A seguito delle polemiche sulle lacrime del prefetto e il bailamme dellai??i??Aquila, nel ricomporre il libro ai???I Borboni al cospetto di due secoliai??? di Giuseppe ButtAi??, nel 3Ai?? Volume, capitolo 3Ai??, si parla dei ai???tremuotiai??? dal 1853 al 1857 e degli interventi del governo Borbonico, efficienti malgrado lai??i??assenza di infrastrutture decenti. Il ButtAi?? A? un testimone oculare, abbastanza imparziale, anche se ritenuto, come De Sivo, filo borbonico, ben piA? del Mallet, lai??i??ingegnere irlandese che venne per studiare i fatti, che A? influenzato dalla scarsa conoscenza storica e del territorio. Da: I Borboni al cospetto di due secoli, di Giuseppe ButtAi??, Libro 3Ai?? capitolo 3Ai?? – Nel medesimo anno 1851, questo Regno venne funestato da’ continui tremuoti, e la Basilicata specialmente soffrAi?? danni immensi. La piccola cittAi?? di Melfi, tanto celebre pei concimi e per le famose costituzioni di Federico Svevo, compilate da Pier delle Vigne, il 23 agosto, crollA? tutta al suolo, a causa di un tremuoto ondulatorio e sussultorio; e con essa furono eziandio distrutti i comuni di Rionero, Barile, Muro, Forenza, Maschito, Rapolla, Ai??tella, Venosa, Ripacandida, Lavello, Bella, S. Fele ed altri. Melfi soffri piA? danni degli altri comuni, forse perchA? non trovasi molto lungi dal Vulture, cratere estinto di antico volcano. In questa cittAi?? cadde il campanile sulla cattedrale e la schiacciA?; tutte le case divennero un mucchio di rovine; e vi perirono in quel distretto piA? di cinquemila persone; in Melfi soltanto settecento, oltre di altre duecento che rimasero malconce. ai??i?? 62 ai??i?? Gli altri paesi che soffrirono piA? danni furono Barile, Venosa e Rionero. Siccome il tremuoio del 13 agosto avvenne nelle ore vespertine, sorprese le persone agiate in casa, la maggior parte a letto ; e quindi rincaserA? quasi tutte sotto le macerie; mentre la gente del popolo minuto ebbe relativamente poco danno, Trovandosi neai??i?? campi a lavorare. Quando giunse a Napoli la notizia de’ disastri di Basilicata e Capitanata, il re fece spedir subito vestiti, tende, biancherie, letti, coperte, medicinali, ingegneri e fabbri. MandA?, per riparare i primi e piA? urgenti bisogni di quelle infelici popolazioni, quattromila ducati dalla sua borsa particolare, altri mille ne mandA? la regina Maria Teresa; ed ordina che le regie finanze mandassero cinquemila ducati, altrettanti i fondi provinciali, mille il fondo delle opere pubbliche ed ottocento il Consiglio degli Ospizii. La caritAi?? deai??i?? napoletani non venne meno in quella fatale circostanza, anziai??i?? si mostrA? operosa e splendida; oltre delle offerte particolari, neai??i?? teatri, nelle accademie e ne’ circoli si fecero rappresen-tanze e musiche a prA? de’ danneggiati del tremuoto; i soli soccorsi particolari ammontarono alla somma di ottantamila ducati! Oh, quanti miracoli di caritAi?? fa fare a’ ricchi il bello esempio de’ sovrani. Difatti re Ferdinando, con l’esempio e con la sua infatigabile operositAi?? esortava ed animava tutti a quelle opere tanto caritatevoliai??i?? e malgrado che avesse un figlio moribA?ndo, che poi mori. si affrettA? a recarsi in Melfi in compagnia del principe ereditario, ai??i?? 63 ai??i?? del fratello conte di Trapani e del ministro de’ lavori pubblici. La notte del 15 agosto giunse in quella piccola cittAi?? a cavallo, mentre pioveva dirottamente. Ivi visitA? tutt’ i feriti ed Ai?? moribondi; die tutti gli