Nel Comune diAi?? Castel San Giorgio (Sa)
A cura della sezione locale dei Comitati Due Sicilie in collaborazione con il Comune di Castel San Giorgio,
domenica 20 ottobre 2013 sarAi?? scoperta Ai??la targa in occasione della dedicazione dellai??i??omonima piazza a
S.A.R. Francesco II di Borbone giAi?? ultimo re delle Due Sicilie .
Il corteo muoverAi?? dalle ore 10.00 partendo da Piazza della Concordia, giAi?? Piazza Martiri d’Ungheria.
Oltre al saluto del referente territoriale dei CDS Castel San Giorgio, ci sarAi?? lai??i??intervento del sindaco Dott. Franco Longanella, accompagnato dagli assessori: Giovanni De Caro, Giuseppe Alfano e Antonino Coppola .
Interverranno alla cerimonia per i saluti Ai??: il Commendatore Giovanni Salemi dellai??i??Ordine Costantiniano,
Fiore Marro Presidente nazionale dei Comitati Due Sicilie.
PresenzierAi?? lai??i??evento la principessa Beatrice di Borbone Due Sicilie.
Al termine delle cerimonie si desinerAi?? presso il Restaurant Assenzio in via Tenente Lombardi 28/30 di Castel San Giorgio (Sa).
Francesco II A? lai???ultimo Sovrano a regnare sulle Due Sicilie; A? con lui che avviene lai???invasione del Regno da parte prima dei garibaldini e poi dellai???esercito piemontese, e quindi lai???annessione al neonato Regno dai???Italia. Il tutto solo un anno dopo la morte di Ferdinando II, avvenuta quando questi aveva solo 48 anni, mentre Francesco si A? trovato inaspettatamente sul Trono alla giovane etAi?? di 23 anni. Era infatti nato il 16 gennaio 1836 primogenito di Ferdinando II e della sua prima moglie Maria Cristina di Savoia che lo lascerAi?? orfano di madre solo quindici giorni dopo la sua nascita. Sia il padre che la sua seconda moglie, la Regina Maria Teresa dai???Asburgo, gli impartirono, con lai???ausilio dei padri gesuiti, unai???educazione fortemente religiosa, ma non priva di cultura generale, anche se non ebbe mai quella militare di cui era ricco Ferdinando. Il padre gli insegnA? sempre lai???amore al Regno e i suoi doveri verso i sudditi, che venivano prima di ogni altra cosa, dopo quelli verso Dio, naturalmente. In ogni caso, i rapporti con la matrigna non dovettero essere facili, in quanto, come A? anche naturale, ella pensava anzitutto ai propri figli (ne ebbe 11, fra cui il futuro capo della Real Casa dopo la morte di Francesco, Alfonso Maria, Conte di Caserta), ma mai conflittuali; Francesco da parte sua rispettava la Regina, e questa si preoccupava di seguire il futuro sovrano.
Ferdinando gli scelse come moglie Maria Sofia di Baviera, figlia del Duca Massimiliano, sorella di Elisabetta, la moglie dellai???Imperatore dai???Austria Francesco Giuseppe (la celeberrimaAi??Sissi). Maria Sofia, si rivelerAi??, nei tragici giorni della loro vita, una donna eccezionale, mai piA? dimenticata dal popolo ed ammirata in tutta Europa. I primi tempi a Corte non furono facili per Maria Sofia, destinata a non intendersi con la Regina; ma aveva al contrario tutta la simpatia del Re, che le era sinceramente affezionato. Il problema fu che proprio con il suo arrivo a Napoli iniziA? la malattia che condusse Ferdinando alla morte; lai???elevazione al Trono di Francesco e Maria Sofia rese ancor piA? critici i rapporti con la Regina madre; ma ormai ben altri problemi si stavano preparando allai???orizzonte, e Maria Sofia saprAi?? dimostrarsi Regina forte e coraggiosa come poche altre nella storia: il pensiero non puA? non andare alla Maria Antonietta degli ultimi tempi della sua vita, e anche se a Maria Sofia per fortuna fu risparmiata la tragedia della morte sua e del marito, un piA? lento dolore le toccA? in sorte per tutto il resto della sua lunga esistenza (morirAi?? infatti nel 1925).
