di Nando Cimino
Caserta 7 agosto 2013
SAN TAMMARO ai??i?? Per capire il perchAi?? del declino del Real Sito di Carditello, bisognerebbe dotarsi di una macchina del tempo che ci possa spedire indietro nel tempo di almeno 152 anni. Ma questa straordinaria macchina non A? stata, almeno sembra, ancora inventata e quindi non resta che affidarsi alla storia, magistrale macchina del tempo, quando segue i solchi realmente tracciati dai fatti del tempo. Per provare a dare una prima spiegazione sulle origini della fine della fattoria borbonica, dobbiamo ricordare i fatti del 6 agosto del 1863 e le condizioni che li determinarono. Ieri, 6 agosto 2013, ricorrevano i 150 anni dellai??i??eccidio di Pietrarsa, avvenuto, appunto, nel tardo pomeriggio del 6 agosto del 1863, a due anni dai moti risorgimentali che condussero allai??i??unificazione del Paese. Pietrarsa A? una localitAi?? posta nella zona orientale della cittAi?? di Napoli, incardinata sul limitare del quartiere di San Giovanni a Teduccio e i comuni di Portici e San Giorgio a Cremano, in cui sorgeva la piA? grande industria siderurgica dei tempi e dove, oggi, risiede il museo nazionale ferroviario. Il ai???Real Opificio Borbonico di Pietrarsaai??i??, produceva locomotive, vagoni, rotaie, motori industriali, gru e persino i pannelli per le lavatrici industriali istallate nel ai???Real Albergo dei Poveriai??i?? di Napoli, piA? comunemente noto con il nome di ai???Serraglioai??i??. La sua popolazione operaia raggiungeva le 1000 unitAi?? per superare i 1050, sotto il reFrancesco II. Voluto daAi??Ferdinando II di BorboneAi??per affrancare il Regno di Napoli dalle dipendenze industriali straniere, inglesi in particolare, fin dalla sua apertura contava oltre 700 operai, divisi per settori di lavorazione e specializzati attraverso corsi di formazione dedicati. CosAi?? come le ai???reali razze equineai??i?? selezionate nella Real Tenuta di Carditello andarono a rafforzare e ai???ripulireai??i?? le linee di sangue dei cavalli inglesi, danesi, austriaci, tedeschi e olandesi, il ai???modello Pietrarsaai??i??, si direbbe oggi, venne, in toto, mutuato dalle officine di KronA?tadt, a pochi chilometri da San Pietroburgo; lai??i??ingegno ai???napolitanoai??i?? faceva scuola nel mondo. Ma un bel giorno arrivA? Garibaldi e quello, per il Sud fu, ed A? ancora oggi, un triste giorno. Da quel momento in avanti, gli operai di Pietrarsa, i primi al mondo a godere di un sistema pensionistico voluto dai Borbone, furono costretti a massacranti turni di lavoro e le loro paghe vennero quasi dimezzate. Esasperati, quel terribile pomeriggio del 6 agosto del 1863, la loro legittima protesta, fu soffocata nel sangue. A noi il luttuoso primato dei primi martiri delle lotte operaie. Da allora in avanti, il disegno fu chiaro: tutte le realtAi?? produttive del regno, travolte delle perverse strategie di oppressione economica e sociale dei piemontesi, dovevano scomparire in favore dellai??i??economia, della finanza e della produzione industriale del settentrione. Scomparve la produzione da Pietrarsa e da Mongiana, in Calabria, San Leucio ridusse al minimo la sua seteria e il Real Sito di Carditello, pian piano, venne abbandonato da chi, da lavoratore di una moderna azienda zootecnica dalle eccellenze agricola, assunse il ruolo di emigrante. La ai???damnatio memoriaeai??i?? che ricacciA? i Borbone nella melma della mistificazione storica, sparse il suo veleno anche sulla forza della genti del Sud e sulle opere del loro ingegno. Inutile dunque, meravigliarsi dellai??i??attuale declino e dellai??i??abbandono della piccola perla immersa nelle campagne di San Tammaro; A? lAi??, in quelle pagine della storia nascosta, che occorre ricercare le risposte alla sua triste sorte.