Nevajola:Ai??‘A nevajolaAi??era la venditrice di neve ghiacciata.
Il lavoro di questa figura cominciava in inverno, durante il quale raccoglieva la neve che cadeva sul Vesuvio o sul monte Faito e la riponeva in alcune grotte sotterranee (detteAi??nevere). Successivamente, con la bella stagione, riforniva gliAi??acquafrescaiAi??di ghiaccio in modo che questi ultimo potessero mantenere freddi i prodotti che vendevano.
Nucellaro:Ai??‘O nucellaroAi??era il venditore di nocciole.
In origine, questo venditore ambulante era quasi sempre una donna che, di sera, si recava presso le osterie per vendere i proprio prodotti. Col passare del tempo il suo commercio si allargA? anche a fave, mandorle e noci che venivano disposti su di un carretto con vari scomparti (vampietto), con il qualeAi??‘o nucellaroAi??si piazzava agli angoli delle strade. A volte, quando noci e nocciole venivano cotte sotto della cenere, venivano chiamateAi??‘e ciocele.
Attirava i clienti con alcune grida:
“Spassateve ‘o tiempe!” (Passate il tempo divertendovi)
“Nucelle ‘nfurnate, cicere, fave e semmiente ‘nfurnate, accattate!” (Nocciole fortunate, ceci, fave e semi fortunati, Comprate!)
“Tengh’ e nuvelle pe’ chi vo’ rusecAi???” (Ho le novelle per chi vuole rosicchiare)
“Hanne fattte ‘o cule russe, ‘o cule russe ‘sti nuvelle!” (Hanno fatto i cuolo rosso, il culo rosso queste novelle)
“Comme so bone, so’ bone tustate!” (Come sono buone, sono buone tostate)
Panzaruttaro:Ai??‘O panzaruttaroAi??era il venditore ambulante di panzarotti.
Sul suo banchetto preparava l’impasto, diviso in piccoli panetti che, all’occorrenza, stendeva e lavorava per realizzare e riempire il panzarotto. Una volta terminata la preparazione, il panzarotto veniva immerso in un recipiente di rame stagnato in cui era posto l’olio bollente.
Sul suo banchetto, inoltre, era possibile trovare anche crocchette di riso, crocchette di patate, pizza fitta, carciofi fritti, ecc…
Passalave:Ai??‘O passalaveAi??era un mestiere molto originale che sfruttava le calamitAi?? naturali che, ogni tanto, colpivano la cittAi??. Il nome, infatti, deriva dalla cosiddetta “Lava dei Vergini”, che era il tradizionale allagamento che, con le prime piogge autunnali colpiva questo quartiere. Naturalmente, anche altre zone della cittAi?? erano colpite dal fenomeno che, naturalmente, si verificava anche nei quartieri ricchi. Qui, visto che i ceti piA? ricchi non amavano sporcarsi e bagnarsi, entravano in azione iAi??passalave. Il loro lavoro consisteva nel portare in spalla le persone da un luogo asciutto ad un altro in cambio di un compenso in denaro.
Pasturaro:Ai??‘O pasturaroAi??A? colui che costruisce le statue del presepe. Per creare i vari pastori, si avvale di uno stampo in gesso da lui costruito dove viene inizialmente modellata la statuina che, successivamente, viene cotta in un forno a circa 1000Ai??C. Una volta terminato questo processo, la statuina viene fatta raffreddare e, poi, rifinita e dipinta. La maggior parte degli artisti che possiede una propria bottega si trova in via San Gregorio Armeno dove, per tutto l’anno, A? possibile acquistare ed ammirare nuove creazioni.
In tempi antichi, con il nome diAi??pasturaroAi??si indicava anche quel venditore ambulante che, in occasione delle festivitAi?? natalizie, girava per la cittAi?? con una grossa cesta cercando di rivendere le statuine del presepe acquistate in precedenze nelle botteghe degli artisti.
Patanaro:Ai??O patanareAi??era il venditore di patate.
