Non per tutti i mestieri antichi presenti nel Regno di Napoli A? possibile rintracciare immagini e descrizioni dettagliate, ne riporto pertanto di seguito un elenco in ordine alfabetico.
Accimatore: O ‘ccimatoreAi??(l’accimatore) era colui che rifiniva e riparava i fregi dei tessuti.
Acconciapiatti:Ai??O ‘cconciapiattiAi??era un artigiano che, girando casa per casa, aggiustava i piatti rotti.
Fino agli anni ’50 e ’60 del XX secolo, i piatti erano un bene molto costoso e che quindi, soprattutto nelle famiglie meno abbienti, doveva durare una vita. CosAi??, nel momento in cui se ne rompeva uno, arrivava in soccorsoAi??‘o ‘cconciapiatti. Girava di casa in casa con i suoi ferri del mestiere costituiti solamente da una pinza, del fil di ferro, del gesso e un rudimentale, ma efficace trapano a corda. Con quest’ultimo forava i cocci e, con fil di ferro e gesso applicava la sutura in modo che il piatto potesse essere riutilizzato (almeno finchA? il tutto reggeva). Col passare del tempo, oltre a tegami e piatti, il lavoro dell’acconciapiattiAi??si allargA? anche a vetri di orologi, orecchini e ombrelli.
Acconciasegge:‘O ‘cconciaseggeAi??era l’aggiusta-sedie.
Girava tra le case dei napA?oletani per riparare la struttura in legno delle sedie.
Acconciatiane:Ai??‘O cconciatianeAi??era colui che riparava pentole.
Per il suo lavoro utilizzava ferro e mastice che serviva per incollare o sostituire le parti rotte delle stoviglie.
Affossatore:‘O ‘ffossatoreAi??era il becchino, cioA? colui che, nei cimiteri, si occupava della sepoltura dei morti.
Aggiusta bambini:Ai??Le aggiusta bambiniAi??erano delle donne che, approfittando dell’ignoranza dei ceti piA? poveri, dopo un parto si proponevano di “aggiustare” i neonati dai naturali difetti che si potevano manifestare a causa dei traumi e degli sforzi subiti durante la nascita. Infatti, appena nati, quasi tutti i neonati possono dare l’impressione di presentare difetti morfologici che, in realtAi??, sono solo conseguenze del parto che la pelle elastica dei bambini accentuano oltre misura. Ma A? sufficiente qualche giorno di riposo per far tornare tutto a posto.
CosAi??, le “aggiusta bambini”, in cambio di un compenso, facevano credere si saper eliminare questi difetti, ma in realtAi??, non facevano altro che portarsi a casa i neonati aspettando che il tempo facesse il suo corso.
Ammazzapecore:O ‘mmazzapiecure, come si puA? facilmente capire dal nome, era colui che, soprattutto nel periodo pasquale, girava per i vicoli della cittAi?? con coltello e gancio per ammazzare il capretto che le famiglie ingrassavano per assicurasi un degno pranza pasquale.
Al suo arrivo, i bambini, che col passare del tempo si erano affezionati all’animale, venivano allontanati perchAi?? non assistessero alla scena e allo strazio che ne conseguiva.
Arraganatore:Ai??L’arraganatoreAi??era colui che si occupava della tinture delle stoffe e dei vestiti.
L’arriffatoreAi??era l’organizzatore diAi??riffa, cioA? della lotteria rionale collegata al gioco del lotto. Girava per il quartiere con un grosso tabellone con i novanta numeri a cui associava il nome del giocatore che lo aveva comprato. CosAi??, una volta venduto l’ultimo biglietto, si procedeva con l’estrazione dei numeri (custoditi all’interno delAi??Panariello) che, molto spesso avveniva in modo teatralizzato per attirare la folla. Non a caso, in questo frangente l’arriffatoreAi??si faceva affiancare da unAi??femminiello, un travestito che rendeva piA? divertente e interessante l’estrazione. Solitamente, si vincevano oggetti casalinghi, qualche capo d’abbigliamento, ma anche cibo.Il suo nome deriva dalla pianta che utilizzava per ricavare il colorante, l’arganetta.
O auropellaroAi??era lai??i??artigiano che realizzava lavori in orpello, una lega di zinco e rame. Il metallo, dal colore simile a quello dellai??i??oro, veniva ridotto il lamine sottili e lavorato per creare gioielli.
O ‘zzimatoreAi??era il cimatore, ovvero colui che, utilizzando delle cesoie, asportava o pareggiava il pelo di vari tessuti.
Baccalaiuolo:Ai??‘O baccalajuoloAi??era il baccalaraio.
Il suo commercio era in centrato su due prodotti: il baccalAi??, cioA? il merluzzo disseccato al vento e conservato sotto sale, e lo stoccafisso, un altro merluzzo meno pregiato, essiccato al vento senza salatura. In tempi antichi si trattava di un venditore ambulante che girava per la cittAi?? con un carrettino in cui riponeva la merce, mentre oggi esistono negozi e pescherie specializzate in cui trovare queste pietanze.
‘O bancarellaroAi??era il bancarellaio.
Era l’artigiano che realizzava banchetti e banchetti per tutti coloro che avevano bisogno di esporre della merce. Di solito era di legno, ma a volte le si poteva trovare anche in ferro e alluminio. La bancarella piA? diffusa era la cosiddettaAi??vampiette, che presentava i ripiani che, alternati, andavano a formare una sorta di scala.
Bancaruzzaro:O bancaruzzaroAi??era il bancarozzolaro, ovvero colui che vendeva libri vecchi e usati (o altra roba vecchia, come cartoline, santini, bottoni, monete, ecc..) su una bancarella ai lati della strada.
