SUD 34 per un’equità Sud/Nord che aspettiamo da oltre 150 anni
Di Fiore Marro
Caserta 1 febbraio 2018
Da due mesi sui social e sul web sta girando una petizione da firmare su change.org (“Sud 34”).
La pagina indica : “Nelle Regioni del Mezzogiorno vive il 34% della popolazione italiana, a cui va, però, solo il 28% della spesa pubblica, inclusi i fondi europei che dovrebbero essere aggiuntivi; per voci decisive per lo sviluppo sociale, economico, turistico, come gli investimenti ferroviari, anche meno del 20%. E questo dura da un secolo e mezzo. Ma, ancora oggi, lo Stato spende 4.350 euro in meno per ogni meridionale; 85 miliardi in meno all’anno; 850 miliardi in meno negli ultimi dieci anni. Per l’assistenza alle famiglie, quasi 400 euro pro capite a Trieste, meno di 10 a Vibo Valentia. C’è un’Italia storta da raddrizzare, prima che si spezzi. “Sud 34%” si chiama così, perché mira a ottenere l’equa ripartizione della spesa pubblica ordinaria, in modo che i fondi europei siano finalmente aggiuntivi. I diritti non sono un concetto astratto, ma persone, ammalati, bambini, studenti, pendolari, i cui fabbisogni non possono diminuire secondo il luogo di residenza o il reddito. In Italia è passata l’idea che i diritti si comprano o si ereditano: se vivi in una regione ricca, lo Stato ti deve garantire una sanità migliore; se hai già asili nido, riceverai più soldi, alle città del Sud che non ne hanno, zero euro; se hai già i treni, ne avrai altri e sempre migliori; al Sud, littorine a gasolio. Se sei del Sud, hai e avrai sempre meno; per avere asili, treni, università attrezzate, dovrai emigrare. Il tutto è aggravato dalla devastazione ambientale che il Sud, ridotto a discarica dei veleni del Nord, è costretto a subire. Un divario economico e di diritti dovuto a politiche distorte dello Stato. Questo va corretto. La Costituzione prevede diritti civili e sociali “garantiti su tutto il territorio nazionale”. I firmatari di “Sud 34%” chiedono equità nella ripartizione delle risorse ordinarie e che il ciclo di fondi europei 2014-2020, di cui la gran parte non è stata ancora spesa, sia realmente aggiuntiva. Il voto è l’unico diritto non legato al reddito (per ora?). Il Mezzogiorno eleggerà il 34% del prossimo Parlamento e ci sono milioni di meridionali residenti al Centronord, coscienti delle ragioni politiche e storiche che li hanno costretti a emigrare. Poiché l’equità è dovere di tutti, “Sud 34%” si rivolge, a uno a uno, ai candidati di qualsiasi schieramento, cui chiede un impegno sottoscritto pubblicamente a intraprendere azioni concrete per la parità di diritti per le persone, le imprese, i prodotti, l’ambiente e i beni culturali del Sud Italia. E su chi si impegnerà in tal senso chiederemo agli onesti, ovunque residenti, di far convergere i loro voti. (È ovviamente esclusa la Lega Nord, per il suo programma razzista: “Prima il Nord”, “Prima il Veneto”).
“Agenda Sud 34%”, per le prossime elezioni propone tre punti irrinunciabili:
1 – ISTRUZIONE: dal riequilibrio dei criteri per la gestione delle università, oggi legati alla ricchezza del territorio (più hai, più ti viene dato), dunque penalizzanti per quelle meridionali; alla riammissione nei programmi di Letteratura del Novecento degli autori e poeti del Sud, esclusi (pur se premi Nobel) dal 2010; alla spesa per gli asili, calibrata non sul numero di bambini che ne hanno bisogno, ma sul numero di asili che si hanno già.
2 – SANITÀ: riequilibrio dei livelli di assistenza (lea), oggi calibrati su chi ha speranza di vita più lunga e cure e presidi sanitari già migliori; un meccanismo che produce un incremento esponenziale della spesa per chi ha più e una continua riduzione per chi già riceve meno risorse e meno cure. Tanto che 14 persone su 100, a Sud, hanno ormai smesso di curarsi e il sistema sanitario sposta malati, soldi (circa 4 miliardi all’anno) e posti letto da Sud a Nord.