Ogni giorno si aggirava per le strade della cittAi?? con un sacco a tracolla nel quale trasportava la merce. Successivamente la sua naturale “evoluzione” lo portA? a dotarsi di un carretto e, nel periodo giusto, di ampliare il suo commercio ai piselli.
Ancora oggi, non A? raro incontrare questa figura lungo le strade o vicino ai mercati.
Di solito, atttirava i clienti con le seguenti grida:
“Patane a ‘nu chile tre sorde” (patate a tre soldi al chilo)
“Patane janche e grosse” (patate bianche e grosse)
“Patane, me parene muzzarelle” (patate, mi sembrano mozzarelle)
“Tenghe ‘e Patane p’ ‘e panzarotte” (Traduz. = ho le patate per i panzarotti)
“Acalate ‘o panare! Gente, gA?…! Cinque chile ‘e patane ‘na lira!” (Abbassate il paniere, gente! Cinque chili di patate a una lira).
Paternostraro:Ai??‘O paternostaroAi??era colui che fabbricava e vendeva le corone del Rosario, bucando ed infilando uno ad uno i semi di carrube di cui un tempo erano composte.
Pertusara:Ai??‘A pertusaraAi??era un’artigiana specializzata nella realizzazione di occhielli. Deve il suo nome alla parolaAi??perutuso, che in napoletano vuol dire “buco”.
Perzianaro:Ai??‘O perzianaroAi??era il venditore di persiane, che a Napoli erano delle tendine costituite da paglia molto fitta che assicuravano riparo dal sole e, negli appartamenti al piano terra, un riparo da occhi indiscreti.
Infatti, attirava clienti con slogan quali ai???Sai??i??A? ai???nfucato ai???o sola, ai???na bona perzianaai??? o ai???Tengai??i?? ai???a perziana bona peai??i?? ffa ai???ammoreai???.
Pettenessaro:Ai??‘O pettenessaroAi??era il venditore di pettini.
Questo venditore ambulante girava per i vicoli della cittAi?? con una grossa cesta nella quale trasportava pettini di ogni materiale (i piA? pregiati erano di corno, di tartaruga, di avorio, mentre quelli piA? economici erano di metallo) e forma (da quelli a denti molto larghi a quelli con denti molto stretti a seconda delle esigenze). Oltre ai pettini, il suo commercio prevedeva la vendita anche di bigodini.
Pezzaro:Ai??O pezzaroAi??era un ambulante che girava per le strade della cittAi?? per raccogliere vecchi stracci inutilizzabili, residui di stoffe, abiti ormai dismessi, calzini vecchi, ecc…
Era sempre accompagnato dal suo carretto dove riponeva gli oggetti raccolti e, in cambio, regalava qualche tazzina, qualche piatto o qualche giocattolino per i bambini, ma tutto di bassissima qualitAi??. Gli stracci raccolti venivano portati e venduti ad aziende che recuperavano i tessuti e li utilizzavano per produrre materiale di vario genere. A volte,Ai??‘o pezzaroAi??raccoglieva anche metalli, come ferro, rame e ottone, o oggetti vecchi che rivendeva ai vari mercatini della zona.
Arrivava al grido: “‘O pezzaroooo! E’ arrivato ‘o pezzaro. Levateve ‘a munnezza ‘a dint’ ‘a casa. ‘O pezzarooo!!! (Il pezzaro! E’ arrivato il pezzaro. Toglietevi la spazzatura dalla casa. Il pezzaro!!!)
Pesciavinnolo:Ai??‘O pisciavinnoloAi??era il venditore di pesce.
Di solito, si trattava di un pescatore che vendeva il pesce appena pescato per le strade della cittAi?? o al mercato. Alcuni, possedevano anche un proprio banchetto dove il pesce veniva tenuto al fresco grazie all’acqua conservata nelle cosiddetteAi??mummare, anfore di terracotta nelle quali l’acqua riusciva a rimanere fresca a lungo.
Polizzastivale:Ai??‘O polizzastivaleAi??era il lucidascarpe.