Banchiere popolare:Ai??Il banchiere popolareAi??era un finanziatore che prestava soldi a giovani coppie in occasione del matrimonio, in modo che avessero tutto il denaro necessario per la cerimonia o per la casa. I soldi venivano dati in presenza di un garante che si impegnava a pagare le rate di rimborso qualora i ragazzi a cui veniva prestato il denaro non riuscissero ad essere puntuali.
Banconaro:O bancunaroAi??era il banconista.
Era colui che, dietro un banco di un negozio o di uno sportello d’informazione attendeva clienti o avventori per soddisfarne le richieste.
Bannararo:Ai??O bannararoAi??era un speicie di tappezziere che realizzava bandiere e addobbi per usi civili, ma anche per le cerimonie religiose.
Barrettaro:Ai??O barrettaroAi??era colui che si occupava della confezione, della stiratura e della pulizia dei capelli.
Cabalista:Il cabalista, o assistito, era colui che “suggeriva” i numeri da giocare al lotto in cambio di una ricompensa.
Svolgeva la sua professione a casa, ma non di rado si recava nei bar o nelle case dei clienti per guadagnare di piA?. L’assistito, per ingannare clienti e i gestori dei locali che gli concedevano lo spazio, faceva credere di avere poteri sovrannaturali. Questo, a volte, portava i clienti a richiedere anche qualcosa di diverso, come tentare di far innamorare qualcuno o guarire da gravi malattie.
Cacciavino:O cacciavinoAi??era l’aiutante del venditore di vino.
Il suo compito era quello di portare il vino a casa dei clienti. La sua figura A? molto presente all’interno della letteratura popolare napoletane e compare anche in una canzone scritta da Raffaele Viviani, intitolata appuntoAi??‘o cacciavino.
Cagnacavalle:’O cagnacavalle era il cambiavalute.
Lo si trovava agli angoli delle strade con il suo banchetto trasportabile e ci si rivolgeva a lui se si dovevano cambiare le monete d’oro o d’argento in quelle di rame, di taglio piA? piccolo. Il suo nome deriva dal cavallo, simbolo della cittAi?? di Napoli, che era inciso sulla faccia delle monete di rame. Naturalmente, il cambio non era fatto gratuitamente, ma il cagna cavalle tratteneva per sAi?? una piccola commissione.
Questo mestiere scomparve dopo l’unitAi?? d’Italia e l’introduzione della Lira, con la quale veniva adottato il sistema di conio decimale che non si basava su peso, materiale e dimensioni della moneta per stabilirne il valore.
Caligrafo:Il calligrafoAi??era un mestiere molto in voga nel Regno, soprattutto dopo l’arrivo dei Reali che portarono con sAi?? duchi, conti e nobili di ogni sorta.
Il calligrafo era un esperto di arte calligrafa che, in cambio di un adeguato consenso, utilizzava le sue capacitAi?? per creare stemmi nobiliari, blasoni e titoli di studio per tutti coloro che, non avendone uno vero, ne avevano bisogno per poter entrare a pieno titolo nell’elite societaria del tempo. Soprattutto per quanto riguarda l’invenzione di titoli nobiliari, il calligrafo conosceva benissimo tutti gli stemmi dei casati del Regno e riusciva addirittura ad inventare la storia e l’albero genealogico della famiglia.
Con la caduta della monarchia in Italia (1946), tutti i titoli nobiliari furono annullati e anche il lavoro del calligrafo non fu piA? richiesto come avveniva in precedenza. Questo portA? alla sua graduale scomparsa.
Callista:O callistaAi??era il chirurgo dei calli.
Come dice il nome, il suo lavoro consisteva nell’estirpare calli e duroni dai piedi del paziente (soprattutto donne) che, un tempo, si affidava a questo chirurgo non professionista. Utilizzava la propria casa come ambulatorio e dei coltelli affilati come bisturi.
Chi non possedeva uno spazio abbastanza accogliente, esercitava come ambulante, girando per le vie della cittAi?? con un piccolo carretto su cui esibiva i pezzi di pelle estirpata ai clienti precedenti.
‘O canestaro, detto ancheAi??spurtaro, era lai??i??artigiano che fabbricava cesti e oggetti di paglia, come per esempio la struttura che serviva ad impagliare fiaschi e damigiane, o i cosiddetti ai???panariai???, cesti con manico legato ad una corda che venivano utilizzati per lo piA? per tirare su e giA? dai balconi la spesa o le merci comprate da qualche ambulante risparmiando la fatica delle scale.
Girava per i vicoli della cittAi?? per vendere i suoi prodotti e attirava la clientela con slogan quali ai???Tengo ai???a Canesta e ai???a panarellaai???, ai???ai??i??O ventaglio pai??i?? ai???a furnacellaai???, ai???ai??i??A scopa e ai???o scupilloai???.
Cannavaro:Ai??O cannavaroAi??era il venditore di tessuti di lino o canapa.
Cantastorie:Il cantastorieAi??era un ambulante che, dopo aver steso un telo dipinto con alcuni personaggi, inventava storie e ne raccontava le gesta intrattenendo i presenti. Preferiva parlare soprattutto di cavalieri e storie antiche, anche se a volte si “accontentava” di narrare fatti ispirati e episodi di cronaca.
Canzoniere:‘O canzoniereAi??era il venditore di testi di canzoni.
Questo venditore operava nel settore della musica e, nel suo laboratorio, si occupava soprattutto di stampare e di distribuire i testi delle canzoni attraverso le cosiddetteAi??copielle. Si trattava di fogli su cui comparivano le parole e, a volte, anche un pentagramma con gli accordi per tastiere e mandolini.
