La “Protesta dell’Aristocrazia Napolitana” (1869)
Di Lorenzo Terzi
Napoli 12 novembre 2022
All’indomani della caduta del Regno meridionale, il duca di Casacalenda Michele de Sangro si segnalò come uno strenuo campione della causa di Francesco II, della legittimità e del cattolicesimo romano, da lui difesa in diverse pubblicazioni: la più celebre è senz’altro I Borboni nel Regno delle Due Sicilie (1884), ristampata di recente.
Tuttavia Carmine Pinto, in La guerra per il Mezzogiorno. Italiani, borbonici e briganti. 1861-1870, ricorda che de Sangro fu anche autore, nel 1869, di “un intervento di moderata apertura allo Stato italiano”. Si trattava di una lettera indirizzata dal duca al Parlamento italiano, a quel tempo residente a Firenze. L’iniziativa suscitò la reazione indignata della parte più intransigente della nobiltà filoborbonica, che diede alle Stampe una Protesta pubblica, puntualmente conservata nell’Archivio Borbone (busta 1603).
PROTESTA DELL’ARISTOCRAZIA NAPOLITANA
L’Aristocrazia Napolitana, se va altera di non aver degenerato dalla virtù degli Avi, dai quali con la nobiltà del sangue à redato la lealtà, la generosità, e l’onore, sente pur troppo la sua dignità per potersi prostituire ad abbjette passioni, che ogni anima onesta degradano, ed avviliscono! Laonde gelosa custode di questo sacro retaggio, e della gloria della terra natale, che i suoi Antenati concorsero a render grande, in vista della più iniqua delle usurpazioni, che la storica Monarchia delle Sicilie abbatteva, e la cara Patria allo straniero asserviva, concorde, ed unanime levavasi a protestare contro tali opere nefande, e protestava coll’astensione, e la riserva, anteponendo un onorato esilio al dolore di essere spettatrice dello strazio del proprio Paese! Ferma nelle sue convinzioni di giustizia, di onestà, e di onore, in questa indipendenza di carattere à saputo per nove anni conservarsi illibata (testimone l’Europa, e il Mondo) ripudiando con disdegno e le basse insinuazioni, e il parteggiare pel potere, e il dimandare distinzioni, che il suo decoro avrebbero compromesso, e la sua dignità umiliata!
Or una lettera del Duca di Casacalenda al Parlamento di Firenze sotto la data del 20 febbrajo, quasi in forma di reclamo di tutta l’Aristocrazia fa delle insinuazioni oltraggiose, forma de’ giudizi inesatti, esprime sentimenti di oscillante politica, abbassandosi quasi a reclamare protezione, e ad approvare, e ratificare l’usurpazione, e l’utopia!! – Senza voler qualificare tale scritta, e il fine propostosi nel dettarla, quale diritto Egli aveva di parlare per tutti? – Chi gliene à conferito un legittimo mandato?
L’Aristocrazia Napolitana, forte nelle sue tradizionali convinzioni, e perché ritemprata negli eterni principî di onestà, e di giustizia dalle sofferenze di nove anni, altamente protesta contro la lettera del Casacalenda, ne riprova il concetto, e l’espressioni tutte con disdegno respinge, e condanna! Una sola voce non à eco, e non può compromettere tutta la Nobiltà Napolitana! Una sola diserzione non può compensare le numerose, che dal campo avverso abbominando le infamie del potere, e ricredute sulle fallacie degli usurpatori fan ritorno alla giustizia, e al diritto! – Quindi l’Aristocrazia Napolitana, ad eterno monumento di lealtà, ed onoratezza, anche una volta protesta, che non valgono le maligne insinuazioni, non le blandizie, o le minacce a scuotere la sua fede, a rimuoverla dal suo proposito, a comprometterne l’onore!! Ama la cara Patria cui è legata per fatti memorandi, e l’amerà sempre!… E perché vuole la felicità, e la grandezza della Patria ama il suo RE sventurato sì, ma glorioso, ma prode, che tiene alta la bandiera della giustizia, e del diritto, che per la indipendenza del Paese à combattuto, e ne à meglio meritato, e solo può farlo risorgere all’antico splendore con un governo saggio, forte, ed onesto!
Protesta da ultimo contro le utopie, le ingiustizie, i soprusi, che tante calamità àn fruttato a queste belle contrade, e la storica Monarchia delle Sicilie, opera colossale degli Avi suoi, ricostituita dalle virtù di Carlo III, àn distrutta!!
Il dado è tratto! Comunque volgeranno gli eventi l’Aristocrazia starà sempre ferma al suo posto: saprà custodire inviolato il sacro deposito della lealtà, e dell’onore, e senza rimorsi di vile defezione trasmetterlo col suo Nome ai posteri più chiaro, e più venerando!!
Napoli 9 marzo 1869