ordini opportuni alla circostanza; destituAi?? il sottintendente e lai??i??intendente di quella provincia, perchA? non furono solleciti accorrere in aiuto de’ danneggiati; viceversa dispensA? danaro, onori ed incoraggiamenti a tutti coloro che si erano affrettati a salvare i sepolti vivi da sotto le macerie. Ai??’ carcerati di Melfi e di altri paesi danneggiati, ridusse la pena di due anni, ed a molti die libertAi?? assoluta;perchA? i medesimi, usciti dalle prigioni, invece di fuggiva, si dedicarono a dissotterrare i caduti sotto le rovine. Quella notte, re Ferdinando ed il suo seguito alloggiarono in mezzo alle macerie o sotto una baracca improvvisata. Quel benefico e pio sovrano istituAi?? una Commissione di soccorso pe’ danneggiati, sotto la presidenza di quel Vescovo, il quale avea giAi?? donati mille ducati per soccorrere i primi bisogni de’ suoi diletti filiani. Fece costruire altre baracche e piA? solide per alloggiare le popolazioni; ordinA?, che da Napoli e da altre cittAi?? del Regno si facessero venire altri letti, biancheria, vesti ed utensili , e divise altri cinquemila ducati dalla sua particolare borsa. VisitA? gli altri paesi danneggiati; dovunque egli medesimo la facea da ingegnere, ed in ciA? era celebre. Dava opportuni ordini, facea altre elemosine, raccoglieva gli orfanelli, mandandoli nellai??i??Albergo de’ poveri di Napoli ed in altri del Regno, ne spedAi?? financo in ai??i?? 64 ai??i?? quello di Palermo. Non contento di tante cure e benefici, a tutto pensava per agevolare i paesi danneggiati; aai??i?? quali accordA? varie facilitazioni per riedificare le case distratte; e perchA? si trovavano gran quantitAi?? di persone senza lavoro, diA? ordine che in quella provincia si costruissero subito altre strade carreggiabili. Questo Regno A? stato sempre funestato dai tremuoti; anche nel 1853 se ne fecero sentire nella parte meridionale del continente napoletano, arrecando gravi danni a’ fabbricati ed alle persone. Il 9 aprile di quellai??i?? anno, il distretto di Campagna fa assai danneggiato; e vanno seguente ad un’ ora di notte del 12 febbraio, un tremuoto, che durA? 24 minuti secondi, produsse immensi danni alla cittAi?? di Cosenza ed a’ paesi circonvicini, cioA? a’ comuni di Rende, Bonici, Pietrasanta, Paterno, Cesirano, Curoia; nella cittAi?? di Cosenza soltanto perirono duecento persone, ed altrettante rima-sero ferite. Come giunse a Napoli la notizia di quest’altro disastro, Ferdinando li, al solito, si affrettA? soccorrere i suoi diletti calabri, che trovavansi bisognosi el regio aiuto. Per la qual cosa mandA? in quelle province altri indispensabili soccorsi, come a Melfi; cioA? tremila ducati dalla sua borsa particolare ed altri quattromila per riparare i danni piA? necessarii alle chieseai??i?? affin di non sospen-dersi il culto della nostra religione. La regina largAi?? altri mille dA?cati in soccorso de’ danneggiati, altri cinquecento ne fece dare il re da’ fondi provinciali e dagli avanzi della Cassa di beneficenza; ai??i?? 65 ai??i?? provvide per lai??i?? annona, per dissotterrare i morti e curare i feriti, per puntellar case ed erigere baracche. A tutto pensA? e provvide quel caritatevole monarca, e non io quel modo che fanno tanti altri sovrani, cioA? officiaImente ma con la premura e lai??i??affetto di un amorevole padre a prA? de’ suoi figli bisognosi. E giacchAi?? mi trovo a ragionar di tremuoti voglio dir qui, anche dellai??i?? altro piA? terribile del 16 dicem-bre 