Il 13 marzo del 1861 la Real Cittadella di Messina si arrendeva a discrezione alle truppe piemontesi (italiane solo dal 17 marzo con la proclamazione del Regno dai??i??Italia) del Generale Enrico Cialdini.
Inutilmente le Reali Milizie Duosiciliane della 13Ai?? Direzione Artiglieria, del 2Ai?? Battaglione del Genio, del 3Ai??, 5Ai?? e 6Ai?? Reggimento di Linea con ben 455 vetusti cannoni cercarono di controbattere il micidiale fuoco di 43 nuovissimi cannoni rigati e 12 mortai delle truppe savoiarde. La guarnigione della Real Cittadella (piA? di 4.000 uomini) non subAi?? un trattamento migliore di quello del suo Comandante il Generale Gennaro Fergola: venne infatti internata sotto buona scorta nei fortilizi di Scilla, Reggio Calabria e Milazzo. Alcuni suoi ufficiali come il Coll. Guilllamat, il Ten. Gaeta ed il Ten. Brath vennero addirittura imprigionati a Messina e quindi processati sotto la stupida accusa di aver fomentato la resistenza nella Cittadella, cioA? di aver fatto il loro dovere di ufficiali fedeli allaAi??Patria e al Re Francesco II di Borbone. Accusa dalla quale, naturalmente, con gran vergogna per i piemontesi, vennero assolti con formula piena. Da allora ad oggi si sono sempre onorati i garibaldini conquistatori della Sicilia e gli oltre 10.000 piemontesi che espugnarono la Cittadella di Messina; mentre i poveri soldati meridionali che la difesero eroicamente, sacrificando in 47 la loro vita in difesa della Patria, furono vilipesi da tutti come soldati della ai???tirannide borbonicaai???. PerchAi??, fu forse meno censurabile il malgoverno piemontese che seguAi?? quello borbonico? Certamente no.
Ma ormai noi Siciliani siamo abituati sin dai banchi di scuola ad adorare questi eroi del
ai???risorgimentoai???, dimenticandoci spesso che forse tra i valorosi e non ricompensati difensori
dellai??i??ultimo baluardo patrio in Sicilia ci fu un nostro avo. A 148 anni di distanza, il ricordare
questai??i??ultima battaglia costituisce un dovere morale, memoria verso la nostra radice da non
dimenticare mai. Oggi i resti della Real Cittadella di Messina, abbandonati ai vandali ed alle costruzioni abusive, attendono pazientemente chi li restauri e voglio fermamente sperare che la nostra indifferenza non ci faccia perdere irrimediabilmente questo inestimabile patrimonio storico e finalmente le autoritAi?? competenti, dopo tante belle ma inutili parole, facciamo seriamente qualcosa di concreto. La Cittadella di Messina rappresentA? lai??i??estrema resistenza duosiciliana in Sicilia, dove i nostri soldati, pur sapendo della inutilitAi?? di ogni loro sforzo, cercarono di difendere la Patria, e dimostrare la loro fedeltAi?? al Re Francesco II contro gli invasori piemontesi. Dimostrarono, infatti, con le loro gesta che il soldato duosiciliano sapeva combattere e morire per un ideale, inAi??contrapposizione ai tanti tradimenti e vili defezioni.Ai??Il 27 luglio del 1820 circa 2.500 garibaldini con alla testa Medici e Fabrizi entravano a Messina, mentre il Generale Clary, al comando di piA? di 15.000 uomini, obbedendo agli ordini del Generale Pianell, Ministro della Guerra delle Due Sicilie, ordinava alle sue truppe di ritirarsi nella Cittadella, da dove, sempre per ordine del Pianell, ne faceva imbarcare per la Calabria circa11.000, trattenendoneAi?? poco piA? di 4.000 per la difesa della Cittadella stessa, contravvenendo con ciA? agli ordini perentori ricevuti. Questa fu la sua testimonianza diretta: ai???…il 21 luglio un ordine formale del ministro Pianell mai??i??ingiungeva di ritirare le mie truppe in Calabria, e di cedere armati i due forti di Castellaccio e Gonzaga a Garibaldi; non bastando ciA?, io dovevo cedere a questo capo Siracusa, Augusta e la stessa Cittadella di Messina, attendendosi diceva lai??i??ordine del ministro, che a questo prezzo le potenze dellai??i??Europa consentissero a garantirci la pace nel continente…sugli ordini reiterati del ministro Pianell (che servAi?? poi con i gradi di generale lai??i??esercito di Vittorio Emanuele II)
ai???…io consentii di entrare in rapporti con il signor Garibaldi, e per conseguenza con il maggior generale Medici, al fine di convenire con loro il modo dai??i??evacuazione della cittAi?? di Messina dalle truppe reali…La Storia…renderAi??, io spero, un conto esatto della condotta del ministro Pianell in tutti i suoi affari disastrosi, essa dirAi?? come egli ha impedito che noi soccorressimo Milazzo; come per i suoi ordini io fui costantemente forzato a rinunciare a tutti i piani di aggressione, per tenermi in ontosa e letargica aspettativa. Come e per quali combinazioni perfide, mi fa mancare tutte le risorse di cui un generale ha bisogno in faccia al nemico che egli deve combattere, quella era la volontAi?? del ministro, e ciA? che lo prova, A? che egli aveva incaricato il colonnello di stato maggiore Anzani di capitolare con Garibaldi; e di comprendere in questa capitolazione le truppe che il generale Clary aveva sotto i suoi ordiniai???. Lo stesso giorno, intanto, alle 3 p.m. giunse Garibaldi da Milazzo. Il 28 luglio giunse anche a Messina, proveniente da Catania, Cosenza con altri 5.000 garibaldini e il generale Clary firmA? una convenzione per la cessione della CittAi?? di Messina.