Il loro lavoro era molto importante, soprattutto nel periodo a cavallo della Festa di Piedigrotta, visto che la quantitAi?? diAi??copielleAi??che si riusciva a stampare era determinante per il successo e la diffusione di una certa canzone. Di dice che anche “FuniculAi?? FuniculAi??” venne distribuita attraverso i canzonieri che stamparono circa un milione di copie del testo.
CapillA?:‘O capillA?, detto ancheAi??capillaro, era un ambulante che girava per la cittAi?? e, al grido “CapillA?, CapillA?, chi me chiamma” (CapillA?, CapillA?, chi mi chiama), si faceva “consegnare” trecce e capelli lunghi in cambio di pochi spiccioli per A? per poi rivenderli a chi fabbricava parrucche. I suoi attrezzi da lavoro consistevano in delle forbici e in un sacco in cui riponeva i capelli appena tagliati.
Questo mestiere A? scomparso in concomitanza con l’arrivo sul commercio delle fibre sintetiche.
Cappellaro:‘O cappellaroAi??era il cappellaio.
Il suo mestiere consisteva nel fabbricare cappelli che, normalmente si dividevano in estivi, fatti solitamente di paglia e quindi dettiAi??pagliette, e invernali, per i quali si utilizzava della stoffa pesante. Vi erano poi cappelli piA? particolari, come quelli da cerimonia (il cilindro e la bombetta) e quelli da uniforme.
Capraro:‘O capraroAi??era il capraio.
Nell’ottocento e fino a dopo la Seconda Guerra Mondiale, era possibile incontrarlo nelle strade di periferia mentre accompagnava il proprio gregge al pascolo, sempre accompagnato dal suo fedele cane, detto comunemente “caprino”.
La sua fonte di reddito era il latte e tutti i derivati che poteva ottenere, come ricotte, caciotte e vari formaggi stagionati.
Carpettaro:O caprettaroAi??era colui che macellava le capre.
Il suo mestiere consisteva nell’incaprettare la capra, ucciderla e scuoiarla in modo da ricavarne pelli e carni da vendere.
Carcararo:‘O carcararoAi??era l’artigiano che ricavava la calce dalle pietre.
Riempiva con la roccia calcarea dei grandi forni dai quali, dopo la cottura, veniva estratta la calce viva. Le stesse fornaci (detteAi??carcarare), che si trovavano in prossimitAi?? delle cave, venivano realizzate dallo stessocarcararoAi??che, quindi, si trovava a svolgere un lavoro in cui occorrevano sia molta forza che molta esperienza e precisione.
Inoltre, grazie a questa sua abilitAi?? nel maneggiare la roccia calcarea, era anche incaricato di costruire e controllare i terrazzamenti agricoli sui monti lattari nella penisola sorrentina.
Carnacuttaro:‘O carnacuttaroAi??era il venditore di trippa e carni cotte.
Era un ambulante che vendeva soprattutto piatti realizzati con le frattaglie di bovino o maiale. Da quest’ultimo ricavava la sua pietanza piA? famosa,Ai??‘o pere e ‘o musso, letteralmente “il piede e il muso” che venivano ripuliti dai peli, cotti e venduti conditi con sale e limone.
Alcuni di questi venditori possedevano anche una piccola bottega in cui si poteva gustare trippa e frattaglie in bianco, servita di solito su una fresella, oppure condita con una salsa fatta da peperoni piccanti.
Cassaduoglio:‘O cassaduoglioAi??era un negoziante che, nella sua bottega, vendeva soprattutto formaggio (‘o casso) e olio (ll’uoglio). Inoltre, nel suo negozio era possibile trovare al prodotti, come legumi, aringhe, salsa di pomodoro, salumi, vino e sapone.
Di solito,Ai??‘o cassaduoglioAi??preparava la colazione o il pranzo per gli operai del quartiere, che ospitava su banchetti di legno sui quali serviva una gustosa zuppa di fagioli o delAi??casatiello.
Cavadiente:‘O cavadienteAi??era una specie di dentista che, per strada e con la scarsa igiene conseguente, estraeva i denti a chi ne aveva bisogno e non poteva permettersi l’intervento di uno specialista.
Cazettaro:‘O cazettaroAi??era colui che girava per le strade della cittAi?? per vendere e riparare calze e calzini che, in dialetto, vengono dettiAi??cazetteAi??eAi??cazettini.
Cenciaiuolo:Ai??‘O cenciaiuolo, oAi??pannazzaro, era colui che girava per i vicoli e le strade della cittAi?? alla ricerca di roba vecchia da ritirare in cambio di oggetti piA? utili. CosAi??, in cambio di stracci, tessuti e vestiti, le donne e le lavandaie ricevevano sapone o varie suppellettili di stagno per la cucina. A volte, anche ragazzini e bambini si rivolgevano a lui per barattare i loro vecchi stracci con dei lupini o dei piccolo pastori di creta per il presepe.
Cenneraro:Ai??O cenneraro, era il venditore di cenere che veniva un tempo utilizzata per il bucato.
Cepollaro:Ai??‘O CepollaroAi??era il venditore di cipolla e aglio.
Molto spesso era un contadino che, raccolti aglio e cipolla in campagna, scendeva in cittAi?? per rivenderli. La loro caratteristica principale era quello di intrecciare bulbi e foglie, in modo da formare lunghe trecce che appoggiavano sulle spalle.
In tempi piA? moderni, con il divieto di vendita di frutti di mare senza adeguate precauzioni igienico-sanitarie, questo mestiere A? scomparso.
Cerajuolo:Ai??‘O cerajuoloAi??era il fabbricante e venditore di candele. Recuperava la materia prima raccogliendo i lumini e le candele non completamente fusi per le strade della cittAi?? e li fondeva per realizzare nuove candele.
Oggigiorno il mestiere si A? evoluto, di solito il cerajuolo ha un negozio specializzato con il quale risponde alle esigenze del mercato che richiede opere sempre piA? complesse, con candele di vario genere e di varie forme, anche somiglianti a personaggi famosi.