Francesco di fatto potAi?? regnare solo lai???arco di un anno; poi dovette occuparsi di affrontare lai???invasione del Regno. Eppure giAi?? in cosAi?? poco tempo potAi?? fornire qualche minimale dimostrazione di cosa sarebbe stato il suo regno qualora gli fosse stato concesso di governare serenamente come ai suoi antenati. Certamente non possedeva la forza di carattere del padre, nAi??, come A? ovvio, lai???esperienza politica, ma era uomo ricco di bontAi?? e umanitAi??, uomo di profonda fede e senso del dovere verso i sudditi, specie verso i bisognosi. Univa alla capacitAi?? riformatrice dei suoi antenati, ancor piA? di questi un profondo senso dei doveri religiosi, il che in effetti lo rendeva forse il migliore dei sovrani per i suoi sudditi.
Del resto, la resistenza filo-borbonica che avvenne dopo il 1860 e che vide coinvolti decine di migliaia di uomini e donne ai??i?? come ai tempi delle insorgenze ai??i?? in armi a difesa dei suoi diritti legittimi, A? la miglior riprova di quanto appena affermato. Fin dalla sua salita al Trono, concesse molte amnistie, nominA? delle commissioni per visitare i luoghi di pena e apportare le migliorie necessarie; volle concedere maggiore autonomie locali ai municipi e diminuAi?? il peso dei legami burocratici; a Palermo e Messina accordA? franchigie daziarie, a Catania istituAi?? un Tribunale di Commercio e le Casse di conto e di sconto; condonA? in Sicilia gli avanzi del dazio e dimezzA? lai???imposta sul macinato, abolAi?? il dazio sulle case ove abitava la povera gente e ridusse le tasse doganali, specie quella sui libri esteri; diminuAi?? anche le tasse sulle mercanzie estere, concesse Borse di Cambio a Chieti e Reggio Calabria; ordinA? che si aprissero monti frumentari e monti di pegni, e Casse di Prestito e di Risparmio nei paesi che ne erano privi; essendovi stata una carestia di grano, mentre i ribelli giAi?? accusavano il Re di voler far gravare il peso sui poveri, egli dava ordine di distribuire a prezzo ridottissimo intere partite di grano estero alle popolazioni, per altro con perdita economica da parte del governo. CreA? inoltre cattedre, licei e collegi, e istituAi?? una commissione per il miglioramento urbano di Napoli (aveva in mente a riguardo di costruire mulini a vapore governativi per offrire la macinazione gratuita dei grani, ma lai???idea non potAi?? essere attuata per lai???arrivo dei garibaldini); ampliA? la rete ferroviaria e chiese stretto conto dei ritardi dei privati nelle costruzioni giAi?? accordate, e con decreto del 28 aprile 1860 prescrisse lai???ampliamento della rete con la linea Napoli-Foggia e Foggia-Capo dai???Otranto. OrdinA? le linee Basilicata-Reggio Calabria e unai???altra per gli Abruzzi, mentre giAi?? pensava anche alla Palermo-Messina-Catania. Il 1Ai?? marzo 1860 prescrisse a tutti i fondi la servitA? degli acquedotti, ed evitando cosAi?? gli impaludamenti favorAi?? lai???irrigazione dei campi e quindi la salute pubblica; dispose poi il disseccamento del Lago del Fucino, fece continuare il raddrizzamento del fiume Sarno scavando un canale navigabile, ordinA? che si continuassero i lavori nelle paludi napoletane e lo sgombro delle foci del Sebeto. Tutto questo in un anno. Ancora nel 1862, ormai esule a Roma, inviA? una grossa somma ai napoletani vittime di una forte eruzione del Vesuvio. Dopo la caduta del Regno, i Reali furono ospitati a Roma da Pio IX (che ricambiava in tal maniera lai???ospitalitAi?? ricevuta da Ferdinando II nel 1848-1850) prima al Quirinale poi a Palazzo Farnese, fino al 1870. In questi anni, essi tentarono dapprima di fomentare la resistenza filo-borbonica che stava prendendo piede nellai???ex-Regno, ma poi si resero conto che tutto era perduto e non vollero essere causa di altro sangue, di altro odio e dolore.
