senza vespe, mosche, zanzare e ronzoni vari che vi tormentano, senza fango, merde, piscio, gelo, pioggia e solleone!
Se certamente il regno dei cieli è per quelli come voi, i Comitati Duesicilie vi promettono che anche il “regno” delle Duesicilie che verrà sarà per gente come voi, per chi lavora duramente, con generosità, con il piacere della condivisione e della socialità. Il “regno”, o meglio lo stato che costruiremo, darà a gente del genere il ruolo che si merita, il rispetto pubblico, l’ onore e il salario che si merita. Ma intanto che il nostro stato non si afferma, chiediamo ai nostri connazionali e a chiunque passasse davanti a uno dei tanti allevamenti di bufali, un gesto di simpatia e di stima per queste persone; portategli un dolce, una confezione di caffè, una bibita, anche soltanto una stretta di mano e un “grazie”: i bufalini sono l’ esempio vivente per il nostro futuro da realizzare.