Cerasaro:Ai??‘O cerasaroAi??era il ciliegiaio.
Il suo mestiere consisteva nel coltivare, raccogliere e vendere le ciliegie (in napoletano “cerase”). La sua abilitAi?? stava soprattutto nel saper scegliere il terreno migliore per piantare gli alberi da frutto e il periodo migliore per la raccolta, ma aveva una certa importanza anche come veniva presentata la merce, che andava divisa per grandezza e tipologia, in modo che i clienti potessero comprare le qualitAi?? piA? desiderate e ilAi??cerasaroAi??scegliere di diversificare il prezzo.
Speeso, attirava i clienti con il grido “So’ senza passeggiere e ffaje ddoje morze l’una!” (sono senza passeggeri e da due forsi per ognuna”), oppure “‘E rumpe c’ ‘o zuoccolo sti cerase” (le rompi con lo zoccolo queste ciliegie).
Ceuzaro: Ai??‘O ceuzaroAi??era il venditore di more di gelso, sia bianche che nere, dette in napoletanoAi??ceuze.
Era un ambulante che, dopo aver raccolto i frutti, si spostava in cittAi?? e nei paesini del territorio vesuviano per vendere le more per la gioia dei palati di tutti gli acquirenti. Attirava l’attenzione della folla con il grido di “Ceuze annevate!”, visto che, spesso, queste venivano vendute ancora ricoperte con un sottile strato di brina.
Di solito, attirava la folla con delle urla colorite e divertenti come “So’ senza passeggiere e ffaje ddoje muorze l’una!” (Sono senza passeggeri e fai due morsi per ognuna), oppure “‘E rrumpe cu’ ‘o zuoccolo ‘sti cerase” (Le rompi con lo zoccolo queste ciliege).
Chiammatore:Ai??‘O chiammatoreAi??era colui che aveva il compito di svegliare il contadini perchAi?? cominciassero la giornata lavorativa in campagna. Per pochi centesimi,Ai??‘o chiammatoreAi??assumeva l’incarico, per l’intera giornata lavorativa e, in corrispondenza di un compenso naturalmente piA? alto, anche per tutta la stagione, di girare per le strade del paese chiamando i propri colleghi.
Chianchiere:Ai??O chianchiereAi??era il macellaio.
Vendeva carne fresca appena macellate nella sua bottega con lame di vario tipo su di un bancone molto spazioso dettoAi??‘a chianchia, da cui prende il nome il mestiere stesso. Una volta ottenuti dei pezzi piA? piccoli ed eliminato il grasso eccessivo, questi venivano esposti appesi a dei ganci o su dei grandi piatti di acciaio per attrarre i clienti. IlAi??chianchiere, inoltre, produceva le cosiddetteAi??vessiche ‘e ‘zognaAi??(vesciche di sugna): appena macellato un maiale, il grasso veniva fatto liquefare in una pentola facendolo diventare strutto (sugna) e, poi, fatto raffreddare all’interno di vasi di terracotta, detti vesciche, ed esposte nel negozio. In questo procedimento, oltre alla sugna, si ottenevano dei residui dettiAi??‘e ciculeAi??(i ciccioli) che venivano utilizzati per farcireAi??tortani,Ai??casatielli, taralli, ecc…
Chiavare ‘e carrozze:Ai??‘O chiavaro ‘e carrozzeAi??era colui che vendeva chiavi e attrezzi particolari per stringere o allentare la viti delle carrozze.
Everajuolo:Ai??L’everajuoloAi??era il venditore di erbe medicinali.
Oggi sarebbe chiamato erborista, ma, un tempo, si trattava di un venditore ambulante che era fornito di varie erbe medicinali, che trasportava in una cesta. Tra i suoi prodotti annoverava:
Evera cetrangola, per curare ferite in genere per cicatrizzare.
Evera de li vierme, adoperata per curare i vermi intestinali.
Evera pepe, con sapore bruciante, che si usava per curare le afte ed il dolore di denti.
Evera troja, contro i vermi intestinali ed il verme solitario.
Evera esca, con virtA? purgative, usata molto dai veterinari. Inoltre, se bruciata, il fumo scaccia le zanzare. Infine, se applicata sopra le ferite, ferma le emorragie.
Oltre a queste erbe, erano molto richieste ruta, menta e basilico perchAi??, secondo una superstizione popolare, soprattutto la prima era in grado di prevenire alcune malattie che colpivano i bambini.
Fecciaiuolo:Ai??‘O fecciajuoloAi??era il pulitore dei fusti da vino. Il suo intervento era richiesto subito dopo lo svuotamento e consisteva nellai??i??infilarsi nel grande contenitore ed eliminare dalle parerti interne le incrostazioni residue.
Ferracavalle:Ai??‘O ferracavalleAi??era il maniscalco, ovvero colui che realizzava e applicava i ferri a cavalli, asini e buoi.
Il suo lavoro era molto richiesto e a lui si rivolgeva chiunque, dal contadino al nobile, che avesse bisogno di realizzare o rifare la ferratura per il proprio animale. Oltre agli strumenti per realizzare il ferro e applicarlo (forgia, pinze, martello e chiodi), il maniscalco doveva trovare il modo per tener fermo le bestie durante l’applicazione dello zoccolo artificiale. Per questo motivo, si utilizzava il cosiddettoAi??turcituroAi??per asini e cavalli, cioA? un laccio in un laccio legato ad anello all’estremitAi?? di un’asta di legno che, ruotata, stringeva il laccio attorno al muso costringendoli a rimanere fermi, e lafurgettaAi??per i buoi, strumento che funzionava come una tenaglia le cui estremitAi?? venivano infilate nelle narici.