3 – COLLEGAMENTI: riequilibrio della spesa per le ferrovie e correzione delle norme che regionalizzano il servizio locale, al punto che solo Regioni del Nord e alcune del Centro possono permetterselo, condannando il Sud a linee sempre più inefficienti (velocità media inferiore a quella dei primi del Novecento) o del tutto assenti (mille chilometri in meno in 70 anni): e la città europea capitale della Cultura nel 2019, Matera, è ancora irraggiungibile con le Ferrovie dello Stato. Si inaugura incompleta la Salerno-Reggio Calabria come se bastasse ribattezzarla da A3 ad A2, mentre la superstrada jonica forse sarà finita a un secolo dall’avvio.
L’hanno già firmata oltre diciottomila persone: gruppi e movimenti culturali duosiciliani,meridionalisti e identitari, politici di diverso colore, scrittori e giornalisti (in testa Pino Aprile, Lorenzo Del Boca, Lino Patruno), artisti (Mimmo Cavallo e Al Bano tra gli altri), leader di movimenti ( Gennaro De Crescenzo, Nando Dicè, il sottoscritto), uomini dello sport, docenti universitari.
Tutti uniti da una volontà precisa: quella di chiedere (in questa campagna elettorale che sarà ricordata come una delle peggiori nel pessimo panorama politico italiano degli ultimi anni e non solo) ai candidati di impegnarsi pubblicamente a sostenere il diritto dei meridionali ad avere la stessa spesa pubblica pro-capite degli altri italiani, almeno per istruzione, sanità, trasporti.
Faccio mio l’appello e anche l’invito a firmare questa petizione che rappresenta un segnale e una provocazione in un Paese duale che sembra ormai aver dimenticato per sempre il Sud e i meridionali lasciandoli al loro destino già indicato dall’Istat: quello di un deserto senza giovani (e senza speranze).
Si è voluto lanciare questa corsa per denunciare e mettere all’indice la propaganda (“è finita la crisi”)dei politici e delle false informazioni della stampa di regime, che ricorda magari i famosi boom degli anni ’50 e ’60 (boom per il Nord e non certo per il Sud che continuava a patire, soffrire e a partire). Firmiamo e andiamo avanti e così facendo, magari stoppiamo le continue umiliazioni (media, e stadi in primis il Napoli!) con il Sud e Napoli soprattutto carichi di luoghi comuni e razzismi…
Anche per questo Sud34.
1 Comment
Non appare neppure un accenno alle cause delle lamentate disparita’ forse per timore di dover iniziare a considerare da dove e’ cominciata… e quello che e’ necessario fare per venirne a capo per porvi rimedio.
Da veneta, posso azzardarmi a dire quello che stiamo facendo noi, devastati dopo Napoleone I e successivamente traditi da Napoleone III, passati sotto Roma, teatro di due terribili guerre mondiali che nel territorio, essendo di confine tra fronti opposti, durarono a lungo con anni di morte e distruzioni, ora abbiamo un solo obiettivo: riprenderci la nostra indipendenza per tornare ad essere padroni nella nostra antica patria di esercitare liberamente e come nella nostra tradizione di partecipazione democratica la vita delle nostre citta’ e della nostra gente… Lottiamo per questo con Plebiscito.eu dal 2014… non e’ piu’ sopportabile il giogo di Roma per quanto ce lo facciano cantare al ritmo della marcetta nazionale con l’elmo di scipio in testa… Solo l’indipendeza ci salvera’, e permettera’ alle genenerazioni future di costruire qui se lo vorranno il loro futuro…
Credo che questa sia la strada anche per voi… prima liberi da Roma, poi di nuovo alleati se lo vorremo… come gia’ D’Azeglio nel 1830 proponeva, e Cattaneo trent’anni dopo, e cinquant’anni fa Miglio…. dovremmo rileggerli!
caterina