La fine del mito unitario : Cavour.
di Lucia di Mauro
Napoli, 23 novembre 2016
Camillo Benso, conte di Cavour
E’ del 2013 una delle trasmissioni Rai, cosiddette colte, appartenente al ciclo intitolato “La storia siamo noi”, dove si vuole presentare la figura del politico e imprenditore italiano Camillo Paolo Filippo Giulio Benso, conte di Cavour. Durante la visione del documentario ci si rende conto di come, dopo 152 anni dalle imprese del Conte, la verità su di lui ancora non venga raccontata.
Definito come il grande stratega, artefice dell’unità italiana, uomo progressista visionario di grandi ideali, Cavour fu in realtà un grande giocoliere, abile nel far volgere a favore del regno sabaudo gli avvenimenti internazionali.
I Savoia e lo stesso Cavour avevano affossato l’economia piemontese ( ricordo che fu ministro delle Finanze del 1851), indebitandosi con Inghilterra, ma soprattutto con i Rothschild, per svariati milioni.
Come risollevare le sorti del Regno di Sardegna senza rischiare un’invasione delle grandi potenze a cui era debitore lo stato piemontese?
La risposta fu una politica espansionistica che ebbe nome di unità d’Italia, ma che servì al Conte per risolvere i problemi in casa propria.
Contrariamente a ciò che si crede, Cavour non aveva un disegno preordinato di unità nazionale, che era dovuto più a Mazzini, ma l’idea d’Italia unita era funzionale ai suoi scopi.
Infatti, in primis, la Banca Nazionale Sarda, che era sotto il controllo dello stesso Cavour, divenne, grazie a quest’ultimo, un’autentica tesoreria di Stato e, come tale, acquistò il potere di battere moneta. Tale moneta, però, era fatta di carta straccia, in quanto i Savoia avevano dato fondo alla riserva aurea dello Stato del regno di Sardegna, grazie alla loro politica guerrafondaia.
Il Banco di Napoli, al contrario, possedeva un capitale altissimo in oro e argento, in modo tale da poter battere moneta per 1.200 milioni ed assumere in tal modo il controllo dei mercati.
La conquista del Sud avrebbe significato anche il possesso del Banco di Napoli.
In seconda istanza, favorendo gli interessi inglesi, il Piemonte avrebbe arginato il pericolo di una invasione da parte delle grandi potenze e pagato i suoi debiti con Rothschild.
Ma perché l’Inghilterra aveva interesse ad eliminare il Regno delle Due Sicilie?
La perfida Albione aveva anzitutto la necessità di eliminare un concorrente sempre più forte nei mercati del Mediterraneo ed inoltre voleva realizzare il progetto massone di soppressione della Chiesa cattolica.
Concludendo, l’abile stratega non agì spinto da ideali romantici, come il secolo in cui ha vissuto poteva far supporre, nemmeno seppe concepire la visione politica di una Italia ed Europa unite, bensì fu soltanto al servizio degli interessi savoiardi per la sua stessa ambizione.
L’ultimo giudizio che i posteri possono esprimere su questo uomo si può sintetizzare così: “Non fu vera gloria, bensì vanagloria!”
1 Comment
ma perche parlate sempre della banca di napoli e non parlate del banco di Sicilia che prima che si diventasse regno delle due Sicilie era il regno di SICILIA ad essere il più ricco e con l’unione dei due regni loro e l’argento che erano nei cavo del banco di sicilia fu trasferito nel banco di napoli per poi essere trafugato dai savoia assassini.e portato a torino.