I maniscalchi piA? bravi ed esperti, inoltre, riuscivano a realizzare anche zoccoli speciali che correggessero, del tutto o in parte, difetti di andatura degli animali che venivano loro portati.
Ficajuolo:Ai??O ficajuoloAi??era il venditore di fichi.
Da agosto a settembre,Ai??‘o ficajuoloAi??raccoglieva i frutti nei suoi campi e, di buon mattino, si recava in cittAi?? con la sua cesta alla ricerca di clienti. Attirava gli abitanti del luogo con le grida:
“Fechelle… Fechelle” (Fichi… Fichi)
“MA? se magnene ‘e fiche, mA? c’hA? chiuoppete!!” (Ora si mangiano i fichi, ora che A? piovuto!!)
“MA? l’agge covete ‘e truiane belle!” (Ora le ho colte le troianelle belle)
“A doje rane troianelle, a doje rane troianelle!” (A due grani le troianelle, a due grani le troianelle).
Filajuolo:Ai??‘O filajuoloAi??era colui che filava i tessuti.
Fravularo:‘O fravularoAi??era il venditore di fragole.
Era un ambulante che, durante l’estate, girava per la cittAi?? vendendo i frutti che raccoglieva nelle campagne di periferia (soprattutto ad Afragola, dove si dice la coltivazione delle fragole fosse giAi?? attiva nel intorno al IV o al III secolo a.C.
Fresellaro:Ai??‘O fresellaroAi??era il venditore di freselle.
Girava per la cittAi?? vendendo le freselle condite in cario modo: con l’olio, con le cozze, con le lumache, ecc…
Fruttajuolo:Ai??‘O fruttajuoloAi??A? il venditore di frutta.
In origine, questo venditore arrivava dalle campagne, con la frutta appena raccolta che veniva venduta ai mercati o direttamente per le strade della cittAi??. Successivamente, visto il successo che riscosse tra la gente, ilfruttajuoloAi??cominciA? ad organizzarsi con chioschi o negozietti fissi nei quali la gente del quartiere andava a rifornirsi.
Esisteva anche un altro tipo diAi??fruttajuolo, oggi scomparso, che veniva chiamato lazzarone. Era colui che andava a rifornirsi di frutta al mercato e, dopo averla riposta in delle ceste, girava per la cittAi?? in cerca di clienti a cui rivenderla.
Funambolo:Ai??‘O funamboloAi??era un artista di strada che, durante le feste e le sagre paesane si esibiva nei suoi numeri acrobatici che, quasi sempre, consistevano nel camminare su una fune tra due palazzi, senza rete di protezione e con una pertica usata per bilanciare il peso.
Solitamente era assistito da una donna che, a terra, in abiti succinti raccoglieva tra il pubblico le offerte dopo lai??i??esibizione.
Funaro:Ai??O funaroAi??era colui che faceva le corde.
Il suo lavoro consisteva nel ricavare le funi intrecciando dei fili di canapa con una tecnica particolare.
Fuochista:Ai??O fuochistaAi??era colui che costruiva ed inventava fuochi d’artificio, con i quali allietava le feste di chi lo ingaggiava.
Furnaro:Ai??O furnaroAi??era il fornaio.
Il lavoro del fornaio cominciava durante la notte, in modo che nelle prime ore del mattino, i suoi prodotti potessero essere giAi?? pronti per essere venduti. Inizialmente, l’alimento principale che veniva realizzato era il pane, per il quale bastava una madia, del lievito, del sale e tutta l’esperienza pregressa di chi da generazioni faceva questo lavoro.
Gallettaro:Ai??O gallettaroAi??era il venditore di gallette.
Queste venivano preparate infornando l’impasto di farina e acqua, senza lievito e sale, per un tempo doppio rispetto a quello necessario per il pane, in modo da eliminare ogni traccia di umiditAi?? ed evitare una rapida crescita delle muffe. Questo procedimento, oltre ad allungare i tempi di conservazione, aveva l’effetto collaterale di rendere la galletta molto dura. Per questo motivo veniva ammorbidita in acqua di mare che riusciva ad aggiungere anche quella quantitAi?? di sale di cui era priva.
‘O gallettaroAi??si aggirava molto piA? di frequente nelle zone in cui si trovavano cantieri navali, dove vendeva i suoi prodotti a tutti gli operai che, non potendo permettersi un pasto migliore, erano costretti a rifornirsi da questo ambulante.
Gavottista:Ai??‘O gavottistaAi??era un musicista a pagamento.
Molto diffusi tra fine Ottocento e inizio Novecento, venivano chiamati in occasione di feste per allietare i partecipanti con musiche e balli. Devono il loro nome alla “Gavotta”, una danza provenzale che arrivA? a Napoli e fu da loro proposta durante le esibizioni.
Naturalmente, ilAi??gavottistaAi??interveniva alle feste della gente non molto abbiente, visto che ricchi e nobili ingaggiavano intere orchestre a costi ben piA? esorbitanti. In seguito, quando cominciarono a fare la comparsa i primi dischi, i loro servizi venivano richiesti sempre piA? raramente e, cosAi??, questi artisti dovettero trovare altre idee per suonare. Decisero cosAi?? di spostarsi all’interno di locali e ristoranti, o agli angoli delle strade principali della cittAi??. Nacque cosAi??Ai??‘a Pusteggia, ovvero un complessino musicale formato da suonatori di mandolino, chitarra e violino e da una cantante, i cui membri erano dettiAi??‘e pustiggiature.
Gelataro:Ai??‘O gelataroAi??era un ambulante che vendeva granite. Queste erano ricavate grattando del ghiaccio da un grosso blocco, che veniva poi insaporito con degli sciroppi.
Gliuommenaro:‘O gliuommenareAi??era un compositore di brevi poesie e filastrocche.