Privati dei loro beni personali dai Savoia (erano stati sequestrati senza alcun diritto nAi?? giustificazione da Garibaldi, non solo i beni immobili, ma anche quelli mobili, che Francesco non aveva voluto portare con sAi??), essi dovettero spostarsi spesso, e vissero per molto tempo a Parigi, e di tanto in tanto in Baviera nelle tenute della famiglia di Maria Sofia, conducendo vita serena e modesta. In uno di questi viaggi, nel 1894, in pace con Dio, con il prossimo e con la propria coscienza, Francesco II si spegneva ad Arco di Trento. Capo della Real Casa, non avendo egli eredi, divenne il fratello Alfonso Maria di Borbone delle Due Sicilie, Conte di Caserta.
Lai???invasione del Regno
Non A? certo possibile in questa sede fare una storia del Risorgimento, della conquista del Regno da parte dei piemontesi. Quel che si puA? dire, A? che oggi per fortuna esistono ormai tante ricostruzioni storiche degli eventi di quei giorni molto piA? serene, veritiere ed oggettive della ai???versione ufficialeai??? propagandata in questi 148 anni dalla storiografia risorgimentale. Sono sempre di piA? gli storici (e non tutti simpatizzanti dei Borbone) che stanno ricostruendo onestamente le pagine tragiche dellai???invasione e della conquista del Regno. Ci limitiamo solo a elencare le piA? accertate ed ormai indiscusse acquisizioni storiche, ben note nel mondo degli esperti, ma ancora del tutto o quasi sconosciute al grande pubblico italiano e non, ancora influenzato dai ricordi di scuola sullai???eroica conquista dei Mille fra il popolo meridionale esultante per essere ai???liberatoai??? dalla ai???barbarie borbonicaai???. Tali favole oggi non le racconta quasi piA? nessuno, eppure sopravvivono nellai???immaginario collettivo.
– GiAi?? dagli Anni Cinquanta, ed in particolare nel 1858 con i Patti di PlombiA?res, Cavour aveva preparato, con la complicitAi?? di Napoleone III e della Gran Bretagna, e lai???aiuto del mondo democratico italiano, lai???invasione del Regno delle Due Sicilie, Stato sovrano sette volte secolare, pacifico, amico, alleato del Regno di Sardegna, il cui ultimo Re per altro era cugino del Re Vittorio Emanuele II;
– Napoleone III appoggiA? Cavour nella speranza (poi rivelatasi chimerica) che il Regno andasse a suo cugino Luciano Murat, mentre la Gran Bretagna nella speranza che un nuovo Regno dai???Italia, ad essa riconoscente ed amico, potesse contrastare sia la predominanza francese che quella asburgica (inoltre, il mondo anglicano nutriva concrete speranze di ai???evangelizzareai??? lai???Italia, ancora vittima della ai???superstizione papistaai???);
– Garibaldi, per la sua spedizione, ricevette uomini, navi, ma soprattutto armi dal Regno di Sardegna, mentre i soldi li ricevette dalla Gran Bretagna e dalla massoneria internazionale in grande abbondanza. Le ingenti somme di danaro servirono per la corruzione dei piA? alti ufficiali borbonici, che fin dallo sbarco in Sicilia non combatterono mai seriamente i garibaldini (basti pensare che Garibaldi giunse a Napoli in treno! E con solo qualche morto e ferito in tutto), consegnando vilmente intere fortezze e varie postazioni militari allai???invasore; ma servirono anche per la corruzione dei principali uomini di governo, che consigliarono sempre Francesco II nella maniera peggiore possibile, fino ad arrivare allai???aperto tradimento, come nel caso, solo per fare il nome piA? celebre, di Liborio Romano, primo ministro e primo traditore del Re;
– Cavour diede ordine allai???ammiraglio Persano, comandante della flotta sabauda, di seguire da lontano la spedizione di Garibaldi
e di aiutarlo qualora tutto fosse andato per il meglio; e cosAi?? puntualmente avvenne;
– ugualmente fece la Gran Bretagna, che schierA? unai???intera flotta in assetto di guerra nel Golfo di Napoli mentre Garibaldi arrivava, chiaro segno di cosa sarebbe accaduto se Francesco II avesse tentato di resistere;
– mentre Vittorio Emanuele II giurava amicizia al cugino a Napoli deprecando quanto stava avvenendo, Cavour dava ordine al generale Cialdini di scendere con lai???esercito a Napoli per impossessarsi del Regno (per altro invadendo lo Stato Pontificio), e lo stesso Re sabaudo venne al Sud per ottenere da Garibaldi il Regno conquistato (lai???incontro di Teano);
– come A? noto, di fronte a quanto stava accadendo, da parte sua Napoleone III, che in pubblico condannava la spedizione come un atto di pirateria internazionale, di nascosto diede il suo assenso al Cavour con la famosa frase: ai???Faites, mais faites vite!ai???, chiedendo perA?, in cambio del suo ai???non-interventoai???, Nizza e la Savoia;
– Francesco II, dinanzi ad uno dei piA? grandi complotti internazionali della storia, e, soprattutto, dinanzi al tradimento dei suoi piA? alti ufficiali, dei suoi uomini di governo e i piA? vicini e ai???devotiai??? consiglieri, comprese che tutto era perduto, ma che occorreva non perdere lai???onore e la memoria storica: per evitare spargimenti di sangue di civili, lasciA? Napoli e si rifugiA? nella fortezza di Gaeta, seguito da tutti coloro che volontariamente scelsero di salvare lai???onore combattendo.
