 Occupata al Sud meno di una giovane donna su 4: la fotografia dell”economia del Mezzogiorno nel rapporto SVIMEZ del 2012.
Occupata al Sud meno di una giovane donna su 4: la fotografia dell”economia del Mezzogiorno nel rapporto SVIMEZ del 2012.
Un Mezzogiorno a rischio desertificazione industriale, dove i consumi non crescono da 4 anni, lavora ufficialmente meno di una giovane donna su 4 e si A? a rischio segregazione occupazionale. Mentre un nuovo paradigma per il Sud dovrebbe essere capace di integrare sviluppo industriale, qualitAi?? ambientale, riqualificazione urbana e valorizzazione del patrimonio culturale. Questa la fotografia che emerge da rapporto SVIMEZ sull”economia del Mezzogiorno 2011 in presentazione a Roma mercoledAi?? 26 settembre.
Pil e Mezzogiorno -in base a valutazioni SVIMEZ del 2011 il Pil A? aumentato nel Mezzogiorno dello 0,1%, distante dal +0,6% del Centro-Nord. Non va meglio nel medio periodo: negli ultimi 10 anni, dal 2001 al 2011, il Mezzogiorno A? rimasto inchiodato allo 0%, rispetto al +0,4% del Centro-Nord a testimonianza del perdurante divario di sviluppo tra le due aree. In altri termini, in 5 anni, dal 2007 al 2012, il Pil del Mezzogiorno A? crollato del 10%, tornando ai livelli di 15 anni fa, nel 1997.
Il crollo dei consumi – Nella crisi, i consumi alimentari delle famiglie meridionali sono stati duramente colpiti, arrivando a ridursi nel 2001 del 4,5%, a fronte di una sostanziale stazionarietAi?? nel Centro-Nord. Da 4 anni i consumi nel Mezzogiorno non crescono. Il loro livello risulta inferiore in termini reali di oltre 3 miliardi di euro rispetto al valore del 2000. Il calo reale dei redditi delle famiglie, unito alla flessione dei consumi pubblici e della perdurante incertezza sulle prospettive del mercato del lavoro, rischia di pregiudicare fortemente anche le prospettive di ripresa della domanda interna nel 2013.
Pil per abitante e divari storici – In termini di Pil pro capite, il Mezzogiorno nel 2011 ha confermato lo stesso livello del 57,7% del valore del Centro-Nord del 2010, in un decennio il recupero del gap e stato solo di un punto e mezzo percentuale, dal 56,1% al 57,7%. Continuando cosAi?? ci vorrebbero 400 anni per recuperare lo svantaggio che separa il Sud dal Nord. In valori assoluti a livello nazionale, il Pil A? stato di 25.944 euro, risultante dalla media dei 30.262 euro del Nord e i 17.645 del Sud. Nel 2011 la regione piA? ricca A? stata la Valle D”Aosta con 32.602 euro, seguita dalla Lombardia (32.538), Trentino Alto Adige (32.288), Emilia (31.524), e Lazio (30.884). Nel Mezzogiorno la regione col Pil pro capite piA? elevato A? stata l”Abruzzo (21.980 euro), seguono la Sardegna (20.080), il Molise (19.748), la Basilicata (18.639), la Sicilia (17.671), la Puglia (17.102) e la Calabria (16.603). La regione piA? povera A? la Campania con 16.448 euro. Il divario tra la regione piA? ricca e quella piA? povera A? stato nel 2011 di oltre 16mila euro, un valdostano ha prodotto nel 2011 16mila euro piA? di un campano.
Il deserto industriale del Sud – Il rischio reale A? la scomparsa di interi comparti dell”industria italiana nel Sud. Negli ultimi 4 anni dal 2007 al 2011, l”industria al sud ha perso 147mila unitAi??. Lo scenario A? quindi quello di una profonda e continua deindustrializzazione.
Emergenza giovani e donne: una segregazione occupazionale – Dopo un biennio di stagnazione, nel 2011 gli occupati in Italia sono stati 22 milioni 967mila unitAi??, 95mila in piA? rispetto al 2010, pari allo 0,4% (+0,2% nel Mezzogiorno, +0,5% nel Centro-Nord). Ma la vera e propria emergenza colpisce i giovani e le donne. In 3 anni, dal 2008 al 2011, gli under 34 che hanno perso il lavoro al Sud sono stati 329mila. Nel 2011 il tasso di occupazione in etAi?? 15-64 A? stato del 44% nel Mezzogiorno e del 64% nel centro-Nord. Nel Mezzogiorno il tasso di occupazione giovanile per la classe 25-34 anni A? giunto nel 2011 ad appena il 47,6%, pari cioA? a meno di un giovane su 2 a fronte del 75% del Centro-Nord, cioA? di 3 impiegati su 4. Situazione drammatica per le giovani donne meridionali, ferme nel 2011 al 24%, pari a meno di una su 4 in etAi?? lavorativa, che spinge le stesse di fatto a una segregazione occupazionale rispetto sia ai maschi che alle altre donne italiane.