Era una figura molto diffusa nel XIV e nel XV secolo, dove usava intervenire nelle feste per improvvisare omaggi a qualche personalitAi?? o per allietare l’evento. Si trattava di una sorta di giullare che, a volte, accompagnava i suoi componimenti con un semplice strumento musicale; i componimenti creati non erano seri e non avevano certo la pretesa di esserlo, ma servivano comunque a regalare allegria e ilaritAi?? alla platea che, finita l’esibizione, lo ringraziava riempiendogli il cappello di monete. Con il tempo, questo mestiere A? finito nel dimenticatoio, anche se anche nel XIX secolo era possibile incontrare uno di questi contastorie su tram o pullman.
Gnoccolaro:Ai??‘O gnoccolaroAi??era il venditore di gnocchi.
Questo ambulante girava per le strade di Napoli, soprattutto alla domenica mattina, con una cesta piena di gnocchi freschi. La pasta veniva realizzata con delle patate lessate, poi schiacciate ed unite ad acqua e farina. Col passare del tempoAi??‘o gnoccolaroAi??cominciA? a realizzare anche tagliolini, tortelli e altra pasta fresca.
Gravunaro:Ai??‘O gravunaroAi??era il venditore di carbone.
Il carbone, che se di qualitAi?? doveva essere rigorosamente di castagno, serviva per alimentare i bracieri dei camini, ma anche per far funzionare ferri da stiro o scaldare gli antenati della borsa dell’acqua calda.Ai??‘O gravunaroAi??girava per i vicoli della cittAi?? con dei grossi sacchi in spalla, che riempiva di carbone ricavato personalmente dalla legna che andava a raccogliere nei boschi. Successivamente, alcuni ambulanti decisero di trasferirsi in una piA? comoda bottega.
Esistevano vari tipi di carbone:
‘A carbonella: fatta con rametti piA? piccoli, veniva usata per avviare l’accensione del braciere. Era costosa, ma durava poco.
‘O gravone: il carbone classico, molto simile a quello commercializzato al giorno d’oggi.
‘A muniglia: piccoli pezzi di carbone, realizzati raccogliendo quello che si frantumava da pezzi piA? grandi che venivano accuratamente pressati. Durava piA? del carbone normale, ma costava di piA?.
‘A cernatura: era polvere di carbone. Veniva cosparsa sulla brace per aumentarne la durata.
‘O cocco: il suo nome derivava dal “carbon coke”, che era carbone minerale che veniva commercializzato in forma di grandi nelle quali veniva aggiunto anche altro materiale. Costava molto e aveva la proprietAi?? di non emettere cattivo odore.
Guardalagno:Ai??‘O guardalagnoAi??era il sorvegliante dei canali. Percorreva a piedi chilometri e chilometri accanto ai canali scavati nei poderi agricoli per assicurare il deflusso delle acque e, non appena avvistava un danno che poteva compromettere la rete idrica, lo segnalava subito alle autoritAi?? preposte.
Guardaporte:Ai??‘O guardaporteAi??era il portinaio.
In origine, il portiere era presente solo nei palazzi nobiliari e si occupava della pulizia e della vigilanza all’interno degli spazi comuni. Con il passare del tempo, anche i condomini e le residenze altolocate hanno cominciato ad adottare questa figura che, solitamente, abita con la famiglia nello stesso palazzo.
Guarattellaro:Ai??O guarattellaroAi??era il burattinaio.
Era l’artigiano che fabbricava e vendeva i burattini che, in napoletano, erano dettiAi??guarattelle. Oltre ad essere un artigiano, questa figura era un vero e proprio artista visto che molto spesso realizzava degli spettacoli itineranti con le marionette da lui costruite. Lo si poteva vedere girare per la cittAi?? con il suo “teatro portatile” con il quale, si fermava agli angoli delle strade ed inscenava storie e vicende che attiravano un folto pubblico.
Guarnamentaro:Ai??‘O guarnamentareAi??era il sellaio.
Il suo nome deriva dal termineAi??guarnamienteAi??che in napoletano indica tutti i finimenti necessari a chi utilizza cavalli e carrozze. E’ quindi facile pensare che il suo commercio non si limitasse solo alle selle, ma contemplasse anche briglie (‘o brigliareAi??era chi costruiva e vendeva briglie), gramigna (chi la vendeva era dettoAi??grammegnare) o altro mangime come crusca, ceci, lenticchie fave e carubbe di fieno e di orzo (‘o vrennajuoloAi??era chi forniva questo genere di alimenti per animali), morsi, sottopancia e altri finimenti.
I sellai erano dei grandi esperti nella lavorazione delle pelli, ma erano abili anche nel lavorare il metallo visto che molto spesso le selle venivano decorate con borchie o con fregi in ferro e ottone. Infatti, quando il mezzo di locomozione piA? diffuso era il cavallo, la bellezza e il costo della sella identificavano il ceto sociale di chi la usava, quindi ricchi e nobili le personalizzavano con le decorazioni piA? elaborate e vistose.
Gli attrezzi utilizzati durante il lavoro erano vari: la lesina, impiegata per forare le pelli e prepararle alla cucitura, i trincetti, martelli, pinze, cere per lucidare e morse.
Impignatore:Ai??‘O ‘mpignatoreAi??era colui che gestiva un banco dei pegni.
Questa figura prestava dei soldi in cambio di oggetti di valore. Chi riceveva i soldi, si impegnava a restituirli dopo un tempo pattuito, naturalmente con l’aggiunta di un interesse che cresceva ancora di piA? se il saldo del debito veniva ulteriormente rinviato. Se non si riusciva a restituire l’intera somma, alloraAi??‘o ‘mpignatoreAi??diventava il legittimo proprietario dell’oggetto che era stato portato in pegno. Molto spesso, questo mestiere sfociava facilmente nell’usura. CosAi??, per contrastare il fenomeno, in cittAi?? nacquero i “Monti di PietAi??”, banchi di pegno che lavoravano ad interessi molto minori per venire incontro ai ceti meno abbienti.