Si metteva agli angoli delle strade con il suo banchetto sul cui poggiava le scarpe di chi aveva bisogno di una lucidata e, in pochi istanti, rendeva le scarpe cosAi?? luccicanti che sembravano quasi nuove. Aveva sempre con sAi?? tutti gli attrezzi del mestiere, spazzole e unguenti di ogni tipo che utilizzava con perizia a seconda del tipo di scarpa che gli veniva portata.
Puparo:Ai??‘O puparoAi??era colui che preparava e rappresentava il teatro dei pupi. Questa tradizione, che sembra nata prima a Napoli e poi esportata in Sicilia, parte nel XVIII con alcuni ambulanti che montavano la struttura per lai??i??esibizione in una piazza o in un ai???vascioai??? (appartamento al piano terra). Successivamente, nel XIX, grazie al grande successo che avevano i loro spettacoli, i pupari riuscirono a trovare anche un luogo fisso in cui esibirsi, cioA? il teatro Stella Cerere alla Marina.
I pupi napoletani, alti poco piA? di un metro, rappresentano figure mitologiche come Rinaldo, Orlando, cavalieri e dame, ma anche persone comuni come carabinieri e briganti. Il puparo si posizionava su di un ponte che sovrastava la scena, dal quale ne comandava i movimenti.
Purmunaro:Ai??‘O purmunaroAi??(oAi??purmunnaro) era il venditore di frattaglie che venivano utilizzate come mangime per i gatti.
Purpajuolo:Ai??‘O purpajuoloAi??era il venditore di polipo.
Di solito i polipi erano serviti bolliti in brodo molto caldo che, soprattutto d’inverno, era apprezzato ed utilizzato per scaldarsi. Naturalmente, non sempre il pesce con cui veniva preparato questo brodo di polipo era fresco, e cosAi??, alcuni dei clienti del venditori si trovavano costretti a passare la notte con fortissimi mal di pancia che, a volte, li portava direttamente in ospedale.
Puzzaro:Ai??‘O puzzaroAi??era colui che, periodicamente, puliva i pozzi e i cunicoli del sistema idrico cittadino.
Lavorava assicurandosi a delle funi, con le quali realizzava un’imbragatura calandosi all’interno delle cavitAi?? per ripulirle dai detriti che si accumulavano nel tempo.
Rammariello:Ai??‘O rammarielloAi??era un ambulante che girava per le case cercando di vendere biancheria intima o per la casa e tutto ciA? che serviva per mettere insieme un corredo da sposa di buona qualitAi??. ParticolaritAi?? delAi??rammarielloA? che concedeva anche pagamenti rateali, passando a riscuotere il dovuto mese dopo mese.
Il suo nome deriva dal fatto che, inizialmente, ilAi??rammarielloAi??vendeva, aggiustava e produceva utensili di rame (pentole, padelle, ecc…); successivamente perA?, una volta che questo fu sostituito dall’alluminio, si vide costretto a cambiare business per dedicarsi a quello della biancheria. Il nome fu poi mantenuto anche negli anni successivi, anche da tutti coloro che si avvicinavano al mestiere per la prima volta e non avevano fatto i “ramai”.
Ricuttaro:Ai??‘O ricuttaroAi??era il venditore di ricotta.
Di solito era un contadino che girava di casa in casa per piazzare la sua merce.
Riggiularo:Ai??‘O riggiularoAi??era il produttore, venditore e installatore di mattonelle che, tradizionalmente, erano in cotto e di colore rossastro.
Rimpagliatrice:Ai??‘A rimpagliatriceAi??era la rimagliatrice.
A lei si ricorreva nel caso si dovevano far riparare delle calze, soprattutto se da donna. Per il suo lavoro utilizzava uno strumento di forma cilindrica su cui faceva scorrere le calze per individuare facilmente le smagliature che, con grande precisione, sistemava applicando dei piccolissimi punti. Riusciva a sistemare con destrezza calze di ogni tipo, da quelle a rete o di seta a quelle meno preziose di cotone.