A Gaeta
Lasciando Napoli, Francesco II emanA? un proclama, lai???8 dicembre 1860, di cui riportiamo alcune frasi:Ai??Ai?? ho preferito lasciare Napoli, la mia propria casa, la mia diletta capitale per non esporla agli orrori dai???un bombardamento, come quelli che hanno avuto luogo piA? tardi in Capua ed Ancona. Ho creduto di buona fede che il Re del Piemonte, che si diceva mio fratello, mio amico, che mi protestava disapprovare la invasione di Garibaldi, che negoziava col mio governo unai???alleanza intima per veri interessi dai???Italia, non avrebbe rotto tutti i patti e fatte violare tutte le leggi, per invadere i miei Stati in piena pace, senza motivi nAi?? dichiarazioni di guerra. Se questi erano i miei torti, preferisco le mie sventure ai trionfi dei miei avversariAi??.Ai??Il proclama spaventA? il capo della polizia della Luogotenenza Silvio Spaventa, visto che, produsse larghissima impressione in vasti strati della popolazione meridionale. A Gaeta convennero infatti migliaia di borbonici fedeli (contemporaneamente resistevano eroicamente anche le fortezze di Civitella del Tronto ai??i?? che fu lai???ultima a cadere ai??i?? e Messina), pronti anchai???essi a morire in difesa del proprio sovrano e della loro Patria e per testimoniare la fede e la civiltAi?? avita e manifestare coi fatti il loro rifiuto di una societAi?? corrotta e traditrice alla quale sentivano di non appartenere.
Lai???assedio, iniziato il 13 novembre 1860, durA? fino al 13 febbraio 1861. Fu condotto con tale asprezza, che occorre ricordare che Cialdini ebbe lai???ardire di far bombardare perfino la stanza dei sovrani, evidentemente nella speranza di ucciderli. In tal sede, ci si limita a riportare le seguenti commoventi parole di Roberto Martucci, che descrive il tragico clima in cui avvenne lai???assedio e specie gli ultimi giorni, e soprattutto descrive lo stato dai???animo di chi stava perdendo ai??i?? tra la fame e la pestilenza ai??i?? ma sapendo di essere vittima incolpevole di unai???aggressione da nessuno desiderata ed eroico difensore non di un Regno, ma di una civiltAi?? plurisecolare, e di chi stava vincendo fra le risa, ma era un riso di amaro sapore:Ai??Ai??Il 5 febbraio 1861, un proiettile centrA? la polveriera Santai???Antonio, provocando circa cento morti e seppellendo, sotto le macerie, centinaia di soldati vivi. ai???Il nemico ai??i??Ai??scrisse Pietro CalAi?? dai???UlloaAi??ai??i?? faceva un sacrificio di vittime umane agli dei degli inferi; unai???ultima esplosione lanciA? in aria per poi precipitarli in mare soldati e ufficiali; gli assedianti, a Mola, batterono le mani come a uno spettacoloai???Ai??.
