La storia dei fanghi inquinanti nel bresciano
Castellammare di Stabia 1 giugno 2021
L’attività di controllo dei fanghi inquinanti nel bresciano, e in tutto il nord italia, fa riflettere molto sulla qualità del cibo che mangiamo (dal momento che la maggior parte della merce alimentare della GDO viene prodotta al Nord.
Non occorre pensare solo al mais (tristemente noto per le intercettazioni dell’inchiesta), ma anche al più semplice foraggio; Si pensi ad esempio che uno dei più grandi consorzi caseari del nord italia (famoso in tutto il mondo…quello che qualche anno fa per alcuni secondi fu al centro di uno scandalo per la presenza di topi nelle sale stagionatura…topi poi scritturati per la pubblicità dello stesso marchio) il cui rigido protocollo prevede che le bovine da latte dei consorziati vengano nutrite con foraggio del posto – L’art. 3 del Regolamento di alimentazione delle Bovine recita “Origine dei foraggi Nell’alimentazione delle bovine da latte: • almeno il 50% della sostanza secca dei foraggi utilizzati deve essere prodotta sui terreni aziendali, purché ubicati all’interno del territorio di produzione del formaggio …; • almeno il 75% della sostanza secca dei foraggi deve essere prodotta all’interno del territorio di produzione del formaggio …
Basti pensare che la stessa zona di produzione del foraggio non solo è limitrofa ai terreni contaminati dai fanghi inquinanti, ma rientra in una delle zone più inquinate d’Europa! È pur vero che almeno da protocollo il foraggio dovrebbe essere controllato, ma nelle misure relative ai valori nutrizionali da somministrare alle bovine, non nella qualità di eventuali residui inquinanti che entrerebbero indirettamente nel ciclo produttivo del formaggio.
Ma non di solo formaggio è fatta Parma! La capitale dell’alimentazione e del gusto!
Occorre riorganizzare le idee nella nostra dimensione, capitalizzare e gestire in loco le risorse della nostra ricca ed ancora genuina terra, occorre pensare alla centralità mediterranea che ha reso ricca e varia l’arte culinaria nel meridione, occorre imporre la nostra “Capitale dell’alimentazione mediterranea” non una concorrenza alla super sovvenzionata Parma, perché al centro dell’idea ci saranno gli ottimi prodotti del meridione che, a parte le eccellenze, faticano a prevalere sulla GDO
Eleggere una capitale dell’alimentazione nel meridione, significa creare un epicentro ufficializzato delle molteplici realtà culinarie del meridione, senza tralasciare l’apporto economico che porterebbe la realizzazione di un brand in forma consorziata in cui far convergere le tradizionali produzioni alimentari.
Nello Esposito
CDS Castellammare di Stabia