La ai???censura preventivaai??? sui prigionieri borbonici
Ai??di Giuseppe Brienza
Ai??
Nel saggio La vera storia dei prigionieri borbonici dei Savoia (Il Cerchio, Rimini 2013, pp. 76, ai??i?? 8,00), lo storico ed ex magistrato Francesco Mario Agnoli, presidente onorario dellai??i??Associazione Culturale Internazionale IdentitAi?? Europea, ritorna sulla questione della crudele prigionia inflitta ai soldati borbonici sconfitti nel 1861, denunciando senza mezze misure che Ai??[ai??i??] i gulag sovietici erano ufficialmente, proprio come la fortezza di Fenestrelle, campi di correzioneAi?? (p. 69).
La cultura storica italiana deve ad Agnoli una buona parte di quel processo culturale che, dopo il 1989, ha cambiato l’immagine diffusa del processo di unificazione nazionale italiano, dai suoi prodromi giacobini alle conseguenze concrete della “piemontesizzazione” dell’Italia unita, tra 1793 e la fine dellai??i??Ottocento. Fra le sue opere piA? note possiamo citare Ai??Le Insorgenze antigiacobine in Italia 1796-1815 (2003), Le Pasque Veronesi (2Ai?? edizione riveduta ed ampliata, 2 voll., 2013), Gli Insorgenti (1993), 1799, la grande Insorgenza (1999), L’ultimo mito del Risorgimento: la Repubblica romana (2011), Napoleone e la fine di Venezia (2006), Dossier Brigantaggio (2003), Scristianizzare l’Italia, Potere, Chiesa e Popolo 1881-1885 (2011) e il romanzo ucronico Il ritorno del Leone (2011).
Nella Vera storia dei prigionieri borbonici dei Savoia Agnoli affronta il punto determinante del contrasto storiografico e dialettico in atto (con sproporzione di mezzi in favore dei secondi) fra revisionisti e risorgimentalisti, cioA? il numero dei morti prodotti dal ai???sistema concentrazionario sabaudoai??? del 1860-61 e la durata del periodo di forzata rieducazione e di restrizione della libertAi?? degli ex soldati del Re Francesco II di Borbone. La vexata quaestio, insomma, Ai??[ai??i??] della conta dei morti, forse il punto piA? controverso dal momento che alle tesi genericamente definibili neo-borboniche, alcune delle quali giungono a calcolare in 30-40.000 i soldati duosiciliani morti nei lager piemontesi, si contrappongono quelle riduzioniste del prof. BarberoAi?? (p. 61).
Alessandro Barbero A? uno storico piemontese che, specializzato nel medioevo, A? recentemente uscito dal suo terreno dai??i??elezione per pubblicare un saggio molto polemico, I prigionieri dei Savoia (Laterza 2012), nel quale critica fortemente metodi e tesi di quelli che definisce i ai???revisionisti neoborboniciai???, partendo da un singolo episodio storiografico, l’internamento a Fenestrelle, la citata fortezza sabauda della val Chisone, nella quale sono stati segregati e fatti morire migliaia di ex soldati duosiciliani. Proprio in questo carcere, al confine con la Francia, per iniziativa di uno dei gruppi neo-borbonici piA? attivi, i ai???Comitati Due Sicilieai???, A? stata posta il 6 luglio 2008 una lapide in onore dei prigionieri borbonici rimasti fedeli al loro giuramento.
Francesco Mario Agnoli, che non A? definibile assolutamente come neoborbonico (se non altro perchAi?? la sua famiglia A? di ceppo trentino), sai??i??impegna a confutare il leit motif del libro di Barbero, secondo cui tutti coloro che si sono occupati del periodo risorgimentale sul fronte “revisionista” mancano dei fondamenti stessi della ricerca storiografica, essendo servi dello stereotipo che contrappone il “sud” oppresso al “nord” oppressore.
Agnoli ha voluto replicare allo storico torinese proprio sul piano delle tesi, cercando di dimostrare nel suo studio che proprio i documenti citati da Barbero in chiave “filopiemontese” conducono a conclusioni esattamente opposte a quelle da lui sostenute nel suo libro, e cioA? che ai???lagerai??? vi furono e, nonostante questi, la maggior parte degli ex soldati di Francesco II, pur segregati e maltrattati, si rifiutarono di entrare nella fila di un esercito visto come usurpatore. Tesi che naturalmente si scontrano molto con quelle politicamente corrette del risorgimentalismo, trionfanti durante i festeggiamenti del 150Ai?? della proclamazione del Regno d’Italia. Per questo Agnoli ha dovuto subire anche ai???persecuzioni mediatico-culturaliai???, la prima delle quali a libro fresco di stampa, perchAi?? la sua presentazione al Festival di saggistica storica E’Storia, tenutosi a Gorizia il 26 maggio scorso, gli A? stata fatta saltare allai??i??improvviso a causa delle tesi espresse in supporto della vera storia dei prigionieri borbonici dei Savoia.
Il fatto A? che lai??i??editore Adolfo Morganti non ha battuto ciglio ed, a fronte della ai???censura preventivaai??? orchestrata nei confronti del libro di Agnoli, A? comunque andato a Gorizia affiggendo nello stand de Il Cerchio alcuni cartelli che annunciavano la “non-presentazione” del saggio da lui edito all’interno del Festival. Il professor Barbero A? invece stato invitato ed A? regolarmente intervenuto ad E’Storia, potendo discettare esattamente dello stesso tema affrontato dal libro di Agnoli, nel contesto di una tavola rotonda che, come ha confermato a Morganti il giornalista meridionalista Pino Aprile che vi ha potuto partecipare, Ai??A? stata gradualmente ed obiettivamente addomesticata in senso rigorosamente filo-savoiardo, e pertanto A? risultata ben poco utile. Sul punto in questione non abbiamo avuto il piacere di una sua parola in merito, nAi?? di conferma, nAi?? di smentita, benchAi?? fin dal mattino di venerdAi?? 25 maggio Mario Bernardi Guardi sul Tempo di Roma avesse reso pubblica la querelle, divenuta quindi di pubblico dominio molto rapidamenteAi?? (cit. in Giovanni Vinciguerra, E’Storia 2013: lai??i??edizione del “confronto” scivola nella censura preventiva? Intervista ad Adolfo Morganti, in www.ilcerchio.it/, 27 maggio 2013).
Bisogna stare molto attenti a vicende come quella subita dal libro di Agnoli, che peraltro sono sempre piA? ricorrenti. Noi de il Borghese faremo tutto il possibile per tenere alta lai??i??attenzione ed impedire che si uccida il dibattito storiografico in nome di una veritAi??, quella del “pensiero unico”, che si vorrebbe, sempre e comunque, confermata.
2 Comments
bisogna iniziare a scendere in piazza e spazzare questo stato che tutti sanno che ha i piedi di argilla.
Izzo allora, secondo Barbero, ha raccontato un sacco di balle. Quale affidamento danno gli storici?