Il tasso reale di disoccupazione la Sud A? del 25% – Nel 2011 il tasso di disoccupazione registrato ufficialmente A? stato del 13,6% al Sud e del 6,3% al Centro-Nord, a testimonianza del permanente equilibrio strutturale del nostro mercato del lavoro. Nel centro.Nord la perdita di posti di lavoro tende a trasformarsi quasi interamente in ricerca di nuovi posti di lavoro; nel Mezzogiorno solo in minima parte diventa ricerca di una nuova occupazione. Rispetto all”anno precedente, i disoccupati sono aumentati al Sud (+2% pari a 19.600 unitAi??) con una crescita del 18% in Molise (1.900 disoccupati in piA?) e della Campania (+11.500 pari a 29.800 disoccupati in piA?). Scendono invece al centro-Nord di 14.200 unitAi??, pari all”1,2%. In testa alla non invidiabile classifica la Campania, con un tasso di disoccupazione del 15,5%, seguita dalla Sicilia (14,4%) e dalla Sardegna (13,5%). Il tasso di disoccupazione ufficiale rileva perA? una realtAi?? alterata. La zona grigia del mercato del lavoro continua ad ampliarsi per effetto in particolare a causa dei disoccupati impliciti, di coloro cioA? che non hanno effettuato azioni di ricerca nei 6 mesi precedenti l”indagine. Considerando questa componente, il tasso di disoccupazione effettivo del Nord supererebbe la soglia del 10% e al Sud raddoppierebbe, passando nel 2011 al 25%.
Oltre 1 milione 350mila emigrati in 10 anni – Negli ultimi anni sono emigrati dal Sudi circa 2,5 milioni di persone, oltre un meridionale su 10 residente al Sud nel 2010. Nel 2010 sono partiti dal Mezzogiorno in direzione del Centro-Nord circa 109mila abitanti. Riguardo alla provenienza, in testa per le partenze la Campania con una partenza su 3 (34.100); 23.900 provengono dalla Sicilia, 19.400 dalla Puglia, 14.400 dalla Calabria. La regione piA? attrattiva per il Mezzogiorno resta la Lombardia, che ha accolto nel 2010 quasi un migrante su 4, seguita dall”Emilia Romagna. In Abruzzo, Molise e Campania, la prima regione di destinazione resta il Lazio. In 10 anni, dal 2000 al 2010, oltre 1 milione e 350mila persone hanno abbandonato il Mezzogiorno. A livello locale, le perdite piA? forti si sono registrate a Napoli (-115mila), Palermo (-20mila), Bari (-16mila) e Catania (-11mila). Colpiti anche Torre del Greco (-20mila), Nola (-12mila), Taranto (-14mila) e Aversa (-11.500). Ad attrarre meridionali soprattutto Roma (+73mila), Milano (+57mila), Bologna (+24mila), Parma (+14mila), Modena (+15.700), Reggio Emilia (+13mila), Bergamo (+11mila).
Nel 2011 6mila emigranti precari in piA? – Nel 2011 i pendolari di lungo raggio da Sud a Nord sono stati quasi 140mila, 6mila in piA? rispetto al 2010. Interessante notare che a questo aumento del 4,3% corrisponde una crescita dell”occupazione meridionale del 40%. In altre parole, mantenendo la residenza al Sud ma lavorando al Centro-Nord, questi occupanti falsano la realtAi?? di lavoro nell”area. Dei 140mila pendolari meridionali, oltre 130mila sono andati a lavorare al Centro-Nord, i restanti sono partiti per l”estero. Anche qui a fare i pendolari con l”estero sono i settentrionali, circa l”89% dei pendolari totali nel 2011. I pendolari di lunga distanza sono prevalentemente maschi, giovani, single, che vivono ancora in famiglia, dipendenti a termine e collaboratori, soprattutto impiegati full time nel settore industriale. In totale nel 2011, dei 140mila pendolari meridionali 39mila erano laureati.
Quelli che precedono sono stralci della relazione annuale. Gli aspetti sui quali mi voglio soffermare sono i seguenti:
-il Pil pro capite del Mezzogiorno A? il 57,7% del valore del Centro-Nord
-in un decennio il recupero del gap A? stato soltanto di un punto e mezzo percentuale, dal 56,1% al 57,7%
-continuando cosAi?? ci vorrebbero 400 anni per recuperare lo svantaggio che separa il sud dal Nord
L”Italia del Centro-Nord e del Sud sono estremamente diverse, A? come dire che Germania e Grecia hanno le stesse potenzialitAi??. E non A? cosAi??. Le due Italie hanno bisogno di modelli di sviluppo differenti, A? inutile cercare di negarlo. Di questo se ne devono rendere conto in particolare i meridionali, A? inutile continuare a chiedere di aggregare i modelli del Sud ai modelli di sviluppo del Centro-Nord. Il Sud in particolare, dovrebbe guardare di piA? al Mediterraneo e potrebbe diventare, con un modello di sviluppo autonomo, il leader di quest”area. Pensare perA?, che Roma possa gestire lo sviluppo del Sud A? un errore. Non so perchA? gran parte dei Meridionali continua a sperarci.
Luca Longo Vice Presidente dei Comitati Due Sicilie