Dopo una breve tregua per estrarre i feriti dalle rovine, Cialdini rifiutA? una proroga che avrebbe consentito di soccorrere le altre vittime ancora vive; il generale sardo volle quindi riprendere il bombardamento, offrendo al tempo stesso una resa senza condizioni alla stremata guarnigione napoletana. Di fronte alla inutilitAi?? di unai???ulteriore resistenza, Francesco II autorizzA? il governatore di Gaeta, che era quello stesso generale GiosuAi?? Ritucci che aveva diretto la sfortunata controffensiva sul Volturno, a trattare la capitolazione. Era lai???11 febbraio e per due giorni si protrassero i colloqui senza che il generale Cialdini cessasse di rovesciare sulla sventurata fortezza una valanga di fuoco; ne aveva anzi approfittato per far entrare in azione altre due micidiali batterie di cannoni a canna rigata. Visto che la resa era sicura, quellai???ulteriore dispiegamento di artiglieria dai???assedio era mortalmente inutile. Fu cosAi?? che a Gaeta, alle tre del pomeriggio del 13 febbraio, mentre i parlamentari napoletani e piemontesi stavano discutendo gli ultimi dettagli della capitolazione, saltA? in aria la polveriera della batteria Transilvania con le sue diciotto tonnellate di esplosivi. Immediatamente, le batterie dai???assedio piemontesi concentrarono il fuoco sulle macerie per impedire i soccorsi, mitragliando i barellieri. Morirono inutilmente due ufficiali, cinquanta soldati e lai???intera famiglia del guardiano del bastione. I plenipotenziari borbonici, che stavano trattando la resa nel Quartier Generale di Cialdini, trattennero a stento le lacrime mentre i loro ospiti applaudivano fragorosamente contravvenendo simultaneamente alle regole dellai???ospitalitAi?? e alle leggi non scritte dellai???onore militareAi??.
Cialdini, non ancora soddisfatto, volle anche riuscire sarcastico per umiliare chi aveva avuto il coraggio di resistergli con dignitAi??, e si offrAi?? di fornire con generositAi?? alla coppia sovrana una nave per andare a Roma: ne scelse una che fece ribattezzare ai???Garibaldiai???. Fra le lacrime dei soldati e degli ufficiali inginocchiati e della popolazione, mentre stringevano le mani a tutti, senza distinzione, fra le lacrime e i sorrisi, Francesco II e Maria Sofia salparono per Roma. Francesco di Borbone aveva 25 anni, Maria Sofia solo 19, eppure nella sventura seppero dar prova di forza dai???animo e dignitAi?? che sovrani ben piA? anziani e temprati di loro non avrebbero posseduto . Commenta Sergio Romano: Ai??Se questi furono i nuovi battaglioni dellai???Italia unitaria, la nuova classe dirigente avrebbe dovuto rendere rispettoso omaggio, nel momento in cui assumeva la direzione del nuovo Stato, agli ostinati difensori borbonici di Messina, Civitella del Tronto, Gaeta, e avrebbe dovuto aggiungerne i nomi al ai???ruolo degli eroiai??? di cui venerare la memoria. Come gli svizzeri alle Tuileries nel 1792 quegli uomini si batterono perchAi?? avevano giurato fedeltAi?? al loro re e non meritavano lai???oblio a cui li ha condannati la leggenda risorgimentaleAi??. I Sovrani lasciarono il porto di Gaeta al suono della marcia di Paisiello con 21 salve di cannone, mentre tutto un popolo piangeva e salutava. Il Regno delle Due Sicilie aveva cosAi?? cessato di esistere, lasciando attoniti e senza patria milioni di contadini meridionali, mentre buona parte dei notabili cittadini si apprestava a chiedere unai???adeguata collocazione nel nuovo organigramma politico e amministrativo dellai???Italia unita, e giAi?? metteva da parte i pochi soldi con cui di lAi?? a poco si sarebbe impossessata delle terre del demanio, degli aristocratici fedeli e della Chiesa, per poi ridurre alla rovina milioni di contadini che piA? non conobbero cosa fossero pietAi?? e umanitAi??, e per i quali unica salvezza rimase lai???emigrazione.
