Ferdinando II sul letto di morte
Morte di un re napoletano
Di Lorenzo Terzi
Napoli 17 settembre 2022
Le buste 1601-1607 dell’Archivio Borbone, conservato presso l’Archivio di Stato di Napoli, sono indicate in inventario con la dicitura “Affari diversi”: si tratta di pratiche di varia natura e provenienza atte ad attestare i meriti e i diritti della dinastia borbonica e a preparare i piani per una migliore organizzazione dello Stato meridionale in caso di riconquista, nonché a documentare gli ultimi mesi di vita del Regno delle Due Sicilie. Queste carte furono raccolte e conservate separatamente nelle predette buste per espressa volontà di Francesco II.
Spesso accade che dietro indicazioni archivistiche vaghe – come appunto “affari diversi”, “carte diverse”, “miscellanea” – si celi, in realtà, materiale di notevole interesse storico.
I suddetti faldoni non fanno eccezione alla regola. In particolare, la busta 1607 degli Affari diversi comprende il fascicolo 16, racchiuso in una copertina recante il titolo coevo “Malattia di S. M. il Re Ferdinando 2°. Suoi consigli, disposizioni, etc.”. Le carte 259-260 contengono una cronaca delle ultime settimane di vita del sovrano. Il testo appare scritto frettolosamente, come se consistesse in appunti presi in vista di una pubblicazione; dal contesto sembra potersi attribuire allo stesso Francesco II.
La morte di un re è, per definizione, un evento pubblico. La piccola cronaca, trascritta qui di seguito, avrà tenuto certamente conto del carattere di “esemplarità” che anche il decesso di un sovrano deve avere agli occhi dei sudditi.
Eppure a chi legge non sfugge un senso di sincerità e di verità nelle rapide annotazioni che raccontano, passo dopo passo, il doloroso progredire della malattia di Ferdinando, causa della morte che lo coglierà a Caserta il 22 maggio 1859, a soli 49 anni.
Il giudizio storico sull’operato di questo re esula, ovviamente, dagli intenti della presente nota: essa vuole semplicemente restituire la testimonianza viva di un episodio non secondario della storia dell’Italia meridionale.
Infine, due avvertenze. Innanzitutto i puntini sospensivi si trovano nel testo originale. Quest’ultimo, poi, è stato mantenuto inalterato, con le sole eccezioni della grafia di pochissimi termini, riportata secondo l’uso più moderno, e di alcuni segni di punteggiatura, inseriti ex novo per favorire una migliore comprensione dello scritto.
Penultimo ed ultimo periodo della malattia di Ferdinando 2° mio Re
Il morbo fatale cominciò in Lecce la sera dei 14 Gennaio 59 con tutta la furia, attaccando la gola e minacciandogli soffogazioni. Dopo 8 giorni alquanto ristabilito si passò a Bari; ivi alti e bassi, e l’umore girava per la persona. Ma Ferdinando 2° sempre avea Iddio innanzi agli occhi e tenea vicino Monsignor Gallo notte e giorno. Quando si vide che ci bisognavano chirurghi per operare un tumore alla coscia, allora si partì per mare con un mare calmo giammai veduto il dì 7 marzo ed il 10 marzo alle 2½ eravamo in Caserta di ritorno. Ivi alti e bassi alla malattia. Ma il malato Re sempre con piacere accettava le sofferenze che il Re dei Re gli mandava, e spesso si riconciliava e tenea Monsignor Gallo vicino. Ma dai 6 ai 10 Aprile il morbo fatale s’infieriva. Così continuò la giornata degli 11, ma alla mattina seguente verso le 2 imperversò a segno che i medici voleano fargli fare i SS. Sagramenti al far del giorno. Allora Monsignor Gallo che l’assistea ebbe l’incarico di doverlo preparare. Annunzio terribile per ogni uomo! Ma per Ferdinando 2° era un invio a banchetto! Monsignore non avea finito di pronunziare la prima parola, che il Re gli disse: “Con piacere, son pronto”. Ed all’istante si volle confessare. Alle 6¼ quando si ebbe confessato, ci chiamò dentro e sorridendo disse: “Non piangete, state allegri figli miei: altro poco tempo vi è”. E volgendosi al primogenito suo successore gli disse di apparecchiare carta per dettare il testamento. E fattosi il segno della Santa Croce detto il Veni Creator Spiritus, e tre Gloria alla Santissima Trinità e tre Ave alla Santissima Vergine Immacolata cominciò il suo famoso testamento ec. ec.
Il testamento durò dalle 6¼ alle 8½; indi si volle riposare per prepararsi alla venuta del padrone dei nostri cuori, con atti di fervore con preghiere ed a fare la sua Santa Volontà con piacere. Verso le 10 giungeva il Santissimo Viatico accompagnato da tutti i cavalieri in forma pubblica. Nell’entrare nella camera sua il Re cominciò a dire ad alta voce con fede di Santo:… Tutti piangevano ma egli era fermo e contento, ed era assistito in quel momento da un Cardinale e due Arcivescovi. Accostatosi il prete con la particola egli con l’occhio della fede vedea Gesù in anima, corpo, sangue e Divinità. Parlandogli gli dicea… e dopo che si comunicò seguitava a pregare dicendo: “Benedici mia moglie, Franceschino, ed uno per uno … Benedici il paese, il Papa, la Santa Chiesa, l’armata, l’Europa, e ti prego per la pace”… e seguitava…
Indi chiamatici dentro ci disse: “Figli miei siate uniti, affezionati” ec. ec… Indi impartì la Santa Benedizione Paterna di Giacobbe e ci volle dare un bacio per ciascuno. Tutti eravamo commossi ma egli fermo, e staccato dalle cose di questa terra era contento. Indi vide i Zii e gli disse quasi lo stesso… E ringraziava e chiedeva perdono a tutti. Ma per grazia del Signore il Re andò meglio: al principio di maggio salì all’appartamento di sopra.
Ivi alti e bassi. A 19 maggio la notte alle 4½ sembrava agli estremi. Ci chiamò. A me disse: “Dammi un bacio. Contenti, figli miei! Ricordati ciò che ti ho detto”, e presami la mano sorridendo mi diede tre baci e altre tante mi strinse la mano al suo caro petto. Più tardi verso le 9 volle sentir messa essendo domenica e ci volle tutti e tre noi vicini, e sempre contento pregava con fervore dopo dicea a tutti: “Contenti! Perdonatemi degli incommodi che vi ho dato: altro poco e ve li toglierò”, e una volta esclamò, ma per gioia: “Desidero di morire”. Presa la Madonna del Carmine, che avea sul petto, e guardandola, disse con fede: “Mamma un altro poco e sarò ai tuoi piedi a pregarti”, a Monsignor Gallo disse: “Che servono le grandezze di questa terra? Avrei voluto passare questa vita mia a servire Dio”, ed un altra volta che…
non si lagnò e negli ultimi momenti disse il Regina Coeli. Indi agonia per tre quarti d’ora, ma sempre conoscea i momenti che gli rimanevano di vita. Benedisse la consorte; disse una volta che quando era ai piedi della Madonna Egli non si sarebbe scordato di Lei.