Non nutro dubbi sul fatto che verrA? tacciato di ascarismo o addirittura per traditore dalla maggior parte della schiera pseudo-brigantesca, ma ci tengo a specificare che la riflessione seguente A? l’espressione di un uomo che ama profondamente la sua terra, l’ama oltre ogni misura concepibile e solo chi, vivendone lontano puA? comprenderne il senso.
Inizio col riflettere allargando gli orizzonti temporali della nostra visione della storia in un ambito ristretto di territorio che A? quello della Piana del Sele, a guardarlo oggi appare ricoperto dai teli bianchi delle serre e di abitazioni di cittAi?? e contrade piA? o meno estese.
Non A? stato sempre cosAi?? questo territorio, fino ad un centinaio d’anni fa era un grande acquitrino dove il parassita della malaria ne era il padrone, le bonifiche iniziarono al tempo dei Borbone per terminare durante il ventennio fascista ma anche prima di quei periodi queste terre erano abitate.
La necessitAi??, l’amore per la propria terra o entrambi furono da forza per i ai???trappaniai??? originari di coltivare e allevare nelle aree malsane della Piana, era un’esistenza di stenti e la prospettiva di vita era alquanto ridotta, ma non si abbandonA? mai il luogo.
Quanto coraggio c’era in queste genti, c’era una volontAi?? di vita che oggi stentiamo a riconoscere immersi come siamo negli agi dell’era post-internettiana.
Luoghi che allora erano semplici agglomerati di case sono diventati grandi centri urbani, Salerno A? cresciuta a dismisura raggiungendo ormai le rive del fiume Picentino quando al tempo dell’ultimo Borbone era ancora racchiusa entro la riva sinistra dell’Irno, Battipaglia da villaggio A? diventata una cittAi?? di tutto rispetto.
Ma A? ai nostri antenati che dobbiamo la forza di crescita di queste realtAi??, forza che ha esaurito la sua energia solo negli anni ’60 del secolo scorso ed A? da allora che A? iniziato il lento declino.
Di chi A? la colpa ora di questa situazione? Non certo di Cavour o Vittorio Emanuele II, certo, di colpe ne hanno e nessuno vuole negarle, ma da allora che cosa si A? fatto per il progresso?
In 154 anni di storia un gran numero di uomini del Sud si A? seduto negli scranni del Parlamento dapprima regio oggi repubblicano, di questi uomini un bel po’ ha assunto cariche governative di rilievo, da semplici viceministri a presidenti della repubblica, la maggior parte di loro A? riuscita a tradire le aspettative che le genti del meridione ambivano, chi per mero interesse personale chi per esigenza politica e tutti costoro vengono tacciati di ascarismo.
Ma se vogliamo ben analizzare la situazione non possiamo tralasciare il fatto che l’occupazione del seggio al Parlamento viene concesso perchA? qualcuno li ha votati e non certo per ai???nomina Celesteai??? e questo ai???qualcunoai??? siamo noi.
Cospargiamoci il capo di cenere invece di lanciare sassi perchA? nessuno di noi A? innocente, nessuno di noi A? in grado di scagliare la prima pietra, le colpe ci perseguitano e tentiamo di di porvi rimedio lanciando anatemi nei confronti dei Savoia (che il Diavolo se li porti) e verso le genti padane che oggi non fanno altro che rispecchiare l’immagine del Sud che gli A? stata imposta da una certa stampa nazionale invece di rimboccarsi le maniche e ripartire da dove hanno iniziato i nostri avi.
Non abbiamo la forza ne fisica ne mentale di proporre alternative valide che partono dal nostro cuore senza che l’idea di rinnovamento ci venga proposta da gente che non ci conoscono, che vengono nella nostra terra a raccogliere i frutti copiosi dopo aver seminato fiele sui nostri capi, non una traccia d’orgoglio, non un rigurgito di vera rabbia ci fa comprendere che dovremo essere noi a riscattarci e far sentire la nostra voce.
Ma cosa pretendiamo, la storia ci insegna che ogni qualvolta che una dinastia ha preso il controllo di Napoli la popolazione l’ha sempre festeggiata, A? successo con l’arrivo di Garibaldi come di quello di Carlo di Borbone, speranze vane quelle che ci hanno dato e oggi cosa accade?