Con l’avvento del nailon e delle calze a basso costo, il mestiere della rimpagliatrice A? lentamente scomparso.
Sanguettaro:Ai??‘O sanguettaroAi??era un barbiere che aveva anche il compito di utilizzare le sanguisughe, un tempo ritenute utili in caso di polmoniti, ictus e trombi. Conservava gli animali in alcuni barattoli che portava a casa del malato che aveva bisogno del suo intervento e le applicava sul suo corpo per il salasso.
Sanzaro:Ai??‘O sanzaroAi??era un mediatore, solitamente specializzato negli affitti delle case, ma, in alcuni casi riusciva anche a procurare dei matrimoni o appuntamenti. In questo caso indossava un capo d’abbigliamento distintivo, cioA? delle calze rosse.
Sapunaro:Ai??O sapunaroAi??era un venditore ambulante che girava per i vicoli della cittAi?? alla ricerca di barattare il suo sapone con delle cianfrusaglie vecchie. Accettava di tutto, dagli abiti smessi alle stoviglie, dagli stracci alle scarpe vecchie, mentre il sapone che vendeva era di alta qualitAi??, visto che veniva prodotto dai monaci Olivetani che erano ospiti del Monastero accanto alla Chiesa di Santa Maria di Oliveto, oggi nota con il nome di Sant’Anna dei Lombardi. A volte, se lo scambio non era conveniente, il baratto veniva accantonato per lasciare spazio al pagamento in denaro.
‘O sapunaro, trasportava il sapone all’interno di recipienti di terracotta a forma di tronco di cono, detteAi??‘e scarfaree, che, insieme alle cianfrusaglie che raccoglieva, trasportava su di un carretto. Col passare del tempo, il suo commerciA? si espanse e, oltre al sapone, cominciA? a proporre anche piatti e stoviglie, tanto che venne chiamato ancheAi??piattaroAi??(cioA? colui che vende piatti e stoviglie).
Di solito, si annunciava alla folla con il grido “Robba ausata, scarpe vecchie, simme lente, stamme ccAi??! Bona ge’! Aprite ‘e ‘rrecchie, sapunaro, sapunAi??’!” (Roba usata, scarpe vecchie, siamo lenti, siamo qua! Brava gente! Aprite le orecchie, saponaro, saponAi??’).
Scapillata:Ai??‘E scapillateAi??erano quelle donne che, in occasione di un lutto, venivano ingaggiate per andare al capezzale del defunto per pregare, piangere o addirittura inscenare atti di dolore e disperazione come fossero parenti o cari amici. Lo stesso veniva fatto al funerale, quando queste donne accompagnavano il corteo funebre ponendosi davanti al feretro.
Scistaiuolo:Ai??O scistajuoloAi??era il venditore di petrolio (detto scisto o cisto) che veniva utilizzato soprattutto per le lampade, soppiantando in questa funzione lai??i??olio, ma anche per lucidare i pavimenti delle case dei nobili o come tintura per capelli. Inizialmente, questo nuovo prodotto non fu ben accolto dai consumatori che non ne apprezzavano il cattivo odore rispetto allai??i??olio utilizzato in precedenza; per questo motivo, la parola ai???cistoai??? divenne, in ogni contesta della vita di tutti i giorni, sinonimo di qualcosa di cattivo, dal cibo alle persone. Naturalmente, con lai??i??avvento dellai??i??elettricitAi?? e di prodotti chimici piA? raffinati, la figura dello Scistajuolo andA? via via scomparendo, se non in qualche raro caso in cui il petrolio veniva utlizzato per oliare le tapparelle o le serrande di case e/o negozi.
Sciurara:Ai??‘A sciuraraAi??era la venditrice di fiori.
Erano delle venditrici ambulanti che erano solite appostarsi nelle strade dei quartieri altolocati, vicino ai teatri o nei parchi per intercettare le coppiette, ma approfittavano anche di cerimonie come funerali o matrimoni per fornire i propri servigi. Attiravano la clientela con grida quali ai???Campanielle! Margaretelle! Viole belle! Viole belle!ai???.