Molti storici sono concordi nellai???affermare che il comportamento eroico di Francesco II allai???assedio di Gaeta valse a riscattarlo dalle sue debolezze politiche, vere e presunte. Potremmo riportare tantissimi commoventi giudizi di storici simpatizzanti; preferiamo invece riportare, a nome di tutti, lai???obiettivo e piA? asettico giudizio di uno storico di valore indiscusso e certamente non filoborbonico. Scrive Giuseppe Coniglio: Ai??Tuttavia seppe, di fronte alla storia, riscattare i propri insuccessi con lai???assedio di Gaeta cui partecipA? con audacia, per dimostrare allai???Europa che sapeva agire, e vi riuscAi?? in pieno, anche se sostenuto dallai???esempio e dallai???incoraggiamento della moglie. Sarebbe stato facile per i due sovrani fuggire.. Ma Francesco non volle piegarsi a questa umiliazione e preferAi?? combattere a lungo, ottenendo anchai???egli davanti al giudizio degli stessi nemici quellai???onore delle armi che ebbero tutti i difensori di GaetaAi?? . Vogliamo concludere con un tributo a S. M. Maria Sofia Regina delle Due Sicilie, vera animatrice dellai???assedio di Gaeta, salvatrice dellai???onore del Regno e dellai???esercito borbonico: non passA? giorno che non trascorse ad aiutare i suoi soldati sotto le cannonate, a curare le loro ferite, a condividere i loro stenti e le loro paure, ad incoraggiarli, a nutrirli, a soccorrerli, cosAi?? come dava forza al marito nei momenti piA? difficili. La coppia reale a Gaeta diede degnissimo spettacolo di sAi??, uno spettacolo fatto di amore, abnegazione, devozione, onore e dignitAi??, senso del dovere e della patria, ma anche di serenitAi?? e di affetto per i propri soldati. Gaeta resterAi?? sempre, nella storia dei Borbone delle Due Sicilie, nella storia del Regno di Napoli, nella storia degli italiani e nella storia in sAi?? una delle pagine piA? ricche di gloria, dignitAi?? e onore. Lai???hanno firmata migliaia di volontari e, idealmente, anche i volontari che contemporaneamente combattevano, senza neanche i sovrani presenti, nelle fortezze di Messina e di Civitella del Tronto, gli altri due eroici baluardi
della resistenza borbonica, espugnati solo con la truce violenza che hanno apposto la propria firma di sangue e onore a seguire alle prime due, quelle dei giovanissimi Reali, Francesco II e Maria Sofia di Borbone delle Due Sicilie.
6 Comments
Complimenti!
Molto bene ! Vedo che il comunicato è stato letto da tante persone in brevissimo tempo e mi sarebbe piaciuto leggere anche tanti commenti,ma evidentemente la pigrizia ha prevalso.L’ottimo Andrea Balia ha trasmesso i suoi complimenti ed io pur non avendo alcuna parte nella organizzazione dell’evento,ma solo nella qualità di tenace,ostinato,fierissimo borboniano uomo del Sud ,desidero esprimergli la mia amicizia
L’evento è sommamente importante,serve a scuotere gli animi e a rinnovare la memoria combattendo quel mortale oblio che ci ha reso sempre più succubi di una storia falsa e gli organizzatori tutti ,Comitati delle Due Sicilie e Amministrazione Comunale di Castel S.Giorgio ,meritano un grande grazie !
Non aggiungo altro se non tutta la mia adesione e il mio compiacimento e invitando tutti a partecipare alla cerimonia relativa , dico : Viva le Due Sicilie e Viva o’Rre!
Finalmente un ricordo indelebile del giovane sfortunato ultimo re di una gloriosa dinastia che fece di Napoli una delle capitali pià grandi del mondo!
Francesco II è nel cuore di tutti quelli che amano la storia di un grande Regno, scomparso per l’ingordigia di potenze estranee e il traddimento di troppi…
Da questo piccolo grande Comune un’iniziativa come seme per la rinascita di un’identità dopo la distruzione che è durata già troppo tempo!
caterina ossi
La verità sulla storia della nostra Patria sta finalmente venendo alla luce e finalmente anche le piazze e le strade dei nostri paesi hanno i nomi dei nostri padri e dei nostri Re e non solo di quelli che hanno distrutto la libertà della nostra Patria e cercarono di distruggere la nostra identità. Grazie a Voi i patrioti che combattete una vera battaglia di civiltà.
Ammiro il lavoro che svolgete. Vi seguo da anni e vi stimo ancor di piu’ per aver fatto comprendere me la mia vera storia.
Tutto quello che ho appreso da voi in questi anni l ho sempre trasmesso ad alta voce e proveró a far comprendere anche qui all’estero che il nostro Sud non e’ arretrato per nostra causa.
Mi manca la mia bellissima e martoriata terra. Sono vittima, come i miei antenati di una soluzione drastica, l’ emigrazione !!!
Purtroppo la storia che ci hanno fatto studiare a scuola, come tutte le storie, sono state scritte e falsate dai vincitori!!