1857, che si fece sentire in tutto il Regno, arrecando immensi danni tra il Tirreno e lai??i??Adriatico, cioA? nelle Puglie, in Basilicata, nel Salernitano ed in Calabria. La cittAi?? di Potenza cadde quasi intiera; e siccome il disastro avvenne di notte, la confusione ed i mali si accrebbero a dismisura. Tanti cittadini, immersi nel sonno naturale, passarono a quello della morte! A Viggiano, Vignola, Calvello, Sanza ed Ai??briola toccA? la stessa sorte di Potenza. In Viggiano alle rovine si aggiunse lai??i??incendio ; Polla, Pertosa, Auletta, Canosa, Traetto ed altri paesi e cittAi?? soffrirono chi piA? chi meno danni di roba e di persone. Da’ rapporti officiali si rileva che in Basilicata, a causa di quel tremuoto, perirono novemila duecento trentasette persone e mille cento ventinove furono ferite. Nel Salernitano mille duecento tredici se ne contarono tra morti e feriti; nel solo paesetto di Polla rimasero sotto le macerie settecento individui! Ferdinando II, si mostrA? addoloratissimo a causa di quest’ altro terribile disastro, e fu sollecito soccorrere i suoi amati soggetti danneggiati; diA? ottomila ducati di suo. ai??i?? 66 ai??i?? ben duemila la regina (1): si fecero collette, e diA? i soccorsi anche il Papa, e varie cittAi?? di Europa. Il re fece dare dal tesoro ventiquattromila ducati per la Basilicata e diecimila pel Salernitano; dal danaro delle collette, ordinA? ————————————- (1) Maria Teresa dai??i?? Austria , augusta consorte di Ferdinando II, tra le altre stupide e maligne calunnie che lanciavale la setta , ed anche quelli che si dAi??ceano borbonici, era accusata di sordida avarAi??zia. Questai??i?? ultimi, in cambio dai??i?? imitare i pappagalli, avrebbero dovuto leggere, per lo meno, i giornali di quel tempo; da’ quali avrebbero rilevato quante somme la stessa largAi?? nelle pubbliche e private disgrazie, che accaddero in questo Regno. Essi non doveano ignorare che quella sovrana largiva migliaia di soccorsi mensili a varie famiglie napolitane indigenti ed oneste, oltre di quelli straordAi??narii. Chi ad essa ricorreva con supplica per un soccorso pecuniario, giungendo la domanda nelle sue mani, mai supplicava invano. Nel 1856, un mio conoscente trovavasi ammalato e senza mezzi per curarsi; lo consigliai a ricorrere alla regina per avere dalla stessa un soccorso. Egli credea che io volessi celiare, ma convinto in contrario, quasi a farne prova e sbugiardarmi, mi diA? lai??i??incarico
di scrivere io suo nome la supplica. Dopo pochi giorni che io la scrissi, e la imbucai nella cosAi?? detta Bussola destinata ad hoc nel cortile di palazzo reale, trovandomi in casa del mede-simo amico, si presentA? unai??i??usciere di Corte e ciai??i?? consegnA? una fede di credito di trenta ducati da parte della regina. Lai??i?? ammalato guardavami con viso di ebete, ed io dovetti firmar per lui il ricevo della somma consegnataci. Chi si trovA? in bisogno nellai??i??esilio di Roma, dal 1860 al 61, e ricorse a quella calunniata sovrana, potrAi?? testimoniare se la stessa era avara o caritatevole e geoerosa. ai??i?? 67 ai??i?? che trentamila ducati si dividessero aai??i?? poveri di queai??i?? paesi danneggiati e diciottomila fossero dati a’ monti frumentarii ed a quelli dei pegni. Quelle province si ebbero pure, pei bisognosi, vesti, letti, coperte, biancherie e legname per erigersi le barracche. Intanto quel danaro dato dal re, dalla regina, dallai??i??erario pubblico e dalla caritAi?? de’ privati, gran