Secaturnese:Ai??‘O secaturneseAi??era colui che, illegalmente, limava le monte di metallo.
Questa operazione di “tosatura” avveniva con una lima. La polvere ricavata veniva raccolta in un sacchetto e la moneta spesa, sperando che chi la riceveva la accettasse lo stesso o non si accorgesse della falsificazione. CosAi??, una volta raggiunta una buona quantitAi?? di polvere di metallo, questa veniva fusa per ricavarne alcuni piccoli lingotti che venivano venduti. Le monete piA? colpite erano quello di metallo e d’argento, molto piA? raramente quelle d’oro, ma solo perchAi?? era difficile che questo conio arrivasse nelle mani dei ceti piA? poveri. Inizialmente, il fenomeno della tosatura era limitato e ilAi??secaturneseAi??stava molto attento ad effettuarla in modo quasi impercettibile. Agli inizi del seicento, perA?, la crescente miseria in cui versava il popolo amplificA? notevolmente il fenomeno, costringendo il governo Spagnolo a rivedere i tassi di cambio e a porre fuori corso alcune monete.
Semmentaro:Ai??‘O semmentaroAi??era il venditore di semi di zucca.
Lo si poteva trovare agli angoli delle strade o in occasione di sagre e feste paesane con il suo banchetto, sul quale tostava e vendeva i semi.
Sensale ‘e vino:Ai??O sensale ‘e vinoAi??era (ma A? possibile che in alcune zone agricole della Campania esista ancora) il mediatore tra il vignajuolo e il cantiniere durante la trattativa di vendita del vino. Il suo compito era quello di far raggiungere un accordo gradito ad entrambe le parti e, a lavoro concluso, tratteneva per sAi?? una percentuale del valore della merce oggetto della compravendita.
Serengara:Ai??‘A serengaraAi??era l’esperta di iniezioni.
Veniva ingaggiata in caso di necessitAi?? e veniva pagata con una cifra che dipendeva dal numero di interventi, ma anche dalla sua bravura nel non calcare troppo la mano. Prima di procedere con l’iniezione, laAi??serengarafaceva bollire ago e siringa per disinfettarli, ma le condizioni igieniche degli strumenti, che venivano riutilizzati piA? volte, erano comunque molto approssimative.
Sermataro:Ai??‘O sermatoroAi??era il venditore di verdura e ortaggi.
In origine, era dettoAi??padulano, poichAi?? era originario della pianura intorno a Napoli dove le verdure venivano coltivate in modo simile a quello delle paludi vicino a Parigi. Si svegliava di buonora e, con il suo carico di prodotti della terra, si avviava verso la cittAi?? con un carretto trainato da un asino. Solitamente, ilAi??padulanoAi??chiudeva la merce in una grossa sacca di paglia intrecciata, dettaAi??sarma, da cui prese definitivamente il nome diAi??sermataro.
Solachianiello:O solachianielloAi??era il ciabattino.
Il suo mestiere era quello di riparare le scarpe e, oltre ai “fortunati” che disponevano di un luogo fisso, girava per la cittAi?? con i suoi attrezzi alla ricerchi di chi avesse bisogno dei suoi servigi. Il suo lavoro era molto apprezzato soprattutto perchAi?? si recava ad effettuare le riparazioni a domicilio e perchAi??, specie per le persone povere, non ci si poteva permettere l’acquisto di piA? scarpe che, quindi, andavano riparate finche si poteva. Tra le tecniche usate dalAi??solachianielliAi??c’era quella di applicare delle mezze lune di metallo, detteAi??puntetteAi??alle estremitAi?? delle scarpe in modo da renderle piA? solide e durevoli.
Spicajola:Ai??‘A spicajolaAi??era la venditrice di pannocchie.
Una volta raccolte le spighe in campagna, le cuoceva e le rivendeva. La pannocchia poteva essere arrostita su di una piastra rovente, oppure bollita in un grande pentolone di rame.
