Uno dei più grandi autori italiani di teatro del Novecento, diverse volte candidato al Premio Nobel per la letteratura, oggi sconosciuto ed ignorato anche dai libri di scuola.
A cura di Lucia Di Mauro
Roberto Bracco (Napoli, 10 novembre 1861 – Sorrento, 20 aprile 1943) è stato un giornalista, scrittore e drammaturgo italiano. Fu amico intimo di alcuni dei maggiori esponenti dell’arte partenopea, tra i quali ricordiamo Gennaro Villani, Salvatore Di Giacomo e Francesco Cangiullo.
Dopo aver lavorato in una ditta di spedizioni, iniziò un’intensa attività di giornalista, scrivendo inoltre novelle e poesie. Collaborò a diversi giornali, tra cui il Corriere del mattino, Il Piccolo, Capitan Fracassa e dal 1886 al Corriere di Napoli, in qualità di critico teatrale e musicale. Fu autore di molte opere teatrali, tra cui: Non fare ad altri, Una donna, Maschere, Infedele, Il trionfo, Don Pietro Caruso, Sperduti nel buio da cui fu tratto nel 1914 l’omonimo film diretto da Nino Martoglio, Il piccolo santo.
Uno spiraglio bisogna aprire sulla genealogia del commediografo e sul suo «rango» culturale d’origine: era, infatti, Figlio di Achille Bracco, architetto e illustratore, nonché nipote del botanico Michele Tenore, il più grande botanico della storia del Mezzogiorno, fondatore con decreto di Giuseppe Bonaparte dell’Orto Botanico di via Foria.
Sebbene oggi quasi dimenticato, Bracco è stato uno dei più grandi autori italiani di teatro del Novecento, diverse volte candidato al Premio Nobel per la letteratura. Conobbe grande successo in Italia e all’estero; le sue opere furono rappresentate da Eleonora Duse e da Emma e Irma Gramatica. Fu capace di resistere al teatro di Luigi Pirandello, con cui ebbe modo di polemizzare.
Eletto deputato a Napoli nelle liste di Giovanni Amendola alle elezioni dell’aprile 1924, egli fu però presto vittima del regime fascista. Fu tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti, redatto nel 1925 da Benedetto Croce. Fu dichiarato decaduto dalla carica di deputato nel novembre 1926 e i suoi lavori furono progressivamente eliminati dalla circolazione. Rifiutò di entrare a far parte dell’Accademia d’Italia.
Nel 1926, la sua casa napoletana fu quasi interamente distrutta dai fascisti e, qualche tempo dopo, subì un agguato. Nel 1929, a Roma, la rappresentazione de I Pazzi fu improvvisamente interrotta da una squadra fascista. Da quel momento scese l’oblio su questo grande autore; alla stessa sua morte, avvenuta nel 1943, fu data scarsissima rilevanza sui giornali. Fu anche autore di alcune canzoni, tra queste: Salamelic, Nun t’o ffa fa, Canzone all’antica e L’ammore ‘e Napule.
La sua produzione fu eclettica, dato che passò dal verismo a un suggestivo psicologismo, rafforzati da un’ottima intelaiatura tecnica e una certa eleganza nel dialogo. Dopo molti anni che le opere di Bracco erano letteralmente scomparse dalla scena, nel 2009 la compagnia teatrale “Gli Sbandati” ha deciso di ridare vita ad una delle sue opere teatrali più belle: “Infedele”. L’omaggio è stato reso nel “Teatro Bracco” sito in Napoli.
Un fatto poco noto, svelato dal libro di Pasquale Iaccio “Un intellettuale intransigente: il fascismo e Roberto Bracco”, Napoli, Guida, 1992, fa luce sulla qualità umana del drammaturgo napoletano, soprattutto in termini di dignità, stile e senso dell’onore. Quando, nel 1937, l’anziano Bracco versava in cattive condizioni di salute e di forte indigenza, Emma Gramatica (attrice delle sue pièce) chiese per lui al Ministro della Cultura Dino Alfieri di aiutarlo finanziariamente, al fine di «trovare un modo pietoso per alleviare la vita che si spegne di quest’uomo di ingegno che ha avuto gravi torti ma non ha mai fatto nulla di male, e se non ha tentato nulla per superare i suoi errori non è stato per orgoglio ma per dignitoso silenzio temendo di essere mal giudicato».
Mussolini dispose d’urgenza che l’aiuto gli fosse concesso e l’assegno fu recapitato da Alfieri alla Gramatica. Ma Bracco, messo al corrente dell’iniziativa dell’amica, non accettò il sussidio. L’attrice fu costretta a restituire la somma, accompagnata da una lettera dello stesso Bracco al Ministro Alfieri: «Eccellenza, per una serie di circostanze che sarebbe qui inutile precisare, mi è pervenuto con molto ritardo lo chèque di Lire diecimila da Lei inviatomi. (…) Una profonda e benefica commozione ha prodotto in me l’atto generoso da Lei compiuto con eleganza di gran signore e con una squisita riservatezza, in cui ho ben sentito la bontà e la comprensione di chi amorosamente e validamente vigila le sorti della famiglia artistica italiana. Ma la commozione profonda e benefica non deve far tacere la mia coscienza di galantuomo la quale mi avverte che quel denaro non mi spetta».
Puoi scaricare l’opera “La fine dell’amore” cliccando il seguente link: Bracco_La fine dell’amore
Fonti:
Wikipedia
Corrieredelmezzogiorno (Natascia Festa)
Note biografiche a cura di Pier Filippo Flores
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