parte fu rubato daglai??i??impiegati liberali, per servire in congiure contro lo stesso sovrano; difatti sotto le stesse barracche e tende, erette sulle rovine della cittAi?? di Potenza, si congiurava e si calunniava Ferdinando II! Il popolo delle Due Sicilie, nel 1853, venne anche visitato dalla fame e con particolaritAi?? la Sicilia; il raccolto di quellai??i?? anno era stato scarso, ad eccezione dellai??i??olio. Il re, in vista della carestia, ordinA? che si comprasse del grano allai??i?? estero e ne approntA? i mezzi; giunto nel Regno lo fece vendere con perdita, per far concorrenza a coloro che lo serbavano per smaltirlo ad alti prezzi; nel medesimo tempo proibAi?? lai??i??estrazione de’ cereali sotto qualunque pretesto (1). Qui, in Napoli, fece vendere le farine a ducati due il tomolo, ch’A? un poco di piA? di 35 kilogrammi; e volle che si distribuissero trentaseimila pani al giorno alle persone piA? bisognose, per la metAi?? del ——————————- (1) I moderati economisti, che allora straziavano il solo Piemonte, gridarono contro Ferdinando II per quelle opportune sovrane disposizioni; mentre essi, con le loro teorAi??e di libero commercio, intendevano ed intendono anche oggi far morire liberamente di fame i loro governati. ai??i?? 68 ai??i?? prezzo corrente. In Palermo poi, nel deposito di mendicitAi?? allo Spasimo, coadiuvante il principe di Palagonia, si dava, a piA? di duemila poveri, un’ abbondante zuppa di legumi e maccheroni ed un pane bianchissimo al giorno per cadauno; molti de’ medesimi erano vestiti a nuovo, e lor si dava anche il letto. Per quellai??i??opera tanto caritatevole, che durA? cinque mesi – io trovavami allora ivi impiegato – il solo principe di Palagonia erogA? oltre a settantamila ducati. Re Ferdinando pagA? grosse somme dalla sua borsa particolare, il resto lo fece erogare dal tesoro: e cosAi?? la carestia del 1853 e 54 non arrecA? tumulti, anzi glai??i??indigenti benedissero il loro provvido e caritatevole sovrano. Lo stesso anno, tutt’ altro avvenne in Piemonte sotto il governo modello. Quel popolo molestato anch’ egli dalla fame, sapendo che la cagione principale era il ministro Cavour, capo di una societAi?? di monopolisti, che avea incettato il grano per venderlo ad alti prezzi, la sera del 18 novembre, corse sotto lai??i??abitazione di quel ministro, dicendogli vituperii, e rompendogli a sassate i vetri delle finestre. Accorse la soldatesca e fece fuoco sul popolo affamato; molti ne feri, e non pochi ne uccise. Un giornale di Torino, Lai??i??indipendente pubblicA? virulenti articoli contro Cavour, consigliandolo a sfamare il popolo col grano, che immoralmente avea incettato: quel giornale fu incriminato e poi assolto dal giuri, il deputato Angelo Brofferio, in pubblico Parlamento, accusA? il Cavour qual capo di monopolisti di grano anzichAi?? dai??i??uso del popolo; e rese ai??i?? 69 ai??i?? palese una convenzione, stipulata per parte di notaio, attestante che il medesimo Cavour entrava per novanta azioni nella societAi?? deglai??i??incettatori di grano – Ecco la morale del gran factotum dellai??i??unitAi?? italiana! In ultimo il medesimo deputato Brofferio osservA? che nAi?? a Parigi, nAi?? a Vienna , nAi?? a Milano, nAi?? a Napoli la soldatesca avea fatto fuoco sul popolo affamato: ma che tanto orrida inumanitAi?? avveniva ove il medesimo popolo era proclamato sovrano, e sol perchAi?? lagnavasi di aver fame a causa del monopolio del suo governante.
Salvatore Bafurno