Spurtellaro:Ai??‘O spurtellaroAi??era l’artigiano che fabbricava e vendeva ceste.
L’attivitAi?? cominciava con la raccolta del legno di castagno nei mesi di settembre e ottobre che, diviso in fasci, veniva portato in paese per essere lavorato. Poi lo si divideva a seconda della dimensione in relazione alla grandezza della cesta o dei manici da realizzare. Successivamente, il legno veniva posto in alcune caldaie per essere riscaldato e, dopo essere stato liberato dalla corteccia, lo si tagliava in sottili strisce pronte per essere abilmente intrecciate dalloAi??spurtellaro. Una volta pronte, le ceste venivano sistemate su un carretto e vendute in cittAi??.
Tra i prodotti piA? richiesti c’eranoAi??‘o panaro, un cesto rotondo con un unico manico in alto utilizzato dalle massaie per trasportare lo stretto necessario, “‘a sporta”, di forma rettangolare e molto ampio utilizzato soprattutto dagli ambulanti per contenere la frutta e la verdura che si vendeva al mercato, e “‘o ventaglio”, utilizzato per ravvivare il fuoco.
Stagnaro:Ai??‘O stagnaroAi??era il riparatore di oggetti di rame, soprattutto pentole.
Girava per i vicoli della cittAi?? con una piccola fornace nella quale fondeva lo stagno che utilizzava per tappare i buchi nel rame in modo da non lasciare l’ossido, altamente tossico, a contatto con i cibi. Inoltre, era anche in grado di rimediare ad ammaccature e di sostituire manici rotti.
Di solito, ‘o stagnaro era un artigiano che, nei momenti in cui la propria bottega aveva meno clienti del solito, girava per la cittAi?? in cerca di nuovo lavoro per assicurarsi preziosi guadagni. Portava con sAi?? un martello, dei chiodi, delle forbici, delle tenaglie, un’incudine e, naturalmente, delle barrette di rame che fondeva con l’acido muriatico.
Quando gli veniva portato un recipiente da riparare, la prima operazione era quella di eliminare le ammaccature che venivano livellate poggiando l’oggetto sull’incudine e battendolo con il martello. I chiodi servivano per rinforzare i manici. La stagnatura, invece, avveniva mettendo sul fuoco la pentola portando lo stagno, con l’aiuto dell’acido muriatico, alla sua temperatura di fusione: in questo modo, venivano eliminate le parti rovinate e le si sostituiva con il materiale nuovo.
Suonatore di pianino:Ai??IlAi??suonatore di pianinoAi??era un ambulante che allietava il pubblico intonando vari motivi musicali. Il pianino, che era una sorta di grande carillon azionato da una manovella, veniva trasportato di un carretto per i vicoli della cittAi??. Su di esso, come decorazione, venivano dipinte vedute della cittAi?? o scritte e disegni di vario genere.
Tavernaro:Ai??O tavernaroAi??era l’oste.
Questa figura era molto diffusa nella Napoli di un tempo visto il gran numero di taverne che si potevano incontrare in cittAi??.
Tosacavallo:Ai??‘O tosacavalloAi??era un artigiano che aveva la mansione di maniscalco e tolettatore per cavalli.
il suo compito era quello di preparare i ferri, arroventati e lavorati con incudine e martello, ed applicarli all’animale che, fori dalla bottega “attendeva” legato ad un cerchio. Inoltre, al cavallo veniva sistemato il pelo e la criniera, restituendolo cosAi?? in perfetta forma al proprietario.
Naturalmente, con l’avvento dei motori e delle automobili, questo mestiere ha perso quasi tutta la sua clientela, scomparendo ovunque se non in rari casi eccezionali.
Vammana:Ai??‘A vammanaAi??era una tipica figura di quartiere che assisteva le donne partorienti visto che, un tempo, raramente si partoriva in ospedale. A parte rari casi, erano figure molto apprezzate, alle quali tutte le donne si rivolgevano in caso di problemi. Era allo stesso tempo ginecologa e consigliera.
