Nei giardini di Babilonia ci dovevano essere degli splendidi alberi di limoni, portati, sembra, dalla lontana India, dai contrafforti dellai??i??Himalaya, dove crescevano spontanei. Infatti in recenti scavi in Pakistan A? stato trovato, nella zona di Mohenjo Daro, uno splendido orecchino ad inequivocabile forma di limone. Teofrasto di Iresia, greco e botanico del VI-III secolo a.C. lo chiamA? pomo della Media ed uno dei primi nomi botanici del limone A? stato Citrus medica = proveniente dalla Media. Gli Ebrei lo citano nel Levitico dove viene chiamato albero della purezza o albero della vita per il suo essere sempre splendidamente verde e furono i primi che ne iniziarono la coltivazione sistematica.
Nella mitologia greca venne assimilato ai frutti dorati delle Esperidi. Poi ci fu la conquista romana dellai??i??Oriente ed insieme alla cultura e mitologia greca, i romani portarono a casa i dorati frutti dei limoni.
Secondo le leggende greco-romane, i frutti degli agrumi rappresentavano la dote di Era (Giunone), sposa di Zeus (Giove), che, geloso del loro splendore, li custodAi?? in un meraviglioso giardino, situato ai confini del mondo, ad occidente, dove il sole muore ogni giorno e dove vivevano le ninfe Esperidi.
Le Esperidi, le tre sorelle, Aegle per il cedro, Aretusa per il limone, Hesperetusa per lai??i??arancio erano le ninfe che custodivano i ai??? pomi dai??i??oroai??? e che Ercole, in una delle sue fatiche, rubA? dal giardino e portA? agli uomini.
I romani lo tenevano in grande considerazione sia per la bellezza (e lo coltivavano nei loro splendidi giardini), sia per le innumerevoli proprietAi??. Nella ai???Casa del Fruttetoai???, nella Pompei archeologica, sono raffigurate delle inequivocabili piante di limoni.
Con la caduta dellai??i??impero romano il limone fu praticamente dimenticato e toccA? agli Arabi riportare gli agrumi nelle terre da loro conquistate, principalmente la Sicilia e lai??i??Andalusia: la loro conoscenza derivava dagli antenati ebrei e prima ancora dai persiani. Nacque cosAi?? una scienza degli agrumi e la loro coltivazione, lai??i??irrigazione, le potature, gli innesti e le numerose varietAi?? che ne scaturirono. Con lai??i??avvento delle Repubbliche marinare, Amalfi principalmente portA? i frutti degli agrumi, insieme agli altri prodotti tipici del Mediterraneo, fino nelle piA? lontane zone toccate dai commerci. Infatti circa nellai??i??XI secolo i Crociati introdussero in Italia meridionale (costiera Amalfitana e Sicilia) la coltivazione e lai??i??innesto di una varietAi?? di piccoli limoni ed il loro uso in ricette che ancora oggi sono cibo quotidiano degli abitanti del luogo: il sorbetto di limone, lai??i??insalata di fette di limoni ed aranci condita con olio e sale, la cedrata, ecc.
La scuola Salernitana poi, dette indicazioni terapeutiche e mediche sui limoni, rimedi che spaziavano dalla cura per le dissenterie a quella dello scorbuto. Nel Rinascimento la scorza, le foglie ed i fiori dei limoni e degli aranci fornirono la base per distillare profumi ed essenze.
Gli spagnoli ed i missionari lo introdussero nelle Americhe: veniva portato a bordo delle navi per prevenire lo scorbuto. La scoperta data al XV secolo. Lo scorbuto, una malattia gravissima, causata dalla carenza di vitamina C, era caratterizzata dalla comparsa di emorragie in tutto il corpo, sempre piA? gravi, dalla caduta repentina dei denti, da forti dolori ai muscoli e, nella sua forma piA? grave portava alla morte, specialmente i naviganti che si cibavano per lunghi periodi esclusivamente di farine, gallette, carni salate e conservate.
Nel XVII-XVIII secolo lai??i??esportazione verso i paesi del Nord era vivissima e un buon guadagno per i produttori italiani.
Oggi, nei luoghi a clima temperato, il limone viene coltivato in tutto il mondo con le sue numerosissime varietAi??, dal Femminello siciliano allo Sfusato amalfitano, che trovano in queste splendide zone italiane il loro habitat ideale e naturale.