Siamo nella splendida cornice del ‘700 napoletano, armonico e stupefacente nei giochi delle forme di quei palazzi che ancora scorgiamo nei rioni storici della cittAi??, quando la cucina francese cerca di entrare nel gusto napoletano e Napoli gareggia con Parigi per il primato culturale in Europa. Maria Carolina sposa Ferdinando di Borbone re di Napoli al posto delle sorelle Maria Giuseppa e Maria Giovanna, entrambe morte di vaiolo. Era stato necessario un faticoso lavoro di diplomazia tra le corti di Vienna e di Madrid per chiudere gli accordi matrimoniali: Napoli era il trono bollente dei territori italiani. La storia ufficiale A? quella che ci perviene soprattutto dal periodo della Repubblica Partenopea, dove molte penne d’oca si sono intinte nei calamai avvelenati dipingendo i personaggi come buoni o cattivi. Ma la storia, si sa, A? tutta un’altra cosa. La futura regina arriva a Napoli a soli sedici anni. “Fatti napoletana” le aveva detto la madre Maria Teresa nel giorno del commiato ” sii tedesca nel cuore e nella rettitudine della mente, in tutto quanto A? esteriore. Per il resto fatti napoletana.”**
E’ assieme a lei e grazie a lei che Ferdinando costruisce a San Leucio la “cittAi?? utopia” destinata a rimanere un’esperienza esemplare. Una comunitAi?? di eguali e un codice di leggi, scritto pare, proprio dalla sua regina, tanto all’avanguardia da essere considerato un esempio di socialismo ante litteram. All’ombra del Vesuvio in questo periodo Castellammare costruisce navi che divorano i nodi, sfrecciando, per l’epoca, alla velocitAi?? del pensiero verso le nuove terre. Si pensa di rimettere mano alle Tavole Amalfitane per stringere nuovi accordi ed espandere i commerci. La corte si riempie di raffinati cuochi francesi che devono portare alla cucina napoletana quel tocco di raffinatezza e di moda che sarAi?? poi da noi opportunamente rivisto. Questa A? la Napoli che Maria Carolina vuole costruire: una cittAi?? che superi Parigi in tutto e per tutto.
Poi, i primi moti rivoluzionare per la libertAi??, la repubblica, idee portate avanti da giovani studenti spinti dall’entusiasmo della giovinezza e nobili annoiati in cerca di novitAi?? avvincenti. Maria Carolina A? piA? severa e meno indulgente del marito e comincia a vedere sovvertitori dappertutto, eppure il volto di lei che piA? amo ricordare A? quello addolorato di sorella. Il volto sbiancato, stringeva tra le mani il messaggio del Gallo, suo ambasciatore a Vienna: Maria Antonietta era stata decapitata a Parigi. Sulle lacrime pietose della corte si improvvisA? un corteo funebre fino alla cappella reale. E mentre i volti si consumavano nel pianto, Maria Carolina chiuse la porta a doppia mandata dando sfogo al suo personale rito di separazione, l’addio e il giuramento di vendetta: “Je jure! Je poursuiverai ma vengeance jusqu’au tombeau!” (G. Campolieti), un appunto rosso scritto Ai??dietro a una miniatura dell’adorata, amata, perduta sorella gemella, vittima della stessa rivoluzione.**
** Agnese Palumbo, 101 donne che hanno fatto grande Napoli
Chiara Foti coordinatore giovanile CDS