Luca Longo
Questo brevi appunti, presentati a Gaeta, sonoAi??basati sullai??i??opera decennale di due studiosi dellai??i??UniversitAi?? degli Studi di Roma, con il supporto istituzionale fornito dalla Banca dai??i??Italia.Ai??
Gaeta 6 febbraio 2016
<< Tra lai??i??UnitAi?? e la Grande Guerra le sole fonti statistiche sulle economie regionali almeno teoricamente esaustive, ripetute nel tempo, ragionevolmente omogenee sono i censimenti demografici del 1861, 1871, 1881, 1901, e 1911; nel 1891 imperversava la crisi, per risparmiare, ahinoi, il censimento non venne fatto. Dal 1871 in poi questi censimenti contengono una classificazione dettagliata della forza lavoro, industria per industria.Si appoggia direttamente a questi dati, in mancanza di statistiche migliori, lai??i??analisi diacronica dellai??i??industrializzazione regionale >> (Fenoaltea).
Pertanto, solo in tempi abbastanza recenti hanno visto << la luce le prime stime diacroniche della produzione industriale regionale. Tali stime sono ottenute incrociando le nuove serie settoriali della produzione industriale nazionale con i dati censuari sulla forza lavoro. Per la precisione, in ognuno degli anni censuari del cinquantennio postunitario (compreso il 1871), e per ognuno dei quindici settori industriali contemplati dalle serie nazionali, si usa la distribuzione regionale della forza lavoro per allocare tra le regioni il valore aggiunto nazionale del relativo settore; sommando queste stime settoriali si ottengono direttamente, regione per regione, le stime della produzione complessiva >> (Ciccarelli, Fenoaltea).
Ai??Ai??Ai??Ai??Ai??Ai??In definitiva, il valore aggiunto nazionale di un certo settore – che corrisponde alla differenza fra i ricavi della vendita dei beni prodotti e il costo delle relative materie prime – A? stato distribuito, fra le Regioni, in proporzione alla forza lavoro censita nelle singole Regioni.
Ai??Ai??Ai??Ai??Ai?? Sulla base dei saggi pubblicati da questi due studiosi, i dati per Regione sono stati rielaborati e accorpati per Stato preunitario, cosAi?? da poter esprimere unai??i??interessante fotografia economica dellai??i??Italia al 1871 e al 1911Ai??con una ai???virtualeai??? suddivisione per Stato preunitario.
Ai??Ai??Ai??Ai??Ai?? Con riferimento agli Stati preunitari, ai???virtualmenteai??? al 1871 e al 1911, le Regioni sono state accorpate nel seguente modo:
Ai??Regno di Sardegna: Piemonte, Liguria, Sardegna
Regno Lombardo-Veneto: Lombardia, Veneto
Parma, Modena, Romagne: Emilia
Granducato di Toscana: ToscanaAi??Ai??Ai??
Stato Pontificio: Marche, Umbria, Lazio
Regno delle Due Sicilie: Abruzzi, Campania, Puglie, Basilicata, Calabria, Sicilia
Ai??Ai??Ai??Ai??Ai?? Dall’analisi sul valore aggiunto industriale, si evince che lai??i??ex Regno delle Due Sicilie sarebbe stato al primo posto nel 1871. Dopo 40 anni, nel 1911, il peso delle Regioni dellai??i??ex Regno delle Due Sicilie, rispetto alla totale Italia, era diminuito del 6,59% a favore delle Regioni dellai??i??ex Regno Lombardo-Veneto (+ 5,08%), delle Regioni dellai??i??ex Regno di Sardegna (+ 1,17%) e dellai??i??Emilia (+ 0,41%); in pratica il baricentro produttivo si era spostato dal Sud al Nord dellai??i??Italia.
Ai??Ai??Ai??Ai??Ai?? Da unai??i??ulteriore analisi sui 15 settori industriali, si evince che nel 1871, a 11 anni dal 1860, lai??i??ex Regno delle Due Sicilie sarebbe stato al primo posto in 10 settori. Sarebbe stato al primo posto nelle industrie manifatturiere (che a loro volta raggruppano 12 settori) e in tutte e tre le industrie non manifatturiere (estrattive, delle costruzioni, dellai??i??elettricitAi??, gas e acqua).
Ai??Ai??Ai??Ai??Ai?? Con riferimento alle singole Regioni, nel 1871 la Campania era al 3Ai?? posto, la Sicilia al 5Ai??; nel 1911 la Campania era al 5Ai??, la Sicilia al 7Ai??; il peso di Sicilia, Campania, Calabria e Abruzzi era diminuito a favore di Lombardia e Piemonte.
Ai??Ai??Ai??Ai??Ai?? Inoltre, su 16 Regioni italiane nel 1871 la Sicilia era al 1Ai?? posto in 3 settori e dal 2Ai?? al 5Ai?? in altri 4 settori; la Campania era dal 2Ai?? al 5Ai?? posto in 13 settori.
Ai??Ai??Ai??Ai??Ai?? Per quanto concerneAi??lai??i??industrializzazione relativa, ovveroAi??il rapporto tra la quota del valore aggiunto e la quota della popolazione maschile di 15 anni e piA?, nel 1871, la Campania era al 5Ai?? posto, la Sicilia al 7Ai??.Ai??Ai??Ai??Ai??Ai??
Dopo 40 anni, nel 1911, mentre la Lombardia, il Piemonte, la Liguria, lai??i??Umbria, la Toscana e Ai??lai??i??Emilia avevano migliorato il loro indice, tutte le altre Regioni lai??i??avevano peggiorato, in particolar modo la Sicilia, le Puglie e la Basilicata.
Ai??Ai??Ai??Ai??Ai?? La Sicilia aveva avuto la riduzione maggiore (- 0,33), mentre la Lombardia, al contrario, aveva avuto lai??i??incremento maggiore (+ 0,30). La Campania era sempre al 5Ai?? posto, la Sicilia era, invece, scesa allai??i??11Ai??.Ai??Ai??
Ai??Ai??Ai??Ai??Ai?? Per quanto concerne lai??i??industrializzazione relativa per Province, considerando le posizioni fino a metAi?? classifica, nel 1871 Napoli era al 5Ai?? posto su 69 Province italiane, Girgenti (Agrigento) al 13Ai??, Palermo al 15Ai??, Caltanissetta al 17Ai??, Salerno al 25Ai??, Catania al 34Ai??.
Ai??Ai??Ai??Ai??Ai?? Con riferimento al valore aggiunto industriale, nel 1871, su 69 Province italiane,Ai?? Napoli era al 1Ai??posto nelle industrie delle pelli, nelle manifatturiere varie, al 2Ai?? nelle industrie del legno, nelle chimiche e della gomma, al 3Ai?? nelle industrie manifatturiere, nelle alimentari, nellai??i??abbigliamento, nelle metallurgiche, nelle meccaniche.
Ai??Ai??Ai??Ai??Ai?? Palermo era al 1Ai?? posto nelle industrie del tabacco, nelle industrie chimiche e della gomma, Girgenti (Agrigento) e Caltanissetta erano rispettivamente al 2Ai?? e 3Ai?? nelle industrie estrattive.
Nonostante iAi??dati si riferiscanoAi??al 1871 e non al 1860, come si evince da questi brevi appunti il Regno delle Due Sicilie non era affatto arretrato come affermato per 150 anni dalla vulgata risorgimentale.
Luca Longo
Vicepresidente Nazionale dei Ai??Comitati Due Sicilie.
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