Varrecchiaro:Ai??‘O varrecchiaroAi??era il contadino che trasportava il vino dalle campagne alla cittAi??. Il nome deriva da ai???varrecchiaai???, cioA? ai???barilottoai???.
Vatecaro:Ai??O vatecaroAi??era un ambulante che, con il suo carretto, partiva dalle campagne per raggiungere i paesini di montagna per vendervi cereali e legumi
Venditore di acqua zuffregna:Ai??I venditori di acqua-zuffregna, in origine donne, cominciarono la loro attivitAi?? soprattutto nel quartiere di Santa Lucia, dove si trovava una sorgente da cui sgorgava dell’ottima “acqua sulfurea”. Questa veniva versata nelle cosiddetteAi??mummarelle, anfore di terracotta nelle quali l’acqua riusciva a conservarsi fresca, che venivano poi trasportate sulla testa o su di un carretto, spesso trainato dal marito o dal figlio. CosAi??, durante il giorno, era possibile incontrare queste venditrici che camminavano per le vie della cittAi?? vendendo acqua fresca a chiunque ne avesse desiderio. Alla sera invece, si dedicavano al rifornimento dei chioschi degliAi??acquafrescaiAi??e, in alcuni casi, portavano l’acqua anche ad alcuni alberghi e alle case dei piA? ricchi.
Nell’immaginario popolare, le donne di Santa Lucia sono state sempre descritte come belle e prosperose, quindi anche le venditrici diAi??acqua-zuffregnaAi??vengono spesso ricordate come avvenenti e affascinanti. In seguito, perA?, visto il grande successo riscosso dall’acqua napoletana, il lavoro si trasformA? definitivamente, perdendo un po’ di quella poesia a cui era stato sempre legato, soprattutto per la presenza femminile di cui abbiamo parlato. La voce giunse anche in periferia e nuovi venditori arrivavano anche da Caserta e dalle cittAi?? limitrofe, mentre da ambulante, il lavoro cominciA? a stabilizzarsi all’interno di un chiosco dove era piA? facile dotarsi di accessori come ghiaccio, sciroppi e spremute per commercializzare ancora di piA? il prodotto. Il mestiere scomparve del tutto quando, a seguito dell’epidemia di colera che colpAi?? la cittAi?? nei primi anni Settanta del XX secolo, le fonti cittadine furono chiuse per motivi sanitari.
Venditore di fichi d’india:Ai??IlAi??enditore di fichi d’indiaAi??(che in napoletano sono chiamatiAi??ficurinie) era un ambulante che, oltre al normale commercio di acquisto al pezzo, aveva escogitato un metodo “divertente” associato al commercio di questi frutti. Infatti, i fichi d’india erano riposti in un grosso sacco dal quale, il compratore-scommettitore, doveva cercare di tirarli fuori. Il tutto utilizzando un coltellino attaccato ad una fune, con il quale si doveva cercare si infilzare un frutto ed estrarlo dal sacco. Ogni tentativo costava pochi centesimi e, in caso di successo, si vinceva il diritto a mangiare il fico d’india estratto.
Venditore di finocchietti:Ai??IlAi??venditore di finocchiettiAi??finocchietti era un ambulate che commerciava ai???finocchiettiai???, termine napoletano che indica dei giunchi della lunghezza di circa un metro utilizzati come battitappeti e battipanni.
Venditore di frutta secca:Ai??IlAi??venditore di frutta secca e semi abbrustolitiAi??girava per le vie della cittAi?? con il suo carretto, nel quale aveva uno scomparto utilizzato per tostare nocciole, arachidi e altra frutta secca e un’intera area espositiva nella quale, divisi in scomparti, venivano poste le noccioline, i pistacchi, le fave, i ceci, i semi di zucca, le nocciole, ma, a volte, anche liquirizia e cocco. Il tutto veniva coperto con un telo trasparente per tenero lontani polvere e insetti.
Solitamente, stazionava agli angoli delle strade e attirava residenti e passanti con il grido “‘O fummo… ‘o fummo” (Il fumo… il fumo, stando ad indicare il fumo che usciva dal suo carretto durante la tostatura della suoi prodotti.
