ai???E le bombe caddero su Messina ai??i??…ai???
Siamo nell’anno di grazia 1848, nel mese si settembre, il generale Filangieri ha risolto senza spargimento di sangue (come da volontAi?? di Ferdinando II) il tentativo di rivoluzione nelle Calabria incitato dai separatisti siciliani di Ruggero Settimo al comando del generale Ribotti la furia secessionista si lancia verso la cittadella di Messina che da quasi 8 mesi A? l’ultimo baluardo borbonico in Sicilia.
La cittadella, fedele agli ordini ricevuti da S.M., ha evitato di rispondere al fuoco degli insurrezionalisti che la bersagliano dalle colline (n.d.r. in tutto questo tempo non avevano ancora imparato a puntare i cannoni).
Seguiamo la cronaca del bombardamento della cittAi?? cosAi?? come Marie Jean LAi??on Hervey, barone di Saint-Denis riporta nella suo testo cronostorico ai???Ferdinando II, king of the Two Siciliesai??? e a voi l’ardua sentenza
ai??i??…. Finalmente, nei primi giorni di settembre, la flotta su cui era il corpo spedizionario sotto il comando del luogotenente generale Filangeri, principe di Satriano, salpava per la Sicilia. Tre fregate a vele, tredici bastimenti a vapore, un gran numero di scialuppe cannoniere componevano la squadra……
Frattanto l’insurrezione, minacciata ne’ suoi trinceramenti, moltiplicava i suoi mezzi di difesa, e imponeva da per tutto delle contribuzioni di guerra.
A Palermo si impadroniva degli ornamenti delle chiese, de’ monasteri e delle comunitAi?? religiose .
Il governo sospendeva i pagamenti della Banca , e decretava un’ emissione di carta monetata fino alla concorrenza di 15,000 once ipotecate sugli effetti nazionali.
Diecimila contadini che spingevano il disinteresse fino a servire la patria al prezzo di due franchi il giorno (quattro tari), accorrevano per rinforzare la guarnigione e bivaccavano nelle strade.
A Messina, sotto pretesto di vegliare alla sicurezza della cittAi??, le autoritAi?? rivoluzionarie ogni dAi?? prendevano le piA? violenti misure. SAi?? deportavano in massa tutti i cittadini convinti di tiepidezza per la rivolta, tutti coloro che avevano qualche cosa da conservare o che volevano impedire la ruina della loro terra natia. Venivan questi rimpiazzati da bande di patriotti reclutati fra la feccia della popolazione, a Palermo ed a Trapani. Quando incominciaron le operazioni dell’assedio, Messina contava 20,000 difensori. ai??i?? Dovremmo dire 20,000 tiranni armati. ai??i?? Ella era cinta di un largo fossato; barricate imponenti, munite di artiglierie, erano erette alle sboccature delle strade. Le case merlate e bastionate erano altrettante fortezze in apparenza inespugnabili. Numerose mine erano state praticate su parecchi punti importanti, e segnatamente intorno alla cittadella. Aggiungansi a ciA? considerevoli provviste in munizioni da guerra, in materiale di ogni genere, batterie formidabili che guardavano tutti gli sbocchi, ed averassi un’ idea degli ostacoli che aveva da sormontare il corpo spedizionario il quale non contava che 6,900 uomini, e non disponeva che di alcuni pezzi da montagna.
La domenica 3, allo spuntar del giorno, tre fregate napolitane gettano l’ ancora nel porto di Messina, e si mettono in comunicazione colla cittadella . Impazienti di cominciare le ostilitAi?? i Messinesi aprono il fuoco sui forti. Per ben comprendere le conseguenze che doveva avere questa prima aggressione, fa d’uopo rendersi conto delle principali posizioni in cui si erano fortificati gl’insorti.
Il lettore non ha obliato che le milizie reali erano restate costantemente padrone della cittadella; che tutti gli sforzi degli insurgenti non avevano potuto sloggiarle; infine, che la spedizione del Ribotti non aveva avuto da prima altro scopo, nello spirito de’ capi, che l’ occupazione e l’ armamento della costa calabrese che avrebbe reso possibile l’assalto della fortezza. Respinti con perdita in quest’ultimo tentativo, i Siciliani dovettero ristringere il loro piano d’attacco; si contentarono di stabilire sulle alture circonvicine otto batterie, parecchie delle quali armate di mortai di fabbrica inglese. Or, fra queste batterie ed i forti, si estendevano i piA? belli e i piA? ricchi quartieri di Messina (1). Le milizie reali che, nell’interesse della conservazione della cittAi??, non avevano opposto nessuna resistenza al compimento dei lavori del nemico, vedendosi fatte segno ad un micidiale cannoneggiamento , dovettero forzatamente rispondervi. Dalla mattina del 3 fino al cadere del giorno 5, il bombardamento continuA? cosAi?? da una parte e dall’altra senza rallentare un minuto. Durante questa lunga lotta, che la notte sola potA? interrompere, Messina, posta fra due fuochi, ricevA? tutti i proiettili che deviavano dal punto di loro mira ed il numero n’A? grande. Fin dal primo giorno, l’inesperienza de’ cannonieri siciliani A? causa di gravi guasti. Bentosto dalla caduta delle bombe sono cagionati incendi parziali. Il fuoco, cui l’incredibile incuria degl’ insurgenti non pensa a opporre nessuno ostacolo, e che d’ altronde un vento de’ piA? gagliardi alimentava, prende bentosto considerevoli sviluppi, e giunge a tal punto da impedire la circolazione per le strade.
Laonde una provocazione insensata costava alla disgraziata Messina i suoi piA? bei monumenti ed i suoi piA? popolati quartieri. Non solamente gl’ insorti incominciando l’attacco, avevano messo la cittadella nella necessitAi?? di risponderli, ma i loro fuochi incrociandosi con quelli de’ forti, seminavano a’ loro piedi la ruina A? l’incendio. D’altronde che importavano, ad essi, marame delle barricate e dell’insurrezione, gente vagabonda e senza patria (2), le disgrazie di una cittAi?? , di cui avevano cacciato gli abitanti?
In un rapporto del Ribotti, in data del 2 marzo , si legge:
ai??i?? Ai?? Per lunedAi??, ci disponiamo a lanciare 1200 bombe nella cittadella. La Citta’ ProbabilmenTe SarAi??’ Vittima Di UnoSpaventevole BombarDamento ; ma il popolo A? disposto a soffrir tutto.Ai??
CosAi??, pei Rostoptchine della insurrezione , Messina era da gran tempo sacrificata.