di Luca Longo 10 novembre 2012.
Comitati delle Due Sicilie: rivitalizzare la memoria storica e disegnare un autonomo modello di sviluppo socio-economico del Mezzogiorno dai??i??Italia.
Ritorno su temi piA? volte da me proposti in passato, per evidenziare quella che A? una mia forte convinzione: la necessitAi?? di un soggetto che si faccia promotore di un programma politico tendente al riconoscimento dellai??i??Autonomia per il nostro Sud.
Il Sud ha bisogno di un Movimento che difenda strenuamente i suoi interessi di fronte alla perdurante crisi economica e al persistente dualismo Centro-Nord/Sud.
Per quanto concerne questai??i??ultimo aspetto, secondo recenti valutazioni SVIMEZ, con riferimento al Pil pro capite, nel 2011 il Sud ha confermato lo stesso livello del 2010 con il 57,7% del valore del Centro-Nord. In un decennio il gap A? passato dal 56,1% al 57,7%.
Continuando cosAi?? ci vorrebbero, sempre secondo valutazioni SVIMEZ, 400 anni per recuperare lo svantaggio.
In valori assoluti, a livello nazionale, il Pil pro capite A? stato di 25.900 euro, risultante dalla media tra i 30.300 euro del Centro-Nord e i 17.600 del Sud. Nel 2011 la Regione piA? ricca A? stata la Valle dai??i??Aosta, con 32.600 euro, seguita da Lombardia con 32.500 euro. Al Sud, la Regione con il Pil pro capite piA? elevato A? stata lai??i??Abruzzo con 22.000 euro, ma la Sicilia, per esempio, si fermava a 17.700 euro. La regione piA? povera A? la Campania, con 16.400 euro. Nel 2011, il divario tra la Regione piA? ricca e la piA? povera A? stato di oltre 16mila euro.
Per quanto concerne il mercato del lavoro, ancora dai dati SVIMEZ, nel 2011 il tasso di occupazione A? stato del 44% al Sud e del 64% nel Centro-Nord. A livello regionale il tasso piA? alto si registra in Abruzzo (56,8%), il piA? basso in Campania, dove continua a lavorare meno del 40% della popolazione in etAi?? da lavoro.
Nel 2011 il tasso di disoccupazione registrato ufficialmente A? stato del 13,6 % al Sud e del 6,3% al Centro-Nord, a testimonianza del permanente squilibrio strutturale del nostro mercato del lavoro.
In testa alla non invidiabile classifica, la Campania, con un tasso di disoccupazione del 15,5%, seguita dalla Sicilia (14,4%).
Il tasso di disoccupazione ufficiale rileva perA? una realtAi?? in parte alterata. La zona grigia del mercato del lavoro continua ad ampliarsi per effetto, in particolare, dei disoccupati impliciti, di coloro cioA? che non hanno compiuto azioni di ricerca nei sei mesi precedenti lai??i??indagine.
Sempre secondo valutazioni SVIMEZ, considerando questo elemento, il tasso di disoccupazione effettivo nel Centro-Nord sfiorerebbe la soglia del 10% e al Sud raddoppierebbe, passando nel 2011 al 25,6%.
In ambito europeo, secondo valutazioni Eurostat sul Pil pro capite, su 275 Regioni europee, la Lombardia era, per esempio, al 26Ai?? posto, lai??i??Emilia-Romagna al 38Ai??, invece la Sicilia al 219Ai?? e la Campania 224Ai??.
Sempre in ambito europeo su valutazioni Eurostat, con riferimento al tasso di disoccupazione, su 315 Regioni europee, il Veneto era, per esempio, al 62Ai?? posto, lai??i??Emilia-Romagna al 70Ai??, invece la Sicilia al 272Ai?? e la Campania 279Ai??.
Gli indicatori socio-economici confermano, quindi, il dualismo fra il Centro-Nord da una parte e il Sud dallai??i??altra.
E, in effetti, disoccupazione, degrado, emigrazione e criminalitAi?? organizzata sono fenomeni principalmente presenti a sud del Garigliano e del Tronto fino alla punta estrema della Sicilia.
Nel 2012 A? inammissibile accettare che una parte dai??i??Italia presenti unai??i??economia con parametri di reddito che sono pari a poco piA? della metAi?? di quelli del resto del Paese, disoccupazione ad altissimi livelli, cronica mancanza dai??i??infrastrutture, investimenti stranieri inesistenti.
I media nazionali continuamente parlano del Sud in maniera negativa: degrado, criminalitAi?? organizzata, inefficienze, sprechi, ecc.
Tutti sono abilissimi nel mettere a nudo e analizzare gli effetti di una certa situazione, nessuno invece parla delle cause.