IlAi??venditore di ‘o Pulecenella dint’ ‘o cuppetielloAi??era un ambulante che girava per la cittAi?? vendendo un cono di cartone sul quale veniva incollata della carta da regalo, dal quale usciva una testa di Pulcinella in terra cotta. Questa era attaccata ad un fil di ferro, con il quale era possibile muoverla su e giA? mentre si suonava una trombetta, anch’essa applicata sullo stesso cono. Questo gioco era molto ricercato dai bambini degli anni ’50 e ’60 che si divertivano per ore ad utilizzare o vedere utilizzare questo particolarissimo giocattolo.
venditore di panino e ricottaAi??era un ambulante che arrivava dalla campagna e, in un cesto, trasportava panini e ricotta freschi, attirando le folle al grido “Panino e ricotta!”.
O vermicellaroAi??era il venditore ambulante di vermicelli e di altra pasta realizzata con farina di grano.
‘O vrennajuoloAi??era il venditore di mangimi per cavalli.
Il suo lavoro era molto richiesto visto che in tempi antichi, fino all’invenzione del motore e alla produzione di automobili, questo animale era il mezzo di trasporto piA? diffuso. Nel suo negozio si poteva trovare orzo, fieno, carrube e la cosiddettaAi??vrenna, cioA? la crusca.
O zampugnaroAi??era il suonatore di zampogna, strumento che, a differenza della cornamusa, A? dotata di piA? canne sonore.
Girava per le cittAi?? esclusivamente nel mese di dicembre suonando il suo strumento e sperando nelle generose offerte dei passanti. Nelle campagne, invece, la zampogna era utilizzata anche in altre occasioni durante l’anno, come feste, processioni, balli, ecc…
O zarellareAi??(oAi??zagarellaro) era il merciaio.
Di solito disponeva di una piccola bottega o di un carretto ambulante e il suo commercio prevedeva la vendita di “qualsiasi cosa”, dalle caramelle ai giocattoli, dagli articoli per la casa a quelli per i vestiti. Ed A? proprio da quest’ultimo settore che prende il nome questo mestiere visto che le donne accorrevano da lui per comprare nastri, stringhe, spilli, bottoni e stoffe, insieme di accessori che in dialetto prendeva il nome diAi??zagarelle. Col tempo, poi, la sua merce si arricchAi?? e ci si poteva rifornire di scope, secchi, stracci, caramelle, alcool, insetticidi, alcool, ovatta e addirittura siringhe per le iniezioni.
O zeppularoAi??era il venditore di zeppole o di altra frittura. La sua presenza si intensificava soprattutto durante il giorno di San Giuseppe, durante il quale la tradizione impone di mangiarne guarnite con crema e amarene. Oltre alle zeppole, sul banchetto venivano preparate altre pietanze, rigorosamente fritte, come panzerotti, crocchette di riso, pasta crisciuta, melanzane, fiori di zucca, eccai??i??
‘O zeppularoAi??attirava i clienti con grida quali ai???Zeppola, zeai??i??ai???, ai???Io tengo ai???a patanella e ai???o scioreai???, ai???ai??i??o panzarotto e ai???o scioreai???, o ai???A? liggiero ai???o panzarotto, tai??i?? ai???o magne A? sette e ai???o cache allai??i??otteai???.
O zingaroAi??creava oggetti di metallo e li vendeva girando per i vicoli della cittAi??.
Dopo aver reso incandescente il metallo, lo modellava con pinze, incudine e martello creando pentole, bracieri, piccoli utensili, ma soprattutto portafortuna di vario genere che destavano sempre la curiositAi?? di qualche cliente.
‘O zufolaroAi??era il venditore di strumenti musicali, ricavati intagliando delle canne, detti appunto ai???zufoliai???. Ne aveva di tutte le dimensioni e girava la cittAi?? suonando le sue creazioni per attirare i clienti, soprattutto i bambini che erano affascinati dalla musica che emettevano.