Qualche giorno dopo, non avendo voluto cedere la Cittadella a Garibaldi, come gli era stato intimato da Pianell, il Clary fu sollevato dallai??i??incarico di comandante della Cittadella e il 9 agosto sai??i??imbarcA? per Napoli. Partito Clary dalla Cittadella e rimasto investito del supremo comando il generale Fergola, la convenzione precedentemente firmata dal Clary e dal Medici regolA? i rapporti fra la Cittadella e la cittAi?? di Messina, in mano ai garibaldini, fino alla caduta di Gaeta.
A Messina si trovava dal 19 dicembre la Brigata piemontese ai???Pistoiaai???, per un totale di 109 ufficiali e 3.867 soldati agli ordini del generale Chiabrera, che si era avvicendata con i garibaldini. Il Chiabrera, che in due mesi non aveva preso alcuna iniziativa militare, il 14 febbraio avvertAi?? il generale Fergola della resa di Gaeta e lo invitA? a sua volta ad arrendesi, alle stesse condizioni di Gaeta. Fergola respinse lai??i??invito. Dopo questai??i??ultimo rifiuto, il 27 febbraio giunse a Messina il generale Cialdini con quattro battaglioni bersaglieri del IV Corpo, 6 Compagnie del Genio, un Reggimento di Fanteria e con lai??i??Artiglieria forte di 43 nuovissimi cannoni rigati e 12 mortai.
Lai??i??arrivo inaspettato di queste truppe provocA? lai??i??indignazione del generale Fergola che vide la convenzione non rispettata, ma al risentimento di Fergola il Cialdini rispose: ai???…io non vi considerA? piA? come un militare, ma come un vile assassino…ai???. Il primo marzo, alle cinque del pomeriggio, lai??i??armistizio che durava da piA? di sette mesi cessA? e iniziarono le ostilitAi??. I piemontesi per prima cosa sistemarono sei batterie: ai Gemelli, al Cimitero, al Bastione Segreto, al Noviziato, a S. Cecilia e a S. Elia. Nello stesso giorno dal porto di Messina si allontanA? una fregata francese, mentre erano ancora in sosta navi americane e inglesi. Il 5 marzo iniziA? il blocco totale della Cittadella. Il 6 marzo si allontanarono dal porto di Messina anche le navi inglesi e lai??i??8 marzo Fergola iniziA? a sparare contro le opere dai??i??assedio piemontesi. Il 10 marzo giunse da Roma una lettera del Re Francesco II algenerale Fergola che lo autorizzava a desistere dalla resistenza, ma lai??i??intrepido Fergola il giorno dopo fece cannoneggiare anche le batterie piemontesi poste al Noviziato, che era la parte piA? vicina alla cittAi??. Il giorno seguente, mentre tutti i cannoni duosiciliani sparavano contro i lavori dai??i??assedio piemontesi, alle otto precise Fergola diede ordine di tentare una sortita dal Forte Don Blasco, ma lai??i??azione fu arrestata sia dalla reazione dei bersaglieri piemontesi, sia dalla concentrazione di tutto il fuoco nemico sullo stesso forte Don Blasco che era il fortino avanzato della Cittadella. La potenza e la doppia gittata dei cannoni rigati piemontesi ridussero…