Impusematore:Ai??‘O ‘mpusematoreAi??era colui che inamidava i colli delle camicie ed eliminava le rigiditAi?? dei tessuti, soprattutto baveri di giacche e cappotti.
Inchiuvatore:Ai??‘O ‘nchiuvatoreAi??era l’inchiodatore.
In origine, l’inchiodatore era soprattutto colui che, utilizzando chiodi e strisce di legno di castagno, noce o faggio, fabbricava delle cassette da vendere soprattutto ai contadini, in modo che questi potessero riporvi e trasportare i prodotti della terra.
Inciarmatore:Ai??O ‘nciarmatoreAi??era un truffatore.
Letteralmente, il suo nome sta ad indicare una persona prestigiosa e onorevole, ma questo decoro era solo di facciata. Infatti, faceva credere di poter operare prodigiose guarigioni e, grazie all’aiuto di San Paolo e San Domenico da Cucullo di essere immune al veleno di serpenti. Veniva ingaggiato, come detto, per tentare alleviare o risolvere le malattie di qualche parente. Il suo intervento consisteva in un rito molto articolato e colorito per dare molta piA? credibilitAi?? a quello che faceva, in modo da ingannare quei poveri popolani che, a causa del loro basso livello d’istruzione, si erano rivolti a lui con speranza e fiducia. Ancora oggi, non A? raro imbattersi in questo figure che oggi chiamiamo santoni, cartomanti, finti dottori, ecc…
Inzalataro:Ai??‘O ‘nzalataroAi??era il venditore di insalate.
Questo venditore raccoglieva o coltivava varie erbe e, dopo averle lavate ed eventualmente insaporite, le vendeva agli angoli delle strade.
Lampiunaro:Ai??O lampiunaroAi??era colui che, alla sera, girava per la cittAi?? per accendere i lampioni e le luci a gas.
Il suo strumento di lavoro era un lungo bastone alla cui estremitAi?? era posta una fiamma o un meccanismo che accendeva il lume a cui veniva avvicinato. Naturalmente, il suo compito era anche quello di spegnere le luci all’alba. Per quest’altra operazione utilizzava il cosiddettoAi??stutAi??le, un altro bastone con all’estremitAi?? un cono capovolto che, appoggiato sulla fiamma, la spegneva.
Questo mestiere A? diventato via via inutile con l’arrivo dell’energia elettrica per l’illuminazione cittadina.
Latrenaro:Ai??‘O latrenare, noto anche comeAi??spuzzacesseAi??oAi??spuzzalatrine, era il pulitore di latrine.
Il suo lavoro consisteva nel ripulire i pozzi neri corrispondenti ai bagni pubblici o a quelli condominiali. Una volta svuotato il pozzo, tutto ciA? che veniva trovato all’interno, veniva ammassato su dei carretti e, una volta trasportato in campagna, venduto ai contadini che lo utilizzavano come concime. Con il passare del tempo, naturalmente, la costruzione di un’adeguata rete fognaria ha reso inutile questa figura che A? ormai scomparsa.
Lattaro:Ai??‘O lattaroAi??era il lattaio.
Il suo compito era quello di andare, di buon mattino, a prendere il latte appena munto nelle fattorie e, poi, portarlo nelle case dei clienti. Il latte veniva dapprima riposto in contenitori di acciaio e, poi, travasato nelle classiche bottiglie di vetro cheAi??‘o lattaroAi??consegnava in cambio di quelle vuote. A volte, il lattaio era lo stesso allevatore che mungeva gli animali e, con il suo carretto, passava per la cittAi??. Con il passare del tempo, le fattorie dislocate nei pressi della cittAi?? cominciarono a sparire per spostarsi piA? in periferia e nella filiera si inserAi?? anche la Centrale del Latte, che trattava e smistava il prodotto. CosAi??, da quel momento,Ai??‘o lattareAi??divenne colui che, con il suo furgoncino, riforniva i negozi di alimentari con il latte proveniente dalla centrale.
Un altro tipo diAi??lattaroAi??era colui che, di primo mattino passava per le strade con il suo piccolo gregge di mucche e di capre e, su richiesta, mungeva gli animali al momento e vendeva il latte ai clienti che desideravano comprarlo.
Lettore:Ai??‘O lettoreAi??era un attore che, solitamente alla sera, occupava un angolo di strada e leggeva passi di opere italiane e napoletane, allietando il pubblico persino con versi di Dante de Leopardi.
Lupinaro:Ai??‘O lupinaroAi??era il venditore di lupini. Inizialmente, era un ambulante che girava per le strade della cittAi?? con un recipiente pieno di lupini che vendeva nei vari quartieri. Col passare del tempo, allai??i??inizio del XX secolo non era raro vederlo utilizzare un carretto sul quale disponeva le merci, divise in varie tinozze, che comprendevano, oltre ai lupini, anche olive di vario genere, capperi e peperoni.
Attirava la clientela con slogan quali ai???GuagliA?ai??i?? ai???e tengo salate, ai???e viene a pruvAi??ai??i??. ai???E salatielle, ai???e salatielleai???.
Mammazezzella:Ai??‘A mammazezzellaAi??era la nutrice.
Questo mestiere veniva svolto dalle donne del paese o del quartiere che, per conto di altre ne accudivano, o addirittura allattavano, i figli. Per questo motivo la prima era detta “Balia asciutta” e la seconda “Balia ‘e latte” (di latte). La seconda era indispensabile per le donne con non potevano allattare fino allo svezzamento, ma il ricorso a questa figura andA? via via scomparendo con l’arrivo del latte in polvere.