Eppure i dati ci sono. Chiari e assolutamente indiscutibili:
MANCANZA DI SVILUPPO ECONOMICO = DISOCCUPAZIONE = DEGRADO E CRIMINALITAai??i?? ORGANIZZATA
Questo vale per qualunque Paese al mondo, non solo per il Sud dellai??i??Italia.
Questa A? la situazione a oggi, ma comai??i??era dopo lai??i??UnitAi?? dai??i??Italia?
Da una ricerca promossa dalla Banca dai??i??Italia, emerge, per esempio, che nel 1871 Campania e Sicilia erano rispettivamente al 5Ai?? e al 7Ai?? posto su 16 Regioni italiane per ai???Industrializzazione relativaai???.
Detto ciA?, non sembra che il Regno delle Due Sicilie fosse cosAi?? arretrato nel 1860 come la storia ufficiale ci ha tramandato, se, nel 1871, le due sue Regioni piA? popolate erano, comunque, ai primi posti.
La strategia per uscire definitivamente da questa situazione A?, a mio parere, nellai??i??ambito dei dettami Costituzionali, quella di richiedere allo Stato, in considerazione del dualismo dellai??i??economia italiana, lai??i??AUTONOMIA che consenta alle 7 Regioni meridionali (Lazio abruzzese e campano inclusi), fuse, cosAi?? come consentito dallai??i??art. 132, in una MACROREGIONE identitaria chiamata ai???DUE SICILIEai???, di poter decidere del loro futuro secondo i propri specifici interessi e la propria vocazione economica.
Lai??i??AUTONOMIA permetterebbe di porre in essere politiche economiche incentrate sullai??i??attrazione degli investimenti dallai??i??estero.
Per fare ciA?, perA?, bisognerebbe porre rimedio alle diseconomie che affliggono il Sud, cioA? bisognerebbe:
– reprimere i taglieggiamenti della criminalitAi?? organizzata e sostituire immediatamente il ceto politico e amministrativo colluso con essa
– implementare oltre alle infrastrutture di trasporto, anche quelle energetiche e telematiche
– ridurre il ginepraio di leggi, regolamenti, norme da conoscere e seguire per intraprendere una qualsiasi attivitAi?? economica e quindi ridurre i tempi richiesti per avviare una nuova attivitAi?? imprenditoriale
– facilitare lai??i??accesso al credito bancario che adesso pone il Sud agli ultimi posti tra i Paesi sviluppati
– garantire una migliore offerta di capitale umano qualificato.
Inoltre andrebbero implementate proprie imposte (IVA, tasse sul reddito delle imprese e delle persone fisiche) ovvero aliquote specifiche che possano, da una parte, rispecchiare la realtAi?? locale piA? povera, e dallai??i??altra che permettano di attrarre investimenti dallai??i??estero.
Auspico, quindi, la creazione di una MACROREGIONE A STATUTO SPECIALE che, attraverso una specifica politica economica basata sulla detassazione dei nuovi investimenti, chiamata ai???fiscalitAi?? di vantaggioai???, attiri capitali dallai??i??estero per lo sviluppo delle proprie risorse e per offrire nuove opportunitAi?? di lavoro.
Prendendo spunto dagli Statuti speciali delle Regioni Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige e Valle dai??i??Aosta si potrebbe, per esempio, devolvere alla Macroregione il gettito delle entrate tributarie dello Stato, riscosse nel proprio territorio e riscuotere lai??i??imposta concernente la quota del reddito da attribuire agli stabilimenti e impianti locali delle imprese industriali e commerciali che hanno la sede centrale fuori del territorio della Macroregione.
Inoltre, il territorio della Macroregione potrebbe essere posto fuori della linea doganale e costituire zona franca.
Come noto il terzo comma dellai??i??art. 116 della Costituzione prevede che ai???ulteriori forme e condizioni particolari di autonomiaai???, analoghe a quelle delle Regioni a Statuto speciale, possono essere attribuite ad altre Regioni italiane.
Pertanto, a mio parere, un Movimento identitario dovrebbe farsi promotore di unai??i??iniziativa che chieda allo Stato italiano di attribuire, in considerazione della gravissima situazione socio-economica, anche alle Regioni meridionali, fuse in una Macroregione a Statuto speciale, forme e condizioni particolari di autonomia simili a quelle ora consentite alle Regioni Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige e Valle dai??i??Aosta.
Auspico che tutti i Meridionali si stringano attorno a questo progetto per dare forza e vigore alle speranze di rinascita della nostra Terra.
Una rinascita che, grazie allai??i??impegno dei CDS, dovrAi?? essere economica ma anche sociale tramite la rivalutazione delle tradizioni civili e culturali della storia millenaria del Sud Italia.
Luca Longo