Le aree che i nostri antenati hanno strappato ai parassiti malarici vengono invase da un’altra serie di parassiti in giacca e cravatta mentre un presunto vaccino, anche lui come il nizzardo partiti da Genova, propone di abbattere tutte le istituzioni create per lasciare il vuoto che dovrebbe essere colmato dal nulla visto che dietro c’A? il nulla o vogliono farcelo credere
E allora continuiamo a farci del male.
Vincenzo Tortorella
Coordinatore CDS Nord
3 Comments
bisogna partire dal basso senza autoproclami ed è così che il sud si può sollevare.
un piccolo esempio…………..Francesco Campagnino è un valente ristoratore di Tropea, dove gestisce La Munizione. Ha fatto un bel salto di qualità geografica, aprendo un locale a Innsbruck, e, da buon meridionale e meridionalista, sapete come lo ha battezzato? ovvio, Le Due Sicilie! Bravo. Gli serviva un qualcosa di simpatico e, bene inteso, serio, per…
Condivido solo in minima parte l’autocritica.
Credo che noi Duosiciliani fallimmo nel 1861 e che da allora abbiamo fallito fino ad adesso, e stiamo fallendo e falliremo ancora in futuro,… non per destino ineluttabile dovuto ad intrinseca tara genetica ed ereditaria, ovvero come diceva l’ebreo, talmudico, razzista, suprematista e “positivista” Lombroso perché siamo “antropologicamente criminali”,… ma… semplicemente… per ignoranza!… ovvero perché… in noi mancano le idee… giuste… di quello che noi stessi siamo veramente e di quello che è veramente la realtà che ci circonda!…
Sono più che certo che nel momento in cui noi avremo… le idee… giuste… su chi siamo e sulla realtà che ci circonda,… allora inizierà in modo inevitabile ed inarrestabile il cambiamento positivo che noi desideriamo!…
Caro Enzo,
sai bene che, anch’io, come te, vivo lontano dalla mia natìa Nola. I miei avi erano beneventani. Siamo del sud da sempre. Quindi sono e mi ritengo uomo del sud e soffro forse più di quanti risiedono ancora là e forse nemmeno si accorgono di quanto accade intorno a loro. Non saprei spiegare diversamente il loro silenzio, fatte le debite eccezioni.
Sembra però che come tali ci riconoscono solo nel nord-Italia, dai nostri cognomi. Gli uomini del sud ci scambiano ormai per nordisti, senza conoscere cosa sentiamo nell’animo e dunque per loro contiamo poco.
E’ anche vero che alcuni “meridionali” militano nelle file della Lega nord, forse illusi dalla promessa di un governo territoriale (che il governo centrale non cederà mai). E comunque si contano sulle dita di un paio di mani.
Hai mai visto tu un pastore che divide e cede parte del proprio gregge rinunciando a lauti guadagni? Mai il padrone del gregge lo permetterebbe.
Quello che viene da Genova, come tu lo descrivi, ha capito una cosa: per rifare una nuova casa funzionale, và abbattuta quella vecchia dalle fondamenta. Come si ammoderna diversamente? Cambia pure i serramenti e metti i doppi vetri alle finestre, rifai pure l’impianto elettrico e idrico…ma se quella casa è piena di umidità perchè male isolata, non c’è scelta.
Diceva il nostro grande Eduardo: Adda passà ‘a nuttata! Ma questa nostra nottata sembra una notte boreale…non passa mai.
Tutti sappiamo che l’era dei capipopoli è tramontata da un pezzo, Masaniello è morto.
Se gli uomini del sud non prendono coscienza dei loro diritti e dei loro doveri sulla loro terra non ne verremo mai fuori.
Diceva J. F. Kennedy: non chiedetevi cosa fa il mio Paese per me, ma piuttosto cosa posso fare io per il mio Paese.
Ecco, quando a Napoli, a Trani a Catanzaro faranno propria questa massima, forse solo allora, qualcosa potrà cambiare. Io e te ben poco possiamo e quel poco che cerchiamo di fare, cerchiamo di farlo nel migliore dei modi.
Cordialissimi saluti.