GLI ITALIANI DI CRIMEA UNA TRAGEDIA DIMENTICATA
La piccola migrazione di qualitAi?? verso la Crimea, prima del 1861, fu sollecitata dagli emissari zaristi alla famiglia Borbone, poichAi?? il Regno delle Due Sicilie rappresentava per essi il meglio nellai??i??agricoltura, nellai??i??artigianato e nella pesca: infatti, agricoltori, pescatori e artigiani di qualitAi?? vennero invitati in Crimea allo scopo dai??i??insegnare ai sudditi dello Zar lai??i??arte della pesca, della navigazione, lai??i??agricoltura e la manifattura ed il Regno delle Due Sicilie decise di aprire il consolato di Kerc per coadiuvarli in loco.
La grande migrazione verso la Crimea, dopo il 1861, fu causata dallai??i??impoverimento dei territori del Regno delle Due Sicilie, dovuto allai??i??invasione piemontese, caratterizzata dal trasferimento di migliaia e migliaia di famiglie, provenienti soprattutto dalla Puglia, dalla Campania, dallai??i??Abruzzo e dalla Calabria, che si concentravano soprattutto nelle cittAi?? costiere come Kerc: tra di esse non vi erano solo agricoltori, artigiani e pescatori, ma anche musicisti, avvocati, architetti, medici e scrittori.
Sorse, cosAi??, una grande e prospera comunitAi?? nella penisola del Mar Nero, la cui bellezza A? facilmente desumibile da un detto russo che riassume il meglio del mondo cosAi??: ai???Crim e Rimai???, Crimea e Roma (… e poi puoi pure morire).
La comunitAi?? crebbe, generA? una solida economia, si fece apprezzare e suscitA? anche invidia.
La rivoluzione bolscevica segnA? lai??i??inizio della fine, con la fuga precipitosa di migliaia di persone verso la penisola italiana e lai??i??espropriazione dei loro beni: addirittura sino al 1920, anno in cui la Crimea cadde interamente nelle mani dei bolscevichi, il Generale Wrangel a capo dellai??i??Armata Bianca di Crimea aveva organizzato la fuga di 150.000 profughi, passando per Costantinopoli.
La collettivizzazione forzata degli anni 20 costrinse quelli che vollero rimanere a consegnare tutti i loro beni al Kolchoz denominato ai???Sacco e Vanzettiai???, soffrendo finanche la fame.
La ComunitAi?? rimasta fu pesantemente colpita anche dalle Purghe staliniane, iniziate nel 1935, attraverso fucilazioni e deportazioni.
Nel 1942, la stessa fu interamente deportata nei Gulag del Kazakistan (soprattutto in quello di Karaganda che superava la superficie di 40.000 chilometri quadrati): in pochi si salvarono dalla deportazione; nella sola Kerc, su circa 2.000 deportati, vi fecero ritorno in soli circa 200.
Quelle famiglie avevano conservato, fossilizzato, perchAi?? ai???linguaai??? di una minoranza etnica, il loro dialetto, che nella patria d’origine evolveva con i tempi, diventando altro.
Ci fu chi la studiA? (un dotto prelato ne trasse un vocabolario e una ricerca di grande spessore: ai???Della lingua dei pugliesi di Crimeaai???).
Ma quei nostri emigrati furono comunque dimenticati; al punto che mentre tutte le altre minoranze etniche di Crimea martirizzate da Stalin erano state riconosciute come vittime della repressione, grazie al lavoro diplomatico dei loro Paesi di partenza, l’unica esclusa era quella italiana, a riprova di quanta attenzione prestino i nostri governi e le nostre rappresentanze diplomatiche (con poche, ma non decisive eccezioni) ai connazionali all’estero.
La vicenda di quella comunitAi?? A? stata meritoriamente ricostruita da Stefano Mensurati e Giulia Giachetti Boico, presidente dellai??i??associazione Cerkio con sede a Kerc.
Dalle loro ricerche sono nati due libri pubblicati sul genocidio dimenticato degli Italiani di Crimea dallai??i??editore Settimo Sigillo e scritti a quattro mani con il Professor Giulio Vignoli dellai??i??UniversitAi?? di Genova, la mostra ed il catalogo che oramai girano tutta la penisola grazie allai??i??impegno anche dei discendenti italiani come il sottoscritto (per parte materna Zingarelli, emigrati da Bisceglie alla fine dellai??i??ottocento e ritornati allai??i??epoca della rivoluzione bolscevica) e soprattutto della Onlus lai??i??Uomo Libero e della Libreria Editrice Goriziana.
Infine, lai??i??11 settembre 2015 il Presidente Russo Vladimir Putin ha incontrato i rappresentanti dellai??i??associazione Cerkio in Crimea promettendo loro il riconoscimento, negato dallai??i??Ucraina per oltre 20 anni, di minoranza deportata, avvenuto puntualmente con decreto del 12 settembre 2015.
Da ciA? scaturisce lai??i??idea di organizzare il convegno e la mostra sugli Italiani di Crimea ed il Genocidio Dimenticato anche nella cittAi?? di Teramo il 24 ottobre prossimo, dopo Pescara e Lai??i??Aquila, grazie alle associazioni dei Briganti e Guerrieri dai??i??Abruzzo, presieduta da Franco De Angelis, delle Brigantesse dai??i??Abruzzo presieduta da Gabriella A. Rapposelli, dei Comitati delle Due Sicilie Abruzzo, del Movimento Neoborbonico, delle Associazioni Sportive Sociali Italiane ai??i?? ASI e del Comune di Teramo, con la presenza del dottor Stefano Mensurati Radiouno Rai, dellai??i??avv. Luigi Spina discendente, referente Comitati delle Due Sicilie Abruzzo e vicepresidente ASI Abruzzo, del professor Gennaro Pisco e di Tiziana Coda referenti del Movimento Neoborbonico, coordinati dal professor Elso Simone Serpentini.
Infine, la conferenza vedrAi?? la partecipazione anche del signor Igor Fedorov Ferri, membro dellai??i??associazione Cerkio, reduce dallai??i??incontro con il Presidente Russo Vladimir Putin.
La serata sarAi?? allietata dalle prelibatezze dello chef Marcello Schillaci e dal canto della corale Polyphonia di Spoltore.
La mostra sarAi?? a Teramo, presso la sala espositiva comunale di Via Nicola Palma in pieno centro storico, sino al 29 ottobre per poi essere riproposta a Vasto nel mese di novembre.
Saranno venduti i cataloghi della mostra ed i libri a tema allo scopo di finanziare le attivitAi?? dellai??i??Associazione Cerkio in Crimea.
Avv. Luigi Spina
Referente Regionale Comitati delle Due Sicilie Abruzzo
Vicepresidente ASI Abruzzo