Mannese:Ai??‘O manneseAi??era il costruttore di carri.
Si trattava di un artigiano che, grazie alla sua abilitAi?? nel lavorare il legno e il ferro, riusciva a costruire e/o a riparare carri. In pratica, nell’epoca in cui i mezzi di locomozione erano per lo piA? carri e carrozze, era il meccanico del tempo. Sapeva posizionare i cerchi nella ruota, mettere il grasso per permettere agli assi di lavorare meglio, rivestire di ferro il mozzo delle ruote, ecc… Solitamente, le botteghe di questi lavoratori si concentravano in un’unica strada della cittAi??.
Massese:Ai??‘O masseseAi??era il venditore di latte acido che, oggi, verrebbe definito yogurt. Deve il suo nome al fatto che anticamente questo prodotto arrivava da Massa Lubrense e venduto in cittAi?? in bicchieri di vetro ricoperti da un telo bianco.
Masterascio:Ai??O masterascioAi??(o mastedascio) era il mastro d’ascia.
Un tempo indicava colui che, utilizzando appunto un’ascia, riusciva a lavorare tronchi per costruire o rivestire barche. In seguito, il termine A? stato utilizzato per chiunque lavorasse il legno, quindi come sinonimo di falegname.
Questo mestiere aveva varie categorie di specializzazione: c’era il cosiddettoAi??materasce d’ ‘o gruosse, che lavorava solo grandi tronchi per farne finestre, balconi, ecc…, e ilAi??materasce d’ ‘o suttileAi??che si dedicava a lavori piA? rifiniti, come sedie, tavoli, mensole, armadi, ecc…
Tra questi, poi, c’era chi lavorava solo legni duri come ebano e mogano (ebanista), chi produceva strumenti musicali (liutaio), chi costruiva botti (bottaio), chi carri (corradore) e chi bare (casciamurataro).
Mastuggiorgio:Ai??‘O mastuggiorgioAi??A? il castigamatti, ovvero l’infermiere che negli ex manicomi aveva l’incarico di sorvegliare i pazienti. Il suo nome potrebbe derivare da quello di un noto castigamatti del XVII secolo, Mastro Giorgio Cattaneo, che credeva di poter curare le malattie mentali picchiando i pazienti con un bastone. Altre fonti ne identificano l’origine nel termine grecoAi??mastigofA?rosAi??che indicava colui che usava la frusta per placare le persone agitate.
Di solito, questa figura operava accanto ad uno psichiatra e, tra le sue “doti”, doveva esserci sicuramente il fisico robusto, visto che doveva riuscire ad infilare la camicia di forza ai malati psichiatrici.
‘O matassaroAi??era il venditore e fabbricante di matasse.
Il suo mestiere consisteva nel creare fili intrecciati, derivati da cotone, lino, canapa, ortica, iuta, lana di animali o seta. Per fare ciA? veniva utilizzato il cosiddettoAi??trapanaturo, ovvero un aspo di legno per agevolare la filatura. Una volta ottenuta la matassa desiderata,Ai??‘o matassaroAi??percorreva le vie della cittAi?? nel tentativo di venderle a chiunque ne avesse bisogno.
Moccaturara:Ai??‘A moccaturaraAi??(o mussolinara) era la venditrice di fazzoletti.
Il suo nome deriva daAi??moccaturoAi??che, in dialetto napoletano, significa proprio fazzoletto. Quindi laAi??moccaturaraAi??era una vera e propria esperta dei fazzoletti; conosceva tutto, le mode, le tendenze e sapeva consigliare l’acquirente su cosa comprare a seconda delle occasioni. In origine le donne che intraprendevano il mestiere, vendevano e trattavano qualsiasi stoffa. Infatti era possibile trovare fazzoletti di filo, di stoffa e, raramente, anche di seta. Successivamente, nel XVIII secolo, l’introduzione della mussola, proveniente dall’Asia, creA? un’altra figura, ovvero leAi??mussolinare, le quali vendevano solo fazzoletti realizzati con questo nuovo tessuto.
MonzA?:Il monzA? era il cuoco professionista (dal francese Monsieur).
Questa figura venne introdotta nel 1700 da Maria Carolina d’Austria che chiamA? a Napoli alcuni cuochi francesi visto che era una grande appassionata di cucina. Questi introdussero a Napoli numerosi piatti che, nei secoli successivi, sono entrati a far parte di diritto della tradizione napoletana come il ragA?, il gattA? di patate, le crocchette di patate, ecc…
Solitamente ilAi??monzA?, sostituito in epoca recente dal termine “chef”, veniva ingaggiato dalle nobili famiglie perchAi?? diventasse il cuoco di casa oppure dai circoli cittadini. Potevano essere assunti in modo stabile, quindi con uno stipendio fisso, o ingaggiati solo per alcuni eventi, quindi pagati a forfait.
Muzzunaro:Ai??‘O muzzunaroAi??era un venditore di sigarette e tabacco.
In tempi antichi, il tabacco era molto piA? costoso di oggi e i ceti piA? poveri non si sarebbero potuti permettere le sigarette di marca. Per questo motivo nasce la figura delAi??muzzunaro. Girava per la cittAi?? con un bastone munito di spillo, con il quale raccoglieva tutti i mozziconi che trovava. Dopo di che, li apriva e recuperava il tabacco non bruciato per rivenderlo per pochi centesimi allo Stato che, con esso, realizzava nuove sigarette destinate al mercato dei ceti piA? poveri. I locali pubblici, dove era consentito fumare, erano delle vere e proprie “mineire d’oro”, nelle quali si riuscivano a raccogliere moltissimi mozziconi.